Studio Araldico Genealogico Italiano

Studio Araldico Genealogico Italiano Ricerche storiche documentali, ricostruzione ed elaborazione di alberi genealogici e monografie familiari

L'Associazione “Studio Araldico Genealogico Italiano” fornisce consulenza e “servizi“ in materia onomastica, storica, genealogica araldica e servizi su: origine, significato e storia del cognome, storia documentata del cognome, albero genealogico, stemma, prove nobiliari, cambiamento, correzione e aggiunta di cognome, ricerca di stemmi gentilizi. L'"Associazione Studio Araldico Genealogico Italiano", si propone come un punto di riferimento nella ricerca storica e genealogica in Italia.

SOPHIA LOREN, SIMBOLO DI ITALIANITA' NEL MONDO!Due giorni fa è stato il compleanno della grande Sophia Loren, che ha com...
22/09/2025

SOPHIA LOREN, SIMBOLO DI ITALIANITA' NEL MONDO!

Due giorni fa è stato il compleanno della grande Sophia Loren, che ha compiuto 91 anni.
Considerata una delle più celebri attrici italiane della storia, la Loren entra a far parte della Settima arte giovanissima e si impone ben presto, agli inizi degli anni cinquanta.
Verrà diretta nel 1960 da Vittorio De Sica ne La ciociara, per il quale vinse il Premio Oscar, il primo dato ad un'attrice in un film non in lingua inglese. Viene candidata nuovamente al Premio Oscar alla miglior attrice protagonista nel 1965 per il film Matrimonio all'italiana e nel 1991 le viene assegnato l'Oscar alla carriera.
Noi dello Studio Araldico Genealogico Italiano abbiamo voluto omaggiarla ricostruendo la storia della sua famiglia.

CENNI STORICO-GENEALOGICI SULLA FAMIGLIA SCICOLONE

Sofia Costanza Brigida Villani Scicolone nacque a Roma nella Clinica Regina Margherita, figlia di Romilda Villani (1910-1991), insegnante di pianoforte originaria di Pozzuoli, e di Riccardo Scicolone (1907-1976), affarista nel settore immobiliare, nato a Roma.
Come risulta dalla ricostruzione genealogica, tutti gli antenati diretti della Loren sono ufficiali dell'esercito borbonico, dal bisnonno fino alla metà del 1700. Il padre, nonno e bisnonno risultano invece ricoprire cariche come quella dell'impiegato o del segretario, antenati che vissero e nacquero tra Roma e Napoli e non più in Sicilia.
Gli Scicolone contrassero matrimoni con donne provenienti dalla Campania, poiché si trovavano in servizio come ufficiali dell'esercito borbonico di stanza molto spesso tra Napoli e Capua, luogo in cui nacque, ad esempio, il trisavolo Domenico (1797-?).
Riccardo Scicolone ha sempre asserito che la loro famiglia fosse d'origine nobile e sarebbe realmente così. Nonostante tutti gli antenati, almeno fino ad Angelo (1758-1831), fossero nati a Palermo, il ramo sarebbe originario di Licata (AG).
Giuseppe (circa 1725), l'antenato più antico ricostruito, infatti dovrebbe esser nato ivi, figlio del fu Don Carlo e Donna Giulia Morillo.
Riportiamo queste notizie da un articolo pubblicato su "La Vedetta" mensile licatese nel maggio 2007: "un tal Giovanni Basilio Salarice, che in data 26 giugno 1828 “certifica che, visti ed esaminati i registri degli Squittinii, dove trovasi annotate e descritte tutte le famiglie nobili, ascritte nell’abolito Mastro Nobile del suddetto Comune di Licata, vi esiste annotata tra le suddette famiglie nobili, la famiglia Scicolone, avendo il fu D. Giuseppe Scicolone Morillo, figlio del fu D. Carlo e Donna Giulia Morillo, ed il fu D. Gioacchino Barone Scicolone, appartenente alla suddetta nobile famiglia, esercitato nel suddetto Comune tutte le cariche di: Patrizio Nobile, Giurato, Sindaco, Capitano di Giustizia, Regio Portolano di questo Caricatore”. I motivi che spinsero un parente di Riccardo Scicolone a richiedere questa patente di nobiltà, li troviamo in un’intervista che lo stesso Riccardo rilasciò e che è stata rintracciata nell'archivio Rizzoli. Ne riportiamo il brano più significativo: “La famiglia di mio padre proveniva dalla Sicilia e vanta nobili origini. Il nostro cognome completo è infatti Scicolone Morillo dei baroni di Licata. L’atto fa parte dei documenti di proprietà della mia famiglia perché servì a un mio avo per entrare come ufficiale nell'esercito del Regno delle Due Sicilie. A quell'epoca gli ufficiali erano tutti nobili e gli aspiranti, prima di essere ammessi, dovevano documentare la loro nobiltà”. Gli Scicolone a Licata, come riferì il nostro direttore all'inviata di “Oggi”, risultano notai già nel 1645 e a gestire tale importante funzione li troviamo ancora nel 1716. Nel 1804 e nel 1812 incontriamo assessori a Licata, rispettivamente Gioacchino e Filippo. Ma gli Scicolone furono anche architetti. Ricordiamo ad esempio Angelo che lavorò molto a Palma di Montechiaro a partire dal 1737 e a Licata. Pietro Paolo Scicolone lavorò a completamento della chiesa madre di Palma e nel 1749 progettò il grande edificio delle Opere Pie Gioenine ed infine lavorò alla realizzazione della Biblioteca Lucchesiana di Agrigento.".

