Studio di Psicologia e Psicoterapia: Dott.ssa Stefania Piscitelli

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Studio di Psicologia e Psicoterapia: Dott.ssa Stefania Piscitelli Psicologa - Psicoterapeuta- Esperta in Psicodiagnosi Psicologa - Esperta in Psicodiagnosi- Specializzata in Psicoterapia Sistemico Relazionale
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Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno. (Pablo Neruda)Buona  Pasqua a tutti! Auguri di Pace, Sal...
17/04/2022

Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno.
(Pablo Neruda)
Buona Pasqua a tutti!
Auguri di Pace, Salute e Amore❤️

Freud e la sua ultima paziente."Ti racconto di Freud nel ricordo dell’ultima sua paziente, Margarethe, che visse i 45 mi...
02/04/2022

Freud e la sua ultima paziente.

"Ti racconto di Freud nel ricordo dell’ultima sua paziente, Margarethe, che visse i 45 minuti che le cambiarono la vita. La sua stanza non era un ambulatorio normale. Non c’erano pazienti in attesa ma un divano, come a casa. I vasi, i libri. Mi piacque moltissimo!”.
M. era lì per “un malessere interiore”, e questo non doveva saperlo. Non doveva sapere neanche che era considerata “strana, matta”.
M. era la ragazza più sola di Vienna. “Sola e non amata. Nessuno mi ha mai tenuto in grembo, né preso per mano, non si davano baci. Tutto quanto mi riguardava era stabilito alle mie spalle.”
“Freud mi ha guardato con occhi buoni e attenti” - “Mi chiede come mi chiamo, ma risponde mio padre per me. Mi chiede della scuola ma risponde mio padre. Cosa faccio nel tempo libero: risponde mio padre. Anche la risposta alla domanda su che lavoro mi piacerebbe fare non esce dalla mia bocca. Proprio come a casa!”
“Stavo lì come un pacchetto”.
Freud tace, poi dice al padre: “Vorrei parlare con sua figlia da solo”. Gira la sedia verso di lei, si avvicina e le si rivolge apertamente. “Ora siamo soli”.
E lei parla: “Ha esaudito il mio desiderio di aprirmi a qualcuno, è stata la prima persona che abbia mostrato interesse per me, che volesse sapere qualcosa di me, l’unico che è stato ad ascoltarmi”.
“Non distoglie lo sguardo, mi osserva, la sua partecipazione mi avvolge come un abbraccio”. Freud la ascoltava, e “quando prendevo fiato mi incoraggiava con un “e poi?”. “Mi aprì qualcosa dentro che nessuno aveva mai voluto aprire”.
70 anni dopo M. avverte ancora la gioia di sentire quella fiducia. Una sensazione fino ad allora sconosciuta, “come se qualcuno da sopra avesse aperto una finestra e avesse detto:

Non guardare sempre per terra. Guarda avanti.

https://www.facebook.com/755788397862740/posts/4830347033740169/
19/02/2022

https://www.facebook.com/755788397862740/posts/4830347033740169/

È STATO APPROVATO IL BONUS PSICOLOGICO!
Un importante passo avanti che avvicina le istituzioni ai bisogni dei cittadini, le cui richieste sono state finalmente ascoltate, dimostrando la volontà del Governo di iniziare azioni di contrasto alla psicopandemia e di modernizzazione del Paese.
Siamo sulla strada giusta!

Per approfondire ▶️ https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/02/17/bonus-psicologo-ok-del-senato-nel-decreto-milleproroghe-20-milioni-per-le-strutture-sanitarie/6497014/

Un augurio per l'anno che verrà ✨
31/12/2021

Un augurio per l'anno che verrà ✨

" C'è un tempo per capire, un tempo per scegliere, un altro per decidere. C'è un tempo che abbiamo vissuto, l'altro che ...
15/11/2021

" C'è un tempo per capire, un tempo per scegliere, un altro per decidere. C'è un tempo che abbiamo vissuto, l'altro che abbiamo perso e un tempo che ci attende. "

~ Seneca ~

La psicologia delle Mamme.Lo svezzamento: il ruolo del cibo nella relazione madre bambino.Lo svezzamento del bambino e l...
29/10/2021

La psicologia delle Mamme.

Lo svezzamento: il ruolo del cibo nella relazione madre bambino.

