Bioenergetica Roma - Arianna Orelli Psicologa e Psicoterapeuta

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Bioenergetica Roma - Arianna Orelli Psicologa e Psicoterapeuta Sostegno Psicologico, Psicoterapia- Analisi Bioenergetica, Classi di Esercizi, Salute e Benessere Pagina gestita dalla dott.ssa Arianna Orelli.

Attività terapeutiche, formative e divulgative relative all'integrazione Mente-Corpo-Emozioni-Relazioni in Bioenergetica.

NOI (NON) SIAMO CARNE CRUDAUn film visto la settimana scorsa, settimana sospesa fra vacanza e lavoro, fra una Roma ancor...
08/09/2025

NOI (NON) SIAMO CARNE CRUDA

Un film visto la settimana scorsa, settimana sospesa fra vacanza e lavoro, fra una Roma ancora lenta ed una già pronta a scattare. Grazie a Raiplay che custodisce perle rare.
"Calcinculo"è un film di Chiara Bellosi di qualche anno fa che narra l’incontro fatale fra Benedetta (un'inaspettata Gaia Di Pietro) e Amanda (il sublime Andrea Carpenzano), quindicenne lei, ex adolescente giostraia l'altra, il cui nome (colei da amare) identifica la sua identità di donna trans.
Al primo incontro fra le due Amanda mostra subito un'accoglienza vivace, calda, ma anche tagliente all'adolescente: "Benedetta...da chi?!" e lascia intendere quello che sarà il leitmotiv di tutta la pellicola: la vita bisogna strapparsela da sé. L'esistenza dispensa per lo più calcinculo, e non si può scendere dalla giostra, ma bisogna imparare a girare, magari sperando di vincere, ogni tanto.
Certo, se c'è qualcuno a spingerci è meglio.
L'ambientazione del film è un luogo tanto periferico quanto poetico: lo stretto pezzo di terra fra la casa in cui vive Benedetta con i genitori e le due sorelline, e la roulotte dimora di Amanda arrivata con le giostre itineranti. In mezzo un prato pieno di disagio e fiori colorati che Benedetta sembra attraversare ogni giorno senza realmente vedere.
Ed è così che la ragazzina obesa e la trans disillusa avviano una relazione fatta di intimità estrema e distanze improvvise, in cui ognuna ha qualcosa che l'altra desidera.
Benedetta meravigliosi occhi felini, capelli e bocca da donna, anche se ancora bambina, anche se ancora non lo sa.
Amanda la grazia e la sensualità propria di chi vuole sentirsi bella. E vuole che altr3 la vedano come tale.
Le farfalle che Amanda confeziona, semplici, povere e colorate: "campano una settimana...vivono solo pe' fasse belle" sembrano il loro animale totem.
Benedetta rimane affascinata da quei lampi di bellezza, che le indicano una strada per una femminilità adulta apparentemente impossibile da raggiungere fino a quel momento.
Perché la ragazza è figlia di una donna schiacciata dalla vita, che non sorride se non falsamente o amaramente (la toccante Barbara Chichiarelli).
Benedetta la inchioda con poche semplici frasi dirette: "ma io ti piaccio?" "ma tu non t'accorgi mai di niente?" "se non era pe' me tu stavi là dentro" (riferendosi alla carriera di danzatrice interrotta dalla madre all'epoca incinta di lei).
E’ una famiglia in difficoltà quella di Benedetta, piena di una disperante tenerezza e di una sottile violenza, con entrate precarie, i sogni infranti dei due genitori, l'infedeltà del padre e le tre figlie da crescere.
La pellicola si apre con una visita medica: Benedetta pesa troppo, Benedetta, scopriremo, si abbuffa. In quelle orge alimentari agisce l’aggressività nei confronti di una madre a tratti anaffettiva e controllante, che inconsciamente la incolpa di non aver avuto l'esistenza che desiderava, che la osserva con distacco, senza riconoscerla. Nel cibo consumato di nascosto l’adolescente riversa il dolore per quel corpo giudicato, schernito, non amato, ma anche per le tensioni fra i genitori, le loro grandi frustrazioni personali, e quell’incomunicabilità vissuta sulla propria pelle, condivisa con la sua migliore amica, in un’alleanza permeata di solitudine, disagio e distanza dal mondo.
