Elisa Del Grosso Psicologa

Elisa Del Grosso Psicologa Psicologa - Arteterapeuta
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LABORATORIO DI MINDFULNESS: RI-ABITARE IL CORPOÈ con grande piacere che annuncio l'apertura delle iscrizioni per il labo...
24/10/2024

LABORATORIO DI MINDFULNESS:
RI-ABITARE IL CORPO

È con grande piacere che annuncio l'apertura delle iscrizioni per il laboratorio di Mindfulness, dal vivo e online.

È un percorso organizzato in 12 incontri dedicato a chi desidera approfondire l'arte dell'essere presente nel qui ed ora attraverso la meditazione, il movimento consapevole e la creatività.

🌬 GRUPPO DA VIVO: il martedì, ore 12:00/13:30, presso il mio studio in Via Elio Chianesi, zona Eur Mostacciano

🌬 GRUPPO ONLINE: il giovedì, ore 12:00/13:30, piattaforma zoom.

🫀Max 5 partecipanti per ogni gruppo.

🐚 Info & iscrizioni: inviare un'email a elisadelgrosso@yahoo.com specificando il gruppo al quale si è interessatə e scrivendo una breve presentazione di sè.

✨️ Costo: il costo per l'intero percorso di 12 incontri è di 300 euro.

[Semini random del venerdì]1 Innamorarsi è volare insieme alle farfalle nello stomaco, amare è poter guardare oltre.All'...
28/06/2024

[Semini random del venerdì]

1 Innamorarsi è volare insieme alle farfalle nello stomaco, amare è poter guardare oltre.

All'inizio il (necessario) meccanismo dell'idealizzazione ci fa vedere il/la potenziale partner sotto una luce magica e crea un'attrazione potentissima che rende (momentaneamente) difficile vedersi per come si è davvero, luci e ombre incluse. Amare significa andare oltre, riti**re gradualmente le proiezioni, poter vedere l'Altro per come è e sceglierlo, momento dopo momento.

2. Diventare adulti è un processo che passa per il prendere per mano il/la bambina/o che siamo stati e liberare la sua verità.

Ci sono adulti che da piccoli hanno dovuto silenziare bisogni e parti di sè. Ciò che è irrisolto si incastona e vive in ogni cellula del corpo-psiche. Il bambino che siamo stati reclama (a volte a gran voce attraverso il sintomo) il diritto di narrare la sua verità e di essere riconosciuto dall'adulto che siamo oggi.

3. Per amare devi amarti ma per amarti devi amare. È amando che si impara ad amare.

Per stare bene con qualcuno bisogna stare bene prima da soli? Ni. Cioè non c'è una regola, un prima e un dopo. Posso anche stare bene da solə e trovare un mio equilibrio ma per stare con qualcuno devo essere dispostə a romperlo per crearne uno nuovo.
In ogni relazione portiamo il nostro modo di amare che origina dall'essere statə amatə in un certo modo. Per fermare la coazione a ripetere con gli altri l'amore che (non) abbiamo ricevuto, occorre fare esperienza di un nuovo modo di amare ed essere amatə.
Serve un noi.

4. Se si tramanda cura, si ereditano possibilità.
Se si tramandano nodi, si ereditano catene.

Tramandare cura, per me, significa dare attenzione al proprio mondo interno, poterlo conoscere, osservare gli anfratti bui, toccare il fango e il sangue vivo, danzare con le ombre e accendere fuochi purificatori, affinché ai figli (o agli Altri più in generale) arrivi la possibilità di essere responsabili di ciò che sono e della propria vita, come noi siamo responsabili di noi e della nostra.
Tramandare al buio è, al contrario, restare nell'inconscietà della propria storia personale.

5. Affinchè qualcosa cambi, qualcosa deve morire e nel morire si trova nuova vita.

L'arcano senza nome, nei tarocchi, è una lamina che rappresenta un'operazione di taglio necessaria per poter concludere un ciclo ed iniziarne uno nuovo, che sia interiore o relazionale.
D'altronde se ci si aspetta che dentro o fuori le cose restino immutate non si può accedere ad una nuova fase.
Sì, può essere spaventoso.
Sì, con I tuoi tempi, si può fare.

Come sa il bruco quando è il momento di trasformarsi in farfalla?  Ha fame d'aria.È ciò che ha scoperto il biologo Fred ...
05/06/2024

Come sa il bruco quando è il momento di trasformarsi in farfalla?

Ha fame d'aria.

