Romina Fabi - Consulente Olistica e Operatrice Bioenergetica

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01/05/2025

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𝐏𝐀𝐒𝐐𝐔𝐄𝐓𝐓𝐀: 𝐃𝐀𝐋 𝐌𝐈𝐒𝐓𝐄𝐑𝐎 𝐀𝐋𝐋𝐀 𝐌𝐀𝐍𝐈𝐅𝐄𝐒𝐓𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄 - 𝐈𝐧𝐭𝐞𝐫𝐩𝐫𝐞𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐄𝐬𝐨𝐭𝐞𝐫𝐢𝐜𝐚La Pasquetta appare nel calendario come una sorta ...
21/04/2025

𝐏𝐀𝐒𝐐𝐔𝐄𝐓𝐓𝐀: 𝐃𝐀𝐋 𝐌𝐈𝐒𝐓𝐄𝐑𝐎 𝐀𝐋𝐋𝐀 𝐌𝐀𝐍𝐈𝐅𝐄𝐒𝐓𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄 - 𝐈𝐧𝐭𝐞𝐫𝐩𝐫𝐞𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐄𝐬𝐨𝐭𝐞𝐫𝐢𝐜𝐚

La Pasquetta appare nel calendario come una sorta di “prolungamento” della festività pasquale. Ma a rigor di logica, se la Pasqua raffigura il culmine di un processo iniziatico (la morte simbolica dell’Io e la nascita del Sé), la Pasquetta ne costituisce una delicata e sottile eco – strettamente connessa, tuttavia, al piano della 𝐦𝐚𝐧𝐢𝐟𝐞𝐬𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐭𝐭𝐢𝐯𝐚.
Quel che per molti è soltanto un giorno di svago in più, ricco di grigliate, gite fuori porta e convivialità leggera, cela in effetti un significato ben diverso (in quanto momento di integrazione e incarnazione del processo spirituale rilegato ai giorni scorsi).

Esotericamente parlando, la Pasquetta rappresenta l’inizio del cammino nel mondo dopo la trasfigurazione interiore. È il momento in cui il mistero, contemplato e vissuto nella solennità della Pasqua, comincia a concretizzarsi nella realtà quotidiana. Nel simbolismo antico delle vecchie tradizioni e culture, ogni trasfigurazione spirituale doveva essere incarnata nella quotidianità affinché potesse dirsi compiuta. Perciò è erroneo definire la resurrezione esclusivamente come un evento mistico o trascendente avendo, ella stessa, una finalità molto più estesa e rilevante (connessa per l’appunto alla 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐜𝐢𝐥𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 tra Spirito e materia, tra alto e basso).
Cosa richiama or dunque, nel suo aspetto più profondo, la Pasquetta? Il primo passo tangibile a seguito del risveglio, la ripresa della vita ordinaria con una coscienza rinnovata. È sostanzialmente una 𝐝𝐢𝐬𝐜𝐞𝐬𝐚 𝐬𝐚𝐜𝐫𝐚, analoga a quella dell’anima che torna nel corpo dopo una visione mistica. L’esperienza culminante quindi si ridistribuisce, riversandosi nel reale. Nelle connotazioni spirituali è il passaggio dalla visione all’integrazione.

Nel calendario liturgico cristiano, questo giorno prende il nome di “Lunedì dell’Angelo”, in riferimento alla figura angelica che annuncia alle donne la resurrezione di Cristo. In questi termini l’angelo può sembrare un semplice messaggero resosi visibile per trasmettere una notizia, eppure, in chiave esoterica, egli incarna un vero e proprio archetipo di 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 tra le dimensioni.
Rappresenta il principio mediatore, l’intelligenza sottile che collega ciò che è stato trasfigurato a ciò che deve ora, nell’istante presente, 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐚𝐠𝐢𝐭𝐨. Potremmo definirlo il “custode del passaggio”, colui che veglia sulla soglia della rinascita. In alcune tradizioni misteriche, infatti, gli angeli sono i guardiani delle iniziazioni; appaiono quando un ciclo si conclude e un altro è pronto ad iniziare, portando così il messaggio necessario alla coscienza per entrare nel nuovo stato dell’Essere. Secondo la Kabbalah ogni giorno ha un’energia angelica che ne caratterizza lo Spirito. Il lunedì (dies lunae) è governato dalla Luna, il principio femminile, ricettivo e medianico che favorisce proprio la trasmissione dal mondo spirituale al piano materiale.

Ricapitolando, la Domenica di Pasqua riguarda l’elevazione, il raggiungimento della vetta sulla montagna spirituale, mentre la Pasquetta impersonifica la discesa consapevole verso la valle.
Il compimento della Rubedo di cui abbiamo ampiamente disquisito nell’articolo antecedente, dunque, non è fine a sé stesso, poiché implica una 𝐫𝐞𝐬𝐩𝐨𝐧𝐬𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐜𝐚𝐫𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞.
La coscienza illuminata è chiamata a calarsi nell’esistenza, a operare nella materia con rinnovata e differente consapevolezza. Questo giorno, spesso vissuto con leggerezza, è in realtà il simbolo del ritorno dell’iniziato nel mondo. Per intenderci meglio, è un po’ come quello che avviene nella struttura archetipica dei miti eroici in cui, dopo l’incontro con il divino, l’eroe torna alla realtà per portare luce, guarigione, parola viva.
La Pasquetta è il primo giorno di 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 𝐚𝐭𝐭𝐢𝐯𝐨 (successivo al processo di elevazione), quello nel quale la trasformazione interiore comincia a farsi gesto, relazione e testimonianza.
Anche il lunedì nel ciclo settimanale è il primo giorno lavorativo, quindi in senso letterale il tutto rimanda al 𝐫𝐢𝐭𝐨𝐫𝐧𝐨 nella dimensione della forma (materia), della struttura, della società. Avendo inoltre una connessione specifica con la luna, esso agevola il contatto con la psiche, la memoria e l’anima. Ecco perché la Pasquetta porta in sé un’energia densa e ciononostante fertile… va intesa come il giorno della 𝐦𝐢𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞, NON del riposo.

