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Il MASSAGGIO è un’ILLUSIONE terapeutica.  Una finzione voluta, in cui il corpo si lascia ingannare con piacere.  La ment...
26/07/2025

Il MASSAGGIO è un’ILLUSIONE terapeutica.
Una finzione voluta, in cui il corpo si lascia ingannare con piacere.

La mente sa benissimo che sta pagando per quel gesto.
Ma il corpo no. Il corpo non distingue tra il tocco di una madre e quello di una terapista.
Non distingue tra un abbraccio per amore e uno per professione.
Il corpo risponde SEMPRE e comunque alla presenza, al calore, all’ascolto non verbale.

Ecco la MAGIA del massaggio: un’illusione che attiva cure chimiche reali.
Si sprigiona ossitocina, cala il cortisolo, tornano calma e connessione.
È il ricordo antico di essere accolti, contenuti, nutriti..Come da una madre.

Non è solo tecnica. È una messinscena SACRA , che crea uno spazio dove l’anima si sente al sicuro e si colmano vuoti antichi.

È lì che accade la magia : nel confine sottile tra ciò che sappiamo essere “FINZIONE ”…
…e ciò che il corpo vive come assolutamente REALE.

HA ANCORA SENSO , oggi, per una struttura ricettiva INVESTIRE in AREE RELAX, animazione, intrattenimento, esperienze ben...
25/07/2025

HA ANCORA SENSO , oggi, per una struttura ricettiva INVESTIRE in AREE RELAX, animazione, intrattenimento, esperienze benessere… quando ormai il vero passatempo dell’ospite è il suo telefonino?

Il "FREAK SHOW" .. Il paradosso più GROTTESCO dell’era moderna è la Gente che spende migliaia di euro per resort in paradisi terrestri , per poi passare le giornate in piscina con gli occhi puntati sullo schermo, a scrollare vite altrui o postare storie fasulle sulla propria.

Massaggi, escursioni, degustazioni? Troppo impegnativi per chi è emotivamente atrofizzato dal bombardamento digitale.
La vera spa è Instagram, il vero relax è il loop su TikTok, l’unica compagnia è il feed. E non servono operatori olistici, bagnini, animatori o terapisti… serve solo Wi-Fi potente e prese di corrente.

E allora: ha senso investire in reparti esperienziali REALI quando l’ospite medio non cerca più emozioni, ma stimoli artificiali da consumare sul lettino?
Forse no.
O forse, a questo punto, l’unico luogo dove reparti relax, benessere ed esperienziali avranno davvero senso sarà nelle cliniche dedicate al DIGITAL DETOX.

Sì, perché mentre negli hotel vengono spesso ignorati per passare il tempo sullo schermo, nelle cliniche verranno riscoperti come terapia, come strumenti per RIABILITARE cervelli DISCONNESSI dalla realtà, corpi SEDATI dal digitale, anime SPENTE dalla sovrastimolazione.

Il paradosso è atroce: ciò che era stato pensato per il piacere e lo svago dell’uomo LIBERO , dovrà essere usato per curare l’uomo DIPENDENTE .
Saune, massaggi, esperienze sensoriali, camminate nella natura: non più lusso per vacanzieri, ma MEDICINA per TOSSICODIPENDENTI digitali.

E quindi sì, forse quei reparti servono ancora… ma non negli hotel. Nei centri di recupero.

La GRAFOLOGIA , la MORFOPSICOLOGIA e la BIOTIPOLOGIA sono tre strumenti potentissimi e sinergici nell’ambito della natur...
24/07/2025

La GRAFOLOGIA , la MORFOPSICOLOGIA e la BIOTIPOLOGIA sono tre strumenti potentissimi e sinergici nell’ambito della naturopatia ed estetica olistica.

Quando integrati, offrono una lettura profonda, non solo del corpo, ma anche della personalità, degli squilibri energetici e del terreno costituzionale della persona.

Morfopsicologia:
Osserva il viso come specchio della personalità e del sistema nervoso. Le forme del viso, la tonicità, l’espansione o la retrazione di certe aree (fronte, zigomi, mandibola) riflettono il modo in cui una persona pensa, sente e reagisce. Serve a individuare blocchi emotivi, tendenze energetiche (es. persone ipostimolate o in ipercontrollo), e può indirizzare verso trattamenti calmanti, drenanti o tonificanti.