È ciò che ha scoperto il biologo Fred Nijhout. In pratica è stata misurata la capacità dell'apparato respiratorio del bruco ed è stato visto che, durante i vari stadi della sua metamorfosi, la "fame d'aria" gli segnala che ha raggiunto le dimensioni adatte per un nuovo stadio.

Mi risuona parecchio questa "fame d'aria" che precede i passaggi evolutivi.
Anche a noi umani capita spesso di avvertirla quando sentiamo che "è arrivato" il momento - ognuno di noi sa per cosa.

La pelle inizia a ti**re, si sta stretti nei propri panni. Manca l'aria. Non c'è spazio a sufficienza. E allora, un movimento alla volta, si crea una fessura, che diventa passaggio attraverso cui assumere una nuova forma.

Eppure a volte capita di restare lì, fermə, attaccati al ramo, desiderosə di volare nel mondo con le proprie ali ma, allo stesso tempo, spaventatə dall'idea di lasciare quel familiare supporto e fonte di nutrimento.

In fondo, restare nel bozzolo ha i suoi indubbi vantaggi: si osserva il mondo da una base (relativamente) sicura e non si deve compiere alcuna scelta.

Per crescere, però, bisogna scegliere e scegliere vuol dire assumersi la responsabilità (ed il rischio) di volare - che nessuno potrà farlo al nostro posto.

Resistenza al cambiamento e bisogno di rivoluzione.Due aspetti apparentemente inconciliabili, tuttavia necessari per viv...
21/05/2024

Resistenza al cambiamento e bisogno di rivoluzione.
Due aspetti apparentemente inconciliabili, tuttavia necessari per vivere, per espandere la personalità. Si susseguono ciclicamente nelle nostre vite.

L'uno ci fa mettere radici, ci fa chiamare "casa" l'insieme di gesti e modi che abbiamo in una certa fase di vita.
Un pizzico di resistenza al cambiamento è adagiarsi piacevolmente in acque conosciute, desiderarle uguali a sè stesse nell'indomani, apprezzare le cose, così come sono.
Ci induce - illusoriamente - a pensare che quello sia il concetto di "casa" definitivo, destinato a restare, sempre, così come è.
A lungo andare, tuttavia, non c'è ricircolo: le acque diventano stagnanti.
C'è bisogno di un nuovo flusso vitale.

L'altro, il bisogno di rivoluzione, le radici le interroga e se necessario le sradica, smuove il terreno, parte, fiuta nuovi modi per dirsi di essere "a casa" e mette in circolo un nuovo flusso di vita.
È un moto rivoluzionario che squarcia il presente, "la muta cadde a terra", è ora di salpare, è ora di navigare verso mari più vasti. Tuttavia non si può mica restare una vita in viaggio. La continua rivoluzione, anziché interrogare, sovvertire un ordine per espandere, finisce per rendere nomade il desiderio. Tutto è casa allora nulla è casa. Non è possibile radicare il cuore, bisognoso com'è di trovare nell'altrove un posto migliore, anziché costruirsi una capanna qui, ora.

Se appare difficile avere a che fare con questi due aspetti ciclici della nostra natura a livello individuale, figuriamoci in relazione.
Allora capita che uno dei partner si trovi - ed incarni - resistenza al cambiamento o bisogno di rivoluzione.
Allora ci si ritrova a stare insieme ma con passo e direzione diversi.

Ciò che per l'uno è gioia, dello stare bene con poco, per l'altro è gabbia, asfissia.
Ciò che per l'uno è desiderio di vitalità e nuove occasioni di crescita per l'altro è minaccia alla stabilità, a volte anche tradimento di un tacito patto: "l'amore basta a sè stesso", "siamo due cuori e una capanna".

L'idea che l'amore basti, da sè, a risolvere le difficoltà in una coppia è una grande cavolata. L'amore è un sentimento che unisce le persone in maniera molto profonda. Amare è trovare il modo di portare quel sentimento nella relazione il che è veramente tanto faticoso.
Richiede impegno. Richiede lo sforzo di sbilanciarsi e dare una sbirciatina nell'interiorità dell'amato. Richiede di sincronizzare, per quanto possibile, l'andatura. Richiede il coraggio di allungare il passo per sè, con la speranza che, cambiando passo e direzione, la fiducia non si spezzi.
Richiede la pazienza di rallentare, di tanto in tanto, tendere una mano, spiegarsi, domandare, ascoltare (tanto).

Amare richiede flessibilità nel tollerare che il mare a volte può essere (troppo) calmo, a volte (troppo) mosso, ma c'è tuttavia il desiderio di navigare insieme.