A rinforzo della suddetta interpretazione posso dirvi che, nella simbologia esoterica e numerologica, il terzo giorno – ovvero il giorno successivo alla morte simbolica e alla resurrezione – rappresenta il compimento dell’opera interiore e l’inizio del ciclo di manifestazione. Già nei misteri eleusini e orfici si parlava di un percorso in tre fasi: Katabasis (discesa agli inferi), Mysteria (esperienza del sacro) e Anabasis (ritorno con rivelazione). Il terzo giorno in sostanza segna il rientro dell’uomo nel mondo, ovviamente non nella sua forma originale, come era prima, bensì in veste di 𝐭𝐞𝐬𝐭𝐢𝐦𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐃𝐢𝐯𝐢𝐧𝐨.
Nei miti di iniziazione – come quello di Orfeo, di Gesù, di Persefone – troviamo una costante. Chi scende negli inferi o muore simbolicamente, non resta nella luce, ma torna con un 𝐝𝐨𝐧𝐨 per l’umanità.
Nel linguaggio degli archetipi junghiani questa è l’ultima tappa del viaggio dell’eroe, “il ritorno con l’elisir”, che simboleggia la conoscenza acquisita nell’Altro Mondo da trasmettere alla collettività. Nella seguente ottica Pasquetta è il primo passo verso il dono, ovverosia verso l’esternazione e la condivisione dell’iniziazione ricevuta.

Nel Vangelo il Lunedì dell’Angelo è il giorno in cui le donne trovano la pietra ribaltata e il sepolcro vuoto. Tale dettaglio, in apparenza semplice e bypassabile, ha una portata immensa in termini simbolici. La pietra è il limite, la chiusura, la materia sigillata. Vederla rimossa significa che la coscienza ha 𝐨𝐥𝐭𝐫𝐞𝐩𝐚𝐬𝐬𝐚𝐭𝐨 il confine del conosciuto. La tomba aperta e disabitata pertanto non è un’assenza e non va interpretata in questo modo. È infatti il segno che qualcosa è successo in profondità e che ora il corpo (cioè la vecchia forma dell’Io) non è più dove/come lo si aspettava. Per la tradizione esoterica, la pietra è anche la base dell’opera alchemica. Se ne parla nel simbolismo della pietra filosofale, della pietra angolare che i costruttori avevano scartato. Ribaltare la pietra significa 𝐝𝐚𝐫𝐞 𝐯𝐨𝐜𝐞 a una nuova architettura dell’Essere, a un nuovo modo di edificare il Sé.
Altra osservazione doverosa riguarda la lettura esoterica del mancato ritrovamento del Corpo del Cristo (sulla base della mistica cristiana). Esso è un segno inequivocabile della trasfigurazione in “𝐂𝐨𝐫𝐩𝐨 𝐝𝐢 𝐆𝐥𝐨𝐫𝐢𝐚”, cioè un corpo sottile, luminoso, non più soggetto alle leggi della materia grossolana. Suddetto principio è presente anche nella cultura orientale, dove i maestri illuminati (come i siddha o i buddha) raggiungono stati in cui il corpo fisico si sublima, si dissolve nella luce o si trasforma in “arcobaleno”. Il corpo che non si trova più nella tomba indica quindi la liberazione dai vincoli materiali.

Una delle leggi non scritte della trasformazione spirituale è che la vera prova 𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐚 𝐝𝐨𝐩𝐨 l’illuminazione. Pasquetta, in quanto giorno successivo a tale evento (dato dalla resurrezione), è l’emblema di questa realtà. Quando l’anima ha avuto la sua visione, quando il fuoco interiore è stato acceso, è nel mondo che suddetta luce deve essere mantenuta 𝐯𝐢𝐯𝐚.
I testi mistici parlano spesso del “ritorno nella carne” come momento cruciale, dove ciò che è stato visto nel silenzio deve essere incarnato nel rumore. È facile restare spirituali nel tempio o nell’eremo, però il Lunedì dell’Angelo ci chiede di portare il sacro nella piazza, nel caos della routine… ci chiede di trasformare la resurrezione in azione, la visione in cammino, la grazia in relazione. È il frangente in cui la conoscenza si fa letteralmente 𝐬𝐚𝐩𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐨𝐩𝐞𝐫𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚.

Non è un caso che, in moltissime culture contadine e misteriche, il giorno dopo il rito venisse celebrato con una comunione nella 𝐧𝐚𝐭𝐮𝐫𝐚. Il pranzo nei campi, il cammino all’aperto, lo stare insieme, sono reminiscenze arcaiche di un’antropologia sacra.
Dopo l’iniziazione individuale, la vita 𝐯𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐢𝐯𝐢𝐬𝐚, la luce va portata nel collettivo.
Nel contesto odierno la Pasquetta è forse una pallida ombra di quest’antica sapienza… ma in chiave simbolica il bisogno di uscire, di respirare l’aria aperta, di condividere un pasto in compagnia, esprime un impulso profondo: riconnettersi alla Terra dopo essersi elevati al Cielo.

L’alchimia non si conclude con la Rubedo. Anzi, proprio dopo la Rubedo inizia la vera trasmutazione del mondo. L’alchimista infatti, una volta ottenuto l’oro spirituale, non lo trattiene per sé, lo riversa nella realtà. La Pasquetta da questo punto di vista è il giorno dell’alchimista compiuto, colui che non si accontenta di aver raggiunto l’elevazione interiore, ma ne fa 𝐝𝐨𝐧𝐨 alla Terra rendendola feconda. Tale stadio potrebbe essere associato al principio della coagulatio finale, ovvero al ritorno dell’energia spirituale nel corpo, nella parola, nell’azione (il punto in cui il fuoco spirituale si incarna nei gesti più semplici). È “l’exitus” dopo il “reditus”: il ritorno all’esterno dopo l’ascesa al centro.