Lo svezzamento del bambino e l’importanza del cibo.

Il rapporto tra l’uomo e il cibo non è risolvibile con il semplice nesso bisogna mangiare per crescere/vivere, dunque cibarsi è il risultato di una molteplicità di fattori soprattutto di natura affettiva e relazionale.

L’inizio del rapporto tra il cucciolo dell’uomo ed il cibo avviene sempre dentro una relazione fusionale con la madre, sia che il bambino venga allattato al seno, sia che si ricorra al biberon: il piacere del cibarsi nasce per il bambino tra le braccia amorevoli della sua mamma, insieme all’odore del suo corpo ed al battito del suo cuore, è dunque uno dei momenti di massima realizzazione per la costruzione del legame tra la mamma ed il bambino poiché lo aiuta a rivivere l’esperienza fusionale, e nello stesso tempo, lo sostiene nella sua piccola autonomia. La suzione spontanea è la prima manifestazione di autonomia del bambino, della sua avvenuta separazione.

Le capacità di autoregolazione e i ritmi personali dei bambini devono pertanto essere riconosciuti e rispettati, ed è osservando i loro comportamenti e assecondando le loro tendenze che i genitori potranno aiutarli a stabilizzare anche i ritmi alimentari, senza imposizioni.

L’essenziale in questo caso è saperli ascoltare e saperne riconoscere e differenziare i segnali: se il bambino piange, ad esempio, non è necessariamente perché ha fame; se invece si risponde a questi segnali sempre attraverso il cibo, dandogli la pappa, innanzitutto non lo si aiuterà a riconoscere e a differenziare le proprie sensazioni interne, e in secondo luogo non si riuscirà a fornirgli la risposta e l’aiuto di cui ha bisogno per ritrovare l’equilibrio e il benessere.

Le madri a poco a poco dovrebbero imparare a vedere le cose dal punto di vista del bambino, tollerando anche l’attesa nell’incertezza mentre cerca di interpretarli, di dargli un significato. L’ascolto attento e sensibile senza imposizioni permetterà al piccolo di cominciare a dare il corretto significato alle differenti sensazioni interne, aiutandolo anche nella sua autoregolazione verso il cibo.

Il momento dell’alimentazione è importante non solo dal punto di vista della nutrizione, ma anche e soprattutto da quello della relazione, dal momento che costituisce un’occasione di stretto contatto tra il piccolo e la madre e favorisce quindi la creazione di un buon legame di attaccamento.

La fase di svezzamento nel bambino: quando e come introdurla.
L’introduzione delle prime pappe, nella fase di svezzamento del bambino, rappresenta un importante tappa di crescita:
Può stare seduto nel seggiolone e guardare in viso chi gli offre del cibo;
Il primo incontro con cibi solidi rappresenta per il piccolo una grande novità e può non piacergli, abituato com’era all’assunzione del latte. E’ questo un momento delicatissimo dove l’adulto deve rappresentare la fiducia nel fatto che il bambino possa farcela ad assaggiare il nuovo cibo, accettando eventualmente i primi rifiuti e continuando in serenità a proporre il cibo solido.
L’adulto deve ricordare che il passaggio dal latte al cibo solido significa riconoscere che il bambino sta crescendo e nella sua crescita va sostenuto, dunque bisogna credere in lui e se non mangia la prima volta pensare che mangerà la prossima!
E’ molto importante che la pappa venga proposta quando i bambini hanno veramente fame, né troppo prima né troppo dopo, poiché i bambini così piccoli non sono in grado di tollerare la frustrazione della pappa.
Se il bambino vuole toccare la pappa con le sue mani deve poterlo fare, così inizierà a familiarizzare con il cibo e sarà più propenso ad assaggiarlo. Sia che si tratti di pastina con il pomodoro o di formaggi morbidi o di frutta i bambini devono poter pasticciare con le mani e anche sporcarsi la faccia e la testa. Agli adulti tocca avere pazienza e comprendere che attraverso questo toccare il bambino si conferma voler essere sempre più protagonista della sua crescita.

