19/11/2025
"𝘾𝙤𝙢𝙚 𝙨𝙞 𝙛𝙖 𝙖𝙙 𝙖𝙘𝙘𝙚𝙩𝙩𝙖𝙧𝙚 𝙘𝙝𝙚 𝙞 𝙢𝙚𝙙𝙞𝙘𝙞 𝙩𝙤𝙡𝙜𝙖𝙣𝙤 𝙡𝙖 𝙫𝙞𝙩𝙖? 𝙎𝙤𝙣𝙤 𝙞𝙣𝙤𝙧𝙧𝙞𝙙𝙞𝙩𝙤 𝙖𝙡 𝙥𝙚𝙣𝙨𝙞𝙚𝙧𝙤 𝙘𝙝𝙚 𝙡𝙚 𝙜𝙚𝙢𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙆𝙚𝙨𝙨𝙡𝙚𝙧 𝙨𝙞𝙖𝙣𝙤 𝙨𝙩𝙖𝙩𝙚 𝙩𝙤𝙡𝙩𝙚 𝙖𝙡𝙡𝙖 𝙫𝙞𝙩𝙖 𝙥𝙚𝙧 𝙪𝙣𝙖 𝙨𝙘𝙚𝙡𝙩𝙖 𝙖𝙩𝙩𝙪𝙖𝙩𝙖 𝙙𝙖 𝙢𝙚𝙙𝙞𝙘𝙞 𝙘𝙝𝙚, 𝙥𝙚𝙧 𝙢𝙖𝙣𝙙𝙖𝙩𝙤 𝙚 𝙢𝙞𝙨𝙨𝙞𝙤𝙣𝙚, 𝙝𝙖𝙣𝙣𝙤 𝙡𝙖 𝙩𝙪𝙩𝙚𝙡𝙖 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙨𝙖𝙡𝙪𝙩𝙚 𝙚 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙫𝙞𝙩𝙖"
In antitesi a tutto questo vi è la storia del 𝐏𝐫𝐨𝐟𝐞𝐬𝐬𝐨𝐫 𝐂𝐨𝐬𝐢𝐦𝐨 𝐌𝐚𝐳𝐳𝐨𝐭𝐭𝐚, oggi 55 anni, medico chirurgo oculista, molto noto per aver ideato terapie e protocolli salvavista e professore universitario di Oftalmologia all’Università di Enna Kore.
Qualche anno fa, mentre è a passeggio con il suo cane Lele – sono le 12.30 di una vigilia di Epifania – Cosimo e Lele rientrano a casa dopo la passeggiata: è l’ora del pranzo.
Un gruppo di ciclisti passa scendendo la Montagnola Senese, ma all’improvviso si ode un frastuono: urla disperate e tanto rumore di ferro. I ciclisti cadono tutti gli uni sugli altri, come birilli sull’asfalto. Si rialzano rapidamente, prendono le loro biciclette e arretrano sul terreno adiacente per far passare le automobili.
Ma uno di loro resta immobile sull’asfalto. Le scene di disperazione e paralisi nel gruppo si susseguono rapidamente.
Cosimo Mazzotta osserva da lontano, intuisce subito che c’è qualcosa di grave e non ci pensa due volte: torna indietro, chiama il 118, arriva accanto al ciclista inerme disteso a terra. Si rende conto che è in arresto cardiaco e non respira più.
«È morto!», urla un ciclista. «La prego, faccia qualcosa!».
Cosimo gli affida il cane e inizia la rianimazione cardiopolmonare, inginocchiato nel fango, in trance.
Al primo passaggio, nulla. Lorenzo non riprende né fiato né battito né colore: il cuore è fermo, non respira. Allora Cosimo decide di cambiare schema e pratica la respirazione bocca a bocca: due insufflazioni insieme a compressioni più forti. Finalmente un’onda di sangue risale illuminando il volto di Lorenzo, che riprende colore, ricomincia a respirare, apre gli occhi e lo guarda.
Cosimo gli chiede il nome. Lui risponde: «Sono Lorenzo».
Il pianto disperato degli amici diventa subito un pianto di gioia: Lorenzo è tornato in vita grazie a Cosimo!
Arriva il 118. Lorenzo è trasportato in ospedale a Siena e viene operato con un doppio stent coronarico.
È salvo: un grido di gioia.
Cosimo neanche voleva uscire di casa quella mattina; avrebbe preferito fare la passeggiata dopo pranzo, ma Lele insisteva, lo tirava, e così all’ultimo decide di uscire.