Fino a quando non arriva Amanda, con il suo corpo da fenicottero, il suo sguardo complice, il rispecchiamento benevolo. Le scene che mi hanno colpito di più non sono quelle di danza (fil rouge fra Anna la mamma, Amanda e Benedetta), né quelle di volo, ma le scene “crude”: Benedetta e il pollo, il bacio fra le due donne (un bacio che al tempo stesso droga, lega ed apre alla vita), i corpi che si cercano, si desiderano, si rifiutano, si amano senza sesso, senza violazione. Con tenerezza, vicinanza, amicizia.
In quest’epoca così segnata dalla ridefinizione delle identità di genere e delle relazioni trovo questa pellicola di grande attualità: una persona non binaria può essere modello di femminilità più di una madre “sorda e cieca”, un'attrazione sessuale spinta da curiosità e bisogno può trasformarsi in un'alleanza nutriente ai fini della costruzione identitaria, un corpo non conforme può essere depositario di una grande vitalità, di un ambizioso desiderio, di Eros.
Ma anche se i corpi sono al centro dell'obiettivo non sono mai scrutati voyeuristicamente, mai ridotti ai loro dettagli, scissi, parcellizzati, perché la narrazione ruota in fondo attorno alle relazioni, lo sguardo dell’altro è importante perché crea un’immagine di noi che interiorizziamo, un’immagine che può essere amorevole, depressa, grandiosa o modesta, sono gli affetti che muovono tutto. Perché il corpo è la nostra casa, il veicolo della nostra comunicazione affettiva, un corpo che sente, riceve, mostra e dice, non semplice carne da osservare, pesare, manipolare, usare.
Ed è per questo che un’altra scena importante è quella in cui le due bruciano le farfalle, perché in fondo farsi bell3 per l’altr3 è sempre una fregatura...l’unico sguardo che conta, crescendo, è il nostro.
Contano sicuramente l’affetto, la fiducia, la spinta dell’altr3 e nell’altr3, ma, come rivela l’ultima battuta di Benedetta: “io me pensavo che me volevi bene” ad un’Amanda che ha ceduto alla sfiducia e al cinismo, crescere significa soprattutto trovare il bene dentro di sé, imparare a volare oltre le illusioni e le delusioni, da sol3, con grinta, apertura e coraggio. E danzare, da sola, fra l3 altr3 (ho scoperto che la bravissima attrice esordiente che interpreta Benedetta all'epoca del film ballava hip-hop nella vita reale, ed è sua la coreografia della scena in cui inaspettatamente danza in famiglia, con le sorelline che la seguono ed i genitori che la guardano stupefatti ed emozionati. E' il primo segno di cambiamento, di scelta, di libertà, di autodeterminazione. Ed è da questo momento che in effetti il film abbandona un tono depressivo a favore di uno scarto in avanti).
Una menzione speciale per la roulotte di Amanda, location di molte sequenze e luogo di viaggio e convivenza delle due nella seconda metà del film: un vero e proprio spazio transizionale paragonabile allo studio d’analisi, un luogo sospeso d’incontro intimo, esplorazione, desiderio, sofferenza e crescita.
I “calcinculo” del titolo sono una giostra iconica, che può essere spietata e al tempo stesso eccitante, ha il fascino del proibito, ad ogni giro si rischia la nausea, il vomito, ma anche l'ebbrezza vera, ipomaniacale del volo e del possibile successo, raggiungibile solo tramite la spinta aggressiva dell'altr3.
Per associazione alcuni film che ho amato molto: il mio adorato “Rosetta” dei fratelli Dardenne, “A Chiara” di Jonas Carpignano, “Indivisibili” di Edoardo De Angelis. Racconti di formazione dolenti, storie di corpi, adolescenze, vite al margine alla ricerca disperata di un'adultità “diversa”.

