Luna Luce Anima

Luna Luce Anima Se senti che posso aiutarti scrivimi, la tua ricerca di consapevolezza è anche la mia.

«L'orientamento del mio lavoro è diverso da quello del teatro europeo delle ferite e delle rovine» spiega «Abbiamo umani...
20/10/2023

«L'orientamento del mio lavoro
è diverso da quello del teatro europeo delle ferite
e delle rovine» spiega «Abbiamo umanizzato il
teatro, lo abbiamo ridotto a espressione umana
e così facendo abbiamo limitato sia il teatro
che l'universo. La morte dell'arte è il nostro non
orientare più la creazione verso il divino. Oggi
tutto sembra riguardare le emozioni, la libertà, il
mercato e i like su Facebook, e chiunque può avere
un'opinione. Ma non siamo in grado di raggiungere
l'altezza o la profondità necessaria per iniziare a
toccare i nostri bisogni spirituali. Quindi dobbiamo
distruggere questo tempio e ricostruirlo».
Lemi Ponifasio regista teatrale e coreografo neozelandese-samoano

Quando mi sono svegliata questa mattina e uscendo ho trovato gli alberi e la natura intorno a me ho ricevuto un elemento...
16/10/2023

Quando mi sono svegliata questa mattina e uscendo ho trovato gli alberi e la natura intorno a me ho ricevuto un elemento in più sulla mia riflessione sulla forza.

Il primo pezzo di questo grande quadro è stato comprendere che la forza non devo cercarla altrove, la forza, la mia forza è dentro di me.

Ma oggi mi sono resa conto che forse ci sono portali di accesso che permettono di accedere alla propria forza.

Per me uno è la natura. La natura intorno a me mi sostiene, accende il mio spirito e mi sussurra di trovare la mia centratura stando insieme a lei.

Alberi erbe vento e foglie, la terra mi mi mette in contatto con il luogo interiore della mia forza.

E non devo dimenticarlo più.

Grazie per questo giorno bellissimo tanti auguri!

Questo discorso comincia con molti condizionali. Oggi sarei dovuta essere sulla scena del Burgtheater e aprire le Wiener...
05/10/2023

Questo discorso comincia con molti condizionali. Oggi sarei dovuta essere sulla scena del Burgtheater e aprire le Wiener Festwochen. Sarei stata la prima indigena in assoluto a tenere un discorso in questo teatro, uno dei più grandi e ricchi teatri del mondo – come mi hanno detto. Avrei cominciato con una citazione da un classico europeo, l’Antigone di Sofocle: «Molte cose sono mostruose. Ma niente è più mostruoso dell’uomo».

Perché io sarei arrivata da voi direttamente dalle nostre prove in Amazzonia, una nuova messa in scena europea-brasiliana dell’Antigone. Io avrei avuto il ruolo di Antigone, che si ribella contro il Re Creonte, che non vuole seppellire suo fratello, perché lo considera un nemico di Stato. Il coro avrebbe dovuto essere costituito da senza terra, sopravvissuti a un un massacro del regime brasiliano.

Noi avremmo rappresentato questa nuova Antigone su una strada occupata che attraversa l’Amazzonia – quelle foreste che sono in fiamme. Non sarebbe stato un pezzo di teatro, ma una azione. Non un atto dell’arte, ma un atto di resistenza: contro quel potere politico, che distrugge l’Amazzonia. Ma tutto questo non è accaduto. La strada che attraversa l’Amazzonia non è stata occupata, io non ho recitato l’Antigone. Noi siamo tutti di nuovo dispersi per il mondo, e ci vediamo ancora solo sugli schermi – come adesso.

I miei amici europei mi hanno chiesto come sto. Sto bene. Mi trovo nella foresta, dal mio popolo, nella parte più settentrionale del Brasile, sulla riva del fiume Oiapoque. Mi circonda la natura, mi protegge e mi nutre. Vivo al ritmo del canto degli uccelli e della pioggia, eseguo i rituali che mi portano in contatto con i miei antenati. Per la prima volta da 500 anni, l’Europa e l’America sono di nuovo separate l’una dall’altra.