In definitiva il succitato Lunedì dell’Angelo sottolinea in maniera concreta e importante che la resurrezione fa parte di un processo in divenire (non è il traguardo o il fine, ma un accesso a uno stato diverso).
La vera spiritualità – ci insegnano le vie iniziatiche – non si misura nella luce data del raggiungimento delle vette, ma nella forza con cui la si 𝐦𝐚𝐧𝐭𝐢𝐞𝐧𝐞 quando si torna a valle. Ora più che mai è necessario agire la resurrezione, incarnarla e tradurla nella materia.

Serve incamminarsi per smettere di essere simbolo e divenire testimonianza. Rifletteteci un po’ sù, oggi. E rammentate che in quel campo in cui si posa una tovaglia, in quella risata condivisa, in quel vento che carezza i visi, si nasconde una ritualistica di straordinaria importanza.

Buona Pasquetta. 🪽✨

— 𝑅𝑜𝑚𝑖𝑛𝑎 𝐹𝑎𝑏𝑖

© [2025] Proprietà intellettuale di Romina Fabi. Questo contenuto può essere divulgato esclusivamente menzionando l’autrice o aggiungendo link connesso al post originale e alla pagina di riferimento. Ogni altro uso, inclusa la riproduzione, la modifica e la diffusione parziale o integrale, è vietato in assenza di un preciso permesso scritto. La sottoscritta si riserva inoltre il diritto di accertarsi se i propri scritti siano stati copiati, rielaborati o manipolati tramite l’ausilio dell’Intelligenza Artificiale e di intraprendere le opportune azioni a tutela della sua proprietà intellettuale.

𝐈𝐋 𝐌𝐈𝐒𝐓𝐄𝐑𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐏𝐀𝐒𝐐𝐔𝐀 — 𝐒𝐢𝐦𝐛𝐨𝐥𝐨𝐠𝐢𝐚 𝐈𝐧𝐢𝐳𝐢𝐚𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐎𝐜𝐜𝐮𝐥𝐭𝐚Così come tutte le altre ricorrenze cristiane, che non si limitan...
20/04/2025

𝐈𝐋 𝐌𝐈𝐒𝐓𝐄𝐑𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐏𝐀𝐒𝐐𝐔𝐀 — 𝐒𝐢𝐦𝐛𝐨𝐥𝐨𝐠𝐢𝐚 𝐈𝐧𝐢𝐳𝐢𝐚𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐎𝐜𝐜𝐮𝐥𝐭𝐚

Così come tutte le altre ricorrenze cristiane, che non si limitano ad essere semplicemente festività o rimandi ad eventi storici localizzati, la Pasqua risulta essere – nella sua accezione più alta – un archetipo ciclico, un mistero spirituale che si rinnova nell’anima umana e nella coscienza collettiva.
La sua collocazione astrale-lunare, i simboli ad essa associati, le sue corrispondenze alchemiche, mitologiche e antropologiche, ne fanno uno dei momenti più potenti dell’anno dal punto di vista iniziatico.

In questo scritto esamineremo la celebrazione mediante la lente dell’esoterismo occidentale, dell’alchimia, delle correnti misteriche e delle osservazioni spirituali di personaggi di rilievo quali Rudolf Steiner e Carl Gustav Jung, cercando di riportare alla luce il senso perduto della Resurrezione (inteso come 𝐭𝐫𝐚𝐬𝐟𝐢𝐠𝐮𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐫𝐞𝐚𝐥𝐞 della coscienza).

Il termine “Pasqua”, dal latino Pascha e dall’ebraico Pesach, etimologicamente rimanda al “passaggio” ed introduce sin da subito il tono iniziatico della festività. Il passaggio sotteso è, infatti, quello dell’anima umana, che attraversa le acque dell’inconscio per uscire dallo stato di schiavitù materiale al fine di approdare nella Terra Promessa dello Spirito. Nell’Antico Testamento il transito è fisico, storico (si fa riferimento al popolo ebraico che solca le acque del Mar Rosso verso la libertà), mentre nel Nuovo Testamento diviene figurativo, interiore (non a caso appare spesso reinterpretato in chiave simbolica). Tale spostamento rappresenta la soglia tra il noto e l’ignoto, tra la vita ordinaria e la dimensione trasfigurata dell’Essere. In sostanza è il cuore di ogni processo di iniziazione: si muore a un’identità passata per rinascere in una nuova forma, in una coscienza più elevata. In quest’ottica la suddetta festività assume una connotazione decisamente più alta, poiché non riguarda un semplice evento da celebrare abbuffandosi o pregando in maniera meccanica, bensì una condizione interna da raggiungere, un 𝒐𝒑𝒖𝒔 𝒂𝒍𝒄𝒉𝒆𝒎𝒊𝒄𝒖𝒎 da compiere.

In effetti la Grande Opera – composta da Nigredo, Albedo e Rubedo, ovvero dalle tre fasi portanti della trasmutazione interiore – va tenuta in considerazione in contesti simili e serve analizzarla di conseguenza, a maggior ragione essendo parallela al processo di elevazione spirituale identificato dalla Massoneria, nel quale l’uomo tenta di liberarsi dalle sovrastrutture e dagli scarti per raggiungere lo stato di illuminazione. L’ultimo stadio di questo cammino, in relazione alla Pasqua, è raffigurato dal tuorlo rosso dell’uovo (segno della materia compiuta), il cui simbolismo esamineremo per esteso nelle prossime righe.