Non sono passati neppure dieci minuti quando irrompe il gruppo che piange e grida: «È morto! Non respira! C’è bisogno di un medico!».
Non c’è tempo: Lorenzo sta morendo, sotto i loro occhi, per un infarto con arresto cardiaco.
Il professor Mazzotta si occupa di occhi, ma è il Medico – quello con la M maiuscola – a prendere il sopravvento. Non ci pensa due volte: si fa avanti tra due ali di uomini che si aprono, affida il cane a un ciclista in lacrime. Tutti sono fermi a guardare, paralizzati dal terrore, senza sapere cosa fare.
Cosimo invece lo sa. Non c’è un defibrillatore, né un kit di primo soccorso, ma c’è la lucida consapevolezza di doverci credere.
Inizia un massaggio cardiaco di diversi minuti e la respirazione bocca a bocca in mezzo alla strada. Con la forza delle mani n**e e tanta fede, per interminabili minuti spinge e rilascia, comprime e decomprime il petto di Lorenzo. Un primo giro di 30 compressioni: niente.
Allora altri 30, e due insufflazioni.
Nella mente ha lo sguardo dell’amico ciclista disperato sopra di lui e, nelle orecchie, le lacrime di chi tiene Lele al guinzaglio, agitatissimo.
«Pensavo fossi un angelo custode… sentivo una leggerezza e un trasporto soprannaturale», dirà poi il professor Mazzotta ai giornalisti de La Nazione.
E poi, finalmente, quel segno che ogni medico attende: la fame d’aria, il colore del volto che torna, gli occhi che si riaprono.
È un’emozione fortissima. Sembra impossibile, e invece il miracolo è accaduto.
Cosimo è fradicio di sudore: per lui potrebbe essere passato un secondo o dieci anni, nello stato di ipnosi fisica e mentale in cui si trovava. Con l’adrenalina a guidarlo, ha salvato la vita a Lorenzo.
Ora tutta la strada lo applaude. I compagni non smettono di dargli pacche sulla schiena e abbracciarlo.
Un rianimatore del 118, arrivato sul posto, lo guarda in faccia e gli dice:
«Bravo dottore, senza di te sarebbe morto. Gli hai salvato la vita».
Cosimo si avvia verso casa.
E mentre l’ambulanza carica Lorenzo, immagina di essere stato un angelo in terra mandato da Dio. È così che si sente in quel momento.
«Non c’è bisogno di essere medici – spiega ai giornali –: una manovra così la devono saper fare tutti. Salva la vita».
Quel gesto merita di non essere mai dimenticato. È la risposta a comportamenti aberranti che accadono nel mondo.
Abbiamo il dovere civico e morale di raccontare, ringraziare e non dimenticare il coraggio del professor Cosimo Mazzotta.
Questa storia ci ricorda cosa significhi davvero essere eroici senza clamore. È la storia di un uomo che si fa carico della vita di un altro in un momento in cui ogni secondo conta, in cui paura, emozione e perfino l’indifferenza avrebbero potuto paralizzare tutto e tutti, facendo vincere la morte.
Ma Cosimo non si è tirato indietro: è intervenuto con coraggio e decisione, la decisione di chi ha dedicato la propria vita alla salute degli altri.
Il professor Mazzotta si è sempre distinto a livello nazionale e internazionale per aver introdotto e sviluppato in Italia la tecnica del crosslinking corneale, che ha ridotto drasticamente i trapianti di cornea per cheratocono nei pazienti giovani.
Questo medico oculista, che molti ci invidiano anche all’estero, ha dimostrato il coraggio di chi sa che un gesto può fare la differenza.
Questa storia di umanità trova pienezza in un’esistenza che ha senso nell’aiutare gli altri.
E c’è un insegnamento universale: non serve essere medici per fare la differenza. Tutti, con la giusta formazione e il coraggio di agire, possono salvare una vita. La vita di una madre, di una figlia, di un padre, di un nonno – come in questo caso – di un essere umano.
Dedizione, altruismo, senso civico.
Il gesto di Cosimo ci ricorda che l’eroismo può essere silenzioso, e che la responsabilità verso gli altri è ciò che ci rende umani. L’orgoglio di appartenere a una comunità passa anche attraverso questi gesti semplici ma profondamente significativi.
Cosimo Mazzotta ci insegna che la grandezza è un atto di cuore, competenza e amore per il prossimo.
È nostro dovere raccontare queste storie, imparare da esse e sentirci ispirati a fare la nostra parte, ogni giorno.