Control Mastery Theory Italian Group

Control Mastery Theory Italian Group Benvenuti sulla pagina ufficiale del Control Mastery Theory Italian Group (CMT-IG)

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Il Control Mastery Theory Italian Group (CMT-IG) è un’Associazione Culturale, apolitica e senza fini di lucro, nata con l’obiettivo di diffondere la Control-Mastery Theory e le sue applicazioni in Italia. Il CMT-IG nasce da un’idea di Francesco Gazzillo che è stato possibile realizzare grazie alle consulenze e al sostegno di Marshall Bush e George Silberschatz e dalla passione e dedizione di un gruppo di psicologi e psicoterapeuti di Roma, Milano e Torino. La realizzazione e lo sviluppo di un gruppo italiano per la formazione e la promozione della CMT sono portati avanti sempre in stretta collaborazione con il San Francisco Psychotherapy Research Group (SFPRG). La principale attività del CMT-IG è la formazione alla CMT di psicologi, psichiatri e altre figure che lavorano nelle professioni d’aiuto. L’Associazione opera in tal senso attraverso percorsi di formazione, supervisione individuale e di gruppo e pubblicazioni scientifiche e divulgative. Il CMT-IG si occupa anche di incrementare la produzione scientifica della CMT in ambito psicologico e sociale con l’obiettivo di estendere il modello CMT anche a contesti non specificatamente clinici.

La ricerca empirica ha dimostrato che la psicoterapia è efficace, che tutti gli approcci sono ugualmente efficaci e che ...
20/09/2025

La ricerca empirica ha dimostrato che la psicoterapia è efficace, che tutti gli approcci sono ugualmente efficaci e che il fulcro del trattamento è la relazione terapeutica.

La permette di comprendere di cosa abbia bisogno ogni paziente e aiuta il clinico a progettare interventi caso-specifici efficaci.

🔎 Vuoi saperne di più? Vai nella sezione del nostro sito, cliccando sul .

settimana l’SPR International a Cracovia. Un’occasione ricca di stimoli e spunti di ricerca a cui anche la CMT ha dato i...
03/07/2025

settimana l’SPR International a Cracovia. Un’occasione ricca di stimoli e spunti di ricerca a cui anche la CMT ha dato il suon contributo con il con alcuni dei suoi esponenti più importanti, il San Francisco Psychotherapy Reserch Group, la Control Mastery Theory - Italan Group con il nostro Francesco Gazzillo.

🔎 Questo lavoro presenta i dati di una prima ricerca empirica che dimostra la relazione tra i sensi di colpa interperson...
06/06/2025

🔎 Questo lavoro presenta i dati di una prima ricerca empirica che dimostra la relazione tra i sensi di colpa interpersonali concettualizzati dalla Control-Mastery Theory e alcune variabili di importanza psicopatologica trasversale come le difficoltà di mentalizzazione, la disregolazione emotiva, l’intolleranza alla frustrazione e il disprezzo per il proprio corpo. Tra le credenze patogene più correlate a queste dimensioni ci sono l’odio di sé, il senso di colpa da burdening e quello di separazione/slealtà.

Note pratiche sull’utilizzo del piano di Francesco Gazzillo In queste poche pagine vorrei condividere con il lettore alc...
02/06/2025

Note pratiche sull’utilizzo del piano

di Francesco Gazzillo

In queste poche pagine vorrei condividere con il lettore alcune osservazioni, fatte nel corso di più di dieci anni di pratica clinica e riflessione teorica nell’ottica della Control-Mastery Theory.
Per chi lavora da questa prospettiva, la centralità del concetto di piano e della sua formulazione è ovvia: noi pensiamo che i pazienti vengano in terapia con un loro piano in gran parte inconscio, e che il compito del clinico è quello di comprendere questo piano, formularlo nel modo più preciso possibile dopo le prime due o tre sedute, e poi seguirlo. A guidare la terapia, e a stabilire l’ordine del giorno, è quindi il paziente, e il compito del clinico è quello di comprendere ciò che il paziente sta cercando – gli obiettivi che vuole perseguire, le credenze patogene che vuole disconfermare, i traumi che vuole padroneggiare e le manifestazioni di compiacenza e identificazione a essi connessi, in che modo ci potrà mettere alla prova e come vorrebbe che noi gli rispondessimo, gli insight che potrebbe voler ottenere – e cercare di aiutare il paziente a ottenerlo.
Una prima cosa che vorrei sottolineare al riguardo è che una buona formulazione del piano deve essere comprensiva e completa, ma anche sintetica. Tre o quattro pagine al massimo. Un piano di dieci pagine è una pessima guida; non è una mappa, ma una cattiva rappresentazione di un territorio.
In secondo luogo, con il tempo mi sono persuaso che un compito molto utile da svolgere dopo aver formulato il piano è la sua sintesi in un massimo di 10 righe: il clinico, se ha formulato il piano in modo corretto il piano, dovrebbe essere in grado di descrivere in dieci righe qual è il nucleo del piano di questo paziente. Solo per fare due esempi, penso a una cosa del tipo: (continua sul sito- link in bio)

