Medicina del sonno e Polisonnografia

Medicina del sonno e Polisonnografia Centro Multisciplinare ricerca e cura disturbi del sonno
Prof. Dott. Polisonnografia

3475982287 - 3475982287 Le visite di controllo un costo di Euro 150,00.

Francesco Peverini

Visite per disturbi respiratori in sonno (apnee notturne) e per insonnia. Centro Multisciplinare per la ricerca e la cura dei disturbi del sonno

Vengono effettuate visite per disturbi respiratori in sonno (principalmente per apnee notturne) e per insonnia. La maggior parte delle richieste che ci giunge per una visita o per un esame polisonnografico, sono quasi sempre incentrat

e sul costo e non sul tipo di visita o esame che dovrà essere eseguito (esistono infatti diverse tipologie di studio polisonnografico del sonno). Il termine polisonnografia, è una denominazione generica che accomuna esami differenti, praticati per tutte le patologie del sonno, che sono molte. Uno studio polisonnografico si realizza in maniera “modulare”. Possono quindi essere impiegati da un minimo di 6 sensori ad oltre 40. Troppo spesso il paziente che ha ricevuto dal curante una indicazione a sottoporsi all’indagine polisonnografica, non ha chiare le motivazioni che hanno portato alla richiesta e ignora come si svolga, le indicazioni per una tipologia di polisonnografia rispetto ad un altra, spesso anche le finalità dell'esame. Lo stesso per la visita: per chi immagina una visita di Medicina del Sonno tutta incentrata sulle pillole per dormire, dico subito che non ci siamo. La visita rappresenta il momento diagnostico più importante e bisogna ricordare che almeno la metà dei disturbi del sonno ha motivazioni organiche (metabolismo, cuore, polmoni, tiroide, tanto per fare alcuni esempi). Nel corso della visita si inquadra il sonno vero e proprio, considerando le attività del paziente, il suo ruolo lavorativo, le ore veramente dedicate al sonno, la correlazione con momenti di particolare stress. Nel caso di visite per apnee notturne, oltre al sonno stesso sarà importante avere la documentazione medica recente (analisi ed esami strumentali), per meglio correlare le eventuali apnee ad altre condizioni mediche già presenti (ad esempio episodi di soffocamento notturno, russamento eccessivo, obesità, diabete, ipertensione, bronchite cronica, fumo, aritmie cardiache, sonnolenza eccessiva, stanchezza cronica). Solo dopo questa fase si deciderà se è necessario un esame strumentale come la polisonnografia. In altre parole, non possono esistere protocollo uguali per tutti i pazienti. I costi della polisonnografia dipendono dalla complessità di esame che dovrà essere effettuato. A volte sono concordati con le diverse assicurazioni per chi ha una tutela in questo senso; ma questi costi fanno da riferimento anche per i pazienti non tutelati da una polizza sanitaria. Chiamare, per delucidazioni, il numero 3475982287 oppure la segreteria al numero 3475982287. La prima visita di Medicina del Sonno ha un costo di Euro 200,00.

IL RISCALDAMENTO CLIMATICO POTREBBE COMPROMETTERE LA DURATA E LA QUALITÀ DEL SONNO ?  Prof. Dott. Francesco Peverini29.0...
29/06/2025

IL RISCALDAMENTO CLIMATICO POTREBBE COMPROMETTERE LA DURATA E LA QUALITÀ DEL SONNO ?

Prof. Dott. Francesco Peverini
29.06.2025

Garantirci un sonno adeguato è essenziale per la salute fisica e della mente.
Il sonno fisiologico è caratterizzato da due fasi: fase NREM (non-rapid eye movement) e fase REM (rapid eye movement). Qualsiasi disturbo a questi periodi di sonno (molto differenti tra loro) può determinare scarsa qualità del sonno, che a sua volta potrebbe portare a gravi problemi di salute, tra cui malattie respiratorie croniche, problemi di salute mentale, disturbi muscoloscheletrici, malattie cardiovascolari e metaboliche, stanchezza cronica, incidenti alla guida o nel lavoro e anche facilitare l’insorgenza del cancro.
I problemi del sonno sono oggi una preoccupazione globale crescente. I principali Centri del sonno nel mondo hanno segnalato un'elevata prevalenza di scarsa qualità del sonno nella popolazione generale, con un trend che indica come più di una persona su tre soffra di disturbi del sonno. Pertanto, identificare e curare i fattori di rischio e i disturbi del sonno è fondamentale per alleviare il carico di malattia complessivo correlato al sonno stesso.
Anche la temperatura ambientale influenza il sonno, sebbene esistano ancora diverse lacune nella conoscenza di tutti i meccanismi coinvolti.

