Dott.ssa Tania Marcucci Psicologa

Dott.ssa Tania Marcucci Psicologa Sono una Psicologa, specializzata presso l'Università di Padova 👩‍🎓
Svolgo la mia attività professionale in studio 🛋 a Cerveteri e online 👩‍💻

Un nuovo spazio, gli stessi obiettivi: accogliervi, ascoltarvi, crescere insieme ❤️🌺 📍Via Settevene Palo 183, Cerveteri
22/09/2025

Un nuovo spazio, gli stessi obiettivi: accogliervi, ascoltarvi, crescere insieme ❤️🌺

📍Via Settevene Palo 183, Cerveteri

Qualche giorno fa un'amica mi ha detto una frase importante: "io ci tengo molto a festeggiare anche le cose più piccole,...
19/09/2025

Qualche giorno fa un'amica mi ha detto una frase importante: "io ci tengo molto a festeggiare anche le cose più piccole, a tanti passano inosservate, per me invece è importante celebrarle".
Questa frase mi ha fatto pensare a quanto spesso ci dimentichiamo di gratificarci.
Non serve un grande traguardo per fermarci e dire “bravo/a, ce l’hai fatta”. 💪
Forse può sembrare una frase scontata, ma riflettiamo: quante volte possiamo dire di averla applicata nella nostra quotidianità? 💬 Spesso, presi dalla fretta, dalle preoccupazioni o dal desiderio di raggiungere grandi traguardi, dimentichiamo che anche le cose più semplici meritano di essere riconosciute e apprezzate.
E allo stesso modo, non dovremmo dimenticarci di essere grati anche per le persone che abbiamo accanto: chi ci sostiene, chi ci ascolta, chi con la sua presenza rende più leggera la nostra quotidianità. Valorizzarle e riconoscerne il ruolo è un altro modo per coltivare gratitudine e benessere. 🪷
La felicità non nasce solo dai grandi eventi, ma dalla capacità di riconoscere e “celebrare” i piccoli momenti quotidiani e le persone che li rendono speciali.
Provate a sperimentare: questa sera annotate 3 piccole cose della giornata che meritano di essere festeggiate ❤️

💬♥️
31/08/2025

💬♥️

Qualche giorno fa è accaduto un episodio che mi ha colpita. Protagonista, un ragazzino con autismo che da qualche anno s...
07/08/2025

Qualche giorno fa è accaduto un episodio che mi ha colpita. Protagonista, un ragazzino con autismo che da qualche anno sta compiendo piccoli ma importanti passi verso l’apertura agli altri.
Adesso spesso quando incontra qualcuno, anche per strada, si avvicina e chiede con spontaneità e gentilezza: “Ciao, come stai?”. È il suo modo di entrare in relazione, di cercare un contatto.

A volte, però, capita che la persona a cui si rivolge sia distratta, allora lui può mettere una mano sulla spalla dell’altro come per dire: “ehi, ci sono anch’io, ti sto parlando.”
Non è mai un gesto aggressivo. Forse può sembrare invadente e posso capirlo, ma è un gesto genuino, ingenuo... il tentativo, ancora un po’ goffo, di comunicare, di richiamare l’attenzione.

Molte persone, per fortuna, rispondono. Alcune ricambiano il saluto, scambiano due parole, o almeno gli dedicano un sorriso. Ma ce ne sono altre — troppe — che lo ignorano completamente, come se fosse trasparente. Altre ancora lo guardano storto, infastidite da una domanda così semplice.
E poi c’è stata quella persona, pochi giorni fa, che ha reagito in modo violento, gridandogli addosso: “Non mi toccare!!!”
Lui è rimasto colpito ed è stato nervoso tutto il giorno.
Perché quella reazione così dura, così sproporzionata, ha rotto un suo schema, lo ha fatto sentire sbagliato, indesiderato, rifiutato. Eppure voleva solo salutare.

