
29/06/2025
IL RISCALDAMENTO CLIMATICO POTREBBE COMPROMETTERE LA DURATA E LA QUALITÀ DEL SONNO ?
Prof. Dott. Francesco Peverini
29.06.2025
Garantirci un sonno adeguato è essenziale per la salute fisica e della mente.
Il sonno fisiologico è caratterizzato da due fasi: fase NREM (non-rapid eye movement) e fase REM (rapid eye movement). Qualsiasi disturbo a questi periodi di sonno (molto differenti tra loro) può determinare scarsa qualità del sonno, che a sua volta potrebbe portare a gravi problemi di salute, tra cui malattie respiratorie croniche, problemi di salute mentale, disturbi muscoloscheletrici, malattie cardiovascolari e metaboliche, stanchezza cronica, incidenti alla guida o nel lavoro e anche facilitare l’insorgenza del cancro.
I problemi del sonno sono oggi una preoccupazione globale crescente. I principali Centri del sonno nel mondo hanno segnalato un'elevata prevalenza di scarsa qualità del sonno nella popolazione generale, con un trend che indica come più di una persona su tre soffra di disturbi del sonno. Pertanto, identificare e curare i fattori di rischio e i disturbi del sonno è fondamentale per alleviare il carico di malattia complessivo correlato al sonno stesso.
Anche la temperatura ambientale influenza il sonno, sebbene esistano ancora diverse lacune nella conoscenza di tutti i meccanismi coinvolti.
LA REGOLAZIONE DEL SONNO
La regolazione del sonno, in altre parole il meccanismo con cui si compie ogni notte il passaggio da veglia a sonno e poi il mantenimento dello stesso fino al risveglio del mattino, dipende principalmente da tre fattori, definiti “processi”:
Il primo è il processo circadiano, legato al ritmo giorno-notte, cioè che si ripete ogni ventiquattro ore (curiosamente che nell’uomo questo ritmo è in realtà di venticinque ore), come la rotazione della Terra intorno al proprio asse. Questo processo è controllato da un orologio biologico interno, un pacemaker naturale del ritmo sonno-veglia. È, inoltre, un meccanismo che non dipende da abitudini personali.
Il secondo è il processo omeostatico, che mira a mantenere un livello costante. Questo meccanismo di controllo del sonno è capace di autoregolarsi e, pertanto, di mantenere in un equilibrio stabile le caratteristiche dell’automatismo sonno-veglia. È determinato dalla durata della veglia precedente, dunque è definito meglio “propensione al sonno per stanchezza”.
Il terzo è il processo ultradiano, che compare più volte nella giornata e regola l’alternanza del sonno non-REM e REM. Un meccanismo che appartiene ai processi ultradiani è quello che regola la temperatura corporea e la sintesi di molti ormoni: tutte situazioni che influenzano il sonno.
Nel 1997, alcuni ricercatori americani hanno identificato un gene che regola la produzione di una proteina i cui livelli sono intimamente legati ai ritmi circadiani: il gene clock (“orologio”). Questo gene regola anche diverse funzioni biologiche del corpo come quella riproduttiva, della crescita, dell’appetito, della temperatura corporea.
E proprio la temperatura corporea è risultato essere uno dei fattori più importanti del determinare la massima propensione al sonno tra le 23 e l’una del mattino.
Nel nostro organismo, gli orologi biologici sono molti. In diversi organi (testicoli, ovaie, reni, stomaco, solo per citarne alcuni) sono state infatti ritrovate delle cellule particolari, che autonomamente presentano una attività elettrica ciclica nell’arco delle ventiquattr’ore, anche se isolate in provetta.
SONNO E AUMENTO DELLE TEMPERATURE GLOBALI
La relazione esistente tra il sonno, la luce naturale e la temperatura ambientale, rapporto condizionato anche dalla luce elettrica, dall’uso crescente di apparati retroilluminati, dal riscaldamento domestico in inverno e da tanto altro, può servire a comprendere i meccanismi del sonno?
Si può trarre qualche conclusione utile ai nostri tempi di cronica privazione del sonno?
Forse.
Oggi, alla luce dell’enfasi attribuita al rischio di catastrofici effetti dei cambiamenti climatici su ambiente ed esseri viventi, viene suggerito che l’associazione tra temperatura ambientale e disturbi del sonno sia più rilevante, sia a livello individuale che sociale.