LA REGOLAZIONE DEL SONNO
La regolazione del sonno, in altre parole il meccanismo con cui si compie ogni notte il passaggio da veglia a sonno e poi il mantenimento dello stesso fino al risveglio del mattino, dipende principalmente da tre fattori, definiti “processi”:
Il primo è il processo circadiano, legato al ritmo giorno-notte, cioè che si ripete ogni ventiquattro ore (curiosamente che nell’uomo questo ritmo è in realtà di venticinque ore), come la rotazione della Terra intorno al proprio asse. Questo processo è controllato da un orologio biologico interno, un pacemaker naturale del ritmo sonno-veglia. È, inoltre, un meccanismo che non dipende da abitudini personali.
Il secondo è il processo omeostatico, che mira a mantenere un livello costante. Questo meccanismo di controllo del sonno è capace di autoregolarsi e, pertanto, di mantenere in un equilibrio stabile le caratteristiche dell’automatismo sonno-veglia. È determinato dalla durata della veglia precedente, dunque è definito meglio “propensione al sonno per stanchezza”.
Il terzo è il processo ultradiano, che compare più volte nella giornata e regola l’alternanza del sonno non-REM e REM. Un meccanismo che appartiene ai processi ultradiani è quello che regola la temperatura corporea e la sintesi di molti ormoni: tutte situazioni che influenzano il sonno.
Nel 1997, alcuni ricercatori americani hanno identificato un gene che regola la produzione di una proteina i cui livelli sono intimamente legati ai ritmi circadiani: il gene clock (“orologio”). Questo gene regola anche diverse funzioni biologiche del corpo come quella riproduttiva, della crescita, dell’appetito, della temperatura corporea.
E proprio la temperatura corporea è risultato essere uno dei fattori più importanti del determinare la massima propensione al sonno tra le 23 e l’una del mattino.
Nel nostro organismo, gli orologi biologici sono molti. In diversi organi (testicoli, ovaie, reni, stomaco, solo per citarne alcuni) sono state infatti ritrovate delle cellule particolari, che autonomamente presentano una attività elettrica ciclica nell’arco delle ventiquattr’ore, anche se isolate in provetta.

SONNO E AUMENTO DELLE TEMPERATURE GLOBALI
La relazione esistente tra il sonno, la luce naturale e la temperatura ambientale, rapporto condizionato anche dalla luce elettrica, dall’uso crescente di apparati retroilluminati, dal riscaldamento domestico in inverno e da tanto altro, può servire a comprendere i meccanismi del sonno?
Si può trarre qualche conclusione utile ai nostri tempi di cronica privazione del sonno?
Forse.
Oggi, alla luce dell’enfasi attribuita al rischio di catastrofici effetti dei cambiamenti climatici su ambiente ed esseri viventi, viene suggerito che l’associazione tra temperatura ambientale e disturbi del sonno sia più rilevante, sia a livello individuale che sociale.
Le ricerche hanno mostrato solide associazioni tra temperatura ambientale più elevata e disturbi del sonno nella popolazione generale.
Temperature medie giornaliere più elevate potrebbero ridurre la durata totale del sonno e aumentare le probabilità di riposo insufficiente. Si è inoltre scoperto che temperature elevate potrebbero influenzare significativamente la composizione del sonno, in particolare riducendo la durata e la continuità del sonno profondo.
Gli effetti negativi delle alte temperature sul sonno sarebbero più pronunciati negli anziani, nelle donne e negli individui obesi, nonché negli ambienti ad alta umidità.
E’ stato quindi previsto un aumento della privazione generale del sonno con una diminuzione della durata totale di sonno nel corso di questo secolo.
Da notare che l'aumento del disturbo del sonno dovuto al cambiamento climatico non è distribuito uniformemente su tutto il pianeta o all’interno dei singoli stati. Alcune regioni geografiche potrebbero essere più evidentemente colpite.
Inoltre, le prove raccolte dai ricercatori suggeriscono che l’importanza degli effetti di un'elevata temperatura interna (il proprio ambiente domestico) tende ad essere notevolmente maggiore rispetto a quella di un'elevata temperatura esterna dello stesso grado, suggerendo che gli studi che esaminano le relazioni tra temperatura esterna e sonno potrebbero effettivamente produrre stime incomplete.
I cambiamenti climatici sono una sfida molto ardua al tentativo che pure gli esseri viventi pongono in atto nel tentativo di adattarsi alle importanti variazioni ambientali.
E come se tutto questo non bastasse, il continuo fluire di notizie su disastri ambientali e catastrofi climatiche nei nostri media, si è iniziata a osservare quella che gli psicologi chiamano " ansia climatica ", un terrore esistenziale che tiene le persone sveglie.

IN CHE MODO LE ALTE TEMPERATURE INFLUISCONO SUL CORPO?
Disidratazione. Per contrastarla è necessario bere abbastanza acqua per assicurarsi di reintegrare quella persa attraverso la minzione, la sudorazione e la respirazione.
Surriscaldamento. L’aumento della temperatura corporea può essere un serio problema per chi soffre di patologie cardiache o respiratorie. I sintomi includono formicolio, mal di testa, ansietà e nausea.
Esaurimento. Si verifica quando il corpo inizia a perdere acqua o sali minerali in quantità significative. Debolezza, svenimenti o crampi muscolari sono solo alcuni dei sintomi più rilevanti.
Colpo di calore. Se la temperatura corporea raggiunge i 40 °C o più, può verificarsi un colpo di calore. I sintomi sono simili all'esaurimento da calore, ma la persona può perdere conoscenza, avere la pelle secca e paradossalmente smettere di sudare.