Appartengo al terzo Clan del popolo dei Tariana, il Clan del fulmine. Sono una figlia del dio dei fulmini, figlia di un re, come Antigone. Prima, racconta il mito, noi Tariana eravamo uomini di pietra. Ma nell’età moderna abbiamo assunto un corpo umano, per poter comunicare con gli uomini che vennero da noi.

Mia madre, una Tucana, mi dette il nome di Kay Sara, che significa: ‘Colei che ha cura degli altri’. Da parte paterna io sono, dunque, una Tariana. Ma parlo con voi nella mia lingua materna, il Tucano. Come tutti, sono una mescolanza di molte cose: sono Tucana e Tariana, una donna, una attivista, un’artista. Vi parlo, dunque, in rappresentanza di tutto questo.

Noi Tucana siamo denominati ‘indiani’. Ma io insisto sul fatto che dobbiamo essere chiamati indigeni. Perché indigeno significa: ‘di questa terra’. Sono diventata attrice per poter raccontare di noi, degli indigeni. Per molto tempo la nostra storia è stata raccontata con le parole dei non-indigeni. Ora è giunto il tempo di essere noi a raccontare la nostra storia.

Kay Sara - Antigone
Antigone in Amazzonia / Ph: Armin Smailovic
La nostra disgrazia è cominciata, quando nella nostra terra arrivarono gli Spagnoli e i Portoghesi. Dapprima vennero i soldati, quindi i missionari. Con gli Europei arrivarono da noi anche le malattie. Morirono in milioni. Altri milioni di noi morirono per mano dei soldati e dei missionari, in nome di un Dio e di una civiltà, in nome del progresso e del guadagno. Alcuni abbandonarono le foreste, per lavorare nei campi. Ma alla fine del lavoro li uccisero, per non pagarli. Oggi solo pochi di noi sono sopravvissuti. Sono una delle ultime dei Turiana. E da poche settimane è arrivata da noi l’ennesima malattia dall’Europa: il Coronavirus. Forse siete venuti a sapere che a Manaus, la capitale dell’Amazzonia, questa malattia imperversa in maniera particolarmente orribile. Non è più tempo per sepolture vere e proprie. Gli uomini giacciono in fosse comuni, e sono coperti di terra dai trattori. Altri giacciono per strada, insepolti, come il fratello di Antigone.

I bianchi usano il caos, per penetrare ancora di più nelle foreste. Gli incendi non sono più spenti. La deforestazione si è incentivata. E da parte di chi? Chi finisce tra le mani dei taglialegna, viene trucidato. E che ha fatto Bolsonaro? Quel che ha sempre fatto: stringe la mano dei suoi sostenitori e deride i morti. Ha incaricato i suoi collaboratori di non avvisare i popoli indigeni che è scoppiata una malattia. È un invito al massacro. Bolsonaro vuole portare fino in fondo il genocidio degli indigeni, che perdura da 500 anni.

Lo so: siete abituati a discorsi come questo. Quando è troppo tardi, arriva sempre da voi una profetessa o un profeta. Quando nelle tragedie greche entrano in scena Cassandra o Tiresia, allora si sa che la sventura è già in corso. Perché voi ci ascoltate volentieri se cantiamo, ma non se parliamo. E se ci ascoltate, allora non ci capite. Il problema non è che non sapete, che le nostre foreste bruciano e i nostri popoli muoiono. Il problema è che vi siete abituati a queste cose.

Vi dico dunque cose che tutti sapete: da alcuni anni i fiumi minori dell’Amazzonia, per la prima volta a memoria d’uomo, sono secchi. Nei prossimi dieci anni l’ecosistema dell’Amazzonia collasserà, se non facciamo subito qualcosa. Il cuore di questo pianeta smetterà di ba***re. Lo affermano i nostri e i vostri scienziati, e forse è l’unico argomento su cui concordiamo. Andremo in rovina, se non facciamo qualcosa. Non possiamo essere così egoisti da negare alla prossima generazione ciò che di più bello abbiamo, la Natura, e dal liberare ogni energia, per la nostra sopravvivenza.