Biotipologia:
Studia la costituzione fisica e le predisposizioni organiche della persona. È la base per selezionare rimedi naturali, alimentazione, tipi di massaggio e trattamenti.
Ogni biotipo ha un suo metabolismo, equilibrio ormonale, reattività e sensibilità diversa.

Grafologia:
Analizza la scrittura per comprendere aspetti inconsci del carattere, del sistema nervoso e della sfera emotiva. Rivela tensioni, rigidità, paure, bisogni nascosti, che spesso si riflettono anche sul corpo e sull’aspetto esteriore. È preziosa per collegare mente e corpo e raffinare ulteriormente il tipo di trattamento personalizzato.

Insieme, questi tre strumenti consentono un approccio profondamente individuale, empatico e strategico:
- Il viso mostra il “qui e ora” energetico
- Il corpo rivela la costituzione e le fragilità organiche
- La scrittura racconta la parte nascosta e spesso taciuta della persona

Questo significa passare da un’estetica meccanica e "in serie" ad una costruita "su misura" della persona.

Dietro molte espressioni di BUONISMO moderno si celano forme sottili ma insidiose di RAZZISMO, discriminazione, PIETISMO...
23/07/2025

Dietro molte espressioni di BUONISMO moderno si celano forme sottili ma insidiose di RAZZISMO, discriminazione, PIETISMO , vergogna sociale e standardizzazione estetica, mascherate da inclusività e tolleranza che spesso perpetuano il contrario di ciò che dichiarano.

- Razzismo e discriminazione travestiti da "voce agli ultimi": si dà spazio a certe categorie non per reale rispetto, ma per mettersi la medaglia del paladino progressista. Un razzismo paternalista, che dice "ti do spazio non perché vali, ma perché sei una minoranza da proteggere".

- Pietà mascherata da "empatia" : si difendono corpi, condizioni e diversità non per riconoscerne la forza, ma per compassione. Questo non è rispetto, è condiscendenza.

- Vergogna sociale camuffata da "sensibilità" : ogni pensiero che non rientra nel linguaggio approvato viene bollato come pericoloso. Il confronto viene spento, e la paura di "offendere" diventa censura.

- Uniformità estetica dietro l’"Inclusività" : in nome della body positivity si impongono nuovi modelli estetici.. tutti identici nella loro “diversità”. Una Barbie Diabetica o una modella Obesa in passerella, ma tutte con lo stesso sguardo vuoto e la posa da copertina.

Il buonismo contemporaneo non è altro che la nuova faccia pulita del moralismo e del controllo culturale, nascosto dietro SLOGAN LUCCICANTI e "PROGRESSISTI".

Se non rientri nel pensiero dominante, sei automaticamente fuori. E qui entra in scena la "cancel culture": Chiunque si azzardi a proporre un pensiero critico viene zittito, etichettato, isolato.

Anche solo dissentire da certe derive ideologiche legate alla comunità LGBTQ+ ti fa finire nel girone dei mostri "omofobi".

Nel frattempo, mentre (apparentemente) si celebra ogni diversità , si costruisce un Pensiero Unico che impone una nuova normalità standardizzata, in cui persino la sofferenza viene anestetizzata con sorrisi e frasi vuote tipo “good vibes only”.

I buonisti, in fondo, sono i nuovi puritani dell’epoca moderna: convinti di avere la verità in tasca, dispensano lezioni di morale con l’aria di chi si crede superiore, quando in realtà sono solo più pavidi e conformisti di altri, incapaci di sostenere un vero confronto dialettico senza rifugiarsi dietro slogan prefabbricati e vittimismi.

Il risultato è un’omologazione del pensiero.. un’anestesia del gusto critico per non turbare le coscienze addomesticate.

Tutto questo non è affatto "inclusione" ,ma solo il volto ipocrita del nuovo controllo sociale, dove le minoranze, in realtà, non vengono affatto trattate "alla pari" ma come CASI UMANI, con il risultato di renderle ancora più isolate, fragili, "infantili" e fenomeni da baraccone.

"NORMALIZZAZIONE del PATOLOGICO : la nuova deriva del pensiero debole"Viviamo in un’epoca in cui il patologico viene cel...
22/07/2025

"NORMALIZZAZIONE del PATOLOGICO : la nuova deriva del pensiero debole"

Viviamo in un’epoca in cui il patologico viene celebrato. E guai a dirlo. Perché l’INCLUSIVITA', oggi, è diventata una scusa perfetta per non guardare in faccia la realtà.