La diagnosi di insonnia è generalmente clinica, basata su un'accurata valutazione medica dei sintomi, delle abitudini di sonno e delle condizioni di salute generali.
Se necessario, possono essere utilizzati test diagnostici o esami strumentali come la polisonnografia, per escludere altre patologie.

Se l'insonnia è persistente o grave, è importante consultare uno specialista, che potrà indirizzare il paziente verso una terapia adeguata, anche con modifiche dello stile di vita e comportamentali o talvolta con l’uso ragionato di farmaci.

In conclusione, dormire bene la notte dovrebbe essere una priorità assoluta per la nostra salute.
Con alcuni accorgimenti pratici al nostro ambiente e alle nostre abitudini, possiamo adattarci ai cambiamenti, promuovendo al contempo soluzioni climatiche più durature che dovrebbero aiutare tutti a dormire meglio.

BIBLIOGRAFIA
Climate warming may undermine sleep duration and quality in repeated-measure study of 23 million records. Nature Communications volume 16, Article number: 2609 (2025)

CENTRO MULTIDISCIPLINARE PER LA RICERCA E LA CURA DEI DISTURBI DEL SONNO

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Il Prof. F. Peverini, esperto in polisonnografia e in medicina del sonno, effettua visite ed esami polisonnografici a Roma e a Napoli.

SONNO E INSONNIA - QUANTO E’ IMPORTANTE DORMIRE ?Perché abbiamo bisogno di dormireProf. Dott. Francesco PeveriniRoma, 22...
21/06/2025

SONNO E INSONNIA - QUANTO E’ IMPORTANTE DORMIRE ?
Perché abbiamo bisogno di dormire

Prof. Dott. Francesco Peverini
Roma, 22.06.2025

Le persone di solito non sono informate di quanto e perché sia necessario dormire, né di cosa accada veramente durante il sonno.
Durante le mie visite mediche per disturbi del sonno, provo spesso a semplificare la situazione: sappiamo tutti che una serie di comportamenti naturali sono assolutamente indispensabili per vivere, come bere, mangiare, riprodursi e avere un riparo. Ebbene anche il sonno è tra questi.
Per riposare, tra l’altro, non è sufficiente sdraiarsi o rimanere inattivi, anche per ore. È indispensabile dormire.
E il sonno cosa è?
È paragonabile ad uno stato di perdita di coscienza o può essere assimilato a un’anestesia o a una sedazione o a uno stato ipnotico?
O ci troviamo di fronte a qualcosa del tutto simile alla coscienza vigile propria della veglia, ma di fatto estremamente diversa, in quanto il cervello agisce anche senza che noi ne avvertiamo il lavoro?
Cosa avviene durante il sonno da renderlo così necessario?

Noi dormiamo ma il cervello sicuramente no: nel sonno si passa da un’attività – la veglia – a una serie di funzioni che invece si ignorano. Il cervello “decide” ogni notte di produrre singolari situazioni biologiche, senza lo sviluppo delle quali non si potrebbe letteralmente vivere.
L’apparente immobilità di un individuo nasconde una serie di condizioni che ci porta progressivamente a rilassare i muscoli, a variare l’azione degli ormoni e di tante molecole nel sangue e nel cervello. Come una macchina che non si ferma mai, allo stesso modo del corpo umano con le sue attività metaboliche, che possono tutt’al più solo rallentare; il cervello ha un insopprimibile bisogno di agire e lo fa, di notte, in una dimensione diversa da quella diurna.

IL MONDO DEL SONNO
L’unica cosa che ricordiamo della notte sono i sogni (o gli incubi) e i risvegli.
Ma andiamo per gradi: il sonno è composto da una fase di addormentamento e tre fasi distinte tra loro e riconoscibili con l’elettroencefalogramma: abbiamo così una fase di addormentamento, una fase di sonno leggero seguita da una di sonno profondo (chiamate sonno Non REM - NREM) e una fase, meno chiara ma più suggestiva, di sogno. La maggior parte dei sogni si sviluppa in un particolare momento del sonno in cui non si è per nulla inattivi. Si tratta della fase del sonno chiamata REM (da "Rapid Eye Movement"), una fase del sonno caratterizzata da movimenti rapidi degli occhi sotto le palpebre e da un'intensa attività cerebrale, simile a quella della veglia, la frequenza cardiaca è estremamente variabile, la pressione del sangue cambia altrettanto velocemente e anche ormoni e metabolismo seguono questa nuova situazione del corpo.
Questa fase è così importante che le persone in cui è assente o largamente compromessa testimoniano ogni giorno un grave mancato riposo e sintomi di un deterioramento della salute fisica.
In sintesi si sviluppa un piccolo circuito: sonno leggero, sonno profondo, sonno REM e questo ciclo si ripete normalmente quattro o cinque volte per notte. Ecco in poche parole la struttura – l’architettura – del sonno.
Comprendere la struttura del sonno è indispensabile per affrontare e rendere più efficace qualsiasi cura.

