20/04/2025
𝐈𝐋 𝐌𝐈𝐒𝐓𝐄𝐑𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐏𝐀𝐒𝐐𝐔𝐀 — 𝐒𝐢𝐦𝐛𝐨𝐥𝐨𝐠𝐢𝐚 𝐈𝐧𝐢𝐳𝐢𝐚𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐎𝐜𝐜𝐮𝐥𝐭𝐚
Così come tutte le altre ricorrenze cristiane, che non si limitano ad essere semplicemente festività o rimandi ad eventi storici localizzati, la Pasqua risulta essere – nella sua accezione più alta – un archetipo ciclico, un mistero spirituale che si rinnova nell’anima umana e nella coscienza collettiva.
La sua collocazione astrale-lunare, i simboli ad essa associati, le sue corrispondenze alchemiche, mitologiche e antropologiche, ne fanno uno dei momenti più potenti dell’anno dal punto di vista iniziatico.
In questo scritto esamineremo la celebrazione mediante la lente dell’esoterismo occidentale, dell’alchimia, delle correnti misteriche e delle osservazioni spirituali di personaggi di rilievo quali Rudolf Steiner e Carl Gustav Jung, cercando di riportare alla luce il senso perduto della Resurrezione (inteso come 𝐭𝐫𝐚𝐬𝐟𝐢𝐠𝐮𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐫𝐞𝐚𝐥𝐞 della coscienza).
Il termine “Pasqua”, dal latino Pascha e dall’ebraico Pesach, etimologicamente rimanda al “passaggio” ed introduce sin da subito il tono iniziatico della festività. Il passaggio sotteso è, infatti, quello dell’anima umana, che attraversa le acque dell’inconscio per uscire dallo stato di schiavitù materiale al fine di approdare nella Terra Promessa dello Spirito. Nell’Antico Testamento il transito è fisico, storico (si fa riferimento al popolo ebraico che solca le acque del Mar Rosso verso la libertà), mentre nel Nuovo Testamento diviene figurativo, interiore (non a caso appare spesso reinterpretato in chiave simbolica). Tale spostamento rappresenta la soglia tra il noto e l’ignoto, tra la vita ordinaria e la dimensione trasfigurata dell’Essere. In sostanza è il cuore di ogni processo di iniziazione: si muore a un’identità passata per rinascere in una nuova forma, in una coscienza più elevata. In quest’ottica la suddetta festività assume una connotazione decisamente più alta, poiché non riguarda un semplice evento da celebrare abbuffandosi o pregando in maniera meccanica, bensì una condizione interna da raggiungere, un 𝒐𝒑𝒖𝒔 𝒂𝒍𝒄𝒉𝒆𝒎𝒊𝒄𝒖𝒎 da compiere.
In effetti la Grande Opera – composta da Nigredo, Albedo e Rubedo, ovvero dalle tre fasi portanti della trasmutazione interiore – va tenuta in considerazione in contesti simili e serve analizzarla di conseguenza, a maggior ragione essendo parallela al processo di elevazione spirituale identificato dalla Massoneria, nel quale l’uomo tenta di liberarsi dalle sovrastrutture e dagli scarti per raggiungere lo stato di illuminazione. L’ultimo stadio di questo cammino, in relazione alla Pasqua, è raffigurato dal tuorlo rosso dell’uovo (segno della materia compiuta), il cui simbolismo esamineremo per esteso nelle prossime righe.
A differenza del Natale, che si radica nella solarità e nella luce crescente del Solstizio d’Inverno, la Pasqua risulta essere una ricorrenza lunare. Si celebra la prima domenica dopo la prima luna piena successiva all’Equinozio di Primavera, dettaglio che rivela una verità cosmica: la Pasqua segue il ritmo della luna e quindi della psiche, dell’interiorità, dell’elemento femminile e ctonio. Non è casuale che essa si collochi nella stagione della rinascita naturale su asse lunare e non solare. La resurrezione concreta, infatti, nasce dal 𝐛𝐮𝐢𝐨 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐢𝐨𝐫𝐞 𝐭𝐫𝐚𝐬𝐟𝐢𝐠𝐮𝐫𝐚𝐭𝐨.
Quest’anno il mistero si compie sotto gli influssi della Luna Calante, prossima all’Ultimo Quarto. Dettaglio astronomico tutt’altro che secondario. In termini alchemici la seguente fase è associata all’elemento Fuoco e alla calcinazione (procedimento nel quale la materia viene ridotta in cenere per poterne estrarre lo Spirito), dunque vi è un chiaro rimando alla purificazione, alla disintossicazione, al rilascio. La Luna Calante favorisce l’eliminazione delle scorie, la centratura e il lavoro su di sé. Proprio come in alchimia il piombo diventa oro così, sotto questa luna, il dolore può diventare consapevolezza e la crisi mutare in rinascita.
