Prof. Massimo Vergine - Chirurgo Senologo

Prof. Massimo Vergine - Chirurgo Senologo Chirurgo-senologo : Primario Unità Operativa della Chirurgia della mammella -Policlinico Umberto I di Roma
Presidente Associazione Filo Teso Prof.

Massimo Vergine -Chirurgo senologo - Chirurgia Tumore del seno

Chirurgia del tumore della mammella

Direttore dell'Unità Operativa Complessa della

CHIRURGIA DELLA MAMMELLA

Chirurgo senologo della Breast Unit Policlinico Umberto I-Roma

Docente in Chirurgia generale dell'Università " Sapienza " di Roma

Sono un chirurgo senologo, ormai da moltissimi anni mi dedico allo studio e alla cura chirurgica del tumore della mammella. Il mio obiettivo è assicurarmi che le pazienti e i loro famigliari nel colloquio che intercorre durante la visita senologica, comprendano le varie opzioni di trattamento che vengono proposte e confermate dopo le riunioni con il team multidisciplinare della Breast Unit. Quando la paziente viene a trovarmi spesso è spaventata perchè gli vengono fornite o comunque legge spesso notizie non del tutto esatte sul trattamento chirurgico del loro tumore e talvolta sono disorientate e piene di dubbi e paure per il loro futuro. Ritengo che conoscere il lato scientifico unito all'esperienza maturata in moltissimi anni di lavoro nel campo della senologia sia un buon compromesso per poter dare informazioni corrette alla paziente. Pertanto avere un colloquio sereno , cercando di spiegare quale potrebbe essere il miglior percorso terapeutico del singolo caso credo possa essere l'arma vincente per superare la malattia. Sono convinto che importante e determinante sia spiegare l'approccio chirurgico, cercando un perfetto abbinamento tra l'aspetto oncologico e il lato estetico che possano garantire l'asportazione totale del tumore rispettando quanto più possibile un armonioso risultato estetico anche con la eventuale ricostruzione mammaria in caso di asportazione totale del seno. Il mio obiettivo è ottenere i migliori risultati estetici , inclusa la riduzione del rischio di complicanze e ricadute dopo l'intervento chirurgico. Eseguo tutti i tipi di chirurgia della mammella, dalla chirurgia conservativa tramite quadrantectomie e tumorectomia, alla mastectomia , alla chirurgia del cavo ascellare. Particolare attenzione da alcuni anni dedico alla mastectomia con risparmio di cute e capezzolo, proposta che offro alle donne che hanno predisposizione genetica al tumore della mammella, in quanto l'asportazione di entrambe le mammelle riduce notevomente il rischio di contrarre il tumore. Prima di sottoporsi ad un intervento per tumore del seno è bene discutere in maniera approfondita con il chirurgo tutte le procedure più idonee quale ad esempio . Tumorectomia
Quadrantectomia detta anche chirurgia conservativa
Mastectomia - Mastectomia con risparmio del complesso ar**la capezzolo
Tecniche di ricostruzione mammaria
Linfonodo sentinella
Linfectomia ascellare
Asportazione Fibroadenomi e Tumori filloidi

Ho partecipato in qualità di chirurgo senologo alla stesura del Percorso diagnostico assistenziale della Breast Unit del Policlinico Umberto I

Presidente dell'Associazione di Promozione Sociale "Filo Teso" - Associazione fondata insieme a donne operate di tumore al seno . Autore e coautore di lavori scientifici su argomenti di interesse clinico sulle patologie benigne e maligne della mammella. Ho partecipato a numerosi congressi di aggiornamento in senologia e chirurgia oncoplastica e ricostruttiva della mammella. "La donna che scopre di avere un tumore al seno ha bisogno di parlare ed essere ascoltata..Questo rappresenta un momento importante della terapia"

🟥IL CARCINOMA LOBULARE INVASIVO DEL SENO: CONOSCERLO PER PROTEGGERSI 🟥Il carcinoma lobulare invasivo (CLI) è la seconda ...
09/10/2025

🟥IL CARCINOMA LOBULARE INVASIVO DEL SENO: CONOSCERLO PER PROTEGGERSI 🟥

Il carcinoma lobulare invasivo (CLI) è la seconda forma più comune di tumore al seno, dopo il carcinoma duttale. Origina dai lobuli, le piccole ghiandole deputate alla produzione del latte, e col tempo può diffondersi ai tessuti vicini o ad altre parti del corpo.

Anche se meno frequente, il carcinoma lobulare presenta alcune caratteristiche particolari che lo rendono più difficile da individuare: tende a diffondersi in modo “silenzioso” e diffuso, spesso senza formare un nodulo ben definito.