Ci sono Barbie DIABETICHE, Miss OBESE portate come simbolo di bellezza, giovani che lavorano 50 ore a settimana per poco più di 1.000€ al mese ma postano mantra sulla resilienza.
Tutto normale, tutto motivazionale, tutto “ispirante”.

Obesità, esaurimento nervoso, burn-out, dipendenze da zuccheri, antidepressivi, stanchezza cronica, isolamento sociale… Tutto truccato da unicorni e glitter per non sembrare quello che è: sofferenza mascherata da progresso.

Non è inclusività questa:
È addomesticamento culturale.
È la trasformazione di un disagio in bandiera identitaria, non per risolverlo, ma per tacerlo.
È la patologia santificata perché tutti si sentano “rappresentati”, anche nel baratro.

Inclusività vera è aiutarti a uscire dalla condizione che ti fa male, non metterti la corona mentre ci stai affogando dentro.

La verità è che stiamo normalizzando l’anomalia.. E quando le anomalie diventano la nuova norma, quando la malattia viene romanticizzata, l’obesità difesa come "scelta", l’esaurimento celebrato come "dedizione", la fragilità promossa come "personalità" questo significa disinnescare la possibilità di evolvere, rendere inaccettabile la cura, e soprattutto bloccare ogni spiraglio di crescita reale.
Perché se tutto è ok così com’è, non si cambia, non si migliora, non si guarisce.

E in un mondo dove l’inclusività diventa un alibi, non si è più liberi di chiamare le cose col loro nome.
E allora sì, il rischio è grosso: una società in cui la PATOLOGIA DIVENTA CULTURA , e la verità, una colpa.
…E mentre questo avviene a suon di slogan e buonismo ipocrita, accade ovviamente anche il contrario: la normalità viene patologizzata.

INVECCHIARE ad esempio, è diventato quasi un crimine. Basta una ruga a 25 anni e scatta la corsa al filler, al bisturi, alla negazione del tempo. Si ha più paura di invecchiare che di ammalarsi, più terrore del volto che cambia che di un corpo sovraccarico di tossine, ansia, farmaci e frustrazione.

Così si crea una SOCIETÀ SCHIZOFRENICA : da una parte si abbracciano con orgoglio le malattie metaboliche, lo stress cronico, la dipendenza da psicofarmaci, lo stile di vita tossico e disordinato — e lo si fa passare per “accettazione di sé”.
Dall’altra, si rifiuta l’invecchiamento, la sobrietà, la fatica, la disciplina, il limite naturale, come se fossero disturbi da correggere.

Il rischio? Perdere il senso della realtà.
E diventare una civiltà che GLORIFICA CIÒ CHE LA DISTRUGGE , e si vergogna di ciò che la tiene in vita.

Abbiamo davvero un esercito di zombie tra noi. Solo che non barcollano per strada : scrivono, commentano e travisano.Da ...
21/07/2025

Abbiamo davvero un esercito di zombie tra noi. Solo che non barcollano per strada : scrivono, commentano e travisano.

Da una parte ci sono gli ANALFABETI FUNZIONALI : leggono, ma non capiscono. Sanno decifrare le parole, ma non ne afferrano il senso. Fraintendono concetti semplici, saltano la logica, eppure sono convinti di aver capito tutto. La loro ignoranza non è silenziosa: è rumorosa, aggressiva, convinta. Sono pericolosi perché reagiscono, giudicano e attaccano su basi completamente sbagliate, e alimentano un clima di confusione e incomunicabilità.

Dall’altra parte ci sono gli INTELLETTUALMENTE DISONESTI : questi capiscono benissimo cosa stai dicendo, ma lo manipolano volontariamente. Ti attribuiscono pensieri mai espressi, distorcono ogni passaggio, usano le tue parole contro di te per sostenere la loro agenda personale. Sono più subdoli, più lucidi, ma altrettanto tossici: trasformano ogni conversazione in una trappola ideologica.

Entrambi, gli zombie inconsapevoli e quelli calcolatori, uccidono il confronto reale, SOFFOCANO il PENSIERO CRITICO e riducono il dibattito pubblico a una giungla in cui chi parla con lucidità viene linciato da chi non capisce o da chi fa finta di non capire.
E la cosa più inquietante è che oggi dettano il tono del discorso, invadono ogni spazio, e si moltiplicano.