Sì, è vero, ora in terapia dovrà affrontare anche questo. Imparerà, con calma e con l’aiuto della sua amorevole famiglia che non si toccano gli sconosciuti, che certe regole sociali esistono e vanno rispettate, anche se a volte sono complicate da capire. Ma non si può fare a meno di domandarsi: è possibile che sia più facile insegnare a un bambino autistico a controllare questi gesti, che non aspettarsi da una persona cosiddetta neurotipica un minimo di comprensione, di tolleranza, di empatia?

Perché è questo il punto. Ci si aspetta che chi vive nel mondo della neurodiversità faccia uno sforzo continuo per adattarsi, per adeguarsi alle regole implicite che gli altri danno per scontate, mentre spesso chi quelle regole le conosce benissimo non si sforza affatto di capire chi è diverso, o semplicemente non risponde con gentilezza a un saluto disarmante nella sua autenticità.

Non si tratta di giustificare tutto. Si tratta di educare lo sguardo. Perché ogni giorno ci passano accanto persone che stanno imparando a vivere in un mondo che spesso non è pensato per loro. E non chiedono molto. Spesso basta solo un sorriso.
O un semplice:
“Ciao, sto bene. E tu?” 💬❤️

“Sono abituato/a a risolvere da solo/a i miei problemi, non ho bisogno di uno psicologo.”Lo sento dire spesso.E capisco ...
06/08/2025

“Sono abituato/a a risolvere da solo/a i miei problemi, non ho bisogno di uno psicologo.”

Lo sento dire spesso.

E capisco da dove arriva questa frase.
È il frutto di un’idea diffusa: quella che chiedere aiuto significhi ammettere di non farcela, di essere deboli, fragili, “sbagliati”.
Ma facciamo un passo indietro.

È vero: non per tutti e non per tutto serve uno psicologo. Ci sono momenti nella vita in cui ce la caviamo da soli, o con l’aiuto di amici, famiglia, tempo e pazienza.
Ma cosa succede quando certi problemi continuano a tornare? Quando ci si trova, ancora una volta, in una relazione che fa soffrire. Quando la rabbia scoppia con i figli, anche se si era promesso di non alzare più la voce. Quando l’ansia blocca, o la tristezza si trascina da troppo.
Quando le notti sono lunghe e i pensieri pesanti...

In questi casi, andare avanti da soli può diventare un ciclo infinito.
E spesso, chi soffre non è solo la persona, ma anche chi le sta intorno: partner, figli, colleghi, amici.
Soprattutto i figli, che assorbono anche ciò che non viene detto, che sentono e imitano ciò che vedono.

Chiedere supporto psicologico non è un segno di debolezza, ma di responsabilità e coraggio.
È scegliere di interrompere una catena che magari va avanti da generazioni.
È prendersi cura non solo di se stessi, ma anche delle proprie relazioni.

A volte basta anche solo uno spazio di ascolto neutro, sicuro, non giudicante, per iniziare a vedere le cose da un altro punto di vista.
E no, non serve “essere matti” per andare dallo psicologo.
Serve solo voler stare meglio ❤️💬🪷

 Non puoi costringere gli altri a "vederti". Puoi, però, iniziare a guardare te stesso e il mondo con i tuoi occhi, così...
11/07/2025


Non puoi costringere gli altri a "vederti". Puoi, però, iniziare a guardare te stesso e il mondo con i tuoi occhi, così da apprezzare ciò che sei e rivalutare ciò che hai, così da smetterla… sì, da smetterla di scegliere chi ha già deciso chi devi essere ancor prima di conoscerti davvero. Così da smetterla di scegliere chi neanche ci prova a capirti, “guardarti”, sostenerti... La luce che hai dentro, è bellissima lì dov'è, anche se non tutti riescono a vederla. ❤️

👧🏻👦🏼 💬"Papà mi ha detto che starò più con lui, ma io non voglio scegliere...""Se fossi stato più bravo, forse non si sar...
06/06/2025