Passiamo ora all’osservazione degli elementi principali connessi alla Pasqua. Nella simbologia esoterica due animali sono particolarmente legati al periodo pasquale, il pellicano e la colomba.
Il pellicano, rappresentato in molte cattedrali gotiche, è il simbolo del Cristo. Si narra che, in tempi di carestia, si squarci il petto per nutrire i cuccioli con il proprio sangue. Questo gesto, associato nel simbolismo antico all’amore sacrificale, riecheggia nella Passione del Cristo, che versa il suo sangue come veicolo di redenzione. Ma c’è di più: il “pellicano” è anche un tipo di alambicco utilizzato in alchimia, in cui le sostanze vengono continuamente distillate per purificasi. L’immagine del pellicano alchemico è dunque quella del recipiente del sacrificio, dove il sangue della materia viene separato, elevato, spiritualizzato.
La colomba, d’altro canto, è vessillo di purezza, di armonia, dello Spirito Santo ma anche della Dea Afrodite (sacra ad ella) e quindi, per estensione, della bellezza, dell’amore, della fertilità. Essa vola leggera, libera, come l’anima purificata. Incarna l’elemento Aria e rappresenta il compimento della trasmutazione; ciò che nasce dalla calcinazione infatti non è distruzione, ma rivelazione di un’essenza più sottile. La colomba, come il pellicano, riporta quindi a un doppio mistero: la morte dell’inferiore e la nascita del superiore.
Particolari apparentemente folcloristici e consumistici, come l’uovo s**o o di cioccolato e il coniglio pasquale, nascondono, se letti in chiave iniziatica, archetipi profondissimi.
L’uovo è 𝐢𝐦𝐦𝐚𝐠𝐢𝐧𝐞 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐨𝐫𝐝𝐢𝐚𝐥𝐞 dell’esistenza, è l’uovo cosmico (cosmic egg) delle tradizioni cosmogoniche, l’embrione dell’universo, il segno del caos da cui sboccia l’ordine, un microcosmo racchiuso in un guscio nel quale gli elementi si fondono per dare origine alla vita stessa. In molte parti della cosmogonia egli simboleggia il creato, la dualità tra cielo e terra. Nell’alchimia è connesso all’Athanor, il contenitore sacro e magico in cui avviene la trasformazione delle sostanze. Per ciò che concerne l’esoterismo orientale si tratta dell’Uovo del Mondo, da cui si genera il cosmo. E come dicevo poc’anzi il tuorlo, oltre a rappresentare il Sole nascente (al contrario dell’albume che riguarda la purificazione lunare), evoca il 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐥𝐞𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 della Rubedo, la parte finale dell’opera alchemica.
Il coniglio invece, emblema di fertilità e rinnovamento, affonda le sue radici nel culto pagano della Dea Ostara o Eostre (suo animale totemico), da cui deriva il termine anglosassone Easter. Ostara è la divinità germanica della primavera, della fioritura e del risveglio ciclico della natura.
La palma, omaggiata pienamente la domenica antecedente, è simbolo di vittoria spirituale e resurrezione. I greci la chiamavano “Phoenix”, alludendo alla fenice, l’uccello che risorge dalle proprie ceneri (uno dei punti più potenti del processo iniziatico che risuona benissimo con l’Opera in Rosso).
Come possiamo notare, dunque, ogni tappa del mistero della Pasqua – dalla Domenica delle Palme alla Crocifissione, fino alla Resurrezione – può essere letta in corrispondenza con le fasi alchemiche: Nigredo (morte, dissoluzione), Albedo (purificazione, raffinazione), Rubedo (risurrezione, incarnazione dello Spirito rinnovato).
La 𝐍𝐢𝐠𝐫𝐞𝐝𝐨 corrisponde al Venerdì Santo. È quel frangente che in gergo spirituale viene definito “la notte buia dell’anima” per via dei rimandi simbolici al caos, alla crisi, alla disgregazione.
La 𝐀𝐥𝐛𝐞𝐝𝐨 coincide con il Sabato Santo, tempo di silenzio e attesa, quando l’anima si purifica nelle acque della dissoluzione trovandosi prossima alla rinascita.
Infine, la 𝐑𝐮𝐛𝐞𝐝𝐨 esplode nella Domenica di Pasqua, innescando l’aurora dell’oro spirituale, la resurrezione del Cristo, il sorgere del Sole Interiore.