ANDAR PER BOSCHI (E PER LAGHI) "Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti esse...
27/08/2025

ANDAR PER BOSCHI (E PER LAGHI)

"Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto."
Henry David Thoreau

"Mai come oggi l’uomo che vive in Paesi industrializzati sente la mancanza di ‘natura’ e la necessità di luoghi: montagne, pianure, fiumi, laghi, mari dove ritrovare serenità ed equilibrio; al punto che viene da pensare che la violenza, l’angoscia, il mal vivere, l’apatia e la solitudine siano da imputare in buona parte all’ambiente generato dalla nostra civiltà."
Mario Rigoni Stern

"Vi è un incanto nei boschi senza sentiero.
Vi è un’estasi sulla spiaggia solitaria.
Vi è un asilo dove nessun importuno penetra
in riva alle acque del mare profondo,
e vi è un’armonia nel frangersi delle onde.
Non amo meno gli uomini, ma più la natura
e in questi miei colloqui con lei io mi libero
da tutto quello che sono e da quello che ero prima,
per confondermi con l’universo
e sento ciò che non so esprimere
e che pure non so del tutto nascondere."
Lord Byron

Uscire da se stess3.
Ritrovarsi nella natura.
Dove il corpo abbraccia la mente, cullandola.
Dove alberi, nuvole, rocce ed acque sussurrano verità silenziose.

21/07/2025

𝘎𝘭𝘪 𝘦𝘴𝘦𝘳𝘤𝘪𝘻𝘪 𝘣𝘪𝘰𝘦𝘯𝘦𝘳𝘨𝘦𝘵𝘪𝘤𝘪 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘪𝘭 𝘮𝘪𝘨𝘭𝘪𝘰𝘳𝘦 𝘮𝘦𝘻𝘻𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘱𝘢𝘴𝘴𝘢𝘳𝘦 𝘥𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘦𝘮𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘪𝘮𝘱𝘭𝘪𝘤𝘪𝘵𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘤𝘰𝘳𝘱𝘰 𝘢 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘦𝘴𝘱𝘭𝘪𝘤𝘪𝘵𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦

Il lavoro corporeo nella bioenergetica non è ginnastica, ma un percorso che permette di tornare alla propria verità emotiva. 🐥

Attraverso la respirazione consapevole, il movimento espressivo, il lavoro sulla voce, e integrando con la terapia verbale si permette al “sentire” di tornare a fluire. 🌊

Quando l’emozione può muoversi di nuovo, anche la persona può guarire.
Corpo e mente non sono separati. Sono due facce della stessa verità.

Il movimento non è solo un atto motorio. È un ponte tra dentro e fuori, tra il sentire e l’esprimere. Se il movimento è bloccato, spesso lo è anche il sentire. Se è fluido, può portarci verso presenza, autenticità e benessere. 🦦

Per funzionare, gli esercizi devono toccare la tensione profonda (Dolore-Piacere corporeo) per poter poi mentalizzare l’esperienza relazionale del momento, messa a confronto con tutte le altre esperienze della vita.

Con gli esercizi si entra in contatto con il corpo che sente, conosce e si relaziona al mondo in un continuo dialogo tra interno ed esterno, attraverso il suo agire individuale e con gli altri.

Un corpo che scopre e lascia emergere la sua storia di riconoscimenti e disconoscimenti, di obbedienza e anche di sintonizzazioni emotive che costituiscono il vissuto e la modulazione delle emozioni che sono il motore della crescita, del confronto e della scoperta del mondo. 🐒

📸 Nell’immagine: Alexander Lowen durante una classe di esercizi bioenergetici

La mia scuola ❤️
10/07/2025

La mia scuola ❤️

𝐼𝑙 𝑐𝑜𝑟𝑝𝑜 𝑝𝑎𝑟𝑙𝑎. 𝐼𝑙 𝑚𝑜𝑣𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑟𝑖𝑣𝑒𝑙𝑎.

“Poiché la funzione si esprime anche nella struttura e nel movimento, possiamo usare entrambi come strumenti diagnostici e agenti terapeutici.” Alexander Lowen

Ogni gesto, ogni postura, ogni blocco nel movimento racconta come stiamo dentro. 🍃

La bioenergetica osserva il corpo non per giudicarlo, ma per comprenderlo: per leggere dove si è fermata l’energia, dove è rimasto sospeso un affetto, dove si può tornare a fluire. 🫧

Il movimento è espressione, ma anche una chiave terapeutica.
Parlare è importante, ma muoversi consapevolmente può sbloccare emozioni che le parole da sole non riescono a toccare. ⛄️

Le emozioni bloccate non spariscono. Si nascondono nel corpo, che trattiene tutto ciò che non abbiamo potuto dire. ❄️ Può accadere attraverso una tensione nel petto, una spalla rigida, un respiro che si ferma.