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Il corpo è testimone dei vissuti più antichi e custode della loro memoria.Narra la nostra storia attraverso il modo in c...
11/03/2024

Il corpo è testimone dei vissuti più antichi e custode della loro memoria.
Narra la nostra storia attraverso il modo in cui lo abitiamo. Il modo di camminare o di stare seduti, come ci si muove nello spazio, l'ampiezza di un sorriso, la postura.

Il corpo è teatro della nostra identità e, come dice Winnicott, la corporeità è il punto di partenza e di sviluppo dell'io: da piccini, "se tutto va bene",impariamo gradualmente ad abitare il nostro corpo come una sola unità psiche-soma, grazie alla qualità delle cure, fisiche e affettive, ricevute.

Registriamo le esperienze attraverso il corpo-mente: viviamo con la pelle, con i tessuti, con gli organi, con i muscoli, con ogni singola cellula del nostro corpo.

Quando le emozioni restano non dette, non ascoltate, allora trovano espressione nel corpo. Ed ecco allora che fanno la comparsa fastidi, dolori, disfunzioni, di varia intensità.

Le tensioni emotive possono tradursi in esperienze corporee: rappresentano il miglior modo che, in un preciso momento, la persona ha inconsciamente trovato per comunicare come si sente e per tollerare ciò che ancora non è possibile pensare o dire.

[Dichiarazione d'amore]Io scelgo te, come miə liberə compagnə. Con la grazia dei miei sentimenti per te, adesso tinti di...
14/02/2024

[Dichiarazione d'amore]

Io scelgo te, come miə liberə compagnə. Con la grazia dei miei sentimenti per te, adesso tinti di eternità ma destinati a continua trasformazione, non posso prometterti che resterò fedele all'idea che hai di me e non posso contare sul fatto che tu resterai sempre lə stessə.

Non posso prometterti di restarti vicino sempre, a volte sarà difficile capire come ci sentiamo, i nostri vocabolari emotivi parleranno lingue differenti, ma farò di tutto affinché tu possa sentire che ti amo e che desidero avere cura di noi, negli sbagli che proveremo a riparare, nelle parole nascoste dietro a piccole o grandi distanze e mancanze.

Non posso promettere di amarti ed onorarti tutti i giorni della mia vita.
A volte ti amerò e a volte non ti sopporterò, non ci sopporteremo. Sarà dura vedere in te il lato peggiore di me. Farà male guardarci allo specchio e vederci per davvero. Ma sarà bellissimo, poterti amare come veramente sei. Sarà bellissimo, lasciarti amare chi veramente sono.

Io scelgo te, come liberə compagnə, per vivere pienamente tutte le fluttuazioni di questo libero sentimento chiamato amore.
Scelgo te, per viverlo, per vivere tutte le sue onde.
In suo nome ti chiedo di promettermi solo una cosa: non farmi promettere nulla amore ma, se ti va, prendimi la mano, nuotiamo insieme.

[Mi presento]In questo carosello ho cercato di raccontare parte della mia esperienza professionale, conscia del fatto ch...
22/01/2024

[Mi presento]

In questo carosello ho cercato di raccontare parte della mia esperienza professionale, conscia del fatto che tanto della professionista, oltre che della persona, che sono oggi lo devo alle due analisi personali e alle supervisioni.
Prendermi cura delle mie ferite è ciò che mi consente di prendere contatto con quelle degli altri perché, ricordiamocelo, il terapeuta non è immune alla sofferenza.

Sono di natura introversa, sebbene per una gran fetta di vita io abbia creduto e mostrato - a me stessa e agli altri - il contrario.
Sono tanto curiosa, leggo molto, ho bisogno di lasciar sedimentare per un pò le cose che vivo o vedo prima di esprimere un'idea, adoro le discipline aeree, lo stare a testa in giù, sporcarmi le mani di acrilici e fare lunghe chiacchierate profondissime e leggerissime con le mie migliori amiche.
A volte mi perdo dietro all'entusiasmo di 1000 progetti ma sto imparando a dedicarmi la bellezza del "tempo dello stare" in cui posso semplicemente essere.

Ho sempre fatto una certa fatica nel raccontare le cose belle del mio percorso, quelle di cui andar fiera, per il timore di non esserne all'altezza...sapeste quanto ci ho messo a legittimarmi come Psy!
Ma hey! Nel tempo l'inadeguatezza si è trasformata in umiltà, la vivo come punto intermedio tra l'impotenza e l'onnipotenza a cui questo mestiere ci espone.

Credo nella generatività del processo terapeutico, di quel suo farsi grembo di nuove possibilità, per chi pensava di non averne più alcuna.