A differenza del Natale, che si radica nella solarità e nella luce crescente del Solstizio d’Inverno, la Pasqua risulta essere una ricorrenza lunare. Si celebra la prima domenica dopo la prima luna piena successiva all’Equinozio di Primavera, dettaglio che rivela una verità cosmica: la Pasqua segue il ritmo della luna e quindi della psiche, dell’interiorità, dell’elemento femminile e ctonio. Non è casuale che essa si collochi nella stagione della rinascita naturale su asse lunare e non solare. La resurrezione concreta, infatti, nasce dal 𝐛𝐮𝐢𝐨 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐢𝐨𝐫𝐞 𝐭𝐫𝐚𝐬𝐟𝐢𝐠𝐮𝐫𝐚𝐭𝐨.
Quest’anno il mistero si compie sotto gli influssi della Luna Calante, prossima all’Ultimo Quarto. Dettaglio astronomico tutt’altro che secondario. In termini alchemici la seguente fase è associata all’elemento Fuoco e alla calcinazione (procedimento nel quale la materia viene ridotta in cenere per poterne estrarre lo Spirito), dunque vi è un chiaro rimando alla purificazione, alla disintossicazione, al rilascio. La Luna Calante favorisce l’eliminazione delle scorie, la centratura e il lavoro su di sé. Proprio come in alchimia il piombo diventa oro così, sotto questa luna, il dolore può diventare consapevolezza e la crisi mutare in rinascita.

Passiamo ora all’osservazione degli elementi principali connessi alla Pasqua. Nella simbologia esoterica due animali sono particolarmente legati al periodo pasquale, il pellicano e la colomba.
Il pellicano, rappresentato in molte cattedrali gotiche, è il simbolo del Cristo. Si narra che, in tempi di carestia, si squarci il petto per nutrire i cuccioli con il proprio sangue. Questo gesto, associato nel simbolismo antico all’amore sacrificale, riecheggia nella Passione del Cristo, che versa il suo sangue come veicolo di redenzione. Ma c’è di più: il “pellicano” è anche un tipo di alambicco utilizzato in alchimia, in cui le sostanze vengono continuamente distillate per purificasi. L’immagine del pellicano alchemico è dunque quella del recipiente del sacrificio, dove il sangue della materia viene separato, elevato, spiritualizzato.
La colomba, d’altro canto, è vessillo di purezza, di armonia, dello Spirito Santo ma anche della Dea Afrodite (sacra ad ella) e quindi, per estensione, della bellezza, dell’amore, della fertilità. Essa vola leggera, libera, come l’anima purificata. Incarna l’elemento Aria e rappresenta il compimento della trasmutazione; ciò che nasce dalla calcinazione infatti non è distruzione, ma rivelazione di un’essenza più sottile. La colomba, come il pellicano, riporta quindi a un doppio mistero: la morte dell’inferiore e la nascita del superiore.

Particolari apparentemente folcloristici e consumistici, come l’uovo s**o o di cioccolato e il coniglio pasquale, nascondono, se letti in chiave iniziatica, archetipi profondissimi.
L’uovo è 𝐢𝐦𝐦𝐚𝐠𝐢𝐧𝐞 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐨𝐫𝐝𝐢𝐚𝐥𝐞 dell’esistenza, è l’uovo cosmico (cosmic egg) delle tradizioni cosmogoniche, l’embrione dell’universo, il segno del caos da cui sboccia l’ordine, un microcosmo racchiuso in un guscio nel quale gli elementi si fondono per dare origine alla vita stessa. In molte parti della cosmogonia egli simboleggia il creato, la dualità tra cielo e terra. Nell’alchimia è connesso all’Athanor, il contenitore sacro e magico in cui avviene la trasformazione delle sostanze. Per ciò che concerne l’esoterismo orientale si tratta dell’Uovo del Mondo, da cui si genera il cosmo. E come dicevo poc’anzi il tuorlo, oltre a rappresentare il Sole nascente (al contrario dell’albume che riguarda la purificazione lunare), evoca il 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐥𝐞𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 della Rubedo, la parte finale dell’opera alchemica.
Il coniglio invece, emblema di fertilità e rinnovamento, affonda le sue radici nel culto pagano della Dea Ostara o Eostre (suo animale totemico), da cui deriva il termine anglosassone Easter. Ostara è la divinità germanica della primavera, della fioritura e del risveglio ciclico della natura.
La palma, omaggiata pienamente la domenica antecedente, è simbolo di vittoria spirituale e resurrezione. I greci la chiamavano “Phoenix”, alludendo alla fenice, l’uccello che risorge dalle proprie ceneri (uno dei punti più potenti del processo iniziatico che risuona benissimo con l’Opera in Rosso).

Come possiamo notare, dunque, ogni tappa del mistero della Pasqua – dalla Domenica delle Palme alla Crocifissione, fino alla Resurrezione – può essere letta in corrispondenza con le fasi alchemiche: Nigredo (morte, dissoluzione), Albedo (purificazione, raffinazione), Rubedo (risurrezione, incarnazione dello Spirito rinnovato).
La 𝐍𝐢𝐠𝐫𝐞𝐝𝐨 corrisponde al Venerdì Santo. È quel frangente che in gergo spirituale viene definito “la notte buia dell’anima” per via dei rimandi simbolici al caos, alla crisi, alla disgregazione.
La 𝐀𝐥𝐛𝐞𝐝𝐨 coincide con il Sabato Santo, tempo di silenzio e attesa, quando l’anima si purifica nelle acque della dissoluzione trovandosi prossima alla rinascita.
Infine, la 𝐑𝐮𝐛𝐞𝐝𝐨 esplode nella Domenica di Pasqua, innescando l’aurora dell’oro spirituale, la resurrezione del Cristo, il sorgere del Sole Interiore.
Questo processo in sintesi è ben più di un percorso cosmico o storico… è un cammino profondamente spirituale e individuale. Ciascun essere umano nel corso della rispettiva vita e in particolar modo in questi tempi di crisi collettiva (nonché tribolazione) – la Nigredo della nostra epoca – è chiamato a sciogliere i propri attaccamenti, purificarsi a livello interiore e rinascere come essere trasfigurato, come un corpo di luce capace di affrontare le ombre del mondo con 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐨𝐥𝐞𝐳𝐳𝐚 e 𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞.