Nelle ultime settimane ci hanno spedito molti appelli, sottoscritti da molte celebrità. Volete usare meno l’aereo, rubare meno, uccidere meno. Ma come potete credere, dopo 500 anni di colonizzazione, dopo migliaia di anni di sottomissione del mondo che possiate concepire un pensiero che non porti solo ulteriore distruzione? Se ascoltate voi stessi, troverete solo il vostro complesso di colpa. E se viaggiate nel mondo, troverete solo la sporcizia con cui ci avete contaminato. Non esiste niente rispetto al quale potete fare marcia indietro. Io non ho paura per me, ho paura per chi verrà dopo.

Ed è per voi, dunque, tempo di tacere. È tempo di ascoltare. Avete bisogno di noi, i prigionieri del vostro mondo, per capire voi stessi. Le cose stanno in maniera davvero semplice: non c’è guadagno in questo mondo, c’è solo la vita. E perciò è bene che io non sia sulla scena del Burgtheater. Che io non vi parli da attrice. Perché qui non si tratta più d’arte, non si tratta più di teatro. La nostra tragedia è qui e ora, nel mondo, sotto i vostri occhi.

E forse è questo, ciò che mi inquieta di più, se io sento parlare Creonte: lo sa, di aver torto. Sa che quel che fa non è giusto. Che è sbagliato, in ogni senso. Che distruggerà se stesso, distruggerà la sua famiglia, l’apocalisse. E tuttavia lo fa. Critica se stesso, odia se stesso, ma continua a fare quel che odia.

Questa follia deve finire. Smettiamola di essere come Creonte. Siamo come Antigone! Perché quando diventa legge l’ingiustizia, allora la resistenza è un dovere. Resistiamo insieme, siamo esseri umani. Ognuno alla sua maniera e nel suo luogo, uniti dalla nostra diversità e dal nostro amore per la vita, che ci unisce tutti.

Kay Sara

«Non devi aver paura. L’isola è piena di rumori, suoni e dolci arie che danno piacere e non fanno male. A volte sento mi...
27/09/2023

«Non devi aver paura. L’isola è piena di rumori, suoni e dolci arie che danno piacere e non fanno male. A volte sento mille strumenti vibrare e mormorarmi alle orecchie. E a volte voci che, pur se mi sono svegliato dopo un lungo sonno, mi fanno addormentare di nuovo. E poi, sognando, vedevo spalancarsi le nuvole e apparire ricchezze pronte a cadere su di me. Così, svegliandomi, piangevo per sognare ancora».
La Tempesta W. Shakespeare

Calibano che tante frasi orribili fa uscire dalla sua bocca, quando parla della sua isola dice parole ispirate, piene di poesia e commoventi. E questo monologo pronunciato da lui ti sorprende e ti fa riflettere sulla sua vera natura. Calibano è descritto come un mostro ma forse proprio per la sua essenza selvatica vive in armonia con tutto quello che c’è sull’isola, ama e conosce alberi, colline, venti, acque. Vede, sente e coglie le entità spirituali che la abitano e con amore e nostalgia a esse si abbandona.

Ho visto ieri lo spettacolo The tempest project di Marie Elene Estienne e Peter Brook e mi è successa una cosa che continua a capitarmi da quando ho compiuto 40 anni... il mondo delle immagini mi parla, qualcosa dentro di me si è trasformato, sento la profondità dei testi e delle parole quando leggo o ascolto e mi sembra di aver vissuto per anni senza essere andata oltre la superficie.

Ma una terapeuta molto brava mi ha detto che Jung ha parlato di una trasformazione interiore nella donna ai 40 anni e io non posso fare altro che farmi attraversare da questa meraviglia.

- Ma la renna chiese di nuovo qualcosa per la piccolaGerda e Gerda stessa volse verso la donna di Finlandiauno sguardo c...
26/09/2023

- Ma la renna chiese di nuovo qualcosa per la piccola
Gerda e Gerda stessa volse verso la donna di Finlandia
uno sguardo così implorante, pieno di lacrime, e questa
ricominciò di nuovo a strizzare gli occhi poi portò la
renna in un angolo dove le sussurrò qualcosa [...]
«Io non posso darle una forza più grande di quella che
già ha! Non vedi quanto è grande? Non vedi come gli
uomini e gli animali la servono, e quanto ha
camminato nel mondo con le sue sole gambe? Non
deve avere da noi il potere: il potere si trova nel suo
cuore perché è una fanciulla dolce e innocente [...]
noi non possiamo
aiutarla!
H.C. Andersen