👧🏻👦🏼 💬
"Papà mi ha detto che starò più con lui, ma io non voglio scegliere..."
"Se fossi stato più bravo, forse non si sarebbero lasciati."
"Ho paura che uno dei due smetta di volermi bene."
Queste sono solo alcune delle frasi che i bambini confidano nello spazio sicuro della stanza dello psicologo.
Parole piccole, ma piene di emozioni grandi, spesso troppo grandi per la loro età 😔
Mentre gli adulti discutono di affido, case, nuove routine… i bambini cercano di trovare un senso in qualcosa che sconvolge il loro mondo.
"Io li sentivo litigare anche prima, ma adesso c'è silenzio... e fa più paura."
"Se cambio comportamento, magari tornano a volersi bene."
"Disegno due case, ma non so dove mettermi"
Spesso i più piccoli non sanno come esprimere ciò che provano. Possono diventare più chiusi, arrabbiati, oppure cercare di "fare i bravi" per non pesare su nessuno.
👂 Lo spazio psicologico può diventare un luogo dove le loro emozioni trovano voce. Dove non devono scegliere tra mamma e papà, ma possono scegliere se stessi. Dove imparare che non sono mai responsabili delle decisioni degli adulti e che anche nei cambiamenti dolorosi si può ritrovare un equilibrio. Aiutare un bambino a dare un nome alle proprie emozioni è il primo passo per aiutarlo a non portarne il peso da solo.

Parlare con i bambini è importante, ma ascoltare lo è ancora di più 🧡

🧠 Funzionamento intellettivo limite o borderline. M. , 14 anni, è abituato a pensare a se stesso come ad uno stupido. Qu...
30/05/2025

🧠 Funzionamento intellettivo limite o borderline.
M. , 14 anni, è abituato a pensare a se stesso come ad uno stupido. Quando gli chiedo il significato di una parola nuova capita spesso che mi risponda "vuol dire stupido" 😓
Nel lavoro clinico con bambini e adolescenti, succede di incontrare profili che faticano a stare “al passo” con le richieste scolastiche e sociali, pur non presentando una disabilità intellettiva conclamata.
Parliamo di funzionamento intellettivo borderline, un’area grigia spesso poco compresa e ancora meno riconosciuta.
📊 Il QI di questi bambini e ragazzi si colloca generalmente tra 70 e 85. Non si tratta di un disturbo, ma di un funzionamento cognitivo al limite inferiore della norma. Questo si traduce in difficoltà di apprendimento, di organizzazione, di problem solving e nella gestione delle emozioni in contesti complessi.
A scuola possono avere difficoltà a seguire i ritmi della classe, nello svolgimento autonomo dei compiti, nel comprendere testi astratti o nel memorizzare informazioni complesse. Spesso sviluppano una forte ansia da prestazione e un senso di inadeguatezza. Nella vita quotidiana faticano a pianificare attività, a gestire il tempo e a rispondere in modo flessibile ai cambiamenti.
La consapevolezza delle proprie difficoltà può generare frustrazione, bassa autostima, ritiro o atteggiamenti oppositivi. Possono sentirsi “sempre un passo indietro” rispetto ai coetanei, e questo impatta sulla loro identità in formazione.
Il rischio è che vengano etichettati come pigri, svogliati o poco collaborativi, quando in realtà stanno facendo un grande sforzo per restare a galla in un sistema che spesso non è calibrato sui loro bisogni.
💬 Come psicologi, è nostro compito riconoscere e valorizzare queste sfumature. Non si tratta solo di “diagnosticare”, ma di restituire significato, proteggere la dignità e costruire percorsi realistici e sostenibili di crescita ❤️ attraverso un lavoro clinico orientato all’autonomia e al potenziamento delle funzioni esecutive.