La bioenergetica ci mostra che il movimento e la struttura corporea non sono neutrali: sono espressioni vive della nostra storia emotiva.

Quando il corpo si muove in modo consapevole, può liberare quelle emozioni congelate.
Quando al movimento uniamo la parola, possiamo integrare ciò che era rimasto bloccato. 🌿

📸 Nell’immagine: ritratto di Pina Bausch

LA PARTE OMBRA E IL RISPECCHIAMENTO (appunti clinici d' inizio settimana)Quando qualcun3 mi dice: "ma a me piace così!" ...
24/06/2025

LA PARTE OMBRA E IL RISPECCHIAMENTO (appunti clinici d' inizio settimana)

Quando qualcun3 mi dice: "ma a me piace così!" relativamente a qualcosa che l3 impegna, in cui profonde evidenti energie che, alla fine, risultano spossanti o totalizzanti (anche l' inattività può esserlo) mi chiedo sempre: da cosa si sta difendendo? Da cosa continua a scappare perché ha una paura antica ancora attiva?
Paura di non farcela, di non essere accettat3, di essere abbandonat3 o, anche, di avere troppo per sé?
Quando creiamo, attraverso le nostre abitudini, il nostro carattere, uno squilibrio nel flusso delle nostre energie vitali, nel modo in cui viviamo e sentiamo il corpo, o nella nostra attività psichica, c'è sempre una parte che rimane in ombra, scomoda, che non riusciamo a vedere perché alle spalle, ma che sentiamo su di noi con il suo peso.

"Ma a me piace lavorare tanto! Mi diverto!" e si taglia via l' evidente stanchezza, il deterioramento della vita privata...la paura della pausa, dell' intimità, di cosa accadrebbe se abbandonassi un po' la mia immagine pubblica a favore del Sè privato.

"Ma a me piace la campagna, la vita ritirata, appartata, fuori dalla civiltà!" e si taglia via la difficoltà connessa alle richieste di un ambiente più ordinario, ad esempio il bisogno di lavorare, di far circolare denaro guadagnandolo e restituendolo.

"Ma che valore ha la bellezza?! Quanto ci aiuta a vivere?". Vero, ma se si asserisce continuamente e diventa una credenza alla quale aggrapparsi forse si stanno tagliando via le brutture della nostra esistenza (e nel mondo)? Forse potremmo scoprire che abbiamo bisogno anche di altro che curi le nostre ferite, magari di un contatto umano morbido (cosa c'è di più "bello"?) o, al contrario, della possibilità di esprimere la nostra rabbia a qualcuno che la "regga"?

Jung affermava che la parte Ombra si creasse durante l' infanzia, contemporaneamente alla consapevolezza di ciò che risulta desiderabile o indesiderabile, accettabile o non accettabile al nostro ambiente.
In Bioenergetica parliamo di "zone cieche", di illusioni di contrazione e di rilassamento che guidano, inconsciamente, la nostra vita.

Continua nel primo commento.

IL RESPIRO NON È LA MENTEIL RESPIRO CONTIENE E DISPIEGA"Bello toccare le vite degli altricon la mano unire ciò che era d...
22/06/2025

IL RESPIRO NON È LA MENTE
IL RESPIRO CONTIENE E DISPIEGA

"Bello toccare le vite degli altri
con la mano unire ciò che era disunito
ossa respiri piccole angosce
umano all'umano vicino
ritrovarsi corpo unico e unitario
galassia di punti lucenti
come porte chiuse
o aperte
che respirano.

Nel mezzo

la cura."

Lo scorso weekend training bioenergetico.
Questo weekend ritiro yogico nella campagna della Tuscia.

Le infinite vie del corpo, da percorrere ed esplorare, per raccogliere ed espandersi.
Sentire il respiro, stare nel respiro, perché respirare non è pensare, sembra così ovvio ma quant' è difficile...lasciarsi organizzare dal nostro sentire.
Ritornare ad essere conness3.
Incontrare la nostra personale sofferenza, le vulnerabilità che ci accompagnano sempre, ma anche la gioia.

Spiazzarsi un po', che è sempre un bene 🎇
Gratitudine.