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


CMT in progress!Con la Scuola di Specializzazione Centro Clinico Crocetta di Torino è partito un nuovo percorso dedicato...
24/05/2025

CMT in progress!
Con la Scuola di Specializzazione Centro Clinico Crocetta di Torino è partito un nuovo percorso dedicato alla Control Mastery Theory (CMT): un primo incontro sui concetti teorici, a cui seguiranno due weekend di gruppi clinici.

Ci rivolgiamo a 150 giovani colleghi con l’idea di far conoscere e apprezzare il modello, e magari allargare la rete CMT qui a Torino.

Un grazie a Emanuele Bruno, referente del gruppo CMT Torino, e Pierre Rossini per aver costruito questa opportunità formativa, insieme a:
Sveva Angrisani, Marta Rodini, Eleonora Fiorenza, Roberta Alesiani, Valeria Crisafulli, Cristina Mazza e Romana Cuomo che parteciperanno, insieme ad Emanuele e Pierre, come docenti e tutor.

Si comincia!

Modelli di risposta sessuale, sexual agency e credenze patogene.Un’ipotesi di intervento sulle problematiche sessuali in...
18/04/2025

Modelli di risposta sessuale, sexual agency e credenze patogene.
Un’ipotesi di intervento sulle problematiche sessuali in ottica Control Mastery Theory.

di Omar Bellanova

La sessualità rappresenta uno degli aspetti più complessi e affascinanti dell’esperienza umana, influenzando identità, relazioni e benessere psicologico. In passato, quando una problematica sessuale emergeva in una terapia di matrice cognitivo-comportamentale, si tendeva a trattarla con un intervento separato e mirato e con un focus specifico sulla risoluzione del problema. Questo approccio derivava da modelli orientati prevalentemente alla risoluzione dei sintomi e agli aspetti emotivi e cognitivi ad essi associati (Fenelli, Lorenzini, 1999; Meston, Buss, 2007).
Era quello che era stato insegnato anche a me, un modo molto preciso e mirato di lavorare sul problema sessuale del paziente. Accadeva che, quasi come se si trattasse di un’estrazione odontoiatrica, molti colleghi mi facessero la classica richiesta “C’è un mio paziente con cui lavoro da tempo e di recente mi ha parlato di un suo problema sessuale. Va bene se lo mando da te per lavorarci?”
Qualcosa però spesso non tornava. Il paziente che veniva inviato per un percorso centrato sul problema sessuale spesso continuava ad aver bisogno di parlare di tutti gli argomenti aperti nel suo percorso di terapia ed era abbastanza difficile tenerlo concentrato unicamente sul lavoro sui sintomi sessuali. Ogni tentativo in questa direzione era percepito spesso da entrambi come una forzatura. Inoltre, ogni volta che si lavorava in modo più profondo sulla problematica sessuale andando a indagare i processi sottostanti al sintomo e interessandosi ai temi centrali della sua vita, il paziente esclamava “caspita è vero, infatti di questa cosa ne ho parlato spesso con il suo collega!” Qualcosa mi sfuggiva. L’impressione era come se il paziente, portando la problematica sessuale, stesse cercando di governare qualcosa di più ampio.
continua sul sito: https://www.cmt-ig.org/control-mastery-theory-terapia-sessuale-integrata/

LAVORARE IN GRUPPO IN OTTICA CONTROL MASTERY THEORY-CMTdomenica 30 marzo 2025 dalle 16:00 alle 18:30📚A cura di: Giorgia ...
03/03/2025

LAVORARE IN GRUPPO IN OTTICA CONTROL MASTERY THEORY-CMT
domenica 30 marzo 2025 dalle 16:00 alle 18:30
📚A cura di: Giorgia Giusti, Lorenzo Guidobaldi, Marta Rodini,
Federica Buonfantino, Sara Fabbri, Alessio Reveglia e Omar Bellanova
🗓️Programma dalle 16:00 alle 18:30
1. Introduzione: perché i gruppi?
2. Note sulla terapia di gruppo: i principali fattori terapeutici e le varie tipologie
3. La fondazione e la composizione di un piccolo gruppo con
funzione terapeutica
4. Pensare il piccolo gruppo con funzione terapeutica: una proposta di inquadramento in ottica CMT
5. Il contributo della CMT nella conduzione della terapia di gruppo
6. Il lavoro del gruppo nell’esperienza della simulata
7. Note su un’esperienza clinica
8. Conclusione: il futuro di questa ricerca
evento riservato per i soci CMT-IG
per informazioni e iscrizioni
contattare la segreteria CMT-IG:
✉️info@cmt-ig.org

