
24/05/2025
È uscito da poco, ma apre scenari interessanti! Un nuovo articolo pubblicato su Neuroscience & Biobehavioural Reviews (aprile 2025) analizza in profondità gli effetti della meditazione a lungo termine sul sistema nervoso autonomo.
Ecco alcuni spunti rilevanti:
🧠 La meditazione può attivare sia il sistema simpatico (attacco/fuga) che il parasimpatico (riposo/digestione), generando stati di “vigilanza rilassata”.
🧘♀️ Gli effetti variano in base al tipo di pratica, all’esperienza del praticante e alle differenze individuali.
📈 Le pratiche avanzate mostrano schemi specifici nella variabilità della frequenza cardiaca, come picchi a bassa frequenza, insieme a una maggiore coerenza tra ritmo cardiaco e respirazione.
❤️ Alcuni stili – come la meditazione compassionevole – possono aumentare l’attivazione simpatica. Altre pratiche, come quelle Theravada o Yogiche, sono associate a un dominio parasimpatico.
🔁 Il picco di risonanza a 0,1 Hz nella variabilità cardiaca è un segnale costante riscontrato durante molte pratiche meditative: riflette una forte sincronizzazione cardio-respiratoria.
🧩 Gli autori propongono nuovi criteri per classificare le tecniche meditative e per comprendere meglio la relazione tra vissuto soggettivo e misurazioni fisiologiche oggettive. Suggeriscono di includere anche il “dosaggio” meditativo, le caratteristiche individuali e i contesti culturali.
⏳ La revisione evidenzia infine che la profondità dell’esperienza meditativa conta più della semplice durata della pratica.
Hai notato qualcosa di simile nella tua esperienza?
Ti capita di attraversare stati di maggiore attivazione? Di profonda regolazione? O un mix inaspettato di entrambi?