PARLIAMO DEI PATRONIMICIUn patronimico è la parte del nome di una persona che indica la discendenza paterna o dall'avo. ...
19/09/2025

PARLIAMO DEI PATRONIMICI

Un patronimico è la parte del nome di una persona che indica la discendenza paterna o dall'avo. Si distingue dal cognome perché, mentre quest'ultimo è fisso, il patronimico varia nelle generazioni.
Dal punto di vista onomastico è l'espressione delegata a indicare il vincolo col proprio padre, come, ad esempio, in greco il Pelide Achille (dal nome del padre Peleo) o in arabo il termine bin "figlio di", abu "padre di" o umm "madre di" premesso al nome dell'interessato (kunya).
Il patronimico è parte integrante e ufficiale del nome di una persona in Russia e nei paesi slavi, si forma aggiungendo al nome del padre la desinenza "-vič" (-вич) per gli uomini e "-vna" (-вна) per le donne (es. Mikhail Sergeevič, Mikhail figlio di Sergej; Zinajda Petrovna, Zinajda figlia di Pëtr). Ogni persona in Russia è identificata da nome, patronimico e cognome.
Nelle lingue turche, specie quelle dell'Asia centrale, si usa il patronimico oltre al cognome, aggiungendo la desinenza "-uli" per i maschi e "-qyzy" per le femmine al nome del padre.
In molte aree i patronimici sono utilizzati al posto del cognome. Così avviene in Islanda (con l'utilizzo anche di alcuni matronimici) dove vige un'onomastica particolare e poche persone sono identificate da un cognome. Si forma aggiungendo al genitivo del nome del padre la desinenza "-son" per gli uomini e "-dóttir" per le donne (es, Sigmund Guðmundsson, Sigmund figlio di Guðmund; Björk Guðmundsdóttir, Björk figlia di Guðmund). Meno frequente l'uso in Svezia.
In Italia molti cognomi sono in realtà dei patronimici, derivati dall'uso del genitivo latino nelle formule ufficiali, come nel caso dei Placiti cassinesi, che non scomparve se non tardi nell'era romanza. Così Giannini vuol dire figlio di un tal Giovannino, Mattei vuol dire figlio di Matteo, Maffei figlio di Maffeo, Pietri (o Petri) significa figlio di Pietro. Equivalenti ai precedenti terminanti in -i, sono patronimici anche i cognomi formati dalla preposizione di/de seguita da un nome, come Di Giovanni o De Giovanni che vuol dire figlio di Giovanni, Di Matteo o De Matteo figlio di Matteo, Di Maffeo o De Maffeo figlio di Maffeo, Di Pietro o De Pietro figlio di Pietro.
Molti cognomi inglesi, gallesi, spagnoli, slavi, scandinavi derivano dai patronimici, e.s.: Wilson (figlio di William), Jackson (figlio di Jack), Johnson (figlio di John), Powell (ap Hywel), Fernández (di Fernando), Carlsson (figlio di Carl), Eriksson (figlio di Erik), Milošević (figlio di Miloš), Ibrahimović (figlio di Ibrahim, forma Araba ed Islamica di Abramo). In modo simile, altre culture nordiche che in passato utilizzavano il patronimico sono passate all'uso di tramandare l'ultimo nome (il cognome) del padre ai figli e alla moglie.
Nei cognomi irlandesi la discendenza dal medesimo avo, si indica con il prefisso gaelico Ó trasformato in seguito in O', e nella maggioranza dei casi dismesso col tempo. Un esempio di cognomi irlandesi derivati dal gaelico d'Irlanda sono: Ó Brian (O'Brian, Brian, Brien); Ó Crotaigh (O'Crotty, Crotty, Crotti); Ó Callachain (O'Callaghan, Callaghan), ecc.

