Dott.ssa Valentina Di Giovanni

Dott.ssa Valentina Di Giovanni Informazioni di contatto, mappa e indicazioni stradali, modulo di contatto, orari di apertura, servizi, valutazioni, foto, video e annunci di Dott.ssa Valentina Di Giovanni, Medico, Via prenestina 365, Rome.

Offrouna qualificata articolazione di risposte terapeutiche su aree specifiche:
• Disturbi dell'Umore, Depressione
• Disturbi d'Ansia (Attacchi di panico, fobie…)
• Disturbi correlati a sostanze e alcool
• Difficoltà di relazione all’interno della coppia e nel rapporto con i figli
• Disturbi alimentari (anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata..)
• Disturbi legati allo stress (lutti, separazioni..)
• Disturbi Psicosomatici (emicranie, disturbi gastrointestinali..)
• Sostegno psicologico a donna affette dalla patologia dell’ Endometriosi

10/10/2025
"Non teniamoli distanti dalla vita. Non preserviamoli da ogni dolore, da ogni caduta, da ogni noia. Chiediamoci sempre s...
17/09/2025

"Non teniamoli distanti dalla vita. Non preserviamoli da ogni dolore, da ogni caduta, da ogni noia. Chiediamoci sempre se quando li proteggiamo dalle insidie della vita lo stiamo facendo per loro, o per noi. Facciamo loro il dono più grande, anche se ci fa tanta paura: lasciamo che la vita accada

Non fate l'errore di pensare che se i bambini sanno usare lo smartphone, sono davvero pronti per usarlo: non si devono s...
16/09/2025

Non fate l'errore di pensare che se i bambini sanno usare lo smartphone, sono davvero pronti per usarlo: non si devono scambiare le competenze con la consapevolezza!

08/09/2025

Il paziente porta in analisi esperienze emotive troppo dolorose per essere pensate. Restano come elementi grezzi che invadono la mente e il corpo. L’analista le accoglie con reverie, quella disposizione di attenzione fluttuante e partecipe che le trasforma in pensieri condivisibili. È così che il caos diventa pensiero e la mente impara a tollerare il dolore senza esserne distrutta.

𝙒𝙞𝙡𝙛𝙧𝙚𝙙 𝘽𝙞𝙤𝙣
𝘔𝘢𝘦𝘴𝘵𝘳𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘴𝘪𝘤𝘰𝘭𝘰𝘨𝘪𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘱𝘳𝘰𝘧𝘰𝘯𝘥𝘰

08/09/2025

Le crisi che attraversiamo hanno un senso. Sono momenti di passaggio da una fase ad un'altra della vita e la sofferenza psicologica serve a spingerci verso un equilibrio più avanzato, ad evolvere.
Un incontro con un professionista è il primo passo per spingerci verso un cambiamento.
Dott.ssa Valentina Di Giovanni

30/08/2025

Si avvisano i gentili pazienti che lo studio di psicologia e psicoterapia della Dott.ssa Valentina Di Giovanni riaprirà a partire da martedì 2 settembre

26/07/2025

Un mio articolo che vuole essere un aiuto per i genitori che devono aiutare i propri figli ad affrontare la morte di persone a cui sono legati .

COME AIUTARE I BAMBINI AD AFFRONTARE LA MORTE DI PERSONE CARE?