06/06/2025

𝙄𝙡 𝙥𝙞𝙖𝙣𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙞 𝙗𝙖𝙢𝙗𝙞𝙣𝙞

Quando un bambino piange e viene zittito – “smettila”, “non fare i capricci”, “non è niente” – non solo si sente non accolto, ma inizia a dissociare il sentire dal corpo. 👻

Per proteggersi, impara a non sentire troppo, a chiudere il petto, a irrigidire il collo, a tenere su le spalle.

Questo crea blocchi cronici che da adulti si trasformano in difficoltà a respirare a fondo, senso di costrizione al petto, gola sempre stretta, postura chiusa, incapacità di lasciarsi andare, anche emotivamente. 🔗

Il corpo parla attraverso le sue tensioni, il pianto trattenuto si trasforma in corazza.

🖼️ Immagine: Pianto di Marta, di Sandro Zubani

RIPUBBLICO VOLENTIERI...LOWEN HA SEMPRE SEMPRE QCS DA DIRE, ANCHE A DISTANZA DI ANNI...Quante volte si parla della paura...
26/03/2025

RIPUBBLICO VOLENTIERI...LOWEN HA SEMPRE SEMPRE QCS DA DIRE, ANCHE A DISTANZA DI ANNI...
Quante volte si parla della paura di amare in terapia? ❤️

VOLERE AMARE e NON RIUSCIRE AD AMARE
(ovvero come s'interrompe la connessione fra il cuore e il corpo)

"L'afflusso del sangue e dei fluidi dell'organismo verso la superficie o verso il centro del corpo rappresenta la reazione all'ambiente. Se l'ambiente è accogliente, positivo e sicuro, il sangue affluirà rapidamente in superficie e l'individuo si aprirà verso l'esterno per stabilire un contatto. A loro volta, tali movimenti determineranno emozioni di affetto e piacere o, se l'eccitazione è più intensa, di amore e gioia.
Affetto e piacere non si possono scindere l'uno dall'altro. Amiamo ciò che è piacevole. Però, l'amore non dà sempre piacere; molte volte provoca dolore. L'amore ci spinge ad avvicinare la persona amata, ma se il partner si allontana, ci respinge o ci abbandona, la gioia si trasforma rapidamente in dolore. L'intensità del dolore è direttamente proporzionale all'intensità dell'amore.
Quando l'amore assoluto del bambino verso il genitore si scontra con un rifiuto, il dolore che ne consegue può definirsi solo straziante. Ogni dolore, più o meno profondo, provoca il deflusso del sangue dalla periferia al centro, sovraccaricando il cuore e producendo una sensazione di oppressione e disperazione. L'esperienza di un grande dolore durante l'infanzia può rendere un individuo adulto riluttante ad amare. Ciò non significa che non potrà o non vorrà amare, ma la sua spinta ad aprirsi sarà incerta ed esitante, non incondizionata. Il desiderio di amare può essere presente nel suo cuore, e consciamente può volere amare, ma se il ricordo del dolore rimane vivo nell'inconscio, la paura gli impedirà di aprirsi. Il corpo sarà sotto il controllo del sistema nervoso simpatico che inibisce il flusso del sangue in periferia."

da "Amore, Sesso e Cuore" di Alexander Lowen

CHE COS'è UN PADRE?Quando studiavo psicologia all'università era il tempo del padre "assente", spesso menzionato nelle t...
20/03/2025

CHE COS'è UN PADRE?

Quando studiavo psicologia all'università era il tempo del padre "assente", spesso menzionato nelle teorie eziopatogenetiche sulle tossicodipendenze o sui disturbi del comportamento alimentare, che veniva dopo il tempo del "padre padrone", quello che imponeva la sua autorità in maniera rigida e a tratti sadica scatenando desideri parricidi, e prima del padre "amico", quello che alimenta un'orizzontalità tanto impossibile quanto rassicurante. Sembra che adesso viviamo nel tempo del padre "evaporato", definizione che ben rende la difficoltà di trovare una nuova postura affettiva ed educativa per i padri, ma anche per i figli e le figlie.
Scrive Recalcati che siamo stati tutti, almeno una volta nella vita, Telemaco, che "coi suoi occhi, guarda il mare, scruta l'orizzonte. Aspetta che la nave di suo padre -che non ha mai conosciuto- ritorni per riportare la Legge nella sua isola dominata dai Proci che gli hanno occupato la casa ... egli cerca il padre non come un rivale con il quale battersi a morte, ma come un augurio, una speranza... Il tempo del ritorno glorioso del padre è per sempre alle nostre spalle! Dal mare non tornano monumenti, flotte invincibili, capi-partito, leader autoritari e carismatici, uomini-dei, padri-papa, ma solo frammenti, pezzi staccati, padri fragili, vulnerabili, poeti, registi, insegnanti precari, migranti, lavoratori, semplici testimoni di come si possa trasmettere ai propri figli e alle nuove generazioni la fede nell'avvenire, il senso dell'orizzonte, una responsabilità che non rivendica alcuna proprietà."