🔍 Come si manifesta?

Spesso il carcinoma lobulare non causa sintomi evidenti nelle fasi iniziali. Tuttavia, è importante prestare attenzione a:

cambiamenti nella forma o nella consistenza del seno,

una sensazione di ispessimento o indurimento in un’area,

alterazioni del capezzolo o della pelle,

una differenza di volume tra i due seni che prima non c’era.

📋 Diagnosi e controlli

Poiché il CLI può sfuggire alla mammografia tradizionale, è spesso utile integrare gli esami con ecografia o risonanza magnetica. In caso di sospetto, la biopsia conferma la diagnosi e permette di studiare le caratteristiche del tumore.

💪 Trattamenti e speranza

Le opzioni terapeutiche variano in base allo stadio e al tipo di cellule coinvolte:

chirurgia conservativa o mastectomia,

radioterapia,

chemioterapia o terapie ormonali,

in alcuni casi, farmaci mirati su specifici recettori tumorali.

Grazie ai continui progressi della ricerca, oggi sempre più donne vincono la loro battaglia contro il carcinoma lobulare, con percorsi di cura personalizzati e un approccio sempre più umano e multidisciplinare.

🌸 La prevenzione resta la nostra migliore alleata

Non trascurare mai i controlli periodici.

Fai screening regolari, anche in assenza di sintomi.

Adotta uno stile di vita sano e presta attenzione ai segnali del tuo corpo.

💗 Parlare di tumore al seno significa rompere il silenzio e diffondere consapevolezza. Condividere informazioni salva vite.

🟥Iperplasia duttale atipica B3▶️Iperplasia duttale atipica -definizione-rischi-gestione-follow-up ▶️1. Definizione e inq...
08/10/2025

🟥Iperplasia duttale atipica B3
▶️Iperplasia duttale atipica -definizione-rischi-gestione-follow-up


▶️1. Definizione e inquadramento
Iperplasia duttale atipica (ADH, Atypical Ductal Hyperplasia) è una proliferazione anomala di cellule duttali nel tessuto mammario che presentano alcune caratteristiche atipiche ma non sufficienti per diagnosticare un carcinoma duttale in situ (DCIS).

▶️Nel sistema di classificazione delle biopsie mammarie, spesso si usa la classificazione “B-categorie” (B1 benigno, B2 lesione benigna, B3 lesione a potenziale maligno incerto, B4 sospetta, B5 maligna). ADH rientra tra le lesioni B3.

B3 implica che, pur avendo aspetti benigni al campione bioptico, la lesione può avere un rischio significativo di essere associata, nel tessuto circostante o dopo escissione, a lesioni maligne o pre-maligni (inclusi DCIS, in rari casi carcinoma invasivo).

2. Incidenza, rischio e classificazione
Le lesioni B3, tra cui ADH, FEA (flat epithelial atypia), ALH/LCIS (iperplasia lobulare atipica / carcinoma lobulare in situ), radial scar, papillomi, ecc., sono comuni nei programmi di screening mammografico e diagnostica senologica con tecniche più sensibili.

Uno studio che ha analizzato biopsie core-guided/ vacuum assisted ha riscontrato che le ADH rappresentano circa il 20-25% delle lesioni B3

Il rischio che una lesione diagnosticata come ADH in biot-opia (B3) si associ, all’esame definitivo (escissione), a carcinoma in situ o a carcinoma invasivo è variabile, ma non trascurabile: alcuni studi riportano che in circa il 20-30% dei casi possa emergere una lesione maligna – soprattutto DCIS; la probabilità di carcinoma invasivo è più bassa, ma presente.

3. Diagnosi
3.1 Tecniche diagnostiche
Biopsia con ago: core needle biopsy (in genere con aghi da calibro adeguato) o vacuum assisted biopsy (VAB/VAE). Il campionamento deve essere sufficientemente rappresentativo per valutare presenza di atipie, microcalcificazioni, caratteristiche istologiche che suggeriscano coinvolgimento più ampio.

Imaging: mammografia con valutazione di microcalcificazioni, ecografia, e talvolta risonanza magnetica per confermare estensione e caratteristiche.

3.2 Cosa si valuta nel referto istologico
Grado e tipo di atipia: lieve, moderato; se si trova una atipia focalizzata o diffusa.

Coinvolgimento o meno di microcalcificazioni intraduttali.

Margini del prelievo capitati dal campione bioptico. Se il campionamento non è completo, c’è rischio di “skip lesions” (aree di malignità non campionate).