CRITERI DI SCELTA DEI COGNOMI DI FANTASIA PER I TROVATELLII trovatelli in Italia sono stati per secoli nominati assegnan...
16/09/2025

CRITERI DI SCELTA DEI COGNOMI DI FANTASIA PER I TROVATELLI

I trovatelli in Italia sono stati per secoli nominati assegnando loro solamente il nome di battesimo a cui si aggiungeva un cognome eguale per tutti indicante la loro comune esperienza di brefotrofio. Ad esempio a Firenze ed in Toscana, dove l’istituzione per l’infanzia abbandonata fu per secoli lo Spedale di Santa Maria degli Innocenti, gli esposti ebbero tutti il cognome di Innocenti nelle sue varianti di Innocente, Degli Innocenti o Nocenti da cui i derivati Nocentini, Nocentino. A Milano, invece, l’istituto che si occupava dell’infanzia abbandonata era l’ospizio di Santa Caterina della Ruota, annesso all’antico complesso dell’ospedale sforzesco, che aveva come simbolo una colomba, perciò qui i trovatelli vennero cognominati molto frequentemente come Colombo e Colombini. Per lo stesso motivo a Pavia, ad esempio, gli esposti vennero chiamati spesso Giorgi, mentre a Siena Della Scala: si rafforzava così il legame filiale che legava il bambino abbandonato all’istituto che l’aveva accolto. Ancor più spesso, però, gli abbandonati venivano chiamati con cognomi che riportavano chiaramente alla mente la loro condizione di abbandono: Esposto, Esposti, Orfano, Proietti, Sposito, Spositi, Trovatelli, Trovato, Ventura, Venturelli, Venturini. Altro modo di definirli era fare riferimento alla loro nascita illegittima: Bastardo, Bastardi, Dell’Incerti, D’Ignoto, D’Ignoti, D’Incerti, D’Incerto, D’Incertopadre, Ignoto, Ignoti, Incerto, Incerti, Incertopadre, Parentignoti, Spurio, Spuri. Si usava anche cognominarli riferentesi alla pietà pubblica e/o religiosa: Cadei, Casadei, Casadidio, Casagrande, Di Dio, Diotallevi, Diotiguardi. In ogni caso, non tutti i cognomi summenzionati possono ricondursi all’infanzia abbandonata: per averne la certezza, occorre sempre svolgere ricerche d’archivio.

All’inizio del XIX secolo questa esplicita trasparenza dei cognomi dei trovatelli cessò in seguito ad una nuova sensibilità di ordine etico, al fine di non far gravare più sul trovatello l’umiliazione derivante da una facile rintracciabilità del suo passato di bambino abbandonato. Nel 1811 Gioacchino Murat abolì con un decreto l’antico uso del Regno di Napoli di chiamare quasi tutti i trovatelli Esposito o Proietti e decise che gli amministratori degli istituti di accoglienza dovessero stabilire i cognomi degli abbandonati. Nel 1813 un analogo provvedimento di Giuseppe Beauharnais impose l’obbligo del cognome a tutti gli abitanti del Regno d’Italia. Con una successiva circolare imperiale del 29 novembre 1825 venne imposta la regola secondo cui ogni trovatello avrebbe dovuto ricevere un cognome individualizzato. Da questo momento per le istituzioni finalizzate all’accoglienza dei trovatelli si pose un nuovo problema: quello di inventare per ognuno di loro un cognome di fantasia. Così il cognome inventato fu non solo il prodotto della creatività del singolo amministratore dell’istituto di accoglienza, ma anche il riflesso dell’immaginario, della mentalità e delle vicende dell’epoca della sua attribuzione. Molte, perciò, furono le variabili: l’estro del momento; un richiamo all’aspetto fisico del bambino o alle sue origini sociali o geografiche; una prefigurazione di un destino possibile; un richiamo a fatti storici o di cronaca del momento. Occorreva in ogni caso trovare un cognome che nessun altro avesse, per evitare che un domani l'esposto si presentasse davanti a qualcuno che portava quel cognome chiedendogli conto di una paternità rifiutata: ciò diventava fondamentale nel caso di figli illegittimi.

Tra i vari modi di operare, lo Spedale degli innocenti di Firenze dal 1812 attribuì un cognome distinto per ogni trovatello. Qui i cognomi scelti terminavano con la lettera “i” al fine di armonizzarli con la prevalente terminazione vocalica dei cognomi più diffusi in Toscana e si scelsero per determinati periodi cognomi che iniziavano con la stessa lettera. Altra impostazione usata fu quella di segnalare, nel nome e cognome, la data particolare di accoglienza (ad esempio Prima Gennai). Il 30 giugno 1875 fu l’ultimo giorno di funzionamento della ruota degli esposti di questo ricovero fiorentino, perciò i bambini nominati in quel frangente furono una Laudata Chiusuri ed un Ultimo Lasciati.