Credo nelle opportunità e nei momenti propizi che ce le fanno cogliere, quei momenti senza tempo in cui qualcosa di significativo accade in noi, forse una nuova domanda ci si posa dentro - come portata dal vento - ; forse avvertiamo un moto che ci muove a fare per noi qualcosa, quando tutto sembra immobile; forse una nuova occasione si fa strada fra le crepe e diventa finestra, da cui guardare diversamente la nostra vita.

Grazie per aver letto fino a qui.
Per maggiori informazioni è possibile visitare il mio sito:

www.elisadelgrosso.it

Che tu possa assomigliartidiventare più simile a te stessəscorgerti, interə, in un riflesso.Per assomigliarci, per diven...
15/01/2024

Che tu possa assomigliarti
diventare più simile a te stessə
scorgerti, interə, in un riflesso.

Per assomigliarci, per diventare più similə a ciò che siamo, occorre differenziarci da ciò che non siamo, emergere come una figura dallo sfondo.

Essere similə agli altri è un riparo dall'angoscia di vedersi separatə ma appianando le diversità sfumano i contorni di chi siamo, l'io si perde nel tu.

Troviamo riflessi di noi nell'altro, scopriamo riflessi dell'altro in noi.

In psicoterapia andiamo alla ricerca di quei riflessi, ne indaghiamo l'origine, la finalità, li rivendichiamo, li riorganizziamo, soprattutto impariamo a differenziare.

Cosa è mio, cosa è tuo?
A chi appartengono i pensieri che penso e le cose che sento?

Differenziandoci, lasciando emergere la nostra voce tra tutte le altre voci interiorizzate della nostra vita, camminiamo sulla via che Jung chiama Individuazione.

Sei sempre tu, ma più tu, ti somigli di più, ti somigliano i pensieri e le azioni, le emozioni parlano di te, i tuoi valori, i tuoi interessi raccontano chi sei tu, le tue ombre, le tue paure, te ne riappropri, hai dei contorni, una forma ben precisa che ti contiene, in cui ti riconosci.

Vedi te stessə, interə, in un riflesso, anziché vedere riflessi di te, sparsi ovunque.

Si parte dalle cose più piccole, lo dico spesso ai miei pazienti.
In cosa ti riconosci, cosa ti somiglia, cosa è in armonia con ciò che sei?

Il corpo è la nostra casa.Per alcunə però è una dimora sconosciuta, alle volte ostile.Può essere tempio o prigione, nido...
08/01/2024

Il corpo è la nostra casa.
Per alcunə però è una dimora sconosciuta, alle volte ostile.
Può essere tempio o prigione, nido o ammasso di carne temuto, pericoloso.

Come pericoloso era, nei casi di abuso fisico, psicologico, incuria, neglect, invalidazione emotiva, il clima nella casa-abitazione dove il corpo-casa viveva.

Quando il pericolo è in casa si impara a spegnere il corpo. Ci si disconnette, le normali funzioni psichiche si disgregano.
Ci si frammenta per sopravvivere.
Si impara ad andare altrove per non sentire tutto quel dolore.

La triste verità è, però, che a lungo andare non si spegne solo il dolore ma anche il piacere.
Tornare ad abitare il corpo allora può fare molta paura perchè significa tornare ad essere presenti di fronte al proprio mondo interno, qualsiasi sia il paesaggio emotivo che offre.

Tornare ad abitare il corpo, che meraviglia però quando accade. Sentire il contatto dei piedi con la terra e crescere, attraverso le gambe, la colonna, la testa, verso il cielo.

Fa freddo?Fa caldo?
Com'è il respiro?
Che sensazioni ospita, nel qui ed ora, il corpo?

Tornare ad abitare il corpo è creare accoglienza per i suoi più piccoli bisogni, che forse per troppo tempo sono stati negati.

Tornare ad abitare il corpo è consegnarsi al flusso del momento presente e poterci giocherellare, è potersi dire "questo corpo è la mia casa, desidero esplorarla, con gentilezza, tutta, e poterne disporre e godere come mi va"

Tornare ad abitare il corpo è restituirsi alla vita.

Circe, una dea con la voce umana, per questo derisa dalla gente del suo stesso sangue.  "I suoi occhi sono gialli come p...
06/01/2024

Circe, una dea con la voce umana, per questo derisa dalla gente del suo stesso sangue.

"I suoi occhi sono gialli come pi**io. La sua voce è stridula come quella di una civetta"

Circe narra la sua storia in prima persona, portandoci al tempo della sua infanzia, raccontandoci il dolore di una bambina non amata.