Comunicare a un bambino la morte di una persona cara è, a volte, molto difficile per i genitori. La morte può manifestarsi in modo diverso: può essere prevista, attesa, improvvisa o violenta e viene diversamente patita secondo il grado di vicinanza del morto rispetto al bambino, in base all’esperienza di vita fatta fino a quel momento e all’atteggiamento degli adulti che restano. L’intento di questo articolo è di poter dare avvio ad una serie di spunti e riflessioni per poter aiutare genitori e bambini nell’affrontare la perdita di una persona cara.
Quando muore un adulto al quale un bambino è legato, è molto importante, in primo luogo, non smentire ciò che il bambino avverte, sia nello sguardo dei genitori, ma anche dei movimenti che si verificano in casa. I bambini infatti, riescono a leggere perfettamente la tristezza e lo sgomento nel comportamento dei grandi. Spesso la bugia più frequente che gli adulti si dicono per sfuggire a questo loro compito è : “è troppo piccolo per capire”. In realtà sono spesso gli adulti troppo spaventati per parlare. E’ innegabile che la morte di una persona cara, quando si verifica precocemente nella vita di un bambino, lo espone ad una intensa sofferenza. In tali circostanze è molto importante per i bambini essere accompagnati, sostenuti, capiti, proprio perché si trovano di fronte ad esperienze emotive troppo forti, a volte violente, per le quali non possiedono ancora gli strumenti per poterle adeguatamente fronteggiare e comprendere. A volte invece, ciò che spesso accade, è che i bambini sentono come un divieto implicito a fare domande, oppure temono di poter arrecare ulteriori dolori ai genitori già provati dal lutto, facendo delle domande. Spesso gli adulti non comprendono quanto sia importante per i bambini condividere il dolore e sapere. E’ fondamentale dunque dar loro la possibilità di interrogarsi sugli eventi dolorosi e cercare aiuto nelle parole dell’adulto. La scelta del silenzio, o della negazione di quanto è accaduto, non è protettiva nei loro confronti , ma giungerà al bambino come un divieto a conoscere. Il silenzio non sarà un conforto bensì potrà dare loro la sensazione che l’adulto sia troppo spaventato, troppo debole e per questo incapace di aiutarlo, proteggerlo, soccorrerlo, ma anche potenzialmente colpevole. Inoltre, ciò che accade spesso nelle situazioni di morte, è che il bambino viene mandato via, pensando che allontanarlo sia un bene per lui. Si dice che si fa per preservarli da esperienze pesanti, ma in questo modo si impedisce loro di partecipare , non considerando il loro profondo bisogno di condividere con gli altri della famiglia le vicende che si stanno vivendo. Ciò che, ad esempio, oggi accade frequentemente, è che gli adulti stentano a far partecipare i bambini ai funerali dei parenti più prossimi: vedere una persona cara morta è quasi impossibile da pensare. Accade purtroppo sovente, che i bambini si trovino molto soli di fronte alla sofferenza, senza che gli adulti siano in grado di condividere con loro gli eventi dolorosi. E questo accade proprio quando si ha a che fare con situazioni che coinvolgono anche gli adulti, essi stessi stravolti e oppressi da un peso a volte insostenibile.
Per concludere vorrei dunque sottolineare quanto l’elaborazione della perdita, nel bambino, sia condizionata dalle presenze affettive che possono condividere con lui queste esperienze cosi devastanti. Quando il bambino non è aiutato a sperimentare, tollerare e dare parole a paure e sofferenze, il dolore diviene un’esperienza invivibile e può accadere che la vita emotiva del bambino venga annullata, o che si determinino dei gravi arresti nello sviluppo. Infatti, da come queste esperienze sono vissute nell’infanzia, e da come sono elaborate, dipenderanno la possibilità che la personalità cresca in modo armonico oltre che la capacità di affrontare in seguito, nella vita, eventi di dolore e perdita. E’ possibile affrontare un’esperienza traumatica come quella della perdita, con una psicoterapia, in modo diverso per i bambini e per i genitori. La terapia psicoanalitica può offrire uno spazio per pensare, elaborare la sofferenza e trovare le risorse necessarie alla vita.
Dott.ssa Valentina Di Giovanni
Psicologa- Psicoterapeuta
Tel. 340 2670901
Mail: dottssadigiovanni@gmail.com

Affrontare un disagio psicologico, una sofferenza con l' aiuto di un professionista, è l' unica strada per elaborarla e ...
21/07/2025

Affrontare un disagio psicologico, una sofferenza con l' aiuto di un professionista, è l' unica strada per elaborarla e diminuire le sue ricadute all' interno della nostra vita. Al contrario, evitare di affrontare un problema, può portare ad una cronicizzazione e un aumento del disagio.
Dott.ssa Valentina Di Giovanni

17/07/2025

Si avvisano i gentili pazienti che lo Studio di Psicologia e Psicoterapia di Roma della Dott.ssa Valentina Di Giovanni resterà chiuso dal 27 luglio al 1 settembre.
Buone vacanze!

11/07/2025

"Vogliamo proteggere i figli da qualsiasi pericolo e così creiamo per loro una vita finta, senza dolore. Il risultato è che al primo che incontrano rischiano di crollare. Invece dobbiamo insegnare loro che la vita è fatta di difficoltà, che puoi subire abbandoni, sconfitte, che il dolore esiste ed è un grande maestro. E soprattutto guardiamoci dall’inculcare nella mente dei giovani dei valori finti, come la bellezza. Conta ciò che ti caratterizza e ti rende unico, nel corpo e nella mente, non una bellezza omologata: quella è un grande nemico perché trasforma la tua vita in una recita. E conta la naturalezza, anche dell’invecchiare. I più grandi doni la vita li fa quando invecchi: più vai avanti negli anni più impari cose che prima non potevi sapere"

Raffaele Morelli🌹

22/05/2025

Come si educa un figlio ad avere relazioni sane?