Le fonti d’ispirazione nella ricerca dei cognomi possibili furono molte: oggetti correnti (Mestoli, Quaderni, Inchiostri, Tetti, Valigi); piante (Pioppi, Peri, Susini, Limoni); fiori (Rosai, Gelsomini, Gerani); mestieri (Artisti, Osti, Tintori, Merciai); nomi (Adeli, Angeli, Alberti, Teodori); personaggi storici (Benvenuto Napoleoni, Maria Stuarda); geografici (Mantovani, Romani, Senesi, Tamigi, Sassarini, Asiatici, Tirolesi); alcuni cognomi illustri, anche se vietati (Levi, Peruzzi, Tornabuoni); un richiamo all’abbandono (Portati, Venuti, Abbandonati, Soccorsi, Lasciati, Trovetti, Bastardi, Bastardini, Incerti, Ignoti); il mese in cui il bambino fu abbandonato (Gennari, Marzi, Maggi, Maggini); il giorno del mese (Tredici, Sedici, Quattordici); il santo del giorno o la specifica ricorrenza religiosa (Natale, Carnevali, Quaresimini); un augurio (Fortunati, Benarrivati, Bonaventuri); una difficoltà (Cascai, Borbotti, Scacciamondi); dati morali e comportamentali (Ridenti, Giusti, Pietosi, Placidi). A volte venivano modificati cognomi già esistenti o le vocali di un cognome già attribuito (Aschi/Eschi; Ameri/Amiri); o le consonanti (Faci/Fami, Fadi/ Fapi/Fasi) oppure si riprendeva nel cognome il nome (Anna Annetti).

A Lucca si cominciò a cognominare gli esposti solo dal il 1848, dopo l’annessione del Ducato lucchese al Granducato di Toscana: qui si usarono i nomi delle località e delle città di provenienza dei trovatelli (Lucchesi, Carraia, Carmigliano, Farneta, Camaiore, Nocchi).

A Pavia a fine 1825 si smise l’uso di chiamare i trovatelli Giorgi e si decise di scegliere per ogni anno una lettera con cui avrebbero dovuto iniziare i cognomi, attinti da un elenco sufficientemente lungo.

A Palermo il Conservatorio di Santo Spirito seguì lo stesso sistema alfabetico di Pavia (qui una lettera durava alcuni mesi per poi essere sostituita da un’altra). Qui, come all’Annunziata di Napoli, vennero usati cognomi toponimici, tratti cioè da toponimi della più varia natura (nomi di città, regioni, nazioni, fiumi).

Anche a Crema si usò un analogo sistema alfabetico, ma qui una lettera iniziale poteva essere usata per anni. Fino al 1839, si ricorse a cognomi spesso quasi impronunciabili derivati dalle denominazioni scientifiche delle piante, per poi decidere di usare anagrammi e giochi di parole che potevano rifarsi o alle caratteristiche fisiche e caratteriali dei trovatelli (Accampoloni= “mano piccola”) o ad azioni compiute dall’infante (Aberlacusi= “se baci urla”) o ad atteggiamenti dei genitori (Decorcipo= “cedi corpo”) o ad azioni compiute dall’inventore del cognome (Cittastore= “te riscatto”).

In Italia si è avuto anche il caso di cognomi inventati dagli istituti di accoglienza tra il 1885 ed il 1896 legati a località, personaggi e fatti connessi con la prima colonizzazione italiana; essi sono disseminati in tutta la Pen*sola: Adua, Alagi, Ambalagi, Asmara, Dogali, Eritreo, Macallè.

Moltissimi di questi cognomi sono rimasti in archivio, data l’alta mortalità infantile in quel periodo; i cognomi femminili, ovviamente, si sono estinti, in seguito ai matrimoni; una parte è scomparsa in seguito alle adozioni. In ogni caso sono molti ancora quelli che sussistono ancor oggi.

[fonte: https://blogincultura.blogspot.com/.../figli-di-nn-i

STORIA DELLA FAMIGLIA MAMELIQualche giorno fa è ricorso l'anniversario della nascita di Goffredo Mameli, autore delle pa...
11/09/2025

STORIA DELLA FAMIGLIA MAMELI

Qualche giorno fa è ricorso l'anniversario della nascita di Goffredo Mameli, autore delle parole dell'inno nazionale italiano, ovvero Il Canto degli italiani.