GLI EFFETTI DELLA PRIVAZIONE DI SONNO

Riguardano principalmente la compromissione del senso di energia di un soggetto, la concentrazione e la velocità di elaborazione del pensiero, e talvolta l’umore.
Dopo ventiquattr’ore di veglia prolungata, iniziano ad alterarsi i livelli ormonali del cortisolo (uno dei più importanti ormoni dell’attività e dello stress), che durante tutto l’arco della giornata, dopo un picco mattutino si attestano su valori più bassi. Diversamente dalla normalità, tendono invece a essere più elevati due o tre ore dopo l’inizio del sonno.
Il rallentamento delle prestazioni intellettuali, la perdita di attenzione e vigilanza e un aumentato sforzo mentale per mantenere il controllo in una cornice funzionale meno efficiente rappresentano anch’esse delle disfunzioni attribuibili alla perdita di una sola notte di sonno.
L’elaborazione di stimoli affettivi rivela un’elevata reattività nei soggetti privati di sonno, ma sempre in un contesto di ansia che potremmo definire “da prestazione”; ciò si riflette in una più generale alterazione della sfera emotiva.
In ogni caso, la vulnerabilità individuale legata alla privazione del sonno è molto variabile.

E poi abbiamo altre conseguenze della privazione del sonno.

Microsleeps (microsonni): una sola notte di privazione del sonno può causare, il giorno successivo, un fenomeno chiamato microsleep, un addormentamento molto breve (da due-tre fino a trenta secondi).
Si tratta di quello che tutti conosciamo come “dormire ad occhi aperti”: gli occhi di alcune persone infatti rimangono aperti durante i microsleeps ed è inquietante rilevare che in questi casi si è essenzialmente ciechi. Il cervello si trova in una condizione di sospensione rapida e incontrollabile della coscienza, situazione che può essere incredibilmente pericolosa soprattutto quando si è alla guida.

Delirio: le persone, dopo una notte completamente insonne, avvertono una sensazione di confusione e si sentono solitamente inquiete. Talvolta si assiste a veri episodi di delirio, con uno stato confusionale acuto e convinzioni errate su fatti e persone. I soggetti appaiono davvero disorientati.
Per esperienza, posso testimoniare come pazienti ricoverati in unità di terapia intensiva, in cui luci e suoni (di fatto indispensabili) possono dare fastidio tutto il giorno e la notte, sono in grado di sviluppare una condizione confusionale chiamata “delirio da terapia intensiva”.

Allucinazioni: si tratta di un’erronea percezione della realtà, presente in veglia o nelle fasi di transizione dalla veglia al sonno. Persone molto assonnate possono vedere qualcosa che non esiste, o ricordare confusamente fatti e situazioni (per esempio essere convinti della presenza in un ambiente di persone o familiari, che sono invece assenti).
Soggetti volontari, privati a lungo del sonno, hanno mostrato preoccupanti stati allucinatori, assimilabili a esperienze descritte dopo l’assunzione di sostanze stupefacenti.
Ma le allucinazioni di un paziente privato del sonno possono anche essere solo rumori, talvolta voci, che il soggetto vive con intensa partecipazione emotiva attribuendone l’appartenenza a persone conosciute o addirittura a entità più o meno sovrannaturali.

Si può morire di privazione del sonno?
La privazione totale di sonno uccide topi da laboratorio per ipotermia (eccessivo abbassamento della temperatura corporea), infezioni e sepsi: loro non hanno un codice etico a difenderli. Grazie al loro sacrificio sappiamo come funziona il danno fisico da mancanza protratta di sonno.

Di sicuro, sono stati valutati gli effetti somatici (corporei) della mancanza acuta di sonno:
• Lesioni cutanee.
• Perdita di appetito.
• Riduzione del peso corporeo.
• Ricerca di calore.
• Riduzione della temperatura corporea.
• Disfunzioni immunitarie con insorgenza di infezioni.
• Morte.

Un utilizzo discutibile della privazione del sonno è rappresentato da alcuni metodi di interrogatorio, impiegati per far crollare i sospettati in modo molto più efficace di altri approcci violenti. Tutto si gioca sulle conseguenze della privazione prolungata del sonno: stress, ansietà, depressione, inappetenza, perdita di memoria a breve termine, allucinazioni, riduzione delle capacità intellettive, una vera modificazione della personalità. Questa pratica diminuisce la resistenza degli individui, di cui vengono alterate principalmente le note caratteriali ma, se protratta troppo a lungo, può anche condurre a morte per infezioni con setticemia o per stress cardiaco da ipotermia e aritmia.
La sola presenza di luce costante è già un’azione di fortissima pressione psicologica, in particolare se viene associata ad atti che risveglino continuamente il prigioniero per impedirgli di addormentarsi.

I MOTIVI PER DORMIRE BENE E SALVAGUARDARE IL SONNO

Come abbiamo visto, nella fase non-REM, chiamata anche di sonno elettricamente sincronizzato, si sviluppano processi di memorizzazione e diverse attività metaboliche.
La fase REM viene identificata prevalentemente con il sogno.
Provando a formulare finalmente una prima risposta al perché abbiamo necessità di dormire, possiamo dire che per vivere è indispensabile trascorrere del tempo in condizioni che non sono solo quelle di maggiore consapevolezza cosciente, come la veglia.

Dormiamo, quindi, per una serie importantissima di ragioni fisiche e comportamentali.