4. Gestione terapeutica e clinica
Poiché ADH è una lesione a rischio non una neoplasia pienamente definita di carcinoma, la gestione richiede un bilanciamento attento tra evitare chirurgia eccessiva e non sottovalutare il rischio.

4.1 Opzioni
Strategia Quando è considerata Pro / Contro principali
Escissione chirurgica Se il campione bioptico suggerisce che la lesione non è stata completamente rimossa, o se ci sono microcalcificazioni residue non campionate, o caratteristiche istologiche di maggiore rischio. Pro: permette esame completo della lesione, verifica di eventuale carcinoma associato. Contro: intervento chirurgico, cicatrici, possibili complicanze.
Vacuum-assisted excision (VAE) In lesioni piccole (< ~15 mm), quando la VAE può rimuovere in modo adeguato tutto il tessuto sospetto, specialmente se non vi sono caratteristiche radiologiche o istologiche di elevato sospetto maligno. Meno invasiva della chirurgia “aperta”, meno cicatrici, tempi di recupero migliori, ma potrebbe non rimuovere tutto in lesioni grandi o con estensione non chiara.
Follow-up clinico-strumentale Quando la lesione è stata completamente asportata con margini liberi con VAE, o quando il rischio clinico istologico + radiologico è basso, o per scelta condivisa con la paziente. Controlli periodici con mammografia, ecografia, eventualmente RM. Pro: evita intervento non necessario, meno impatto sulla mammella. Contro: possibile ansia, rischio che una lesione maligna residua evolva se non identificata in tempo.
4.2 Fattori che influenzano la scelta terapeutica
Dimensioni della lesione (più è piccola più è fattibile una VAE).

Stabilità o cambiamenti al radiologico: numero/morfologia delle microcalcificazioni, eventuale crescita.

Esame istologico dettagliato: grado di atipia, presenza di calcificazioni, tipo di campionamento.

Familiarità per tumore al seno, mutazioni genetiche predisponenti (BRCA etc.).

Preferenza individuale della paziente: grado di accettazione del rischio, desiderio di evitare chirurgia.

5. Linee guida recenti e raccomandazioni
Le linee guida europee (EUSOMA, EUSOBI, ESP, ESSO) sul trattamento delle lesioni “uncertain malignant potential” (lesioni B3) raccomandano che ogni lesione B3 sia discussa in un team multidisciplinare.

Per lesioni B3 come ADH, se la VAB/VAE è possibile e la lesione è piccola e ben definita, la VAE può sostituire la chirurgia in casi selezionati.

Se dopo VAE persistono microcalcificazioni non completamente rimosse, si considera una escissione chirurgica.

6. Prognosi e rischio a lungo termine
La ADH aumenta il rischio futuro di tumore mammario (sia in situ che invasivo) rispetto alla popolazione generale, ma non tutte le ADH evolvono in carcinoma. È un fattore di rischio, non una diagnosi di cancro.

Il rischio cumulativo dipende da molti fattori: età, familiarità, densità del tessuto mammario, grado di atipia, completezza di escissione.

Il follow-up è importante: immagini seriali (mammografie, ecografie; RM può essere utile nei casi selezionati) con intervalli da definire in base al rischio.

7. FAQ utili
D: Se ho ADH B3, significa che ho già un cancro al seno?
R: No. ADH è una condizione benigna ma con aumento di rischio. In molti casi non è presente nessuna componente maligna. Tuttavia esiste la possibilità che, al momento dell’escissione o in studi successivi, si scopra una lesione maligna associata.

D: Ho una ADH piccola, posso evitare chirurgia?
R: In alcuni casi sì — se l’escissione percutanea (VAE) ha già rimosso tutta la lesione, se il campionamento è buono, se non ci sono microcalcificazioni residue, se il rischio clinico è basso, e se sei monitorata da vicino.

D: Ogni quanto dovrei fare controlli (immagini)?
R: Dipende dal profilo di rischio. Spesso si fa mammografia annuale, ecografia ogni 6-12 mesi, e valutazioni cliniche regolari. Se ci sono condizioni particolari (densità elevata, familiarità, fattori genetici), si può considerare anche RM mammaria.

D: Esistono opzioni di prevenzione?
R: Sì. Le misure includono modifiche dello stile di vita (esercizio fisico, dieta, limitazione dell’alcol), sorveglianza intensificata, e in alcuni casi, la chemioprevenzione (es. tamoxifene) può essere valutata con oncologi in donne ad alto rischio.

8. Caso clinico tipo – esempio di percorso
Per rendere più concreto, ecco un esempio tipo:

Donna 50 anni, screening mammografico evidenzia cluster di microcalcificazioni, mammografia + ecografia → core biopsy stereotassica → ADH, lesione da 10 mm, margini del campione non chiari.