CENNI STORICO-GENEALOGICI SUI MAMELI

Famiglia aristocratica sarda dei "Mameli" o "Mameli dei Mannelli", originaria della Sardegna, precisamente di Lanusei, in Provincia dell'Ogliastra. Suo trisnonno Giommaria Mameli, nato a Gairo il 25 maggio 1675 divenne notaio presso Tortolì, poi l'Imperatore Carlo VI d'Asburgo lo elevò al rango di nobile, lo fece suo console alla Corte Sabauda di Torino, poi Ufficiale della Segreteria di Stato e di Guerra del Regno di Sicilia a Palermo e poi suo segretario particolare onorario. Morì a Cagliari nel 1751 dopo che, sposato con una nobile sp****la, divenne padre di sette figli. Di questi Antonio Vincenzo fu Archivista del Viceré a Cagliari, Avvocato Fiscale Patrimoniale Regio dell'Insinuazione del capo di Cagliari e Intendente economo delle miniere, ebbe a sua volta undici figli, tra i quali Raimondo fu capitano di Vascello della Marina Regia.
Il figlio di Raimondo era Giorgio Giovanni, nato a Lanusei nel 1798 e morto a Genova nel 1871, il padre di Goffredo; anch'egli Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, contrammiraglio della Regia Marina Sarda, per via della passione del padre aveva percorso tutta la carriera nella marina, distinguendosi in spedizioni contro i pirati barbareschi e durante la prima guerra di indipendenza, venendo poi messo a terra a causa del proprio carattere indipendente e dell'impegno repubblicano del figlio, per essere poi eletto parlamentare a Torino. La madre era Adelaide (Adele) Zoagli, della famiglia aristocratica genovese degli Zoagli figlia a sua volta del Marchese Nicolò Zoagli e di Angela dei Marchesi Lomellini. Del suo parentado furono anche Cristoforo Mameli e Eva Mameli Calvino.

ETIMOLOGIA DEL COGNOME E STORIA

Secondo il dizionario dei cognomi sardi di Lorenzo Manconi questo cognome compare nel Campidano già nel 1300 ed è uno tra i cognomi sardi più antichi.
Il Concas afferma: che significa Mameli? Da dove deriva? Se andiamo indietro nelle storia di Roma, nell’albo consolare, alla data del 488 ab Urbe Condita (265 a.C.) c’è il nome di Lucius Mamilius Vitulus consul. Che relazioni ci siano tra la “gens Mamilia” della Roma Repubblicana ed il cognome Mameli non ci è dato di sapere, ma rimane sinora l’unico punto di riferimento. Come poi il cognome Mameli abbia avuto discreta diffusione nella Sardegna meridionale, è ancora un enigma. Sta di fatto che la voce “mameli” in lingua sarda non trova altre spiegazioni. Il cognome è comunque documentato in Sardegna sin dai primi secoli del II millennio. Il più famoso dei Mameli della storia medioevale della Sardegna, fu senz’altro Filippo Mameli di Aristanni, il primo sardo “doctore de decretu et de lege” (giurista) che si conosca. La sua lapide, con relativa iscrizione funeraria, si trova nella Cattedrale di Oristano, ove si legge appunto: - IOBIA DIES VIII MAIU MCCCXLIX MORIVIT MESSER PHILIPHO MAMELI DOTORE DE DECRETU ET DE LEGE ET CANONICU D’ARBAREE ET IAGHET CUGHE(qui) S. OSSA SUA – Filippo Mameli fu il primo estensore della famosa CARTA DE LOGU di Arborea, redatta per ordine di Mariano IV signore del Giudicato di Arborea, padre della giudicessa Eleonora; che la fece pubblicare, distribuendo le copie in tutto il giudicato, villa per villa (villaggio per villaggio) e mandandola poi in vigore, dall’anno 1384. Secondo don Giovanni Maria Mameli De’ Mannelli, consigliere di Stato, cavaliere, patrizio di Cagliari, giudice del consolato in Cagliari, traduttore e commentatore della Carta de Logu, la cui stampa fu fatta a Roma nell’anno MDCCCV, presso le stamperie di Antonio Fulgoni (siamo in possesso di una copia anastatica), il canonico Filippo Mameli morì non l’8 maggio 1349, bensì l’8 maggio 1348, di peste nera (la famosa peste citata dal Boccaccio nel Decamerone – La Peste Nera entrò in Sardegna nell’Autunno del 1347 e già ai primi mesi del 1348, il numero delle vittime del micidiale “virus” era altissimo. Gli effetti del letale contagio perdurarono per più di un secolo: ne furono vittime oltre al già citato Filippo Mameli, lo stesso Mariano IV, signore d’Arborea, nel 1375, e la figlia Eleonora, nel 1403). Il cognome Mameli è presente nelle carte medioevali della lingua e della storia della Sardegna.

In foto: lo stemma dei Mameli.