Risparmio energetico. La funzione primaria del sonno è, secondo alcuni, quella di agire come promotore di risparmio energetico: il primo scopo del sonno sarebbe quella di ridurre la domanda di energia di un individuo e il conseguente consumo di calorie anche di notte, soprattutto nei momenti in cui per l’uomo è meno facile cercare cibo.

Recupero e immunità. La teoria del ristoro è supportata dai risultati di alcune ricerche che hanno mostrato che molte delle funzioni principali di recupero del corpo, come la crescita muscolare, la riparazione dei tessuti, la sintesi delle proteine e il rilascio nel sangue dell’ormone della crescita si verificano per lo più, o solo in alcuni casi, durante il sonno.
Tra queste è importantissima quella immunitaria: un animale lasciato insonne muore nell’arco di alcuni giorni per infezioni non controllabili.

La plasticità neuronale. Una delle spiegazioni più recenti e interessanti del perché abbiamo bisogno di dormire si basa su ricerche che dimostrano come il sonno sia correlato ai cambiamenti nella struttura e nell’organizzazione del cervello; questo fenomeno, noto come plasticità cerebrale non è del tutto compreso, ma sta diventando chiaro come il sonno possa giocare un ruolo fondamentale nello sviluppo del cervello nei neonati e nei bambini piccoli. I neonati passano addormentati dalle tredici alle quattordici ore circa al giorno, e quasi la metà del tempo è spesa in sonno REM.

La memoria e l’apprendimento. Un collegamento tra il sonno e la plasticità del cervello si sta individuando anche nell’adulto: dormire o stare svegli hanno potenti effetti sulla capacità di imparare e di eseguire una serie di compiti, e in particolare influenzerebbero il nostro bisogno di memorizzare ciò che abbiamo appreso, la rimozione di ricordi irrilevanti, l’integrità della rete sinaptica con la formazione di percorsi neuronali nuovi che immagazzinano e rendono
disponibili le informazioni che, tra l’altro, contribuiscono all’equilibrio psichico e alla capacità di affrontare situazioni nuove e complesse.

Comunicare attraverso i sogni. Sigmund Freud diceva che il cervello ci invia lettere durante il sonno. Non solo. Il sogno è la base stessa di pensieri che, probabilmente, non avremmo avuto e di immagini che, pur prodotte dai nostri neuroni, non avevamo mai visto o ricordato o considerato: è una delle spiegazioni all’evoluzione della specie umana.
Del resto lo stesso Albert Einstein affermava che la maggior parte della sua teoria della relatività era stata concepita e immaginata nel sogno.

Come è facile comprendere, non è agevole sostenere una ragione che più di altre renda necessario e indispensabile il sonno, e tuttora non c’è una risposta soddisfacente e univoca alla nostra domanda. Gli aspetti coinvolti sono di fatto moltissimi, tanto quanto quelli che sono presenti
quando si è svegli.
Più semplicemente, possiamo dire che il sonno non è un’entità a sé stante, ma parte integrante
dello sviluppo della vita su questa Terra, per l’uomo come per altre specie.

Il riposo e il ristoro dalle fatiche del giorno sono inconsapevolmente ritenuti come impliciti, correlati al semplice atto di coricarsi e addormentarsi; in altre parole, dovuti.
Come se esistesse una condizione vincolante – un patto biologico – in grado di garantirci automaticamente un diritto inalienabile di cui non ci si deve dare pensiero.
Senza sapere attraverso quale meccanismo ciò avviene, senza conoscere (se non raramente) gli automatismi biologici che provvedono al sonno e al riposo, si confida che, riaperti gli occhi, il nostro corpo e la nostra mente siano pronti ed efficienti, ricaricati e rigenerati per affrontare una nuova giornata, con tutte le sue sfide e vicissitudini.

Ma molte volte tutto questo non funziona.

Sottoporsi ad una visita di Medicina del Sonno o a un'analisi strumentale, può aiutarti ad affrontare insonnia cronica e apnee notturne e ridurre il rischio di gravi complicazioni in futuro.

Bibliografia:
E' facile dormire se sai come farlo - impara a riposare per vivere meglio
Francesco Peverini
2016 Bur Rizzoli

CENTRO PER LA RICERCA E LA CURA DEI DISTURBI DEL SONNO

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Il Prof. F. Peverini, esperto in polisonnografia e in medicina del sonno, effettua visite ed esami polisonnografici a Roma e a Napoli.

IL DANNO CEREBRALE DA INSONNIA CRONICA E APNEE NOTTURNE È REVERSIBILE?Prof. Dott. Francesco Peverinifrancescopeverini.it...
03/06/2025

IL DANNO CEREBRALE DA INSONNIA CRONICA E APNEE NOTTURNE È REVERSIBILE?

Prof. Dott. Francesco Peverini
francescopeverini.it
30.05.2025

La risposta a questa domanda è sicuramente si.

Quali aspetti dell’architettura del sonno e dei disturbi del sonno come le apnee possono essere correlati alla funzione cognitiva nei soggetti adulti e negli anziani?