Il compito del padre è quindi quello di testimoniare, con la sua stessa vita "come si possa stare in questo mondo con desiderio e, al tempo stesso, con responsabilità."

Desiderio e responsabilità, piacere di vivere e senso del limite, capacità di saper accogliere, proteggere, dare l'esempio, ma anche di dire no, fedeltà alla terra natia unita alla capacità ma anche all'ugenza, alla tentazione di esplorare nuovi mondi, senza paura.
Tante sono le ricchezze potenziali racchiuse nell'esperienza della paternità.
Ma cos'è davvero un padre?

Sapere che mamma aveva qcn a cui tenere la mano, quando ancora eravamo grandi quanto fagiolini in una pancia.
Sentire il corpo caldo, accogliente e contenitivo di chi durante la nostra infanzia non ha paura di toccarci, abbracciarci, dirci "ti voglio bene".
E' il ricordo del cielo stellato fuori dal finestrino lungo la strada del ritorno dal paesello.
E' radici, senza che questo significhi obblighi.
Sono i semi piantati sotto forma di libri, cinema, canzoni e testi, ma anche piccoli gesti che sanno di pane, monete, impegno, persistenza.
E' il rumore dell'ascensore che si ferma al nostro piano, delle chiavi nella toppa, di quelle prime auto-casa che compaiono all'orizzonte.
E' il mondo che viene portato in casa, ma è anche la mano che ti guida nel mondo, che ti sa lasciare, a volte sospingere leggermente.
E' sentire la presenza nell'assenza.
Ma è anche presenza, perchè da qualche anno è, finalmente, prova del pannolino, delle pappe, dei vestitini, dei giorni tutti per noi, dell'appropriazione di spazi nuovi, a scuola, nelle chat, in palestra o in un gonfiabile per feste.
E' condividere pesi con la persona che si è scelta. E anche quando le coppie si rompono, continuare ad essere, insieme, per loro, perchè si è genitori tutta la vita.
E' il primo maschile che incontriamo, e che coltiveremo dentro, qualsiasi sia il genere a cui sentiamo di appartenere.
E' la lotta, solo per gioco, come tigrotti.

Perchè se invece del piacere ci viene trasmesso cos'è il potere (e Lowen ci ricorda che sono opposti inconciliabili) se anzichè del desiderio o il senso del limite ci viene insegnato il divertimento puro, senza freni, senza holding, l'incontinenza che sovrasta e nella quale ci si perde. Se troviamo solo amicizia compiacente e nessuna regola, seduzione anzichè fiducia, rischio anzichè sicurezza, manipolazione anziché chiarezza, allora il padre non è.

Il padre non è se ha paura delle lacrime, se non gestisce la rabbia propria e altrui.
Ha ancora dentro un bimbo che va finalmente visto, ascoltato, raggiunto ed educato.
Ha ancora bisogno di cura, e dovrebbe curarsi.
Può imparare dai figli ad amarsi, per amare.

̀ ̀ ̀consapevole

ROTTURA E RIPARAZIONELe nostre relazioni non sono salde perché non incontrano mai tempeste. I tornado, i maremoti, le sc...
28/02/2025

ROTTURA E RIPARAZIONE

Le nostre relazioni non sono salde perché non incontrano mai tempeste.
I tornado, i maremoti, le scosse telluriche fanno parte della vita dei sentimenti.
E a volte lasciano sul campo solo macerie, da ricostruire. Con anni e pazienza.