Di narcisismo si è parlato e scritto tanto. Il primo a introdurre tale concetto in psicoanalisi è stato Freud nel 1914 c...
16/01/2025

Di narcisismo si è parlato e scritto tanto. Il primo a introdurre tale concetto in psicoanalisi è stato Freud nel 1914 con il suo scritto “Introduzione al narcisismo”. Kohut (1977), a differenza di Freud che vedeva il fenomeno del narcisismo come un investimento libidico dell’Io e come una fase dello psicosessuale il cui superamento è essenziale per accedere alla salute mentale, propone l’esistenza di un narcisismo sano che si manifesta, nelle diverse fasi dello sviluppo, in forme diverse, e che comprendere i bisogni di ammirazione, idealizzazione e fratellanza tipici di tutti gli esseri umani. Lo sviluppo di un disturbo narcisistico, in quest’ottica, deriverebbe dall’incapacità dei genitori di fornire al bambino adeguate risposte empatiche, incapacità che può tradursi in critiche eccessive, svalutazione, trascuratezza, difficoltà a incarnare un ideale per il piccolo ecc. Nel DSM-5TR (APA, 2015), oltre ai criteri diagnostici connessi alla presenza di grandiosità, fantasie ipertrofiche, costante necessità di ammirazione, mancanza di empatia, arroganza e invidia, le persone con Disturbo Narcisistico di Personalità mostrano un’eccessiva vulnerabilità alle critiche, sentimenti intensi di rabbia, vergogna e senso di umiliazione, mancanza di consapevolezza del proprio comportamento e delle difficoltà che crea negli altri e difficoltà a stabilire relazioni interpersonali profonde e durature.

Articolo completo su https://www.cmt-ig.org/leterna-condanna-di-narciso/

Che cosa significa disconfermare una credenza patogena? Nella Control Mastery Theory, la disconferma è il processo terap...
07/01/2025

Che cosa significa disconfermare una credenza patogena? Nella Control Mastery Theory, la disconferma è il processo terapeutico in cui il paziente, attraverso l’esperienza, smonta le proprie credenze che hanno un impatto negativo sulla sua vita, spesso inconsapevolmente. Queste credenze si formano in età precoce, influenzano il comportamento e le emozioni, e determinano la qualità delle relazioni interpersonali. Gazzillo, con la sua riflessione, ci invita a comprendere quanto sia cruciale questo lavoro per l’evoluzione del paziente.
La seconda idea riguarda l’intervento terapeutico mirato a disconfermare le credenze patogene. Gazzillo sottolinea l’importanza di un lavoro terapeutico che non si limiti a riconoscere la credenza, ma che vada oltre, rendendo il paziente capace di osservare la propria esperienza in modo nuovo, per comprendere come le sue credenze influenzino la vita quotidiana. Disconfermare queste credenze significa liberarsi da schemi mentali limitanti, per arrivare a una consapevolezza che facilita il cambiamento.
In sostanza, l’approccio terapeutico proposto da Gazzillo non si concentra solo sul sintomo, ma sulla radice psicologica che lo alimenta, permettendo di modificare il sistema di convinzioni interne che orientano il comportamento e le emozioni. Solo così si crea un cambiamento profondo e duraturo.
Scarica L’articolo completo su: https://www.cmt-ig.org/due-idee-gazzillo/

Un doloroso vicolo ciecodi Francesco GazzilloNel corso degli ultimi anni mi sono imbattuto più volte in una situazione c...
28/12/2024

Un doloroso vicolo cieco
di Francesco Gazzillo
Nel corso degli ultimi anni mi sono imbattuto più volte in una situazione clinica che ha attirato la mia attenzione. Alcuni pazienti sembravano oscillare tra due posizione opposte ed entrambe dolorose: da una parte avevano la forte spinta a cercare di mettersi in evidenza per cercare di acquisire, per mezzo dei successi raggiunti e dell’ammirazione altrui, un senso del loro valore personale che interiormente sentivano essere scarso; dall’altra, ogni volta che la possibilità di mettersi in evidenza si concretizzava o che riuscivano a farlo, finivano per sviluppare stati di ansia o depressione piuttosto intensi subito prima, durante o dopo il loro successo. Dovevano “primeggiare” per sentire di avere un valore, ma al tempo stesso sentivano di “non meritare le luci della ribalta”.
scarica l’articolo completo https://www.cmt-ig.org/un-doloroso-vicolo-cieco/

“Dottore, chiami un dottore!” Alcune riflessioni sul lavoro terapeutico con pazienti psicologi Laura RosiQuando ero una ...
28/11/2024