"Non capisco perché ti entusiasmi tanto. Non sei mai stata brava in questo genere di cose, l'ultima volta hai fatto schi...
27/05/2025

"Non capisco perché ti entusiasmi tanto. Non sei mai stata brava in questo genere di cose, l'ultima volta hai fatto schifo". 🚨
"Se vuoi uscire con i tuoi amici vai! Ma sappi che resterò qui da sola, dopo tutto quello che faccio per te...". 🚨
"Sei pazza a pensare una cosa del genere. Ti stai immaginando tutto". 🚨
"Non sei pronto per vivere da solo. Sei così disordinato e smemorato, ti dimenticherai di pagare le bollette e finirai per tornare a casa piangendo". 🚨
Cos'hanno in comune queste frasi?
La messa in discussione dei tuoi ricordi, la svalutazione delle tue capacità e dei tuoi sentimenti, la distorsione dei fatti.
Si chiama "gaslighting" , una forma di manipolazione psicologica in cui una persona cerca di farti dubitare della tua sanità mentale, dei tuoi ricordi, della tua percezione della realtà o della tua stessa identità.
Cerca di allontanarti da amici e familiari per avere più controllo su di te, ti senti costantemente confuso, dubbioso e inizi a mettere in discussione la tua capacità di giudizio, ti ritrovi a scusarti continuamente, anche quando non hai fatto nulla di male, per evitare conflitti.
Non ti riconosci più.
La tua autostima crolla.
Se hai anche solamente il dubbio di essere in relazione con una persona che si comporta così ‼️ è importante che tu ti fidi del tuo istinto ‼️ non ignorare mai i tuoi sentimenti e le tue intuizioni e se non riesci ad allontanarti sappi che a volte non è così semplice come ti dicono, queste relazioni tossiche purtroppo rendono dipendenti.
Chiedere aiuto è un atto di coraggio e di rispetto per te stesso 💪

💬
08/05/2025

💬

📝 Parentificazione. Che cos'è?Avete presente quelle situazioni in cui, fin da piccoli, ci si ritrova a doversi prendere ...
05/05/2025

📝 Parentificazione. Che cos'è?
Avete presente quelle situazioni in cui, fin da piccoli, ci si ritrova a doversi prendere cura dei genitori o dei fratelli più piccoli? Magari cucinando, facendo da paciere, o addirittura gestendo le finanze familiari? Ecco, questo è un esempio di parentificazione.
Si verifica quando un bambino assume ruoli e responsabilità tipicamente associati all'età adulta all'interno della famiglia. Questo può accadere per diversi motivi: i genitori possono essere assenti, avere problemi di salute fisica o mentale o difficoltà economiche.
Anche se da bambini ci siamo sentiti utili e importanti, la parentificazione può lasciare cicatrici profonde e da adulti potremmo ritrovarci ad avere difficoltà a stabilire confini sani nelle relazioni, a sentirci responsabili per la felicità degli altri anteponendo i loro bisogni ai nostri, a provare sensi di colpa quando ci prendiamo cura di noi stessi. Alcune persone possono sperimentare ansia, depressione o burnout 😵‍💫
Il primo passo 🎯, che solitamente è anche il più difficile da compiere, è capire che, spesso, il bisogno di "salvare" o prendersi cura degli altri è un campanello d'allarme che risuona dalla nostra infanzia. 🚨 Non è una reale necessità del presente, ma una vecchia ferita che si riapre 🩸
Diventa quindi vitale non solo riconoscere i modelli di comportamento appresi durante l'infanzia e comprendere l'impatto della parentificazione sulla nostra vita adulta, ma anche dare priorità al nostro benessere e riscoprire il nostro bambino interiore, permettendogli di ricevere le cure che non ha avuto. È importante liberarsi dai pesi del passato ⚖️

I miei bimbi mi viziano! 😄
23/04/2025

I miei bimbi mi viziano! 😄

Indirizzo

Via Settevene Palo 183
Cerveteri
00052

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 19:00

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