Discussione in team multidisciplinare → possibile VAE per rimuovere la lesione completamente. Se riesce, margini liberi → follow-up radiologico clinico/strumentale ogni 6 mesi per i primi 2 anni, poi annualmente. Se residuano microcalcificazioni non raggiungibili, considerare chirurgia.

In caso di familiarità significativa o densità mammaria alta, considerare RM di screening aggiuntivo e discussione su chemioprevenzione.

9. Conclusione
L’iperplasia duttale atipica (categoria B3) è una lesione importante da riconoscere: non un cancro, ma un segnale di rischio. La corretta gestione consiste nel:

diagnosi accurata con imaging e biopsia rappresentativa,

coinvolgimento di un team multidisciplinare,

scelta tra escissione chirurgica, VAE o follow-up in base ai fattori di rischio individuali,

sorveglianza regolare (clinica + immagini),

nelle situazioni ad alto rischio, valutazione anche di prevenzione attiva.

prenotazione visita senologica a Roma

Prof. Massimo Vergine-Chirurgo senologo
Primario Unità Operativa Complessa della Chirurgia della mammella del Policlinico Umberto I di Roma- Chirurgo Breast Unit

Principale area di interesse clinico è la diagnosi e trattamento chirurgico del tumore al seno con altre 30000 visite senologiche e 4000 interventi chirurgici .

Il Prof. Massimo Vergine è un chirurgo senologo con oltre 30 anni si esperienza nel campo della chirurgia oncologica della mammella, impegnato ogni giorno a ridare speranza e forza alle donne che affrontano il difficile percorso della malattia al seno.

🟥Quali sono le opzioni terapeutiche per il tumore al seno?— Guida completa ▶️▶️IntroduzioneIl tumore della mammella (car...
07/10/2025

🟥Quali sono le opzioni terapeutiche per il tumore al seno?
— Guida completa

▶️▶️Introduzione
Il tumore della mammella (carcinoma mammario) è una malattia eterogenea: la scelta del trattamento dipende dal tipo biologico del tumore (es. HR+/HER2-, HER2+, triple negative), dallo stadio (localizzato vs. metastatico), dall’età, dallo stato di salute generale e dalle preferenze della paziente. Le opzioni terapeutiche possono essere singole o combinate (multimodalità) e vengono decise da un team multidisciplinare.

1. Diagnosi e staging: perché influenzano il trattamento
La definizione precisa del tipo di tumore (esame istologico, espressione di recettori estrogeni/progesterone, HER2, test di proliferazione come Ki-67, e in alcuni casi profili molecolari) e lo staging (dimensioni, linfonodi coinvolti, eventuali metastasi) sono fondamentali per pianificare la terapia. Le linee guida ESMO e ASCO forniscono algoritmi basati su questi fattori. esmo.org+1

2. Trattamento locale: chirurgia
Tipologie principali
Chirurgia conservativa (quadrantectomia / lumpectomia): rimozione del tumore con margini; spesso seguita da radioterapia alla mammella.

Mastectomia: rimozione completa della mammella; indicata per tumori molto estesi, in presenza di mutazioni genetiche (es. BRCA) o per scelta della paziente.

Ricostruzione mammaria: immediata o differita, con protesi o tessuto autologo.

Trattamento dei linfonodi: biopsia del linfonodo sentinella e, se necessaria, dissezione ascellare.

La chirurgia è spesso l’approccio iniziale per i tumori locali; in alcuni casi si preferisce una terapia sistemica neoadiuvante (prima dell’intervento) per ridurre la dimensione del tumore. nhs.uk+1

3. Radioterapia
La radioterapia (RT) viene usata soprattutto dopo chirurgia conservativa per ridurre il rischio di recidiva locale; può essere usata anche dopo mastectomia in casi con rischio aumentato (es. numerosi linfonodi coinvolti) oppure per controllo di sintomi nelle metastasi. Tecniche moderne (IMRT, radioterapia parziale della mammella) permettono di limitare i danni ai tessuti sani. nhs.uk

4. Terapie sistemiche: panoramica
Le terapie sistemiche agiscono su cellule tumorali ovunque si trovino: comprendono chemioterapia, terapia ormonale (endocrina), terapie mirate e immunoterapia. La scelta dipende dal sottotipo biologico e dallo stadio della malattia. Le linee guida ASCO/ESMO aggiornano regolarmente raccomandazioni su sequenza e combinazione dei trattamenti. ASC Publications+1

4.1 Chemioterapia
Agenti citotossici (es. antracicline, taxani) ancora fondamentali in molte situazioni: tumori ad alto rischio, TNBC (triple negative), tumori con elevata proliferazione o in contesti neoadiuvante/metastatico.