"Così erano allora i miei anni. Vorrei poter dire di aver trascorso tutto quel tempo cercando una via di fuga, ma in verità mi ci ero aggrappata, temo, convinta che quei tediosi tormenti fossero tutto ciò che c'era, fino alla fine dei giorni".

Scopre invece che esistono mondi e modi più simili a lei oltre quelle mura. Una florida solitudine. Degli amori appassionati.

Si scopre donna, dea, maga, madre, compagna e stringe a sè la viscerale sensazione di poter appartenere, finalmente, a se stessa. Con la natura che le è propria.

Mi è tanto caro questo libro. Non solo per i tanti significati che di per sè, a mio avviso, racchiude - mi viene in mente, ad esempio, la natura individuativa delle vicende di Circe che pare compiere un vero e proprio viaggio alla scoperta si sè - ma anche perchè mi ha accompagnato nell'ultimo mese di gravidanza, persino in ospedale.

Concluderlo è stato come salutare un'amica di intime e profonde condivisioni.

13/12/2023

Sono stata spugna. Per molti anni, quasi tutta la giovinezza, appena incontravo qualcuno, ero spugna.

L’avevo imparato nell’infanzia. Stai lí e assorbi tutto.

Non so come, ma quando si incontra una spugna, gli altri si sentono invitati a parlare moltissimo.

Quando poi se ne andavano, ero stanchissima e opaca, completamente senza riflesso.

Certe volte andavo a dormire raggomitolata sotto il piumino e quando provavano a svegliarmi mi lamentavo e mi ci avvolgevo ancora piú stretta, come in un bozzolo.

Quando una volta finalmente mi chiesero: «Ma cos’hai? Sei malata?»

Risposi solo: «Ho visto gente».

E allora compresi che era ora di finirla.

Per un po’ mi chiusi a riccio: non volevo piú vedere nessuno.

Poi, dopo anni di India, di tecniche di meditazione e di approdo a comprendere che stare con il respiro non è una tecnica ma una storia d’amore, mi sono tramutata, piano piano, con lenta costruzione, in fontana.

Posso ancora ascoltare, ma solo finché c’è acqua che scorre e la fontana non trabocca.

Ma soprattutto, la fontana è lí a disposizione, chi vuole ci va a bere e lei non assorbe niente, scorre.

Il cuore non è spugna, è fontana.

Chandra Livia Candiani, Questo immenso non sapere.

Quando ho scoperto di essere incinta ho accolto in me - oltre ad un nuovo essere - importanti nuove domande: "Quando dov...
14/11/2023

Quando ho scoperto di essere incinta ho accolto in me - oltre ad un nuovo essere - importanti nuove domande:

"Quando dovrei comunicarlo?"
"Come potrei comunicarlo?"
"Che effetto avrà la notizia?"
"Come organizzare e comunicare la pausa per maternità?"

La gravidanza della terapeuta fa parte delle cosiddette "inevitable disclosures". La pancia che cresce, infatti, fa il suo inevitabile ingresso nella stanza d'analisi e si pone come "presenza viva" fra paziente ed analista.

È una notizia-presenza per alcuni delicata e piacevole, per altri silenziosa e quasi muta sullo sfondo oppure ingombrante, persino poco tollerabile.

La pancia che cresce difatti può dive**re oggetto di proiezioni che parlano di vissuti relativi al tema della gravidanza in generale; di conflittuali relazioni madre-figliə; di competizioni d'amore tra fratelli e/o sorelle etc

Alcune persone perciò possono vivere in maniera ambivalente o - inconsciamente e più o meno direttamente - ostile la gravidanza della terapeuta.

La stanza si tinge di vissuti abbandonici che parlano dell'angoscia di passare in secondo piano, di non essere più importanti, di ve**re in qualche modo messi da parte, abbandonati, di diventare invisibili, di perdere irrimediabilmente l'oggetto d'amore, di toccare troppo da vicino un tema che può essere assai delicato.

A volte questi vissuti si impongono con tale potenza da scaraventare la persona in una dimensione di incomunicabilità di ciò che le accade.
Purtroppo alle volte (per svariati motivi) l'incomunicabilità erge muri - e quindi distanze - invalicabili che possono determinare nel peggiore dei casi delle brusche interruzioni della terapia.

È importante allora che la stanza - e quindi la relazione terapeutica - si offra come luogo in cui poter dare voce e parola all'incomunicabilità, donandole un vocabolario e con esso nuovi orizzonti di senso.

Indirizzo

Rome

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