La ricerca genealogica come senso di una più profonda Identità personaleTutti vogliono appartenere a qualcosa, ma spesso...
10/09/2025

La ricerca genealogica come senso di una più profonda Identità personale

Tutti vogliono appartenere a qualcosa, ma spesso si tende a non appartenere a ciò cui più si appartiene nella vita; conoscere i propri antenati è un modo meraviglioso per radicare la vita di un individuo in un contesto più ampio di tempo e luogo. Tracciare le origini familiari attraverso le generazioni può aiutare una persona a connettersi più profondamente con il senso di sé conoscendo il passato della propria famiglia: da dove venivano, chi erano, cosa facevano, le prove che hanno superato, i risultati raggiunti, i sogni che avevano.

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STORIA DELLA FAMIGLIA DI LUDOVICO ARIOSTOOggi ricorre l'anniversario della nascita di Ludovico Ariosto (Reggio Emilia, 8...
08/09/2025

STORIA DELLA FAMIGLIA DI LUDOVICO ARIOSTO

Oggi ricorre l'anniversario della nascita di Ludovico Ariosto (Reggio Emilia, 8 settembre 1474 – Ferrara, 6 luglio 1533), poeta, commediografo, funzionario e diplomatico italiano, autore dell'Orlando furioso (1516).
È considerato uno degli autori più celebri ed influenti del suo tempo.

CENNI STORICO-GENEALOGICI

Ludovico Ariosto nacque a Reggio Emilia l'8 settembre del 1474, primo di dieci fratelli. Suo padre Niccolò, proveniente dalla nobile famiglia degli Ariosti, faceva parte della corte del duca Ercole I d'Este ed era comandante del presidio militare degli Estensi a Reggio Emilia. La madre, Daria Malaguzzi Valeri, era una nobildonna di Reggio.
Gli Ariosti, o Areosti o Ariosto, sono un'antica famiglia aristocratica italiana, originaria di Bologna e trapiantatasi nel tardo Medio Evo in Ferrara. Furono nobili, patrizi di Bologna e Ferrara, patrizi di San Marino, conti dell'Impero, conti palatini, conti di Mandria, di Castel Falcino, visconti di Argenta e signori di San Martino in Soverzano e di San Prospero.
Il primo di cui si abbia notizia è un Alberto che nel 1089 sarebbe stato signore di Riosto, una landa posta sui colli di Bologna che sarebbe dunque il feudo originario della famiglia e la terra da cui essa trasse il nome (da Riosto > d'Ariosto > Ariosto).
Il primo personaggio pubblico di rilievo è Ugo, console del Comune di Bologna nel 1156, mentre la sua patria si scontrava con Federico I di Svevia.
Un Gherardo, nel 1198, venne creato Arcivescovo di Bologna.
Lodovico era capitano di 400 uomini al servizio del Comune di Bologna. Bonaventura fu spedito dai bolognesi in soccorso dei milanesi allora a capo della Lega contro l'imperatore Federico II di Svevia e venne ucciso nel 1236 battendosi contro i bergamaschi che si erano distaccati dalla Lega.
Aldobrandino fu crociato in Siria nel 1217.
Niccolò fu uno dei capitani bolognesi che andarono in soccorso in Terra Santa e si trovò alla difesa di Tolemaide contro gli attacchi del Sultano d'Egitto: i bolognesi si imbarcarono per ritornare in patria nel 1291 ma fecero naufragio durante una tempesta.
Antonio, nel 1249, era tra gli otto Capitani e Consiglieri di Guerra del Comune di Bologna che fecero prigioniero il Re Enzo, figlio dell'imperatore Federico II, dopo la battaglia di Fossalta.
I rami furono essenzialmente due: quello bolognese e quello ferrarese. Da quest'ultimo ha origine Ludovico che fu ambasciatore del Duca di Ferrara e Governatore della Garfagnana.

BLASONARIO

Palato d'azzurro e d'argento; alias: Palato d'azzurro e d'argento; capo d'oro caricato di un'aquila di nero coronata dello stesso; alias: Inquartato nel 1° e 4° l'aquila, nel 2° e 3° il palato.
In foto lo stemma di famiglia e il celebre ritratto dell'Ariosto dipinto da Tiziano Vecellio.

GIORGIO VASARI, CRONISTA DELL'ARTEIeri è ricorso l'anniversario di nascita di Giorgio Vasari (Arezzo, 30 luglio 1511 – F...
31/07/2025

GIORGIO VASARI, CRONISTA DELL'ARTE

Ieri è ricorso l'anniversario di nascita di Giorgio Vasari (Arezzo, 30 luglio 1511 – Firenze, 27 giugno 1574) pittore, architetto e storico dell'arte italiano.
Il Vasari ebbe una vastissima rosa di interessi: fu infatti un pittore dallo spiccato gusto manierista, un architetto di certo pregio (realizzò il palazzo della Carovana a Pisa e il complesso fiorentino degli Uffizi) e infine eccelso storiografo. Il nome del Vasari, infatti, è legato in modo indissolubile a Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori, una serie di biografie nella quale egli copre l'intero canone artistico teso fra Trecento e Cinquecento.