Può essere somministrata neoadiuvante (prima dell’intervento, per ridurre massa tumorale e valutare risposta) o adiuvante (dopo chirurgia per ridurre il rischio di recidiva). Cancer Research UK+1

4.2 Terapia ormonale (endocrina)
Indicata per tumori HR+ (recettori per estrogeni/progesterone positivi). Comprende tamoxifene (pre-menopausa), inibitori dell’aromatasi (post-menopausa), e fulvestrant in contesti specifici.

Può essere usata come terapia adiuvante, neoadiuvante o per malattia metastatica. Le terapie endocrine sono spesso combinate con inibitori di pathway (es. CDK4/6) per prolungare la risposta. AIRC+1

4.3 Terapie mirate (targeted therapy)
HER2-positive: trastuzumab, pertuzumab, T-DM1 (ado-trastuzumab emtansine), ADCs più recenti (es. trastuzumab deruxtecan) hanno rivoluzionato la prognosi dei tumori HER2+.

Inibitori CDK4/6: usati in combinazione con terapia endocrina nell’HR+/HER2- metastatico (migliorano sopravvivenza senza progressione).

PARP-inibitori: per pazienti con mutazioni BRCA (specialmente in tumori sensibili).

Antibody–drug conjugates (ADC): nuove molecole che forniscono farmaco citotossico direttamente alla cellula tumorale (es. datopotamab deruxtecan/datok—novità recenti sviluppate per alcuni sottotipi). PMC+1

4.4 Immunoterapia
L’immunoterapia con inibitori PD-1/PD-L1 (es. pembrolizumab/Keytruda) ha mostrato beneficio in alcuni sottotipi, in particolare TNBC PD-L1 positivo e in combinazione con chemioterapia in setting metastatico o neoadiuvante in casi selezionati. Studi recenti su combinazioni (es. ADC + immunoterapia) stanno ampliando le opzioni. macmillan.org.uk+1

5. Tumore al seno metastatico: strategia e sequenza terapeutica
Nella malattia metastatica l’obiettivo è prolungare la sopravvivenza, controllare i sintomi e mantenere la qualità di vita. Si adottano linee guida specifiche per sequenza di terapie sistemiche (endocrina ± targeted se HR+, terapie anti-HER2 se HER2+, chemioterapia o immunoterapia per TNBC ecc.). Le raccomandazioni ESMO/ASCO sono in continuo aggiornamento con nuove opzioni che prolungano la sopravvivenza in molte situazioni. esmo.org+1

6. Terapie di supporto e gestione degli effetti collaterali
Protezione delle ossa: bisfosfonati o denosumab in caso di metastasi ossee o per prevenire perdita ossea da terapia ormonale.

Supporto ematologico: growth factors, trasfusioni o aggiustamenti di dose per la neutropenia/anemia indotte dalla chemioterapia.

Gestione degli effetti a lungo termine: problemi cardiaci (soprattutto con antracicline o anti-HER2), neuropatie periferiche, menopausa indotta. Monitoraggi specifici e riabilitazione sono essenziali. Cancer Research UK

7. Fattori che guidano la scelta terapeutica
Sottotipo biologico (HR/HER2/TNBC).

Stadio della malattia (locale vs. metastatic).

Comorbilità e performance status.

Età e desiderio di preservare la fertilità o la mammella.

Presenza di mutazioni genetiche (es. BRCA) che aprono opzioni con PARP-inibitori.

Disponibilità di trial clinici che possono offrire nuove terapie. esmo.org+1

8. Novità e prospettive (ricerca attiva)
La ricerca continua a introdurre novità: ADCs più efficaci e con meno tossicità, nuove combinazioni immunoterapia + ADC/chemio, farmaci mirati basati su profili molecolari, e approcci personalizzati guidati da biomarcatori. Partecipare a trial clinici, quando possibile, è spesso un’opzione da discutere con l’oncologo. Breast Cancer Research Foundation+1

9. Come parlare con il team medico: domande importanti
Qual è il sottotipo biologico del mio tumore?

Quali sono i pro e i contro del trattamento proposto?

Ci sono opzioni conservative della mammella? E la ricostruzione?

Quali effetti collaterali posso aspettarmi e come si gestiscono?

Esistono trial clinici adatti alla mia situazione?

