Giorgia Sciamplicotti Psicoterapeuta

Giorgia Sciamplicotti Psicoterapeuta Psicologa psicoterapeuta ad indirizzo cognitivo-comportamentale.

14/03/2024

Oggi mi sono emozionata…
Poco tempo fa ho deciso di prendermi una pausa dal mio lavoro. Sono psicoterapeuta e quando hai un momento di fragilità personale e’ molto difficile svolgere il mio compito in modo efficiente ed efficace con le persone che si affidano a me.
Ma oggi mi sono sentita grata del percorso professionale che ho fatto, grata perché una persona che ho “accompagnato” nell’affrontare le sue fragilità, dopo anni che non lo vedevo più, nel raggiungere un suo personale traguardo la prima persona che ha pensato di chiamare sono stata io, per ringraziarmi.
Oggi sono davvero fiera di me.
Grazie a tutte le persone che hanno riposto fiducia in me e che mi hanno insegnato come si affrontano gli ostacoli e le paure che la vita ti presenta.

11/01/2023

Le università italiane rispondono con favore all’appello di D.i.Re di costruire una rete di accoglienza istituzionale per le studentesse e le ricercatrici afghane, affinché la cultura non sia fermata e con essa la possibilità di essere autonome e indipendenti.

Grazie a Sapienza Roma, Università di Roma Tor Vergata , Università LUMSA , Università degli Studi della Tuscia - Viterbo Università degli Studi del Molise , Università della Calabria, Università degli studi di Trieste, Università del Piemonte Orientale per la disponibilità espressa. Lavoriamo insieme concretamente per garantire alle donne afgane l’opportunità di una vita libera.

02/08/2022

"Non posso sapere cosa mi riserva il futuro, ma una cosa è certa: bisogna amarla questa vita, anche quando il buio ci travolge".
È quello che ha scritto sui social Giovanni Allevi. Forza siamo tutti con te ❤️

02/08/2022

Gli effetti della pandemia sul disagio psicologico hanno aumentato la sensibilità circa la necessità di rendere finalmente accessibili a tutti i trattamenti psicologici (di Ordine Psicologi Lazio)

17/07/2022

C’è anche la firma del presidente del CNOP David Lazzari a sottoscrizione dell’appello da parte delle professioni sanitarie affinché non si apra una crisi di Governo al buio.
Non è il tempo di fermare o rallentare lo sforzo straordinario per rendere più forte e moderno il nostro Servizio sanitario nazionale e per portare avanti riforme ed investimenti attesi da anni.
Fermarsi adesso, far prevalere le ragioni di parte, sarebbe un errore imperdonabile ▶️ https://www.huffingtonpost.it/politica/2022/07/16/news/anche_i_sanitari_chiedono_a_draghi_di_rimanere_non_lasciateci_soli_contro_il_covid-9859442/?ref=HHTP-BH-I9679221-P1-S1-T1

29/03/2022

AMICIZIA

Cosa ci aspettiamo davvero da un amico?
Quando si ha un periodo difficile le aspettative nei confronti delle relazioni si alzano, si cerca qualcuno che possa sostenerci, che possa essere un sostegno ed un compagno.
Nei miei momenti difficili ho avuto un bel “paracadute sociale” che mi ha consentito di cadere nel burrone senza farmi troppo male.
Una cosa che cerco sempre di spiegare alle persone che vengono a studio da me è che ognuno di noi porta nella relazione le sue risorse e le sue fragilità, usa competenze e risorse che possiede.
Dobbiamo essere più rispettosi degli altri anche quando siamo in una posizione di bisogno. Se una persona è manchevole non sempre vuol dire che lo fa per opportunismo, per noncuranza, per superficialità. Potrebbe stare in un suo momento difficile, potrebbe evitare una situazione troppo ansiogena e dolorosa (il senso di impotenza di fronte il vostro dolore), potrebbe provare rabbia per come gestite la situazione.
La motivazione per l’allontanamento potrebbe essere svincolato dal legame affettivo, come potrebbe esserne la causa.
È necessario restare centrato sul rapporto. È necessario vedere l’altro , evitare di paragonare quello che avremmo fatto noi nella situazione invertita, chiedere spiegazioni, comunicare e chiedersi: “lui, per come lo conosco, per il momento che sta vivendo, avrebbe potuto darmi quello di cui ho bisogno?”
Se non ci da mai nulla chiediamoci perché lo vogliamo al nostro fianco, se non ci da una volta chiediamoci cosa gli accade.