Esaminiamo la situazione:

Un sonno di qualità e durata sufficiente può essere associato a un rischio ridotto di demenza attraverso diversi meccanismi, facilitando il consolidamento della memoria e il rimodellamento sinaptico (le connessioni tra neuroni), riducendo il rischio di malattie cardiovascolari e metaboliche e delle lesioni vascolari cerebrali, che sono tutti fattori noti associati al rischio di demenza.
Quindi sia l’insonnia con riduzione qualitativa e quantitativa di ore di sonno, che le apnee notturne, possono interferire con la salute cerebrale.

Da molti anni conosciamo la relazione che lega la presenza di apnee notturne ad un aumentato rischio di danno cerebrale, inteso come compromissione del funzionamento cognitivo ed emotivo, problemi di umore, disturbi della memoria e tanto altro.
Per danno cerebrale si intende una serie di microscopiche lesioni al cervello (di natura chimica, anatomica e funzionale) che ne compromettono progressivamente alcune funzioni, dovute direttamente agli effetti delle apnee.
Le apnee, sconosciute o sottovalutate.
Circa due milioni di Italiani soffrono di apnee notturne ma ancora oggi molti di loro (oltre l’80 %) non hanno avuto una diagnosi e forse non sapranno mai di soffrire di questa condizione.
Puoi leggere il post completo su FB alla pagina MEDICINA DEL SONNO E POLISONNOGRAFIA. CENTRO DEL SONNO

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30/05/2025

IL DANNO CEREBRALE DA INSONNIA CRONICA E APNEE NOTTURNE È REVERSIBILE?

Prof. Dott. Francesco Peverini
francescopeverini.it
30.05.2025

La risposta a questa domanda è sicuramente si.

Quali aspetti dell'architettura del sonno e dei disturbi del sonno come le apnee possono essere correlati alla funzione cognitiva nei soggetti adulti e negli anziani?

Esaminiamo la situazione:

Un sonno di qualità e durata sufficiente può essere associato a un rischio ridotto di demenza attraverso diversi meccanismi, facilitando il consolidamento della memoria e il rimodellamento sinaptico (le connessioni tra neuroni), riducendo il rischio di malattie cardiovascolari e metaboliche e delle lesioni vascolari cerebrali, che sono tutti fattori noti associati al rischio di demenza.
Quindi sia l’insonnia con riduzione qualitativa e quantitativa di ore di sonno, che le apnee notturne, possono interferire con la salute cerebrale.

Da molti anni conosciamo la relazione che lega la presenza di apnee notturne ad un aumentato rischio di danno cerebrale, inteso come compromissione del funzionamento cognitivo ed emotivo, problemi di umore, disturbi della memoria e tanto altro.
Per danno cerebrale si intende una serie di microscopiche lesioni al cervello (di natura chimica, anatomica e funzionale) che ne compromettono progressivamente alcune funzioni, dovute direttamente agli effetti delle apnee.
Le apnee, sconosciute o sottovalutate.
Circa due milioni di Italiani soffrono di apnee notturne ma ancora oggi molti di loro (oltre l’80 %) non hanno avuto una diagnosi e forse non sapranno mai di soffrire di questa condizione.

EFFETTI DELL’INSONNIA SUL CERVELLO
Gli effetti della privazione cronica del sonno sul cervello possono essere difficili da identificare rispetto agli effetti fisici della privazione del sonno, ma potrebbero risultare i più pericolosi tra tutte le conseguenze della mancanza di sonno.
La correlazione tra la privazione del sonno e la diminuzione dell'attenzione e della memoria di lavoro è ormai nota, ma colpisce anche altre funzioni, come la memoria a lungo termine e il processo decisionale.
Nelle descrizioni più elementari, gli effetti della mancanza di sonno sul cervello influenzano l’umore e la capacità di creare ricordi e di imparare.
A un livello più avanzato, la privazione del sonno può sovrastimolare alcune parti del cervello e persino portare a danni cerebrali.
Questo è dovuto alla compromissione della 'plasticità neurale' del cervello, ovvero alla sua capacità di adattarsi a nuove situazioni e ricreare continuamente “ponti” tra neuroni. Quando il cervello è costretto a operare regolarmente in uno stato diverso (cioè di insonnia cronica), queste funzioni si alterano.

LE APNEE NOTTURNE
L'apnea notturna è un disturbo respiratorio che si verifica durante il sonno. Le vie aeree collassano a livello della gola, completamente o in parte, per un lungo periodo di tempo, impedendo all'ossigeno di entrare nei polmoni e di essere trasportato alle cellule del corpo.
E a noi in questo caso interessa che ciò avvenga verso gli organi più importanti, comprese le cellule cerebrali.
Quando parliamo di apnee notturne clinicamente importanti (di interesse medico), non ci riferiamo a rari episodi di apnea sparsi nel corso della notte ma alla presenza di gruppi di apnee con decine di episodi ognuno, a volte senza interruzione, per arrivare a centinaia di episodi per notte.
Durante le apnee, l'ossigeno non è in grado di entrare nei polmoni per diverso tempo. Al termine di ogni apnea la persona riprende a respirare energicamente, l'ossigeno necessario entra nel sangue e il cuore inizia a ba***re freneticamente per trasportarlo a tutte le cellule.
Pochi secondi dopo, tuttavia, si ripresenterà una nuova apnea e così via, determinando la vera base del danno cellulare: riduzioni seguite da recupero di ossigeno in successione: la cosiddetta ipossia intermittente.
In casi molto gravi questo ciclo si ripete fino a 70-80 o più volte ogni ora.
Un importante effetto di tutto ciò è la frammentazione del sonno stesso, che diventa inefficace anche a fronte di molte ore di riposo notturno.