10. Risorse e linee guida autorevoli (letture consigliate)
ESMO Clinical Practice Guidelines — Early & Metastatic Breast Cancer. esmo.org+1

ASCO guidelines on systemic treatment of metastatic breast cancer. ASC Publications

AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) — guida alle terapie e immunoterapia. AIRC+1

Cancer Research UK / NHS — pagine divulgative su trattamento e opzioni. Cancer Research UK+1

FAQ (SEO-friendly)
D: La chemioterapia è sempre necessaria?
R: No — dipende dal tipo e dallo stadio. Per alcuni tumori a basso rischio e HR+ si preferisce terapia endocrina; per tumori ad alto rischio o TNBC la chemioterapia rimane spesso fondamentale. Cancer Research UK

D: Cos’è la terapia neoadiuvante?
R: È una terapia somministrata prima della chirurgia per ridurre la massa tumorale e valutare la risposta al trattamento (utile anche per testare efficacia di nuove terapie). PMC

D: L’immunoterapia funziona per tutti i tumori al seno?
R: No — attualmente è efficace soprattutto nei sottotipi particolari (es. TNBC PD-L1 positivo) e in contesti selezionati. La ricerca è in rapida evoluzione.

prenotazione visita senologica a Roma

Prof. Massimo Vergine-Chirurgo senologo
Primario Unità Operativa Complessa della Chirurgia della mammella del Policlinico Umberto I di Roma- Chirurgo Breast Unit

Principale area di interesse clinico è la diagnosi e trattamento chirurgico del tumore al seno con altre 30000 visite senologiche e 4000 interventi chirurgici .

Il Prof. Massimo Vergine è un chirurgo senologo con oltre 30 anni si esperienza nel campo della chirurgia oncologica della mammella, impegnato ogni giorno a ridare speranza e forza alle donne che affrontano il difficile percorso della malattia al seno.

Scopri le opzioni terapeutiche per il tumore al seno: chirurgia, radioterapia, chemioterapia, ormonoterapia, terapie mirate e immunoterapia.

IL CARCINOMA DUTTALE DEL SENO🟥 Conoscere per prevenire: il carcinoma duttale della mammellaIl carcinoma duttale della ma...
06/10/2025

IL CARCINOMA DUTTALE DEL SENO

🟥 Conoscere per prevenire: il carcinoma duttale della mammella

Il carcinoma duttale della mammella è la forma più comune di tumore al seno, rappresentando circa il 70-80% dei casi. Nasce nei dotti galattofori, i piccoli canali che trasportano il latte verso il capezzolo, e può essere “in situ” o “invasivo”.

🔹 Carcinoma duttale in situ (DCIS)
In questa fase il tumore è limitato ai dotti e non ha ancora invaso i tessuti circostanti. È considerato uno stadio precoce, con ottime possibilità di guarigione se diagnosticato in tempo.

🔹 Carcinoma duttale invasivo (IDC)
Quando le cellule tumorali superano la parete dei dotti e si diffondono nel tessuto mammario circostante, si parla di carcinoma invasivo. Anche in questo caso, la diagnosi precoce è fondamentale per aumentare le possibilità di cura.

💡 I sintomi da non sottovalutare

Molti carcinomi vengono scoperti grazie agli screening, prima ancora che si manifestino sintomi. Tuttavia, è importante prestare attenzione a:

noduli o indurimenti al seno

cambiamenti della forma o del profilo della mammella

secrezioni dal capezzolo (specie se sanguinolente)

arrossamenti, retrazioni cutanee o dolore persistente

🩺 Diagnosi e trattamento

La mammografia resta l’esame di riferimento per la diagnosi precoce, spesso associata a ecografia o biopsia per confermare la natura delle cellule.

Le opzioni di trattamento variano in base allo stadio e possono includere:

chirurgia (conservativa o mastectomia)

radioterapia

chemioterapia

ormonoterapia o terapie mirate, a seconda delle caratteristiche biologiche del tumore.

💕 La prevenzione è la tua forza

Adottare uno stile di vita sano (alimentazione equilibrata, attività fisica, riduzione di alcol e fumo) e aderire ai programmi di screening mammografico sono le armi più potenti che abbiamo per diagnosticare il tumore in tempo.

Ricorda: una diagnosi precoce può salvare la vita.
Non rimandare il tuo controllo. Prenditi cura di te — e invita anche le persone che ami a farlo.

Prof.Massimo Vergine

👉

🩺 Cosa significa “B5b” nella biopsia al seno?Quando si effettua una biopsia al seno, il tessuto prelevato viene analizza...
05/10/2025

🩺 Cosa significa “B5b” nella biopsia al seno?

Quando si effettua una biopsia al seno, il tessuto prelevato viene analizzato al microscopio da un medico anatomopatologo. Il risultato viene poi classificato con un sistema internazionale che va da B1 a B5, dove ogni sigla indica il grado di certezza diagnostica.