Carl Gustav Jung, che indagò accuratamente il simbolismo religioso e alchemico, riconosceva nella morte e nella resurrezione un archetipo universale legato al processo di 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐯𝐢𝐝𝐮𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞. Nelle sue opere, in particolare in “Psicologia e Alchimia”, Jung mette in luce come la dissoluzione dell’ego e il confronto con l’ombra siano 𝐟𝐚𝐬𝐢 𝐧𝐞𝐜𝐞𝐬𝐬𝐚𝐫𝐢𝐞 per la rinascita del Sé, rappresentato in modo simbolico dalla pietra filosofale o dalla figura del Cristo interiore. Di fatto la Nigredo, fase oscura e disgregante, precede la Rubedo, cioè la piena integrazione degli opposti e la trasfigurazione della coscienza.

Il concetto di resurrezione, come sottolineato da Rudolf Steiner nella sua conferenza del 1932, è sempre più assente dalla coscienza moderna.
Eppure, dice Paolo: “Se Cristo non è risorto, vana è la nostra fede.” La resurrezione va intesa come trasformazione ontologica dell’Essere, più che come evento biologico. Cristo risorge in un 𝐂𝐨𝐫𝐩𝐨 𝐝𝐢 𝐋𝐮𝐜𝐞, un veicolo trasfigurato che le antiche culture conoscevano bene: il Sâhû degli antichi Egizi, “l’immortale d’oro” del Taoismo, il “Corpo Glorioso” (o “di Gloria”) dell’esoterismo Cristiano.

Gustav Meyrink, nel suo romanzo “Il domenicano bianco” cita la “dissoluzione della spada” e la “dissoluzione del corpo”. Pratiche antiche e immagini forti che rimandano al processo iniziale della Grande Opera, a una liberazione dalla forma grossolana per raggiungere una dimensione superiore. Il vero discepolo, in ogni tradizione, non attende la morte per ascendere, ma 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐢𝐞 𝐢𝐧 𝐯𝐢𝐭𝐚 l’opera della trasfigurazione.

Per vivere la Pasqua e le relative festività cristiane a 360°, assorbendone ed esaltandone il significato originale, serve 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐬𝐢 con il Mondo Spirituale, con il linguaggio dei simboli, con il Mistero. La festività pasquale, vissuta consapevolmente, è una soglia che permette di passare da uno stato di coscienza 𝐨𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢𝐨 a uno stato di coscienza 𝐞𝐥𝐞𝐯𝐚𝐭𝐨 (per mezzo della trasmutazione). Tuttavia questo passaggio richiede sacrificio, vigilanza, centratura… poiché non è un dono gratuito che ci viene concesso, bensì il frutto di un costante lavoro su di sé.

Come disse Platone nel mito della caverna, solo chi riesce ad uscire dalla grotta dell’illusione affrontando la luce del Vero può iniziare a vivere veramente. Allo stesso modo, solo chi ha 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐚𝐭𝐨 la morte simbolica (il proprio sepolcro) può conoscere la resurrezione.

In questo tempo così travagliato, in cui l’umanità è chiamata ad affrontare prove collettive che scuotono le fondamenta stesse della civiltà, la Pasqua torna a parlarci con forza. È tempo di incarnarne il significato profondo: la trasformazione dell’essere, la purificazione dell’anima, la resurrezione del Sé.
Dopo la Nigredo viene sempre la Luce. Dopo la calcinazione, la trasmutazione. Dopo la notte, l’alba. È a noi che spetta il compito di attraversare tutto questo, di viverlo come processo, di renderlo reale nella nostra carne, nel nostro Spirito, nella nostra vita.

E allora, con cuore aperto, che sia una Pasqua di verità e di resurrezione per ognuno. Che il Cristo interiore, la scintilla divina, si ridesti in noi, consentendoci di portare quella luce nel mondo.

Auguri a tutti. 🤍✨🕊️

— 𝑅𝑜𝑚𝑖𝑛𝑎 𝐹𝑎𝑏𝑖

© [2025] Proprietà intellettuale di Romina Fabi. Questo contenuto può essere divulgato esclusivamente menzionando l’autrice o aggiungendo link connesso al post originale e alla pagina di riferimento. Ogni altro uso, inclusa la riproduzione, la modifica e la diffusione parziale o integrale, è vietato in assenza di un preciso permesso scritto. La sottoscritta si riserva inoltre il diritto di accertarsi se i propri scritti siano stati copiati, rielaborati o manipolati tramite l’ausilio dell’Intelligenza Artificiale e di intraprendere le opportune azioni a tutela della sua proprietà intellettuale.

𝐀𝐍𝐀𝐋𝐈𝐒𝐈 𝐄𝐒𝐎𝐓𝐄𝐑𝐈𝐂𝐀 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐃𝐎𝐌𝐄𝐍𝐈𝐂𝐀 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐏𝐀𝐋𝐌𝐄 – 𝐋'𝐢𝐧𝐠𝐫𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐧𝐞𝐥 𝐬𝐚𝐜𝐫𝐨La Domenica delle Palme è una delle ricorrenze più de...
13/04/2025

𝐀𝐍𝐀𝐋𝐈𝐒𝐈 𝐄𝐒𝐎𝐓𝐄𝐑𝐈𝐂𝐀 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐃𝐎𝐌𝐄𝐍𝐈𝐂𝐀 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐏𝐀𝐋𝐌𝐄 – 𝐋'𝐢𝐧𝐠𝐫𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐧𝐞𝐥 𝐬𝐚𝐜𝐫𝐨

La Domenica delle Palme è una delle ricorrenze più dense di significato nel calendario cristiano ed esoterico. Se osservata con occhi iniziatici, infatti, si capisce che si tratta ben più di una semplice ricorrenza storica. Essa è un archetipo vivente, un passaggio rituale che rappresenta l’ingresso dell’anima cosciente nella “Gerusalemme Interiore”, ovvero nel cuore del proprio tempio sacro. È l’inizio di un viaggio spirituale che conduce, attraverso la prova e la morte simbolica dell’ego, alla 𝐫𝐞𝐬𝐮𝐫𝐫𝐞𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞 𝐒𝐞́ 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐚𝐮𝐭𝐞𝐧𝐭𝐢𝐜𝐨.