EFFETTI DELL'APNEA NOTTURNA SULLE STRUTTURE CEREBRALI
L'apnea notturna provoca non solo carenza di ossigeno nelle cellule del corpo ma anche uno stato infiammatorio generale che colpisce quasi tutti gli organi del corpo umano. Il cervello è influenzato negativamente da questa privazione di ossigeno, come ogni altro organo.
Le apnee non trattate possono influenzare le strutture del cervello associate alla memoria, all'umore, al funzionamento esecutivo (capacità di pensiero di alto livello) e all'attenzione.
Causano una diretta riduzione della quantità di materia bianca e grigia, strutture del cervello responsabili della capacità di elaborare informazioni e apprendimento.
Nella materia grigia avviene infatti la maggior parte dell'elaborazione delle informazioni nel cervello: il controllo muscolare, la percezione sensoriale come la vista e l'udito, la parola, l'autocontrollo, il processo decisionale, la memoria e le emozioni. La materia bianca è invece il tessuto attraverso il quale passano i messaggi tra le diverse aree di materia grigia all'interno del cervello. Agisce come un relè, un sistema di comunicazione di coordinamento tra le regioni del cervello. La materia bianca influenza attivamente il modo in cui il cervello apprende e funziona.

BARRIERA EMATO-ENCEFALICA
La barriera emato-encefalica è un meccanismo di filtraggio che permette al sangue e a molti dei suoi componenti di arrivare al cervello e al midollo spinale (ad es. acqua, alcuni gas, glucosio e amminoacidi), cioè alle cellule nervose, ma blocca il passaggio di alcune sostanze pericolose: sostanze chimiche, batteri nocivi e potenziali neurotossine oppure dei cambiamenti della loro distribuzione.
L'apnea notturna fa sì che la barriera emato-encefalica diventi più permeabile, facilitando l'ingresso di alcune sostanze dannose nel cervello. Alcune di queste sostanze sono correlate a gravi patologie come epilessia, sclerosi multipla, ictus, meningite, Alzheimer, solo per citarne alcune.

PERDITA DI MEMORIA
Le persone con apnea notturna hanno difficoltà a convertire la memoria a breve termine in memoria a lungo termine, causando dimenticanze a volte molto imbarazzanti o angoscianti. La perdita di memoria è anche correlata al fenomeno della frammentazione del sonno, che rende il riposo notturno dei soggetti che vanno in apnea di scarsa qualità ed efficacia.

PRIVAZIONE CRONICA DEL SONNO E SONNOLENZA DIURNA
Le apnee notturne provocano respirazione intermittente per tutta la notte e frammentazione del sonno. Si alterano i cicli di sonno, sia REM (movimento rapido degli occhi) che di sonno profondo NREM, importanti per l'apprendimento e la memoria.

DEMENZA
Le autopsie dei soggetti con apnee hanno permesso di osservare che le persone con i più bassi livelli di ossigeno nel sangue durante la notte (ipossiemia e ipossia) avevano maggiori probabilità di avere danni cerebrali ischemici, quelli che spesso conducono a precoce deterioramento intellettivo (demenza).
Anche uomini che avevano una minore quantità di tempo in sonno profondo o REM avevano maggiori probabilità di mostrare perdita di cellule cerebrali e atrofia cerebrale.

ICTUS E TIA
L'apnea notturna è legata all’ictus: il 50% dei soggetti con ictus o TIA (attacco ischemico transitorio) presenta anche apnee notturne. Più del 33% dei pazienti con lesioni della sostanza bianca (definita Leucoaraiosi, rilevabile ad esempio in un esame di Risonanza Magnetica dell’encefalo) presenta una grave apnea notturna. Gli ictus e i TIA, con la loro perdita di sostanza bianca, possono essere apparentemente asintomatici ed il danno procede senza che il paziente possa accorgersene.

LA DIAGNOSI DI APNEE NOTTURNE
Sappiamo che i tre segni fondamentali per identificare un paziente affetto da apnee sono: il russamento rumoroso, la sonnolenza diurna, le pause respiratorie in sonno; ma anche la cefalea al mattino, la stanchezza cronica, le alterazioni della memoria, la presenza di malattie cardiovascolari (ipertensione, insufficienza cardiaca pregressi ictus, TIA o infarto, le aritmie cardiache), l’obesità, le malattie metaboliche e il diabete, le alterazioni della funzione tiroidea, una circonferenza del collo superiore a 43 cm (uomo).

Se sospetti di avere apnee notturne, parla con il tuo medico per ottenere un invio ad uno specialista del sonno. L'apnea notturna può essere diagnosticata in modo definitivo solo con uno studio del sonno noto anche con il nome di polisonnografia.
Durante una polisonnografia si registrano informazioni sui movimenti degli occhi e delle gambe, l'attività cerebrale, la frequenza respiratoria, l’ossigeno nel sangue, l’elettrocardiogramma e la pressione arteriosa durante il sonno. Questi dati indicheranno il tuo indice di apnea-ipopnea (AHI) che è il numero di apnee che subisci in un'ora. Può così essere diagnosticata un'apnea notturna lieve, moderata o grave e questo consente di determinare la terapia necessaria.