Le ricerche hanno mostrato solide associazioni tra temperatura ambientale più elevata e disturbi del sonno nella popolazione generale.
Temperature medie giornaliere più elevate potrebbero ridurre la durata totale del sonno e aumentare le probabilità di riposo insufficiente. Si è inoltre scoperto che temperature elevate potrebbero influenzare significativamente la composizione del sonno, in particolare riducendo la durata e la continuità del sonno profondo.
Gli effetti negativi delle alte temperature sul sonno sarebbero più pronunciati negli anziani, nelle donne e negli individui obesi, nonché negli ambienti ad alta umidità.
E’ stato quindi previsto un aumento della privazione generale del sonno con una diminuzione della durata totale di sonno nel corso di questo secolo.
Da notare che l'aumento del disturbo del sonno dovuto al cambiamento climatico non è distribuito uniformemente su tutto il pianeta o all’interno dei singoli stati. Alcune regioni geografiche potrebbero essere più evidentemente colpite.
Inoltre, le prove raccolte dai ricercatori suggeriscono che l’importanza degli effetti di un'elevata temperatura interna (il proprio ambiente domestico) tende ad essere notevolmente maggiore rispetto a quella di un'elevata temperatura esterna dello stesso grado, suggerendo che gli studi che esaminano le relazioni tra temperatura esterna e sonno potrebbero effettivamente produrre stime incomplete.
I cambiamenti climatici sono una sfida molto ardua al tentativo che pure gli esseri viventi pongono in atto nel tentativo di adattarsi alle importanti variazioni ambientali.
E come se tutto questo non bastasse, il continuo fluire di notizie su disastri ambientali e catastrofi climatiche nei nostri media, si è iniziata a osservare quella che gli psicologi chiamano " ansia climatica ", un terrore esistenziale che tiene le persone sveglie.
IN CHE MODO LE ALTE TEMPERATURE INFLUISCONO SUL CORPO?
Disidratazione. Per contrastarla è necessario bere abbastanza acqua per assicurarsi di reintegrare quella persa attraverso la minzione, la sudorazione e la respirazione.
Surriscaldamento. L’aumento della temperatura corporea può essere un serio problema per chi soffre di patologie cardiache o respiratorie. I sintomi includono formicolio, mal di testa, ansietà e nausea.
Esaurimento. Si verifica quando il corpo inizia a perdere acqua o sali minerali in quantità significative. Debolezza, svenimenti o crampi muscolari sono solo alcuni dei sintomi più rilevanti.
Colpo di calore. Se la temperatura corporea raggiunge i 40 °C o più, può verificarsi un colpo di calore. I sintomi sono simili all'esaurimento da calore, ma la persona può perdere conoscenza, avere la pelle secca e paradossalmente smettere di sudare.
La diagnosi di insonnia è generalmente clinica, basata su un'accurata valutazione medica dei sintomi, delle abitudini di sonno e delle condizioni di salute generali.
Se necessario, possono essere utilizzati test diagnostici o esami strumentali come la polisonnografia, per escludere altre patologie.
Se l'insonnia è persistente o grave, è importante consultare uno specialista, che potrà indirizzare il paziente verso una terapia adeguata, anche con modifiche dello stile di vita e comportamentali o talvolta con l’uso ragionato di farmaci.
In conclusione, dormire bene la notte dovrebbe essere una priorità assoluta per la nostra salute.
Con alcuni accorgimenti pratici al nostro ambiente e alle nostre abitudini, possiamo adattarci ai cambiamenti, promuovendo al contempo soluzioni climatiche più durature che dovrebbero aiutare tutti a dormire meglio.
BIBLIOGRAFIA
Climate warming may undermine sleep duration and quality in repeated-measure study of 23 million records. Nature Communications volume 16, Article number: 2609 (2025)
CENTRO MULTIDISCIPLINARE PER LA RICERCA E LA CURA DEI DISTURBI DEL SONNO
ROMA – NAPOLI
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Il Prof. F. Peverini, esperto in polisonnografia e in medicina del sonno, effettua visite ed esami polisonnografici a Roma e a Napoli.