La RECEPTION è la PRIMA VETRINA viva di un’azienda alberghiera. Non è (e non dovrebbe mai essere) un luogo asettico dove...
20/07/2025

La RECEPTION è la PRIMA VETRINA viva di un’azienda alberghiera. Non è (e non dovrebbe mai essere) un luogo asettico dove si consegnano chiavi e si recitano informazioni basilari come un disco rotto.
È un punto strategico, il cuore pulsante dell’esperienza iniziale del cliente, dove si gettano le basi per vendere, fidelizzare, valorizzare ogni reparto dell’hotel.

Il cross-selling in reception non è un dettaglio: è fondamentale per la salute economica dell’intera struttura.

Proporre al cliente, già in fase di check-in o in prima conversazione, l’accesso al centro benessere, un trattamento spa, un upgrade di camera, o una cena gourmet, vuol dire attivare opportunità reali di guadagno e di soddisfazione per il cliente, che si sente seguito e guidato, non solo “registrato”.

Spesso si investono milioni in progettazione, spa, cucina, servizi… e poi la prima (e a volte unica) persona con cui il cliente parla si limita a dare la chiave, dire gli orari della colazione e indicare l’ascensore. È uno spreco di energia, risorse e potenziale umano.

Un’azienda alberghiera è come un’automobile di grossa cilindrata: puoi avere il motore più potente (chef stellati, architettura, spa da sogno), ma se ti mancano le ruote non vai da nessuna parte.
Senza una reception formata, proattiva e consapevole del proprio ruolo, non c’è spinta, non c’è direzione, non c’è margine.

Non basta accogliere: bisogna saper vendere, proporre, connettere il cliente al valore dell’hotel.
Chi sta alla reception non è un portachiavi umano: è il primo venditore, il primo AMBASCIATORE , il primo specchio dell’identità dell’azienda.

Spesso si sottovaluta quanto sia cruciale avere in reception persone carismatiche, sveglie, capaci di entrare in empatia con l'ospite..

Non serve una camicia perfettamente stirata se manca lo sguardo sicuro, la capacità di leggere chi si ha davanti e proporre con naturalezza i servizi dell’hotel, valorizzandoli.
Il falso sorrisone da copione oggi non basta più: il cliente lo percepisce, lo annusa, lo dimentica.

Meglio una figura meno “perfetta” ma vera, coinvolgente, magnetica, che sappia trasmettere il valore dell’esperienza, piuttosto che una statua col sorriso stampato e lo script imparato a memoria.
Perché chi sa parlare, proporre, connettere, fa guadagnare l’hotel.
Chi si limita a consegnare chiavi, no.

Avere a che fare con persone ancorate ai FANTASMI del PASSATO può diventare profondamente logorante.  Non perché il dolo...
19/07/2025

Avere a che fare con persone ancorate ai FANTASMI del PASSATO può diventare profondamente logorante.

Non perché il dolore passato non meriti rispetto, ma perché quando viene usato come identità fissa, blocca ogni evoluzione — propria e altrui.

Chi vive costantemente da vittima del passato:
- interpreta ogni parola come un’offesa,
- ogni errore come un tradimento,
- ogni relazione come un campo minato.

Diventa impossibile costruire qualcosa di nuovo, perché tutto viene filtrato attraverso ferite non guarite.
E spesso, anziché cercare guarigione, pretendono che il mondo si adatti al loro trauma.

Questo atteggiamento può diventare tossico, perché ti spinge a camminare sulle uova, a limitare te stesso per “non riattivare” vecchie dinamiche che non ti appartengono.
E, col tempo, svuoti te per non urtare chi si rifiuta di affrontarsi.

I traumi non risolti non danno diritto a manipolare gli altri.
Chi non vuole evolvere diventa un PESO, non più una persona da aiutare.
E se continui a giustificarli, finisci col perdere pezzi tuoi per restare in una storia che non è nemmeno la tua..
.questo atteggiamento, purtroppo, può anche essere "velatamente" alimentato da molti terapisti che, invece di aiutare il paziente a sciogliere il nodo, lo tengono avvolto nella sua stessa storia, girando intorno al trauma all’infinito.

Perché un paziente che guarisce smette di pagare.
Ma uno che resta identificato NELLA FERITA , che torna ogni settimana a parlare dello stesso dolore ( senza mai affrontarlo davvero, aldilà del monologo/piagnisteo di 60 min. davanti a uno sconosciuto che nel frattempo pensa a cosa mangiare a cena ) è un flusso di guadagno costante.