“Dottore, chiami un dottore!”
Alcune riflessioni sul lavoro terapeutico con pazienti psicologi
Laura Rosi
Quando ero una studentessa ricordo che per me non era facile mettere effettivamente a fuoco il lavoro dello psicologo, meno che mai quello dello psicoterapeuta.
Certo, avevo delle immagini provenienti da film, libri e narrazioni di altri, ma nel concreto non riuscivo a definirne davvero i contorni. Ci riuscii un giorno d’autunno, nei pressi del Gran Sasso, senza intenzione o preavviso.
Stavo facendo un’escursione con alcuni amici, con tanto di guida e di zaino in spalla, e camminando mi sono distratta a guardare qualche pianta e ho perso il sentiero, perdendo di vista tutto il gruppo. Quando me ne sono accorta il mio cuore si è gelato: mi ero persa nel bosco, il telefono non prendeva e sicuramente sarei rimasta lì, da sola, con i peggiori animali mitologici che sarebbero emersi al calar del sole. Fui inghiottita da una bolla d’ansia immane, con dispnea, giramenti di testa e pensieri in merito a quanto avrebbero sofferto i miei cari una volta saputa la mia tragica fine.
Insomma, l’avevo presa bene.
A un certo punto, nel bel mezzo delle mie elucubrazioni catastrofiche, tentando di ritrovare la strada, vedo sbucare un signore dall’età indefinibile, dalla nazionalità indefinibile, probabilmente tedesco a giudicare dall’abbigliamento “patognomonico”, ma con il mio medesimo sguardo interrogativo e una mappa aperta in mano.
Il solo vederlo mi rassicurò, nonostante anche lui mi sembrasse in difficoltà, ma non disperato come in realtà ero io: almeno non avrei dovuto affrontare quell’orrore da sola. Ricordo che mi guardò, e mi sorrise, facendomi segno di avvicinarmi.
Io ovviamente non me lo sono fatto ripetere due volte, e arrivata davanti a lui con la tachicardia e probabilmente il panico dipinto in faccia continuavo a fissarlo, e mi chiedevo: ma che si sorride questo?

Leggi l’articolo completo: https://www.cmt-ig.org/dottore-chiami-u…zienti-psicologi/

Stimolata dalla visione di Parthenope, l’ultimo film di Sorrentino, e dalla lettura dello scritto “Note cliniche sul sup...
18/11/2024

Stimolata dalla visione di Parthenope, l’ultimo film di Sorrentino, e dalla lettura dello scritto “Note cliniche sul superamento dell’odio di sé” di Francesco Gazzillo, ho pensato potesse essere di una qualche utilità condividere un’ipotesi che mi torna in mente ogniqualvolta ho a che fare con pazienti con tematiche prevalenti legate al senso di colpa del sopravvissuto, a un certo punto della terapia.
“Professoressa, non si sa molto della sua vita personale, perché non si è fatta una famiglia?” “Perché mi sono fatta le domande sbagliate”, risponde la protagonista del film di Sorrentino alle sue allieve, congedandosi dopo quarant’anni di carriera accademica in una delle scene finali del film.
Ecco, le domande sbagliate.
Parthenope, un’ammaliante Celeste Dalla Porta, ancora adolescente, perde il fratello poco più grande di lei durante una vacanza a Capri, suicida. Una vacanza di gioventù, quella che stavano trascorrendo lei, il fratello poco più grande e un amico d’infanzia. Sceneggiatura vuole che il fratello si getti da una scogliera dopo aver intravisto il consumarsi di un rapporto sessuale tra l’amata sorella e l’amico di sempre, e da sempre innamorato di lei. Di questo la madre la incolpa e il padre si abbandona alla passività, cercando di stordirsi davanti alla tv.
Sappiamo come il del sopravvissuto (Gazzillo et al. 2021, Fimiani, Gazzillo, Dazzi, Bush, 2021) è alimentato da credenze patogene per cui avere qualcosa in più delle persone care è vissuto come ingiusto, iniquo, una manifestazione di egocentrismo. E sappiamo anche come questo senso di colpa sia estremamente violento, soprattutto se a farla da padrone nel funzionamento psichico del paziente sono dinamiche di compiacenza. Per metterlo a tacere, il paziente si priva di esperienze, concrete o relazionali che siano. Se questo spesso accade nelle fasi iniziali della , e se le cose vanno per il meglio, con il progredire del lavoro il paziente tenderà ad automutilarsi di meno, ribellandosi alla credenza e al senso di colpa annesso.
Articolo completo su: https://www.cmt-ig.org/la-solitudine-del-sopravvissuto/

Indirizzo

Via Arrigo Davila, 43
Rome
00179

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