Nel linguaggio delle scuole misteriche, Gesù rappresenta il Cristo interiore, ovvero il principio solare che vive nel cuore di ogni essere umano. Quando il Cristo “entra a Gerusalemme”, l’anima ha raggiunto un punto di maturazione tale da poter accogliere dentro di sé quella forza divina che conduce alla trasfigurazione interiore. Questa celebrazione dunque corrisponde a una 𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐚𝐧𝐢𝐦𝐚 che si apre solo dopo il superamento di certe sfide interiori.

Analizziamo meglio i dettagli legati alla suddetta festività.

Gesù non entra nella città a cavallo, come un Re terreno… usa un asino per la sua traversata: animale umile, paziente, simbolo di servizio e obbedienza. Esotericamente questo particolare rappresenta il 𝐝𝐨𝐦𝐢𝐧𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐒𝐞́ 𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐢𝐨𝐫𝐞 𝐬𝐮𝐥𝐥'𝐚𝐧𝐢𝐦𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐟𝐢𝐬𝐢𝐜𝐚 (la natura inferiore dell’ego), ovvero l’aver trasmutato le forze istintive in alleati del cammino interiore. Non si tratta perciò di distruggere il corpo o le passioni, ma di cambiarle, di metterle 𝐚𝐥 𝐬𝐞𝐫𝐯𝐢𝐳𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐂𝐨𝐬𝐜𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚. Nell’iconografia alchemica e nei testi ermetici, l’asino è connesso alla natura corporea “bassa” dell’uomo. Cavalcarlo significa quindi aver raggiunto il pieno controllo sui propri istinti e sulle rispettive pulsioni. Il medesimo significato possiamo ritrovarlo nell’Arcano Maggiore VII dei tarocchi, Il Carro, in cui il condottiero guida e gestisce forze opposte mediante l’autocontrollo, il dominio mentale, emotivo, spirituale.
Inoltre l’asino è connesso al simbolismo lunare (polarità femminile) e all’archetipo della materia redenta. In tal senso, Cristo mostra che solo chi ha “umiliato” la propria superbia può 𝐯𝐚𝐫𝐜𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚 della Città Sacra.

L’ingresso a Gerusalemme, nell’ottica esoterica, è la raffigurazione del 𝐫𝐢𝐭𝐨𝐫𝐧𝐨 𝐚𝐥 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐢𝐨 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐢𝐨𝐫𝐞. Gesù entra tra acclamazioni, lodi e ovazioni, ma è pienamente cosciente che lo attende il tradimento e la croce. Questo momento, in senso ideale, si traduce nella divisione tra la gloria apparente e la prova finale.
Gerusalemme, in ebraico Yerushalayim, significa “città della pace” (anche se in forma duale, cioè pace dei due mondi: dentro e fuori). In chiave iniziatica riguarda il cuore spirituale, il santuario interno che si raggiunge solo dopo il superamento del deserto (ovvero delle prove, quali tentazioni, isolamento, oscurità). Il Maestro entra nella città sapendo che dovrà morire per rinascere. Suddetta morte, in alchimia trasformativa, è il passaggio alchemico della Nigredo che precede la Rubedo (risurrezione). È il momento in cui l’iniziato abbraccia il proprio karma, concependolo come 𝐬𝐭𝐫𝐮𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐥𝐢𝐛𝐞𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 anziché come nemico.
Questa fase corrisponde alla quarta e quinta iniziazione nella Tradizione Teosofica (Alice Bailey), in cui l’anima, ormai identificata con il Cristo interiore, si prepara a dissolvere del tutto l’illusione del “Sé separato” e a manifestare il proprio servizio sul piano dell’umanità.

La folla che acclama Gesù può essere vista come la moltitudine dei pensieri, delle emozioni e delle parti dell’Io che, momentaneamente, riconoscono la Luce. Ma, come accade nella narrazione evangelica, le seguenti parti – se non trasmutate – potranno opporsi o addirittura rifiutare il processo, perché esso comporta sacrificio, cambiamento e abbandono del conosciuto.
Un’altra osservazione necessaria è da rivolgere alle parole del popolo, che grida: “Osanna al Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nel più alto dei cieli.” Questa potente invocazione, espressa dalla collettività che riconosce effettivamente la natura divina e lucente del Cristo, contiene in sé sia la lode che la supplica. Osanna deriva da Hoshana, che letteralmente vuol dire “Salvaci ora, ti preghiamo”. Tale grido viene innalzato ogni anno durante la festa delle Capanne (Sukkot) nella tradizione ebraica, quando i fedeli girano attorno all’altare con in mano i lulav, i rami sacri. Nel contesto della Domenica delle Palme, “Osanna” – espressa e intesa nell’ottava alta – è l’invocazione del 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞 𝐫𝐢𝐬𝐯𝐞𝐠𝐥𝐢𝐚𝐭𝐨 che intravede la propria divinità interiore e ne implora la manifestazione totale. È un mantra di risveglio dell’anima, una vibrazione che apre i portali tra i mondi.

I rami di palma e ulivo portati in processione, spesso considerati come semplici ornamenti e omaggi, racchiudono significati molto più vasti. Entrambi sono rami della 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐜𝐢𝐥𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐭𝐫𝐚 𝐜𝐢𝐞𝐥𝐨 𝐞 𝐭𝐞𝐫𝐫𝐚.

