
27/09/2025
🤷♀️ Quando l’accessibilità resta uno slogan e la realtà fa inciampare — anzi, parcheggia proprio davanti.
Questa mattina, davanti all’ingresso del parcheggio disabili, ho trovato questa scena: la mia auto, con il contrassegno ben visibile, letteralmente imprigionata da una fila ordinata di biciclette a noleggio. Non lasciate lì a caso: perfettamente allineate davanti alle portiere, come se nessuno, mai, potesse aver bisogno di scendere da quel lato.
Sono una psicoterapeuta, lavoro ogni giorno con persone che affrontano malattie rare, croniche, disabilità. Sono anche mamma di una ragazza con una malattia rara. So bene quanto sia difficile muoversi in un mondo che non è stato pensato per te. Ma vederlo così, nero su bianco (o meglio, verde su asfalto), fa male.
Io, che sono “abile” (ma neanche troppo visto che ho le mie belle condizioni croniche!), sono riuscita a entrare dall’altro sportello, arrampicandomi un po’ e passando dal lato del passeggero.
Ma se al posto mio ci fosse stata una persona in carrozzina o comunque con difficoltà di movimento? Semplicemente, sarebbe rimasta bloccata.
Quante volte abbiamo parlato di inclusione, empatia, rispetto? Quante iniziative, giornate, post ispirazionali? Eppure basta un gesto distratto — o peggio, indifferente — per cancellare tutto.
Non è solo una questione di biciclette malmesse: è il simbolo di un pensiero che manca. Di uno spazio mentale che non si apre all’altro. Di un “tanto non serve” che ferisce chi ogni giorno deve già combattere con barriere invisibili e visibilissime.
Come terapeuta so che la cultura del rispetto si costruisce attraverso consapevolezza e azioni piccole ma continue. Come cittadina e madre, oggi ho sentito il bisogno di denunciare questo episodio. Perché non basta parlare di inclusione: bisogna viverla.
Vorrei che chi sistema queste bici pensasse: “Forse qui deve salire una persona che ha bisogno di spazio per aprire la portiera.”
Vorrei che smettessimo di relegare l’accessibilità a un tema da post social e la portassimo nelle azioni quotidiane.
Non è solo un parcheggio. È un messaggio.
Oggi quel messaggio è stato: “Non importa se sei fragile, arrangiati.”
Io, e tanti altri, ci aspettiamo di leggere altro domani.