Psy Giorgia Sciamplicotti

IL PARADOSSO DELLA SOLITUDINE DEL COMPETENTE SOCIALE Ai miei pazienti spiego sempre che nella vita serve quello che defi...
22/01/2022

IL PARADOSSO DELLA SOLITUDINE DEL COMPETENTE SOCIALE

Ai miei pazienti spiego sempre che nella vita serve quello che definisco un “paracadute sociale”, ossia un supporto di relazioni che consenta di attutire la caduta in un momento difficile della vita.
Spiego e cerco di aiutare le persone a consolidare o costruire questa rete di relazione, di cui spessissimo si è privi.
Ma cosa accade ad un competente sociale che attraversa un momento drammatico? Come si comportano le relazioni del care-giver quando questi sta nella sofferenza e nel bisogno?
Spesso si verifica quello che viene definito “effetto spettatore” o “effetto testimone” o “apatia dello spettatore” (in inglese bystander effect), è un fenomeno della psicologia sociale che si riferisce ai casi in cui gli individui non offrono alcun aiuto a una persona in difficoltà, in una situazione d'emergenza, quando sono presenti anche altre persone. La probabilità d'intervento è inversamente correlata al numero degli spettatori. In altre parole, maggiore è il numero degli astanti, minore è la probabilità che qualcuno di loro presterà aiuto.
Il paradosso che vive il competente sociale, quindi, è che le sue relazioni non sono abituate a vederlo in difficoltà, ma soprattutto non pensano di essere davvero necessarie loro e quindi si liberano della responsabilità di essere di supporto, pensano che tanto lui si sa organizzare e ci sono altre persone che possono aiutarlo.
Aiutare qualcuno spesso presuppone lasciare qualcosa, tempo ad esempio, per andare verso l’altro, spesso si paga un costo… delegare è facile.
Inoltre più si vede competente una persona, meno si ritiene abbia bisogno di aiuto.
Psy Giorgia Sciamplicotti

30/12/2020

Ognuno di noi ha un un sogno sin da bambino, non è legato a diventare un astronauta o un fisico nucleare, un calciatore o un attrice, è legato a cosa vuoi aver davvero realizzato nella vita. Il mio era essere utile all’umanità e essere madre. Nelle mie delusioni da figlia, nei momenti di ribellione verso i miei genitori, sognavo la mia futura famiglia e pensavo a quanto sarebbe stata in armonia, al dialogo tra noi, alle risate, alle tenerezze e alle dimostrazioni di affetto che avremmo avuto, agli errori che avevo subito e che non avrei commesso. Diventando adulto quel sogno si scontra con la realtà e si trasforma in progetto, ho realizzato il mio sogno, la mia famiglia è una bella famiglia, ma io ho commesso tanti errori che non vorrei aver mai fatto, non sono stata la mamma migliore del mondo e se mio marito non è il principe azzurro, io non sono certo Biancaneve.
Nel mio lavoro aiuto persone, ma non salvo l’umanità.
Sono spesso felice di quello che ho e di quello che ho fatto, anche fiera delle mie figlie e del mio lavoro. Ma a volte quella sensazione che avrei potuto fare di più, che avrei dovuto fare di più si affaccia e allora la sensazione antica di “ non essere abbastanza” si affaccia insieme alla paura di aver deluso le persone e ste care, la tua famiglia e le persone che di sono affidate a te.
Poi basta un sms , una emoticon, un sorriso, una confidenza e tutto rientra e ti rendi conto che non sarai la mamma del mondo, la moglie perfetta o la psicoterapeuta che resterà nella storia, ma il tuo progetto e li, hai realizzato i tuoi sogni di bambina, hai fatto del tuo meglio spesso e questo è quello che potevo fare, il resto non dipende da te.