Secondo la prospettiva misterica, l’ulivo è la pianta sacra per eccellenza; viene celebrato sin dall’antichità in miti e leggende (la più famosa riguarda la Dea Atena) ed è il fulcro di numerose tradizioni nonché l’oggetto di tantissime opere d’arte. Esso simboleggia il rinnovamento, la rinascita, il potere della forza vitale capace di rigenerare, di rigenerarsi. Nella Cabala l’olio d’oliva rappresenta la Shekinah, ovvero la 𝐏𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐃𝐢𝐯𝐢𝐧𝐚. Non a caso l’olio viene anche usato per l’Unzione degli Infermi, uno dei sette sacramenti cattolici principali (dal greco chrismà, da cui Christòs = “l’unto”). I musulmani ritengono che quest’albero contenga tanta Baraka, ossia forza vitale. L’ulivo simbolicamente è l’Asse del Mondo, l’Albero della Vita, che collega cielo, terra e inferi. Per questo il suo olio sacro rigenera lo Spirito e introduce alla sfera divina.

La palma invece è una delle specie vegetali più antiche del mondo, tanto che molti resti fossili risalgono all’era del Cretaceo o a quella del Giurassico. Nelle tradizioni antiche e spirituali riguarda la vittoria, la resurrezione, la solarità, l’immortalità. Infatti si ritrova anche nella simbologia egizia, nella mitologia greca-romana e nelle decorazioni delle tombe romane. Nei Misteri dell’antico Egitto e della Fenicia, la palma rappresentava la manifestazione del divino e il trionfo sul ciclo della reincarnazione (basti notare i bassorilievi egizi riguardanti il Dio Thot intento a contare gli anni sulle foglie di palma, o le parti legate ai misteri della dea Iside in cui il capo dei neofiti veniva circondato da palme bianche che rimandavano ai raggi scintillanti del sole). Avendo ella stessa una natura solare, era legata a divinità altrettanto solari, come Horus e Ra per gli egizi e Apollo per i greci. All’interno della storia della fondazione di Roma, la palma corrisponde al sogno premonitore di Rea Silva che vide due palme di smisurata grandezza ergersi fino al cielo, presagio incontestabile della nascita di Romolo e Remo.
Nel Cristianesimo esoterico, inoltre, è il simbolo dell’𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐫𝐚𝐠𝐠𝐢𝐮𝐧𝐭𝐚 (nei primi secoli cristiani veniva messa in mano ai martiri affinché essi, affrontando la morte nella fede, potessero compiere l’ultima iniziazione). In sostanza possiamo affermare con certezza che, nella processione, si portano segni esteriori di conquiste, cambiamenti ed evoluzioni interiori. Innalzare un ramo benedetto in un frangente simile equivale a 𝐝𝐢𝐜𝐡𝐢𝐚𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐨𝐧𝐭𝐚̀ di attraversare coscientemente il proprio processo di morte e rinascita. È un segno di alleanza con la parte più alta di sé nonché un richiamo alla vigilanza spirituale. L’individuo che compie questo passaggio riconosce in sé la discesa della Luce e il suo anelito alla pace superiore.

Concludo ponendo volutamente l’accento sulla 𝐧𝐚𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐮𝐩𝐥𝐢𝐜𝐞 della celebrazione.
La Domenica delle Palme è gioia, entusiasmo, allegria, ma anche precarietà, presagio, fragilità. L’anima festante può diventare facilmente l’anima rinnegante se non è radicata nella verità. La storia ci ricorda, infatti, che “l’Osanna” di oggi si trasformerà nel “Crocifiggilo!” di pochi giorni dopo. Questo dualismo nello specifico, a mio avviso, è un grande insegnamento spirituale… specie se lo osserviamo in relazione allo stato di coscienza attuale, perennemente in balia della dualità e degli estremi.
La seguente ricorrenza, in sintesi, risulta essere lo specchio della condizione umana stessa: entusiasta e instabile, pronta ad amare e a condannare con la medesima intensità a distanza di pochissimo.
Il vero iniziato sa che ogni gloria spirituale deve essere provata nel fuoco – ergo nella crisi, nella solitudine, nella contraddizione – e per tale motivo, dal punto di vista alchemico, questo è il momento della separazione (separatio) in cui l’anima 𝐝𝐞𝐯𝐞 𝐬𝐜𝐞𝐠𝐥𝐢𝐞𝐫𝐞 se restare nell’illusione del plauso esterno oppure se affrontare la croce della trasformazione 𝐩𝐞𝐫 𝐞𝐯𝐨𝐥𝐯𝐞𝐫𝐞.

Ma noi, oggi, siamo pronti ad accogliere il Cristo interiore che bussa alle porte della nostra Gerusalemme?

Abbiamo davvero il coraggio di riconoscere ed elevare l’umiltà o ci rifugiamo ancora nell’idea di un potere che non trasforma e che non conduce da nessuna parte?

Siamo disposti a lasciar morire ciò che crediamo di essere, per rinascere a ciò che siamo realmente?

Sappiamo distinguere tra “l’Osanna” della folla interiore e il silenzio del vero Sé che attende, stabile, oltre ogni dualismo?

E infine, quale ramo stiamo portando nel nostro tempio? È un ramo vuoto, mosso dall’abitudine, o è un simbolo vivente della nostra decisione di avanzare verso la resurrezione interiore?

Ricordate: ogni domanda che ci poniamo sul cammino è già un passo dentro il tempio... ma le risposte arrivano solo a chi accetta autenticamente di attraversare il fuoco con il cuore desto.

Buona Domenica delle Palme a tutti voi. 🤍✨🕊️

P.S. Da oggi inizia il calendario della santa settimana pasquale (volto alla meditazione) e come da prassi antroposofica, ricordo che quest’oggi è dedicato alla fiducia. Se potete ritagliatevi uno spazio e abbandonatevi alla speranza verso il futuro dell’umanità. Lascio, a seguire, degli appunti riflessivi che potranno essere utili a partire da oggi. 🙏🏻🍃

🌿 𝐃𝐎𝐌𝐄𝐍𝐈𝐂𝐀 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐏𝐀𝐋𝐌𝐄 – 𝐀𝐜𝐜𝐨𝐠𝐥𝐢𝐞𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐒𝐨𝐥𝐞 𝐈𝐧𝐭𝐞𝐫𝐢𝐨𝐫𝐞, 𝐀𝐩𝐫𝐢𝐫𝐬𝐢 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐋𝐮𝐜𝐞

Cristo viene accolto come Re, ma il suo regno non è di questo mondo. Così l’Io solare discende in te se lo accogli con consapevolezza. Prepara il tuo cuore come Gerusalemme interiore. Qual è la tua vera direzione spirituale? Affidati all’intuito, coltiva la fiducia.