👉 Ecco cosa indicano le varie sigle:

B1: campione non valutabile o tessuto normale

B2: lesione benigna (non tumorale)

B3: lesione a potenziale incerto o borderline

B4: sospetto di malignità

B5: lesione maligna (tumore)

All’interno della categoria B5, ci sono due sottogruppi importanti:

B5a: carcinoma in situ (cioè confinato ai dotti o ai lobuli, non invasivo)

B5b: carcinoma invasivo, ovvero una forma di tumore che ha superato la membrana basale e può potenzialmente diffondersi ai tessuti circostanti o ai linfonodi.

💡 In parole semplici:
Un referto con la dicitura “B5b” indica che nella biopsia è stato identificato un tumore maligno invasivo. Questo non significa automaticamente che il quadro clinico sia grave, ma che è necessario approfondire con ulteriori esami (come ecografie, risonanze o biopsie linfonodali) e programmare un trattamento personalizzato con l’équipe oncologica.

❤️ Ricorda:
Il referto anatomopatologico è solo una parte del percorso diagnostico. La valutazione completa spetta sempre al medico specialista, che potrà spiegare nel dettaglio il significato dei risultati e i passi successivi.

Prof. Massimo Vergine-Chirurgo senologo
Primario Unità Operativa Complessa della Chirurgia della mammella del Policlinico Umberto I di Roma- Chirurgo Breast Unit.

😙Promettente nuova terapia contro il tumore al seno avanzato▶️▶️Risultati incoraggianti per la combinazione giredestrant...
04/10/2025

😙Promettente nuova terapia contro il tumore al seno avanzato

▶️▶️Risultati incoraggianti per la combinazione giredestrant più everolimus, rispetto alla terapia endocrina standard più everolimus, nelle donne con carcinoma mammario positivo per i recettori per gli estrogeni che sviluppano resistenza
Negli ultimi anni, il ricorso agli inibitori di CDK4/6 in associazione alla terapia endocrina ha migliorato la sopravvivenza delle pazienti con tumore al seno positivo per i recettori per gli estrogeni (ER+) ed HER2-negativo localmente avanzato o metastatico. Tuttavia, diverse donne sviluppano resistenza e la malattia torna a progredire, soprattutto nelle portatrici di mutazioni ESR1, presenti in fino 4 pazienti su 10 in questa situazione. In questi casi, come evidenzia lo studio di fase III evERA, il nuovo farmaco giredestrant, associato a everolimus, potrebbe rappresentare una valida opzione terapeutica, con il vantaggio della somministrazione orale di entrambi i farmaci.

▶️Lo studio evERA e il farmaco innovativo
Nel nuovo studio è stata valutata l’efficacia della combinazione giredestrant più everolimus, confrontandola con la terapia endocrina standard più everolimus, in pazienti con malattia localmente avanzata o metastatica già trattate con CDK4/6 e terapia endocrina.
I risultati sono promettenti: la combinazione con giredestrant ha rallentato in modo significativo la progressione della malattia, anche nelle pazienti con la mutazione ESR1, considerate più difficili da trattare. Inoltre, sebbene i dati sulla sopravvivenza globale non siano ancora maturi, è evidente un trend positivo.

▶️Giredestrant è un farmaco che appartiene alla classe dei SERD (Selective Estrogen Receptor Degrader) cioè i degradatori selettivi del recettore degli estrogeni. Si tratta di una molecola di nuova generazione, somministrabile per bocca, sviluppata con l’obiettivo di superare i limiti delle terapie endocrine tradizionali, come il tamoxifene. Diversamnete da quest’ultime, giredestrant permette non solo di bloccare i recettori per gli estrogeni, ma anche di ridurne in modo significativo le quantità, consentendo una soppressione più potente e duratura. Inoltre è efficace anche in presenza di mutazioni ESR1, una delle cause principali di resistenza ai trattamenti endocrini tradizionali.

Le implicazioni
Per ora solo un SERD orale (elacestrant) è stato approvato per il carcinoma mammario avanzato ER-positivo/HER2-negativo con mutazione ESR1 dopo terapia endocrina. Ma, accanto a giredestrant, sono in fase di studio altre molecole simili (come imlunestrant, camizestrant e altri), a testimoniare il grande interesse in queste terapie che potrebbero diventare nuovi standard di cura.

La possibilità di colpire in modo combinato vie di segnalazione complementari, come quella estrogenica (con giredestrant) e quella di mTOR (con everolimus), appare particolarmente promettente. In questo senso lo studio evERA dà un segnale forte, evidenziando come strategie terapeutiche basate su regimi orali, efficaci e ben tollerati, potrebbero ridefinire la gestione clinica del tumore al seno ER-positivo, soprattutto nelle pazienti che hanno esaurito altre linee di terapia.

