16/11/2025
❌Stare insieme non significa esserci davvero.
Puoi essere accanto al partner e nello stesso momento essere lontanissimo. Uno scrolla, l’altro legge un libro, entrambi altrove.
È la nuova distanza invisibile: due corpi vicini, due menti disperse.
E il punto non è lo strumento.
Non è il cellulare.
Non è un libro.
Non è un film, un gioco, la TV o un social.
Il punto è che quando nutri solo la tua mente, smetti di nutrire la tua vita.
Non vedi.
Non senti.
Non vivi con tutto te stesso.
Non ci sei davvero.
Allora, se vuoi vivere:
Smetti di leggere.
Smetti di riempirti di informazioni.
Smetti di rifugiarti nei contenuti e nella tua testa.
La vita non accade nella tua testa: accade davanti a te.
Non devi “informarti meglio”, devi tornare a vivere.
Devi lasciare che l’esperienza ti tocchi, che lo sguardo dell’altro ti raggiunga, che il presente ti chiami.
E anche la scienza ci dice cosa succede quando ci perdiamo nella mente invece che nella realtà.
Lo studio di Beukeboom & Pollmann (2021) sul partner-phubbing mostra che l’uso del telefono durante l’interazione riduce la soddisfazione di coppia, l’intimità e la reattività emotiva: non perché il telefono sia malvagio, ma perché ti sottrae alla vita condivisa.
Przybylski & Weinstein (2013) hanno dimostrato che persino la semplice presenza del cellulare può indebolire empatia e connessione: la mente si prepara a “uscire” dal presente.
Secondo la social displacement hypothesis, quando nutri troppo la mente con contenuti, sottrai tempo alla vita reale. Studi del 2020 mostrano che ridurre l’assorbimento mentale migliora immediatamente il benessere emotivo perché ti restituisce al qui-e-ora.