Ma i terremoti non sono tutti uguali, qualche volta il palazzo non crolla, ha avuto buoni ingegneri che hanno messo buone fondamenta. Una discreta manutenzione. Certo sono visibili diverse crepe, certo occorrerà valutare se siano stati riportati danni strutturali...e ci vorrà tantissimo tempo per raccogliere i cocci, riordinare, pulire, ma soprattutto recuperare la tranquillità di abitare quegli stessi spazi.

La verità è che le nostre relazioni si rompono, più e più volte. Ci cadono addosso, oppure ci sfuggono dalle mani, si schiantano per terra. A volte le scagliamo forte noi contro un muro. Perché siamo arrabbiatə, stufə, confusə, rassegnatə, stanchə.

Eppure c'è spesso una luce filtrante nelle crisi, una fessura nella quale infilarsi per passare dall' altra parte. Possibilmente insieme, ma non sempre, non necessariamente.
Perché riparare è l' arte più importante ( non evitare le rotture, che è irreale e alla lunga anche un po' noioso) e riparare vuol dire aggiustare, ma anche proteggere.

Un Pediatra con la maiuscola ❤️
17/02/2025

Un Pediatra con la maiuscola ❤️

“Dottore Montini ma che dici???”
“Vai raccontando che nel primo anno non bisogna mai temere di viziare i bambini e se piangono bisogna sempre correre in loro soccorso… sempre!?” ????

"Ma che stupidaggini… E’ facile parlare! "

--

“Ma lo sai che se quando piange lo prendi sempre in braccio, poi vorrà stare sempre in braccio?”
“E’ logico che così gli farai prendere il vizio delle braccia!”

“E lo sai che significa stare una intera giornata con il bambino in braccio?”
“E sai che così una mamma non riesce a fare più niente e “si esaurisce”?”

“E sai come si sente la schiena a fine giornata con un bambino sempre in braccio?”
“E se per ogni volta che piange lo accontenti, lo sai che vorrà sempre dormire vicino a mamma e non se ne andrà più dal lettone?”

“Le mamme subito si agitano se il bambino piange!” ma “Il pianto apre i polmoni !” Si è sempre detto così."
"Lo hai dimenticato?”

“Se invece di incoraggiare tutta la loro ansia con queste “frasi a effetto”, tu che fai il pediatra faresti bene a ricordarglielo!”

“Dovresti minimizzare il pianto dei lattanti e tranquillizzare, invece di presentarlo come una “richiesta di aiuto da soddisfare sempre!”

“Da che mondo è mondo i bambini piangono e non è stato mai un problema!”
“E’ una cosa normale che i lattanti piangano!”
“Se “Ciccio bello” piangeva per somigliare davvero ad un bambino vero, ci sarà un motivo!”

“Con queste “teorie moderne” qua davvero non si capisce più niente!”

---

Uhm... Non si capisce più niente o finalmente si capisce qualcosa?
Queste “teorie moderne” sono venute fuori proprio perchè finalmente si è capito qualcosa che prima non si sapeva!

I lattanti esprimono bisogni. Non sanno nemmeno cosa sia un capriccio o un vizio.
Il modo che conoscono per esprimerli è il pianto.

Se il pianto non trova una risposta il piccolo si dispera, ma è vero che alla fine non piange più e forse piangerà sempre meno.

Bello?
No. Per niente!

Non è bello perché siamo in una età in cui le esperienze muovono neuroni e strutturano circuiti nel cervello!
Una richiesta di aiuto non soddisfatta fa vivere al lattante l’esperienza dell’abbandono e della disperazione!

Alla fine il bambino si rassegna. Vero, non piange più.

Ma una “sofferenza che non piange più” è ormai la sfiducia consolidata verso un soccorso che non arriverà mai.
E’ un circuito cerebrale che dice al bambino che il mondo è, e sarà sempre, buio e cattivo.

E’ una voce interna forte che per sempre gli dirà: “E’ inutile chiedere aiuto, perché nessuno te lo darà mai!”
“Devi vedertela da solo e non aver mai fiducia di nessuno!”

Tradotto: un disastro!!!

Un disastro che potrà condizionare tutta la vita.
(E’ così, ma non voglio dire frasi talebane angoscianti: il cervello è plastico e le possibilità di recupero ci sono sempre!)

E allora…

"Vizio delle braccia?"
E’ dimostrato che più il bambino è in contatto con la sua mamma nei primi due anni più sarà sicuro e autonomo dopo!