IL SOCCORSO: LA TERAPIA VENTILATORIA CPAP
Gli effetti più significativi del danno cerebrale da apnee notturne sono le menomazioni dell’attività cognitiva, le alterazioni dell'umore e della vigilanza diurna. Questi, insieme ai danni alla materia grigia e bianca nel cervello possono essere contrastati e corretti mediante l’uso della terapia ventilatoria CPAP, una terapia a pressione positiva delle vie aeree che consente di non avere più apnee.
Si tratta semplicemente di restituire una corretta respirazione al paziente affetto da OSAS, fin dalla prima notte di terapia.
L'uso di CPAP può riportare le sostanze chimiche e il funzionamento del cervello a livelli normali; i sintomi dannosi e mortali delle apnee notturne si riducono o si risolvono e il paziente può ritrovare stabilità fisiologica e psicologica.
Questa terapia è allo stesso tempo risolutiva dei disturbi che ho citato, quanto dileggiata e delegittimata da una negativa considerazione generale.
E questo avviene per l’errata considerazione dell’importanza del fenomeno apnee notturne, confuso con il semplice russamento o con uno stato addirittura non patologico che può migliorare da solo.

COSA RICORDARE
Le apnee notturne e l’insonnia cronica non trattate sono associate a disturbi cognitivi e problemi di umore, memoria e vigilanza. Possono portare a danni cerebrali a causa degli effetti a lungo termine della privazione cronica del sonno e della carenza di ossigeno (ipossia intermittente).
Il danno cerebrale correlato all'apnea notturna può essere parzialmente o completamente invertito in molti casi con la terapia a pressione positiva delle vie aeree (CPAP), terapia che deve essere deciso da uno specialista del sonno. Allo stesso modo, la ripresa di un sonno corretto in ore e qualità, permette di ripristinare la maggior parte delle funzioni alterate ed il beneficio soggettivo è un importante indicatore di successo.

Molte persone non si rendono conto (anche per anni) di soffrire di apnea notturna. Semplicemente non se ne accorgono se non in presenza di sintomi gravi come il soffocamento notturno o per il racconto allarmato di partner o parenti che notano le pause respiratorie nel sonno.

Se hai eccessiva sonnolenza diurna o il tuo partner nota sintomi come russare o ansimare, oppure se soffri di insonnia da tempo e perdi cronicamente ore di sonno ogni notte, parla con il tuo medico e chiedi informazioni su come ottenere uno studio del sonno.

Si può morire di apnea notturna?
E’ improbabile che una singola apnea determini la morte di un paziente.
Ma le apnee notturne non trattate possono condurre a complicazioni di salute gravi e potenzialmente fatali. Queste includono insufficienza cardiaca, ischemia cardiaca, pericolose aritmie, diabete, ictus e alcuni tipi di cancro.
Le persone con apnea notturna, possono manifestare, inoltre, eccessiva sonnolenza diurna, fenomeno che può aumentare il rischio di incidenti automobilistici mortali e incidenti nel mondo del lavoro.


Fonti:
1. Sleep deprivation: Impact on cognitive performance. Neuropsychiatr Dis Treat. 2007 Oct;3(5):553.
2. Quality of life impacts associated with comorbid insomnia and depression in adult population. Qual Life Res. 2024 Dec;33(12):3283.
3. Effects of 3-month CPAP therapy on brain structure in obstructive sleep apnea: A diffusion tensor imaging study. Front. Neurol., 22 August 2022
4. Obstructive Sleep Apnea and the Brain: a Focus on Gray and White Matter Structure. Curr Neurol Neurosci Rep. 2021 Feb 14;21(3):11
5. Association between brain-derived neurotrophic factor levels and obstructive sleep apnea: a systematic review and meta-analysis. Sleep Breath. 2022 Sep 17

Sottoporsi a un'analisi del sonno può aiutarti ad affrontare insonnia cronica e apnee notturne e ridurre il rischio di gravi complicazioni in futuro.

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Prof. Francesco Peverini - i disturbi del sonno, diagnosi e cura

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Perché talvolta si fa fatica ad addormentarsi o il sonno viene interrotto una o più volte per notte? Come si può spiegare che dopo 8 e più ore di sonno ci si possa svegliare stanchi e sentirsi tutt’altro che riposati e durante il giorno essere irritabili, ansiosi, scarsamente attenti? Accade almeno al 25% degli italiani. E il 50% delle persone, almeno una volta, ha sperimentato cosa sia dormire male.

Troppe tendenze culturali, portano oggi a pensare che dormire sia poco più che un fastidio, un ostacolo alla nostra efficienza h24. Ma vedere compromessa anche una sola notte di sonno, quale ne sia il motivo, rende la giornata che segue praticamente improduttiva. Ci si sente intontiti, irritabili, si commettono errori anche banali e, all’improvviso, semplici attività sembrano diventare complicate.

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