Massimo Ammaniti: «Difenderli sempre non li aiuta ad affrontare i fallimenti. Alle ragazze insegnate i rischi di certi comportamenti.

Perché spesso nei giovani c’è una difficoltà marcata nel gestire l’affettività?

«Le emozioni non si imparano a scuola, con i corsi per l’affettività. Si scoprono nell’ambito delle relazioni, nel rapporto con i genitori, durante l’infanzia, in adolescenza. È un lessico importante che poi guida la vita delle persone. In certe famiglie si dà valore alle emozioni, si ritiene siano un ponte fondamentale nel rapporto con i figli, ma anche nel rapporto di coppia che viene condiviso, e grazie a questa condivisione i figli vengono aiutati a sperimentare e riconoscere le emozioni. Esistono però famiglie nelle quali tutto è concreto, i comportamenti sono impostati, non ci sono emozioni condivise. Diventa quindi difficile mentalizzarle».

E qual è il risultato?
«Quando un adolescente vive una relazione che mette in gioco gli aspetti più profondi delle emozioni, si ritrova ad essere un analfabeta. Questo può fare prevalere un’emozione negativa, come la rabbia e l’aggressività».

Pensa che la donna venga ancora considerata un trofeo? È per questo che non si tollera il rifiuto?

«Certi stereotipi e pregiudizi maschili sono difficili da sradicare. È facile dire: “Rispetta le ragazze, le compagne, le donne”. Ma è un processo interiore, bisogna essere in grado di mettersi dal punto di vista dell’altro. Quando si toglie la crosta superficiale, quella delle cose dette a voce, vengono fuori vecchi pregiudizi. Anche nelle nuove generazioni i ragazzi hanno molte volte l’idea che la donna sia una loro appendice. E c’è il malinteso, enorme, che la gelosia corrisponda all’amore. Colpisce che a volte le ragazze stesse non si rendano conto dei rischi di certi comportamenti. I genitori non devono creare un quadro di paura e diffidenza, perché questo allontanerebbe le figlie dallo scambio con gli altri. Però devono metterle in guardia. L’educazione sentimentale in famiglia è fondamentale».

Come si educa un figlio ad avere relazioni sane e a gestire i fallimenti?
«Il clima affettivo tra le mura domestiche è di primaria importanza. Non è solo la violenza ad essere negativa, ma anche il silenzio, la mancata condivisione che non permette di apprendere i sentimenti».

Come si instaura un dialogo con un figlio adolescente e introverso, chiuso?
«Sono situazioni abbastanza frequenti, ricordo il film “American beauty”, dove c’è un ragazzo chiuso, ombroso che vede il mondo attraverso la finestra, terrorizzato dagli altri, ma anche con un senso di grandiosità. Ha un padre militare, duro. Nelle famiglie dove la violenza diventa il motivo centrale, qualsiasi esperienza che genera risentimento, odio, rabbia, non viene metabolizzata. Ci sono anche famiglie che si vogliono bene, ma è come se non avessero un mondo interiore. Considerano i comportamenti più importanti delle emozioni: le cose si fanno così. Invece è fondamentale insegnare l’empatia, la condivisione. Questo aiuta a crescere: a mettersi nei panni degli altri e comprendere cosa provano. I due ragazzi di Roma e di Messina non si sono nemmeno posti il problema di cosa avrebbe comportato il loro comportamento».

E la scuola? Oggi si assiste spesso a un ribaltamento dei ruoli in cui i genitori invece di sostenere gli insegnanti li criticano e tendono a difendere i figli. Quali sono i rischi?
«Questo è molto rischioso. Nella maggior parte delle famiglie, c’è un solo figlio, che diventa una specie di capitale familiare, viene posto al centro dello scenario. Spesso viene iperprotetto e si stabilisce con lui un rapporto di complicità. Viene difeso contro tutto e tutti. Quindi se viene punito a scuola, se ha un cattivo voto, ci si schiera contro l’insegnante. Questo non insegna ad affrontare i fallimenti, che a volte sono molto più importanti dei successi».

Come incidono i social nello sviluppo emotivo di un adolescente?
«Li ritengo una diseducazione totale, le emoji non sono emozioni vere. Si mandano messaggi con sigle che dovrebbero esprimere emozioni, ma le emozioni si provano con mente, corpo, presenza, risonanze interne. Il rischio è che questo eccessivo uso di social e smartphone crei una sorta di cecità emotiva».

Indirizzo

Via Prenestina 365
Rome
00132

Orario di apertura

Martedì 09:00 - 17:00
Mercoledì 09:00 - 17:00
Giovedì 09:00 - 20:00
Sabato 09:00 - 14:00

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