Ergo… il “vizio delle braccia” è prescritto, sulla mia ricetta!

--

“Sai che significa tenere sempre il bambino in braccio, avere mal di schiena e non poter fare più niente?” Si. Lo so.

E per questo dico e ridico che le mamme hanno bisogno e bisogno di aiuto!!

Tanto!!!

Tenere in braccio infatti può essere un dovere e una prestazione faticosa, vero.

Ma può diventare anche un piacere e una possibilità di “mandare il mondo a quel paese!” se è una bella poltrona o un lettone dove rilassarsi senza compiti in classe da fare!

Le mamme devono poter avere tempo e serenità per stare sul letto, rilassate, senza traguardi da raggiungere, senza voti a fine giornata!

Questo è possibile solo se ci sono compagni affettuosi, presenti emotivamente, con tutte le carezze fisiche ed emotive possibili!

E' possibile se ci sono nonne, zie, vicini di casa, comari, amiche…

Tante persone che non abbiano bisogno di essere “trattenute” dalle mamme con un caffè in occasione di visite di festeggiamenti post natali, ma persone che sappiano farle la spesa, lavarle i piatti, riordinare la casa, portarsi il fratellino da qualche parte e anche portarle qualcosa da bere a letto!

Il mal di schiena e “l’esaurimento” vengono se il bambino è “un di più” tra le tante cose da fare!

Ma se “la cosa da fare” è prendersi il bello, il dolce e il tenero che la vita ha regalato… Il mondo cambia!

Lasciamo "le cose da fare" agli altri!! Noi mamme siamo impegnate.
Carezze ninne nanne e coccole in corso!

“Non disturbare please!”

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Ma attenzione! Messaggio per tutti e particolarmente per noi pediatri:

Il pianto eccessivo del lattante può essere un problema da portare al dottore.

Ma molto spesso, più di quanto si pensi, è un sintomo di una malattia subdola e strisciante che può sfuggire: La depressione della mamma!!

E allora…
Bambino che piange molto? Ok visitiamolo, ma guardiamo gli occhi mamma!!
Forse c'è necessità di un intervento urgente!!!

Aiutiamo mamma a sorridere, a ritrovare i suoi tempi, il suo benessere.
Facciamola sentire amata, sostenuta e… bella! (specifico per i papà!)

STOLEN MOMENTS - MOMENTI RUBATIUna delle lezioni più importanti di Lowen è quella di impegnarsi per combattere la rigidi...
31/01/2025

STOLEN MOMENTS - MOMENTI RUBATI

Una delle lezioni più importanti di Lowen è quella di impegnarsi per combattere la rigidità: del corpo, della mente, della nostra stessa vita. A tutte le età, soprattutto con il passare del tempo. Non a caso la forma estrema di rigidità conosciuta dagli esseri umani è il rigor mortis, oltre il quale non si può andare. 

Per Lowen flessibilità è quindi sinonimo di vitalità. 
Ma come si coltiva la flessibilità? 

Per esempio rubando il tempo. 
Rubando il tempo a tutto ciò che "ingessa" la nostra esistenza.

Quindi rubare il tempo agli impegni, che rischiano di schiacciarci in una vita fatta di molti doveri e pochissimi piaceri. 
Rubare il tempo al lavoro, alla famiglia, allə altrə...per ritrovare tempo per sé, per la coppia, per la passione e le passioni, la natura, l'arte, i momenti con le persone a cui vogliamo bene, ma vissuti in maniera più rilassata, libera, spensierata. 

Senza correre. 

Senza rispondere sempre alle chiamate. 

Piccoli gesti d'insubordinazione, vitali. 

1- Partner all' interno del "Caffè del Teatro" di Forlì (caldamente consigliato)
2- Caffè del Teatro di Forlì, esterno
3,4- Opera di Maurizio Pierfranceschi, tratte da "Muta e mutevole" in mostra al Mattatoio di Roma
5,6,7- Opere di Andrea Fogli, tratte da "7 Atlanti" in mostra al Mattatoio di Roma (con bambino ☺️)
8- Snoopy
9- Parco della Garbatella ieri mattina
10- Io che avevo bisogno di sentire il sole in faccia prima di affrontare contabilità ed altri ameni obblighi professionali

Indirizzo

Via Luigi Fincati 13
Rome
00154

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