Tiresia: [...] E dal momento che mi hai rinfacciato anche la mia cecità, allora ti dico: si, tu hai gli occhi, ma non ri...
21/09/2023

Tiresia: [...] E dal momento che mi hai rinfacciato anche la mia cecità, allora ti dico: si, tu hai gli occhi, ma non riesci a vedere in quale miseria sei caduto, né dove abiti, né con chi vivi. E sai forse da chi sei nato?[...]. Adesso guardi dritto ma presto non vedrai che tenebra.

Sofocle, Edipo re

"Nella vicenda narrata nell’Edipo Re,[...], la controparte dialettica della vista
sensibile è evidentemente rappresentata dalla cecità.

Accecamento e visione vengono a strutturarsi così come i due poli contrari, ma complementari, del medesimo orizzonte simbolico.

Lungi dal poter essere definiti esclusivamente come una privazione del potere legato alla vista, la cecità di Tiresia e l’auto-accecamento di Edipo designano UN MODO DI VEDERE ALTERNATIVO, DIFFERENTE E PIù PROFONDO RISPETTO ALLA VISIONE SENSIBILE."

C’era una volta un re che aveva tre figli: due erano intelligenti e avveduti,mentre il terzo parlava poco, era semplice,...
18/09/2023

C’era una volta un re che aveva tre figli: due erano intelligenti e avveduti,
mentre il terzo parlava poco, era semplice, e lo chiamavano il Grullo. Quando il
re cominciò a sentirsi vecchio e debole e a pensare che la sua fine era vicina,
non sapeva quale dei suoi figli dovesse ereditare il regno. Allora disse loro:
“Partite, e colui che mi porterà il tappeto più fine, diventerà re dopo la mia
morte.”
E perché non litigassero tra loro, li condusse davanti al castello, soffiò su tre
piume e disse:
“Andate nella direzione in cui esse voleranno.”
Una piuma volò verso Oriente, l’altra verso Occidente, mentre la terza se ne volò
diritto e non andò molto lontano, ma cadde a terra ben presto. Allora uno dei
fratelli prese a destra, l’altro se ne andò a sinistra e intanto deridevano il Grullo
che doveva restarsene lì dov’era caduta la terza piuma.
Il Grullo si mise a sedere tutto triste, ma di colpo si accorse che vicino alla
piuma c’era una botola. Allora la aprì, trovò una scala e scese...

"Trovò una scala e scese"

Sono anni che possiedo e rileggo il libro "Mestruazioni" di Alexandra Pope: è un testo veramente prezioso che ha acceso ...
15/09/2023

Sono anni che possiedo e rileggo il libro "Mestruazioni" di Alexandra Pope: è un testo veramente prezioso che ha acceso una luce imprescindibile nella mia vita sul tema del ciclo femminile.
Entrare in contatto con il mio ciclo mestruale ha significato aprire una porta sulla mia spiritualità.
Accogliere me stessa come donna, come essere ciclico, volermi bene quando ho bisogno di rallentare, darmi la possibilità di addentrarmi nel buio quando le mestruazioni sono in arrivo.
Quando sono in contatto con me stessa e consapevole del momento del ciclo in cui mi trovo riesco a vivere il mio sentire con la fiducia e la serenità che il tempo per essere più rapida e vigile arriverà e non devo forzarmi perché il pensiero cambia e cambierà la sua qualità.
Dopo la gravidanza ho trascorso un lungo periodo di disconnessione perché per tanti mesi il ciclo è andato via ed è tornato quasi un anno dopo il parto e tanto tempo ho impiegato a ritrovare l'ascolto dei miei tempi fisici e interiori.
Appena mi sono riaccostata all'ascolto del corpo e di me stessa ho ritrovato una consistente gioia interiore e una guida che desidera accompagnarmi ancora.
Sono riuscita a fare questo passaggio anche grazie a persone che mi hanno aiutato a guardare di nuovo allo scandire dei tempi della vita attraverso la chiave ciclica, una tra tutte è la tartaruga rossa, a cui sono tanto grata!
Due giorni fa ho segnato sul calendario le settimane in cui è scandito il mio ciclo, l'ho fatto per me (e in parte l'ho fatto anche per mio marito!!!) perché voglio accompagnarmi e aiutare chi mi è vicino a starmi accanto.
E ricordarmi di programmare almeno un momento, nei giorni finali del ciclo, in cui mi prendo cura di me stessa con amore, in cui stare nel silenzio, nel tempo dell'intuizione e della solitudine.
La ricerca interiore ha tanti aspetti e tante vie, il ciclo femminile è una chiave molto preziosa nella conoscenza di sé.