Comportamenti da adottare e comportamenti da evitare
Il cibo non deve essere associato a nient’altro se non alla fame, o di introdurre severe limitazioni di certi cibi (“Solo una caramella, non di più”) perché questo non farà altro che renderli speciali, e quindi ancor più desiderabili. Ogni alimento dovrebbe essere considerato alla stregua degli altri: solo in questo modo, rendendoli tutti sempre disponibili al bambino, lo si renderà in grado di compiere la sua scelta sulla base del proprio appetito e delle proprie esigenze piuttosto che sulla possibilità di approfittare della presenza di un alimento che solitamente è proibito o comunque razionato.

Mentre alcuni bambini che rifiutano il cibo in realtà stanno “lottando” per riuscire ad autogestirsi, ed utilizzano il cibo per esprimere rifiuto ed ostilità nei confronti di genitori possessivi ed iperprotettivi, che non concedono loro autonomia ed indipendenza, altri rifiutano il cibo semplicemente perché in quel momento non sono affamati, o perché non è quello l’alimento di cui sono affamati.

Ancora una volta, imparare a “leggere” il significato di un comportamento prima di agire permetterà di farlo nel modo più adatto. Evitiamo di dare quindi al pasto un’enfasi eccessiva, a tavola non tiranneggiamo i bambini drammatizzando i loro rifiuti, imponendogli l’assunzione di alimenti non graditi, costringendoli a pasti interminabili, ma evitiamo anche che loro tiranneggino noi adulti catturando tutta la nostra attenzione e sollecitudine durante il pasto, facendosi preparare cibi diversi come conseguenza di ogni rifiuto, costringendoci ad inventare giochi, filastrocche e mille peripezie per farli mangiare.

Adottare stili alimentari variati, non monotoni, stimolare non solo il gusto ma anche la vista, l’olfatto e il tatto del bambino, proponendogli anche soltanto di assaggiare un boccone di un cibo nuovo, permetterà con il tempo ai genitori anche di educarne il gusto purché, come già detto, siano pazienti, pronti a ricevere rifiuti, e evitino l’insistenza che produrrebbe solo un rifiuto più ostinato. Per stimolarlo maggiormente, proponete alternative, anche quando il bambino vuol mangiare sempre solo un alimento, lasciando poi a lui la possibilità di decidere (“Puoi mangiare solo biscotti se vuoi, in casa però ci sono anche i cereali, la frutta, lo yogurt…”).

Per rendere più piacevole il momento del pasto è possibile inoltre farsi aiutare a preparare la tavola o i cibi, coinvolgere i figli nella scelta di questi, non insistere troppo per farli mangiare ma piuttosto farli passare direttamente al pasto successivo e, soprattutto, ricordare sempre che in questa occasione condividere con loro il tempo e l’attenzione è tanto importante quanto condividere il cibo.

Anche nel caso dell’alimentazione, come in ogni altro campo dell’educazione, regole e limiti chiari e ben definiti, così come coerenza tra i diversi membri della famiglia, sono indispensabili e, sebbene combattuti dai bambini, sono per loro rassicuranti, indice che c’è qualcuno che si cura di loro e si assume la responsabilità di fare loro da guida. Sarà quindi possibile chiedere ad esempio al bambino cosa preferisce mangiare, ma stabilire che una volta cucinato quel piatto non è possibile cambiare idea e farne cucinare un secondo, oppure permettere al bambino di acquistare al supermercato ciò che desidera, ma non più di un prodotto fuori dalla lista della spesa della mamma.

Insegnare dunque ai propri figli ad ascoltarsi di più ed imparare ad ascoltare le loro richieste, fidandosi di loro e lasciando loro maggiore autonomia senza cadere nella totale anarchia.

La Psicologia delle MammeLo Spannolinamento: quali sono gli aspetti psicologici che li caratterizzano?Quando cerchiamo i...
21/10/2021

La Psicologia delle Mamme

Lo Spannolinamento: quali sono gli aspetti psicologici che li caratterizzano?

Quando cerchiamo informazioni sullo spannolinamento, troviamo tantissimi articoli, davvero utilissimi, che ci danno ottimi pratici suggerimenti per affrontare al meglio questa delicata fase, tanto per il bambino quanto per il genitore. Difficilmente, però, si affronta la questione da un punto di vista psicologico.

Come tutti i passaggi più importanti della propria vita, a partire dalla nascita, anche lo spannolinamento è una fase molto complessa e delicata in cui le parole d’ordine da tenere a mente sono ascolto, pazienza e rispetto.