CENNI STORICO-GENEALOGICI SULLA FAMIGLIA VASARI

Dalla Valdichiana giungono in Arezzo vari artigiani tra cui Giorgio di Lazzaro Taldi da Cortona, nonno di Giorgio, che in questa città esercitò l’arte di vasaio in una casa con fornace di sua proprietà posta in contrada da Berardi a Perini (attuale via Mazzini). A metà del Cinquecento Giorgio Vasari, in relazione all’attività del nonno che si era cimentato nello studio degli antichi vasi aretini, ricorda che questi ritrovò i modi del colore rosso e nero de’ vasi di terra che insino al tempo del re Porsenna i vecchi aretini lavorarono. Et egli che industriosa persona era, fece vasi grandi al torno d’altezza d’un braccio e mezzo, i quali in casa sua si veggono ancora. Dicono che, cercando egli di vasi in un luogo, dove pensava che gl’antichi avessero lavorato, trovò in un campo di terra al Ponte alla Calciarella, luogo così chiamato, sotto terra tre braccia, tre archi delle fornaci antiche, et intorno a essi di quella mistura e molti vasi rotti; degl’interi quattro […] (G. Vasari 1558, II, pp. 183-184).
A causa della sua attività Giorgio fu chiamato Vasari, perdendo l’originario casato Taldi. Giorgio (†1507) ebbe molti figli tra i quali solo Lazzaro (†1529) esercitò l’attività paterna, continuata fino alla terza generazione dal nipote Bartolomeo. Un bastardello di annotazioni e di ricordi di famiglia, che accomuna le tre generazioni di questa famiglia di vasai, comincia con le prime registrazioni fatte da Giorgio di Lazzaro il 29 dicembre 1461; ma solo dal 1471 egli si qualifica come Giorgio di Lazaro vasaro ed è probabile che a partire da questo periodo il cognome Vasari subentra al precedente. Le scritture continuano dall’anno 1506 per mano del figlio Lazzaro. Infine, dal 1530, l’ultimo erede artigianale di questa famiglia aretina, Bartolomeo di Lazzaro, conclude le registrazioni sul manoscritto con le proprie annotazioni (Carte Vasari I-###VI, c. 4, 19 novembre 1971, Archivio Vasariano, Arezzo, Museo di Casa Vasari).

In foto un famoso autoritratto e l'albero genealogico dei Vasari.

E DOPO I PIU' LUNGHI... I COGNOMI PIU' CORTIAbbiamo parlato la scorsa puntata (ieri) dei cognomi più lunghi presenti in ...
28/07/2025

E DOPO I PIU' LUNGHI... I COGNOMI PIU' CORTI

Abbiamo parlato la scorsa puntata (ieri) dei cognomi più lunghi presenti in Italia. Oggi tocca a quelli più corti che non vanno mai sotto le due lettere.
Iniziando da uno dei più diffusi, ossia Re – che sta per il sovrano ma anche per “rivo”, corso d’acqua –, come Bo, ossia “bue” o Fo “faggio”. Ma ci sono anche Po, in Emilia, forse dal nome del fiume, Vo dal comune padovano, Ro da un altro toponimo (Ro nel Ferrarese o Rho in provincia di Milano). Mi e My si equivalgono e corrispondono alla lettera greca per “emme”; sono infatti nomi di famiglia di un’area dove si è parlato per secoli il greco, il leccese. Anche il sardo Mu dovrebbe valere “bue”, forse dall’imitazione del muggito e, sempre nell’isola, Me corrisponderà alla pecora, soprannome di un pastore. Dubbi permangono per Mo, Cè, Ru, mentre in vari casi si tratta di cognomi stranieri, come Lu, Pe o Ba. A Spoleto esiste anche Fu nei composti Fu Biagio, Fu Pasquale, ecc. Indicava il padre deceduto, ma per un errore anagrafico il verbo è rimasto "incastrato" nel cognome, così come i casi dei cognomi inizianti con Quondam- che non è altro che la forma latina di "fu".

Ne avete altri da segnalare? Magari che conoscete o avete incontrato nelle vostre ricerche? Commentate e analizziamoli insieme.

SAN GIUSEPPE MOSCATI, IL MEDICO DEI POVERIOggi ricorrono i 145 anni dalla nascita di San Giuseppe Moscati (Benevento, 25...
25/07/2025

SAN GIUSEPPE MOSCATI, IL MEDICO DEI POVERI

Oggi ricorrono i 145 anni dalla nascita di San Giuseppe Moscati (Benevento, 25 luglio 1880 – Napoli, 12 aprile 1927), medico italiano. Beatificato da Papa Paolo VI nel corso dell'Anno Santo 1975 e canonizzato da Papa Giovanni Paolo II nel 1987, fu definito "medico dei poveri".