Così si crea un legame tossico travestito da terapia.. Una dipendenza emotiva mascherata da "cura".
E chi ci casca rischia di non uscire mai dalla sua prigione, convinto che stia lavorando su di sé, quando in realtà è tenuto fermo da chi dovrebbe aiutarlo a staccarsi e a MUOVERSI.

Oggi sempre più uomini tra i 30 e i 40 anni soffrono di ANSIA CRONICA , insonnia, attacchi di panico, disturbi dell'umor...
18/07/2025

Oggi sempre più uomini tra i 30 e i 40 anni soffrono di ANSIA CRONICA , insonnia, attacchi di panico, disturbi dell'umore e vengono "curati" con psicofarmaci o psicoterapia orientata al passato.
Ma ha ancora senso scavare nel PASSATO e nell’infanzia di una generazione che (più di altre) spesso non ha vissuto veri traumi infantili, mentre il trauma è nel PRESENTE ?

Questa generazione vive una pressione economica COSTANTE :

- Affitti inaccessibili (600–800€ anche per un monolocale in città)
- Spesa alimentare minima (300–400 €)
- Bollette, trasporti, carburante, abbonamenti, sanità privata, imprevisti
- Zero risparmi, zero tutele, zero margine di errore

Il futuro è visto come una minaccia, e l’idea di "fare famiglia" è spesso accompagnata da un incubo:
- Uomini divorziati costretti a mantenimenti sproporzionati
- Perdita della casa
- Difficoltà nel vedere i figli
- Tassi di suicidio maschile post-divorzio sempre più alti (in Europa, oltre il 75% dei suicidi sono uomini, molti dei quali padri separati,economicamente prosciugati, psicologicamente distrutti)

È legittimo allora chiedersi:
ha senso continuare a cercare l’origine di ansia e depressione solo nel lontano passato? Ha senso la "sedazione farmacologica" come Cura?
O è tempo che la medicina, la psicologia e la società stessa inizino a guardare le condizioni attuali di vita come vere responsabili di questa epidemia silenziosa?

La psiche non sempre si ammala perché è mancato l’amore della mamma (da piccoli), ma perché manca l'amore e la speranza per il futuro (da grandi).

La DISBIOSI non è un fenomeno limitato esclusivamente all’intestino. Anche la PELLE , che è l’organo più esteso del corp...
16/07/2025

La DISBIOSI non è un fenomeno limitato esclusivamente all’intestino.
Anche la PELLE , che è l’organo più esteso del corpo, ha un proprio microbiota: una complessa comunità di batteri, lieviti e altri microrganismi che vivono in equilibrio e svolgono un ruolo fondamentale nella protezione, nella regolazione del pH e nel mantenimento della barriera cutanea.

Quando questo equilibrio si altera — a causa di cosmetici aggressivi, detergenti sgrassanti, antibiotici topici, inquinamento o stress — si parla di disbiosi cutanea.

Le conseguenze possono essere molteplici: acne, rosacea, dermatite atopica, secchezza cronica, pruriti inspiegabili, arrossamenti, fino a forme di sensibilità cutanea diffusa.

Ecco perché oggi si parla sempre di più di "cosmesi microbiome-friendly", cioè cosmetici formulati per rispettare (o addirittura nutrire) il microbiota della pelle. Ingredienti troppo antibatterici, siliconici occlusivi o conservanti troppo forti possono alterarlo.

Una cosmesi intelligente non “pulisce troppo”, non sterilizza la pelle, ma lavora in sinergia con il microbioma, mantenendo il suo equilibrio naturale.. Ma pelle e intestino sono strettamente collegati attraverso l’asse intestino-pelle, per cui, ciò che accade a livello intestinale ha spesso ripercussioni evidenti anche sulla salute cutanea.
Per questo motivo, il Microbiota Cutaneo (cioè l’insieme dei microrganismi presenti sulla pelle) può essere riequilibrato non solo con cosmetici specifici, ma anche "agendo dall’interno".

Quando l’intestino è in disbiosi (cioè ha uno squilibrio nel microbiota), si genera una cascata infiammatoria sistemica che può peggiorare disturbi della pelle.

Ecco perché l’uso combinato di:
- fermenti lattici e probiotici per via orale, scelti per migliorare la permeabilità intestinale, ridurre l’infiammazione e modulare l’immunità,
e
- cosmetici "microbiome-friendly" , ovvero formulazioni che non danneggiano la flora cutanea e anzi la nutrono,

rappresenta una Strategia SINERGICA potente per riequilibrare la pelle in profondità, agendo dalla radice alla superficie.

