01/05/2025
EFFETTI CELLULARI E MOLECOLARI DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI NON IONIZZANTI
Negli ultimi decenni, l’esposizione a campi elettromagnetici non ionizzanti (EMF) è cresciuta enormemente, in parallelo alla diffusione di dispositivi wireless, reti di telecomunicazione e molte altre tecnologie. In questo articolo, Lai e Levitt (2023) analizzano gli effetti cellulari e molecolari documentati degli EMF a diverse frequenze, evidenziando le principali implicazioni biologiche.
A differenza delle radiazioni ionizzanti, i campi elettromagnetici non possiedono energia sufficiente per spezzare legami chimici. Tuttavia, numerosi studi dimostrano che possono comunque alterare le funzioni cellulari in modo indiretto. Gli autori mostrano che gli EMF influenzano il flusso di ioni attraverso le membrane cellulari, alterando il potenziale elettrico e disturbando la comunicazione intracellulare.
Uno dei principali effetti osservati riguarda il calcio intracellulare: l'esposizione ai campi può aumentare i livelli di calcio nel citoplasma, attivando meccanismi di stress ossidativo, infiammazione e danno al DNA. A ciò si collega l'aumento nella produzione di radicali liberi (specie reattive dell'ossigeno), che possono compromettere l'integrità di proteine, lipidi e acidi nucleici.
Gli EMF sono inoltre in grado di modificare l'espressione genica, influenzando geni coinvolti nella risposta allo stress, nell'infiammazione e nei processi di riparazione cellulare. Alcune evidenze suggeriscono un possibile legame tra esposizione prolungata a EMF e condizioni come neurodegenerazione, invecchiamento precoce e cancro.
L'effetto biologico dipende da variabili come intensità del campo, frequenza, durata dell’esposizione e stato fisiologico del soggetto. Viene anche descritto il "fenomeno finestra", per cui gli effetti si manifestano solo a determinate intensità e frequenze specifiche.
Un'altra importante osservazione riguarda i modelli animali: l’esposizione agli EMF ha mostrato effetti neurocomportamentali, inclusi disturbi della memoria, dell'apprendimento e alterazioni dell'umore. Sono riportati anche danni cerebrali subclinici e disfunzioni neuronali associate a esposizione cronica.
Nel contesto di queste alterazioni biologiche, gli autori introducono la connessione con la sensibilità chimica multipla (MCS). Questa sindrome è caratterizzata da risposte anomale a esposizioni ambientali molto basse di agenti chimici, ed è stata osservata anche in persone esposte a EMF. Lai e Levitt propongono che il meccanismo alla base della MCS potrebbe essere simile a quello indotto dagli EMF: un'iperattivazione del sistema di risposta allo stress ossidativo e infiammatorio. In alcuni individui predisposti, la sovra-stimolazione cellulare da parte di EMF potrebbe quindi portare a una sorta di "sensibilizzazione" anomala, analoga a quella osservata nella MCS, con conseguente sviluppo di sintomi cronici, difficoltà cognitive, affaticamento e dolore diffuso.
Gli autori sottolineano che questi effetti cumulativi e subclinici, anche se inizialmente difficili da rilevare, potrebbero avere un impatto significativo sulla salute pubblica nel lungo termine.
In conclusione, Lai e Levitt sottolineano che, pur non essendo ionizzanti, i campi elettromagnetici possono indurre cambiamenti biologici importanti. Richiamano quindi la necessità di adottare misure preventive più rigorose e promuovere ricerche a lungo termine, specialmente per proteggere i gruppi più vulnerabili come i bambini e le persone con sensibilità ambientale.
Per un ulteriore approfondimento bibliografico consulta il documento “Gli effetti sulla salute umana e ambientale del 5G” in APPUNTI DI SCIENZA.
BIBLIOTECA INTERNAZIONALE BOLGAN - https://www.studiesalute.org/biblioteca-internazionale
Loretta Bolgan, Presidente dell'associazione Bolgan - Studi e Salute
Qui ci dedichiamo alla divulgazione e alla condivisione di documentazione scientifica revisionata e approfondita sul tema della salute...