CENNI STORICO-GENEALOGICI

La famiglia Moscati proveniva da Santa Lucia di Serino, paese in provincia di Avellino; qui nacque, nel 1836, il padre Francesco, figlio di Don Gennaro (1801 - ?) e Donna Marianna Bianco (1812 - ?) che, laureato in giurisprudenza, nel corso della sua carriera fu giudice al tribunale di Cassino, Presidente del tribunale di Benevento, consigliere di Corte d'appello, prima ad Ancona e poi a Napoli. A Cassino, Francesco incontrò e sposò Rosa De Luca, dei Marchesi di Roseto, con un rito celebrato dall'abate Luigi Tosti; ebbero nove figli, di cui Giuseppe fu il settimo.
La famiglia si trasferì da Cassino a Benevento nel 1877 in seguito alla nomina del padre a presidente del tribunale beneventano, e alloggiò per un primo periodo in via San Diodato, nelle vicinanze dell'ospedale Fatebenefratelli, e si trasferì in un secondo momento in via Porta Aurea. Il 25 luglio 1880, all'una di notte, nel palazzo Rotondi Andreotti Leo, nacque Giuseppe Maria Carlo Alfonso Moscati, che ricevette nello stesso luogo il battesimo, sei giorni dopo la sua nascita (31 luglio), da don Innocenzo Maio.
In foto il suo atto di nascita e un suo ritratto.

ALBERO GENEALOGICO PATRILINEARE DEL PRESIDENTE SERGIO MATTARELLAOggi è il compleanno di Sergio Mattarella (Palermo, 23 l...
23/07/2025

ALBERO GENEALOGICO PATRILINEARE DEL PRESIDENTE SERGIO MATTARELLA

Oggi è il compleanno di Sergio Mattarella (Palermo, 23 luglio 1941), il Presidente della Repubblica Italiana.
Qualche anno fa abbiamo ricostruito il suo albero genealogico grazie allo Stato Civile di Castellammare sul Golfo (TP), paese originario di Mattarella.

CENNI STORICO-GENEALOGICI SULLA FAMIGLIA MATTARELLA

Bernardo (1905-1971), l'ultimo nome di questo albero patrilineare, è il padre di Sergio Mattarella (1941) e di Piersanti Mattarella (1935-1980).
Come potete ben notare, i nomi nella famiglia si ripetono ininterrotti: sono tantissimi i Bernardo e i Gaspare.
I Mattarella sono dal 1700, ma sicuramente anche da prima, una famiglia di marinai e navigatori, come riportato negli atti reperiti, probabilmente originaria proprio di Castellammare del Golfo.
C'è chi sostiene infatti che l'etimologia stessa del cognome fa intuire il fatto che siano stata una famiglia di marinai da sempre.
In Siciliano occidentale "mattareddu" era anticamente sinonimo di "vastasu", nel senso di facchino, portaroba, scaricatore di porto. La forma "mattaredda" indica plurale neutrale ("i mattaredda", maschi e femmine senza distinzione), nel senso dei familiari e/o discendenti dello scaricatore.
Omen nomen? Molto probabilmente è andata così!

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L'Associazione “Studio Araldico Genealogico Italiano” fornisce consulenza e “supporto” in materia genealogica, onomastica, storica, e araldica, oltre a specifici servizi su: origine, significato e storia del cognome, storia documentata del cognome, ricostruzione dell’albero genealogico, stemmi gentilizi e di Enti pubblici, prove nobiliari, cambiamento, correzione e aggiunta di cognome, fotografie monumentali storiche. La biblioteca dell'associazione raccoglie le più importanti opere bibliografiche e gli stemmi di oltre 1.50o.000 famiglie italiane. Grazie alla ricchezza delle fonti proprie, alla capacità di individuare quelle esterne e all'abilità professionale dei suoi ricercatori, l'"Associazione Studio Araldico Genealogico Italiano", si propone come un punto di riferimento nella ricerca storica e genealogica in Italia e per gli italiani all’estero. Attività: Genealogia e discipline ausiliarie della storia

Prodotti: Ricostruzione di alberi genealogici documentali e, ricerca ed elaborazione di stemmi araldici. Servizi: Ricerche documentali e ricostruzione di alberi genealogici, ricerche su specifici antenati, sui cognomi in generale, sui discendenti, e ricerche sulle radici familiari, ricostruzione storica dei casati, studi e monografie familiari. Incisione di stemmi araldici. Specializzazioni: Monografie familiari, ricerche su progenitori, ricerche etimologiche, sull'onomastica, ricerche sulla stirpe, studi sulle origini familiari.