La vera cosmesi oggi non può più prescindere da questo APPROCCIO INTEGRATO.

Oggi parlare di SCONTO COME STRATEGIA di VENDITA è, in molti casi, una trovata logora e patetica. Una pezza vecchia mess...
15/07/2025

Oggi parlare di SCONTO COME STRATEGIA di VENDITA è, in molti casi, una trovata logora e patetica. Una pezza vecchia messa su un buco che non si vuole guardare davvero. Lo sconto non è strategia, è un grido di aiuto. È il segnale che non sai più come rendere appetibile ciò che vendi, se non svendendolo.

Lo sconto è l’illusione di “risparmiare”, ma sotto c’è un prodotto che molto spesso non ha né valore reale né anima. È il trucco da bancarella, il BLACK FRIDAY DEL NULLA, lo specchietto per le allodole che funziona solo su chi guarda il prezzo e non il contenuto. È il modo in cui molti tentano di coprire la MANCANZA di QUALITÀ.

Chi punta ancora sullo SCONTO come leva principale è come quello che cerca di conquistare qualcuno ostentando il portafoglio: forse attira, ma non convince. Se devi abbassare il prezzo per vendere, forse il valore percepito è già sotto terra.

In un mercato saturo come quello del Benessere, lo sconto non è una strategia, è spesso un autogol. SVALUTA il servizio, SQUALIFICA il professionista, ABBASSA la percezione del valore. È come dire: “Non vale quanto chiedo”. E chi entra attirato dallo sconto, spesso non è il cliente che vuoi trattenere.

Ma attenzione: non basta non scontarsi. Serve fare un passo in più: conoscere il proprio target. Chi vuoi attrarre? Che potere d’acquisto ha? Cosa cerca?

ADATTARE i servizi, i prezzi e le proposte "già in fase embrionale" , plasmarli sulle esigenze reali del pubblico è fondamentale.. Come lo è il CREARE desiderio e unicità del "prodotto".
E non urlare "20% IN MENO" come fosse un jingle del 1998.

E mentre LA DONNA MODERNA rincorre mille ruoli — madre, lavoratrice, manager, figlia perfetta, amica disponibile —  spes...
14/07/2025

E mentre LA DONNA MODERNA rincorre mille ruoli — madre, lavoratrice, manager, figlia perfetta, amica disponibile — spesso si dimentica di essere donna. Non nel senso estetico o sociale, ma nel senso più profondo, più corporeo, più recettivo.

Ha smesso di accogliere, di sentire, di desiderare davvero. Il suo corpo è contratto, la sua energia è spostata nella mente, nel fare, nel controllare. E in tutto questo, la sua sessualità si svuota, si spegne. Non perché non abbia rapporti, ma perché non li sente più. Non li desidera davvero.

E allora arriva quella tristezza sottile, quel vuoto silenzioso che non ha nome, che non si colma con una carriera né con una borsa nuova. Un’insoddisfazione sessuale così radicata e profonda che molte nemmeno riconoscono più come tale. Perché è stata normalizzata. Perché è stata silenziata. Perché nel fare tutto… non c’è più spazio per ricevere.

E finché la donna non tornerà a essere corpo, a lasciarsi attraversare, a farsi spazio per desiderare e sentire, l’uomo non potrà mai più esserci davvero come maschio.
Perché per esserci, ha bisogno che qualcuno lo voglia, lo accolga, lo lasci entrare..
. e questa frustrazione, questo vuoto sordo che la donna moderna si porta dentro, non sparisce da solo. Si accumula. Sale. Diventa nervosismo, rabbia, scatti d’ira apparentemente immotivati. O si trasforma in ansia cronica, quella che non si spegne mai, nemmeno nei momenti di tranquillità.

E allora giù con gli ansiolitici, antidepressivi, integratori miracolosi, tisane calmanti, gattini e cagnolini da compagnia.
Quando in realtà, basterebbe mollare la presa.. smettere di controllare tutto.. non dover avere sempre il comando.. riscoprire il potere della morbidezza, della passività consapevole, dell’accoglienza.

Perché la donna non guarisce NELLA LOTTA. Il suo corpo non vuole fare guerra: vuole aprirsi, ricevere, fluire. E finché resta irrigidita nel fare, nell’essere sempre presente, sempre forte, sempre razionale, continuerà a vivere una vita in apnea, sedata e sconnessa.

Tornare a essere "passiva" non è una sconfitta.. a volte è la più grande liberazione e la più alta forma di POTERE.

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Rome

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