🫧 𝐋𝐔𝐍𝐄𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐓𝐎 – 𝐏𝐮𝐫𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐓𝐞𝐦𝐩𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐀𝐧𝐢𝐦𝐚, 𝐑𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐞𝐫𝐞 𝐠𝐥𝐢 𝐎𝐬𝐭𝐚𝐜𝐨𝐥𝐢

Gesù scaccia i mercanti dal Tempio e quel che è profanazione dal luogo sacro. Rifletti su ciò che in te ostacola la connessione con il divino. Quali abitudini o pensieri è tempo di trasformare? Inizia a distinguere all’interno quel che è essenziale da ciò che è accessorio. Quali pensieri o forze in te sviano dalla via? Oggi la consapevolezza gioca un ruolo fondamentale.

💭 𝐌𝐀𝐑𝐓𝐄𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐓𝐎 – 𝐋𝐚 𝐕𝐨𝐜𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐂𝐨𝐬𝐜𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚, 𝐂𝐚𝐦𝐦𝐢𝐧𝐚𝐫𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐕𝐞𝐫𝐢𝐭𝐚̀

Nel Vangelo Gesù affronta le domande dei farisei. Ascolta la tua voce interiore: quali verità emergono quando ti metti in ascolto profondo? Coltiva il pensiero libero, penetrante e spirituale. Quale verità desideri comprendere oggi? Quali illusioni è tempo di sciogliere? In questa giornata serve riconoscere, nello specifico, le parti ostiche che soggiornano in noi stessi.

⚖️ 𝐌𝐄𝐑𝐂𝐎𝐋𝐄𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐓𝐎 – 𝐈𝐥 𝐓𝐫𝐚𝐝𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐞 𝐥𝐚 𝐅𝐞𝐝𝐞𝐥𝐭𝐚̀, 𝐒𝐨𝐬𝐭𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞 𝐥'𝐄𝐪𝐮𝐢𝐥𝐢𝐛𝐫𝐢𝐨

Giuda trama il tradimento. Esplora le parti di te che si allontanano dalla tua essenza, osserva le tensioni interiori tra luce e ombra. Come puoi rinnovare la fedeltà al tuo cammino spirituale? In che modo puoi mantenere salda la tua coerenza? Serve chiedersi fino a che punto siamo onesti e corretti con noi stessi, quanto riusciamo ad essere fedeli alla voce della nostra coscienza.

🍞 𝐆𝐈𝐎𝐕𝐄𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐓𝐎 – 𝐈𝐥 𝐃𝐨𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐒𝐞́, 𝐎𝐟𝐟𝐫𝐢𝐫𝐬𝐢 𝐢𝐧 𝐋𝐢𝐛𝐞𝐫𝐭𝐚̀

Durante l’Ultima Cena, Gesù offre il pane e il vino. È l’inizio del Mistero. Medita sul senso del dono: cosa sei pronto a offrire, consapevolmente, al mondo? In quali modi puoi offrire te stesso agli altri con amore e consapevolezza? L’Io ci prepara a compiere i patti, gli atti del destino.

🌑 𝐕𝐄𝐍𝐄𝐑𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐓𝐎 – 𝐃𝐞𝐬𝐜𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐑𝐢𝐬𝐨𝐫𝐠𝐞𝐫𝐞, 𝐀𝐭𝐭𝐫𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐍𝐨𝐭𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐀𝐧𝐢𝐦𝐚

Gesù affronta la crocifissione. Contempla le tue ombre e le tue sofferenze. Quali lezioni emergono dal dolore? Come possono queste esperienze condurti a una rinascita interiore? Dove si cela in te una croce da abbracciare? Quale parte può morire per far spazio alla Luce? Cos’è la verità?

🌌 𝐒𝐀𝐁𝐀𝐓𝐎 𝐒𝐀𝐍𝐓𝐎 – 𝐈𝐥 𝐒𝐢𝐥𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨 𝐅𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨, 𝐃𝐢𝐦𝐨𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐧𝐞𝐥 𝐕𝐮𝐨𝐭𝐨 𝐒𝐚𝐜𝐫𝐨

Gesù giace nel sepolcro. È il tempo della quiete e della resa. Nel silenzio del sepolcro si prepara la rinascita. Non c’è nulla da fare, occorre solo essere. Permettiti di sostare nel non-sapere, nel grembo del divenire. In questo spazio vuoto, quali intuizioni possono nascere? Preparati alla luce che verrà.

🌅 𝐃𝐎𝐌𝐄𝐍𝐈𝐂𝐀 𝐃𝐈 𝐏𝐀𝐒𝐐𝐔𝐀 – 𝐋𝐚 𝐑𝐢𝐬𝐮𝐫𝐫𝐞𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐈𝐨, 𝐑𝐢𝐬𝐨𝐫𝐠𝐞𝐫𝐞 𝐧𝐞𝐥 𝐒𝐞́ 𝐋𝐮𝐦𝐢𝐧𝐨𝐬𝐨

La pietra rotola via. Rinasce il Cristo solare nell’anima risvegliata. Celebra la tua rinascita. Quali nuove consapevolezze emergono? Come puoi incarnare il tuo Io superiore nella vita quotidiana? In che modo puoi vivere ed esternare la tua verità più alta, con amore e presenza?

— 𝑅𝑜𝑚𝑖𝑛𝑎 𝐹𝑎𝑏𝑖

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