NINA - [...] Adesso sono cambiata... Sono una vera attrice, recito con soddisfazione, con entusiasmo, mi inebrio sulla s...
12/09/2023

NINA - [...] Adesso sono cambiata... Sono una vera attrice, recito con soddisfazione, con entusiasmo, mi inebrio sulla scena e mi sento meravigliosa. E adesso, da quando vivo qui, non faccio che camminare, cammino sempre e penso, penso e sento crescere di giorno in giorno le mie forze spirituali... Io adesso so, capisco, Kostja, che nel nostro lavoro, e non importa se recitiamo in teatro o scriviamo, la cosa più importante non è la gloria, non è lo splendore, non è ciò che io sognavo, bensì la capacità di sopportazione. Sappi portare la tua croce e credi. Io credo, e il mio dolore si placa, e quando penso alla mia vocazione, non ho paura della vita.

TREPLEV- (tristemente) Avete trovato la vostra strada, voi sapete dove andate, io invece vago ancora nel caos di chimere e immaginazioni, senza sapere per che cosa e a chi questo sia necessario. Io non ho fede, e non so quale sia la mia vocazione.

"Il gabbiano" A.Čechov, 1895

Non penso ai rimedi come alla soluzione di un problema, non posso risolvere con i Fiori di Bach un dolore, però penso di...
11/09/2023

Non penso ai rimedi come alla soluzione di un problema, non posso risolvere con i Fiori di Bach un dolore, però penso di potervi trovare un aiuto a sentire, vedere e vivere una difficoltà sotto una prospettiva diversa, attraverso lo sguardo della parte più saggia che è in me. Uno sguardo che in certi periodi della vita manca. Penso oggi ai Fiori di Bach come a un aiuto a mantenermi in uno stato distaccato dalle energie emotive che possono dominarmi e portarmi lontana dall'equilibrio al quale aspiro. Mi capita di sentirmi un fallimento quando perdo la centratura, e la maternità mi ha portato a sentire forte questa contraddizione. Ma la presenza di mio figlio sta diventando un'occasione per interrogarmi su chi sono e su cosa amo, su cosa mi manca. Spesso mi manca una voce per esprimermi, fa parte della mia natura. Sono una creatura spezzata, come tante altre, tra ciò che provo e ciò che vorrei esprimere. Da bambina e da ragazza avevo trovato nel teatro una soluzione meravigliosa a questo limite. Poi dopo la laurea ho chiuso il capitolo teatro nella mia vita perché altre energie stavano entrando nella mia vita. Per primo un fortissimo richiamo spirituale ad andare oltre la performance per esplorare qualcosa di antico e rituale. Un richiamo verso la natura, lo spirito. Una spinta a trovare la me stessa selvaggia nel mondo sciamanico. Ma la rabbia è cresciuta nel mio cuore. Viaggio tra i mondi però le mie parole non bastano per esprimermi. Allora con il lutto torna il teatro dal mio passato. Le parole non sono le mie ma i sentimenti, le emozioni, la poesia sono universali. Torna il teatro. E un respiro più ampio dove il sentiero non è mai già stato tracciato, è un percorso che costruisco io con ciò che mi è necessario per crescere, per espandere la mia consapevolezza, per attraversare le mie emozioni, i miei lutti, il cuore si espande e poi diventa piccolo e pieno di paure e di rabbia e poi si apre di nuovo. Sono in cammino per chi ha bisogno di me e per chi ha trovato o troverà aiuto in me. Espandendo esperienze e conoscenze il mio è un mondo in continua trasformazione. Non mi posso definire, non mi si può definire ma va bene così, non sono qui per questo.

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