Questo processo in sintesi è ben più di un percorso cosmico o storico… è un cammino profondamente spirituale e individuale. Ciascun essere umano nel corso della rispettiva vita e in particolar modo in questi tempi di crisi collettiva (nonché tribolazione) – la Nigredo della nostra epoca – è chiamato a sciogliere i propri attaccamenti, purificarsi a livello interiore e rinascere come essere trasfigurato, come un corpo di luce capace di affrontare le ombre del mondo con 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐨𝐥𝐞𝐳𝐳𝐚 e 𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞.
Carl Gustav Jung, che indagò accuratamente il simbolismo religioso e alchemico, riconosceva nella morte e nella resurrezione un archetipo universale legato al processo di 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐯𝐢𝐝𝐮𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞. Nelle sue opere, in particolare in “Psicologia e Alchimia”, Jung mette in luce come la dissoluzione dell’ego e il confronto con l’ombra siano 𝐟𝐚𝐬𝐢 𝐧𝐞𝐜𝐞𝐬𝐬𝐚𝐫𝐢𝐞 per la rinascita del Sé, rappresentato in modo simbolico dalla pietra filosofale o dalla figura del Cristo interiore. Di fatto la Nigredo, fase oscura e disgregante, precede la Rubedo, cioè la piena integrazione degli opposti e la trasfigurazione della coscienza.
Il concetto di resurrezione, come sottolineato da Rudolf Steiner nella sua conferenza del 1932, è sempre più assente dalla coscienza moderna.
Eppure, dice Paolo: “Se Cristo non è risorto, vana è la nostra fede.” La resurrezione va intesa come trasformazione ontologica dell’Essere, più che come evento biologico. Cristo risorge in un 𝐂𝐨𝐫𝐩𝐨 𝐝𝐢 𝐋𝐮𝐜𝐞, un veicolo trasfigurato che le antiche culture conoscevano bene: il Sâhû degli antichi Egizi, “l’immortale d’oro” del Taoismo, il “Corpo Glorioso” (o “di Gloria”) dell’esoterismo Cristiano.
Gustav Meyrink, nel suo romanzo “Il domenicano bianco” cita la “dissoluzione della spada” e la “dissoluzione del corpo”. Pratiche antiche e immagini forti che rimandano al processo iniziale della Grande Opera, a una liberazione dalla forma grossolana per raggiungere una dimensione superiore. Il vero discepolo, in ogni tradizione, non attende la morte per ascendere, ma 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐢𝐞 𝐢𝐧 𝐯𝐢𝐭𝐚 l’opera della trasfigurazione.
Per vivere la Pasqua e le relative festività cristiane a 360°, assorbendone ed esaltandone il significato originale, serve 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐬𝐢 con il Mondo Spirituale, con il linguaggio dei simboli, con il Mistero. La festività pasquale, vissuta consapevolmente, è una soglia che permette di passare da uno stato di coscienza 𝐨𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢𝐨 a uno stato di coscienza 𝐞𝐥𝐞𝐯𝐚𝐭𝐨 (per mezzo della trasmutazione). Tuttavia questo passaggio richiede sacrificio, vigilanza, centratura… poiché non è un dono gratuito che ci viene concesso, bensì il frutto di un costante lavoro su di sé.
Come disse Platone nel mito della caverna, solo chi riesce ad uscire dalla grotta dell’illusione affrontando la luce del Vero può iniziare a vivere veramente. Allo stesso modo, solo chi ha 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐚𝐭𝐨 la morte simbolica (il proprio sepolcro) può conoscere la resurrezione.
In questo tempo così travagliato, in cui l’umanità è chiamata ad affrontare prove collettive che scuotono le fondamenta stesse della civiltà, la Pasqua torna a parlarci con forza. È tempo di incarnarne il significato profondo: la trasformazione dell’essere, la purificazione dell’anima, la resurrezione del Sé.
Dopo la Nigredo viene sempre la Luce. Dopo la calcinazione, la trasmutazione. Dopo la notte, l’alba. È a noi che spetta il compito di attraversare tutto questo, di viverlo come processo, di renderlo reale nella nostra carne, nel nostro Spirito, nella nostra vita.
E allora, con cuore aperto, che sia una Pasqua di verità e di resurrezione per ognuno. Che il Cristo interiore, la scintilla divina, si ridesti in noi, consentendoci di portare quella luce nel mondo.
Auguri a tutti. 🤍✨🕊️
— 𝑅𝑜𝑚𝑖𝑛𝑎 𝐹𝑎𝑏𝑖
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