Tumore al seno, cresce l’adesione agli screening ma ancora differenze territorialiIn Italia il 75% delle donne fra i 50 ...
04/10/2025

Tumore al seno, cresce l’adesione agli screening ma ancora differenze territoriali
In Italia il 75% delle donne fra i 50 e i 69 anni si è sottoposto allo screening mammografico a scopo preventivo. La copertura disegna un chiaro gradiente Nord-Sud con una copertura totale dell’86% al Nord, 80% al Centro e solo del 62% nelle Regioni meridionali. Le attività dell’Iss, dalla ricerca al registro delle Breast Unit

Cresce l’adesione agli screening per i tumori in Italia, specie quello della mammella, anche se con forti differenze geografiche che vedono il Sud restare indietro. Nel frattempo, sempre su questa neoplasia, la ricerca progredisce su vari fronti: avanzamenti nella diagnostica anche mediante l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, individuazione di bersagli terapeutici e di nuovi trattamenti. Sono iniziate inoltre le attività del Registro Unico Nazionale delle Breast Unit, istituito con la scorsa legge di Bilancio. E’ questo il quadro tracciato dall’Iss in occasione, ad ottobre, del mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno.

Gli screening

I dati della sorveglianza Passi relativi al biennio 2023-2024 mostrano che in Italia il 75% delle donne fra i 50 e i 69 anni si è sottoposto allo screening mammografico a scopo preventivo, all’interno di programmi organizzati o per iniziativa personale, nei tempi raccomandati dalle linee guida nazionali e internazionali.

La quota di donne che si sottopone allo screening mammografico è maggiore fra quelle più istruite o con maggiori risorse economiche, fra quelle di cittadinanza italiana rispetto alle straniere e fra le donne coniugate o conviventi. La copertura disegna un chiaro gradiente Nord-Sud con una copertura totale dell’86% al Nord, 80% al Centro e solo del 62% nelle Regioni meridionali la pandemia nel 2020 e nel 2021 ha determinato una riduzione della copertura totale dello screening mammografico sia per una riduzione dell’offerta dei programmi da parte delle ASL, impegnate nella gestione dell’emergenza sanitaria, sia per un calo dell’adesione da parte delle donne alle quali erano rivolti gli inviti. Nel 2022 la copertura dello screening ha ricominciato ad aumentare, arrivando nel 2024 a superare i valori pre-pandemia.
In questo quadro, non è trascurabile la quota di 50-69enni che invece non si è mai sottoposta a una mammografia a scopo preventivo o lo ha fatto in modo non ottimale: 1 donna su 10 non ha mai fatto un esame mammografico e quasi il 15% riferisce di averlo eseguito da oltre due anni.

La ricerca dell’Iss, da nuovi bersagli terapeutici all’uso dell’AI

L’Istituto è inoltre impegnato nella ricerca su diversi fronti:

· ricerca di base e traslazionale, che mira a identificare nuovi bersagli terapeutici e strategie immunologiche per superare le resistenze e ridurre le recidive,

· ricerca epidemiologica e outcome research, che valuta la sopravvivenza a lungo termine, con attenzione particolare alle pazienti giovani,

· innovazione tecnologica, con l’uso dell’intelligenza artificiale nello screening e nella diagnostica e con lo studio di biomarcatori circolanti per aumentare la sensibilità della rilevazione precoce.

“Questa produzione scientifica -sottolinea il Direttore Generale Andrea Piccioli– spesso in collaborazione con reti internazionali, alimenta linee guida, buone pratiche e politiche pubbliche. È un esempio concreto di come la ricerca possa tradursi in strumenti operativi per il sistema sanitario e per le pazienti”.

Recentemente inoltre la Legge di Bilancio ha istituito presso l’Iss il Registro Unico Nazionale delle Breast Unit. “Attraverso il Registro – evidenzia Piccioli- sarà possibile raccogliere e armonizzare i dati, monitorare i processi di diagnosi e cura, individuare le esperienze più virtuose e diffonderle, rafforzare il dialogo costruttivo con le Regioni e sostenere decisioni fondate su evidenze. È uno strumento di trasparenza e di governo clinico, che consentirà di intervenire tempestivamente laddove emergano criticità o criticità o disuguaglianze”.

Prof. Massimo Vergine
Direttore Unità Operativa della Chirurgia della mammella
Policlinico Umberto I di Roma

Indirizzo

Dove Lavoro/Policlinico Umberto I
Rome
00147

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