COMPETIZIONE NELL’EDUCAZIONEQuante volte vi siamo trovati, in quanto genitori, a subire critiche, giudizi, commenti sull...
19/07/2020

COMPETIZIONE NELL’EDUCAZIONE

Quante volte vi siamo trovati, in quanto genitori, a subire critiche, giudizi, commenti sulle nostre scelte educative?
Quante volte invece ci siamo trovati a fare critiche? Da quale bisogno nasce questo meccanismo competitivo?

Io credo che questo nasca dall’ansia di sbagliare.
Abbiamo il terrore di commettere errori educativi, siamo impauriti e dobbiamo continuamente fare delle scelte, decidere cosa consentire e cosa vietare ai nostri figli, decidere quali sono le regole importanti, quali lo sono meno.
Una volta presa una decisione abbiamo bisogno di avere la certezza di aver fatto la scelta migliore e quindi di non metterla in discussione, considerando tutte le alternative scelte sbagliate.

È più importante l’autonomia, la responsabilità, la crescita indipendente, o la supervisione e il controllo?

Quali sono i rischi che penso si possano maggiormente correre?

Io e mio marito siamo genitori che spingono molto all’autonomia, spesso ci leghiamo cuore e stomaco e con ansia lasciamo libere di fare le loro scelte le nostre due meravigliose figlie.

Difendiamo il nostro spazio e il nostro tempo di coppia, non solo a nostro vantaggio, ma soprattutto a vantaggio loro, per non farle sentire incapaci di fare il loro percorso, insegnando loro il rispetto dei desideri altrui e consentendogli di sperimentare una relazione non narcisista dove il bisogno dei genitori è importante,

Sembra tutto giusto.
Qual’e’ il costo? Quale il rischio?
Il costo è l’ansia di lasciarle andare, di renderle indipendenti da te, di farle commettere errori e correre pericoli.

Molti genitori vedono questa decisione come la più facile e con superficialità e arroganza giudicano e criticano.

Ne vale la pena? Per noi di e incrociamo le dita. Per il momento guardo fiera le mie figlie e spero di aver dato loro gli strumenti e le competenze per conquistare il mondo, mettendole in condizione di sentirsi cittadine del mondo, ma con la consapevolezza di avere sempre una “base sicura” dove tornare.
Sono in grado di viaggiare sole, di avere un insuccesso, di gestire la vita quotidiana, di organizzare una vacanza, una uscita, senza bisogno di accompagnamento, di pranzi preparati, di spesa fatta.

Speriamo di aver fatto la scelta migliore.

13/06/2020

A COSA SERVONO GLI HOSPICE

Mio padre è morto in Hospice, mia madre a casa. Siamo arrivati in autoambulanza, con mio padre terminale di tumore , due nefrostomie, una colonstomia, stava male.
Abbiamo provato a tenerlo a casa, con mia mamma sotto chemioterapia, ma nonostante fosse giovane e (purtroppo) esperta nella gestione di questi problemi, una badante fissa esperta e noi figlie a turno sempre presenti lo abbiamo portato in Hospice.
Lui sempre agitato, preoccupato, ansioso, con una cattiva gestione delle sue problematiche.
Vari ricoveri in emergenza.
Arriviamo e ci accolgono degli angeli.
Cinque camere singole, un giardino, un soggiorno, una cucina. Sulle camere il nome dei pazienti scritto dalle persone care.
Sorrisi, la condivisione dei pasti con il personale cucinati insieme, cura del paziente, mio padre è stato pettinato, sbarbato, lavato e cambiato ogni giorno.
La dottoressa che entrava e con il sorriso, prendendolo per mano gli chiedeva:”Bruno, cosa posso fare per te? Come stai?”
Appena arrivati gli infermieri hanno cucinato gli gnocchi e li hanno divisi con me e mia sorella.
La libertà di andare in ogni momento, di poter chiamare anche di notte, solo perché si e’ fatto un brutto sogno e prima di addormentarsi si ha bisogno di sapere che papà sta dormendo sereno.
Mio padre è potuto morire sereno, accudito da un punto di vista medico in modo eccellente, amato da noi famigliari, sempre presenti, senza mai limiti di tempo e di numero di persone , con l’unico compito di stare lì con lui e per lui.

Gli Hospice sono anche questo.

Grazie a tutti gli angeli che si occupano di malati terminali.

Indirizzo

ECM Eur Centro Medico . Via Fiume Bianco 56
Rome
00144

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