DALLA PARTE DEL BAMBINO
Quante volte abbiamo sentito dire ad altre mamme o pensato noi stesse “quest’estate le/gli tolgo il pannolino!”? C’è sempre la concezione, da parte di noi genitori, che debba essere una nostra scelta quella di rendere i nostri bambini autonomi nell’espletazione dei loro bisogni. Noi decidiamo che debba accadere dopo i 2 anni, ma prima dei 3 (complici le imposizioni delle scuole dell’infanzia che richiedono che il bambino all’ingresso sia autosufficiente), e che debba avvenire d’estate perché è più facile pulire tutto e la biancheria si asciuga più velocemente. Insomma, cerchiamo di andare più incontro alle nostre esigenze che a quelle del bambino, scontrandoci a volte con la dura realtà: un passaggio difficile da gestire e un bambino restìo al cambiamento.

Ma come vive il bambino questa delicata fase?

Per i piccoli, il passaggio dal pannolino alla mutandina è certamente una tappa molto importante, oltre che obbligata, che sancisce l’acquisizione di alcune competenze sul controllo del proprio corpo e l’inizio di un percorso verso l’autonomia. Raggiungere serenamente queste tappe di sviluppo permette al bambino di sperimentare soddisfazione e autoefficacia, accresce la sua autostima e lo fa sentire grande e capace.

A partire dai 18 mesi circa i bambini iniziano ad acquisire maggiore consapevolezza di sé e del proprio corpo e, insieme a questo, dei propri stimoli e bisogni. Molti bimbi, pur non sapendo ancora parlare, riescono a far comprendere alla loro mamma di aver fatto p**ì o c***a, ad esempio toccandosi il pannolino, iniziano anche a nascondersi e cercare la propria privacy quando ne sentono il bisogno. Sta ai genitori cogliere questi segnali e accompagnare gradualmente il bambino in questo percorso.

Ma cosa succede se ciò non avviene nella più totale naturalezza? Se il bambino si trova improvvisamente a dover svolgere un compito per cui non si sentiva ancora pronto? Ecco che in quel caso potrebbero emergere facilmente ansie e paure che porterebbero il bambino a rifiutarsi addirittura di fare i suoi bisogni per ore (frequente è il caso di bambini che diventano stitici proprio perché hanno vissuto il passaggio al vasino come una forzatura).

Se il piccolo non è ancora in grado di comprendere lo stimolo o spesso è troppo occupato in attività piacevoli per prestargli attenzione, si bagnerà o si sporcherà e in quei momenti è molto comune che possa provare imbarazzo, per cui è di fondamentale importanza non colpevolizzarlo, non arrabbiarsi, ma sostenerlo e fargli comprendere che è normale e che la volta successiva riuscirà a farla nel vasino. Provare senso di colpa non può che allontanare genitori e bambino dal raggiungimento della meta.

Oltre a ciò, uno studio dei ricercatori Thomas e Chess nei primi anni cinquanta ha sottolineato come nella fase dello spannolinamento incida non solo la maturità raggiunta, ma anche il temperamento del bambino, che gli autori dividono in 3 categorie: facile, lento a scaldarsi e vivace/difficile. Mentre il bambino facile si adatta velocemente e senza molta difficoltà ai cambiamenti e il bambino lento a scaldarsi avrà bisogno di ritmi più lenti e di situazioni più riservate per raggiungere la sua meta, il bambino vivace/difficile avrà molta difficoltà ad adattarsi alle richieste dell’ambiente, sarà irritabile e maggiormente imprevedibile, soprattutto nel ritmo e nella segnalazione dei propri bisogni.

E I GENITORI?
Diciamoci la verità, il momento dello spannolinamento per i genitori, soprattutto per le mamme (non me ne vogliano i papà, ma nella maggior parte dei casi sono loro che se ne occupano), può essere un momento stressante che mette a dura prova i nostri nervi e la nostra pazienza. Quante volte vi è venuta voglia di urlare o di rimettere al vostro bimbo il pannolino dopo l’ennesima p**ì sul divano? Come darvi torto? Non è mica piacevole pulire innumerevoli p**ì e cacche per tutta casa e mettere 2-3 lavatrici al giorno!

Ci sono momenti in cui ci si sente davvero, stanchi, sconfitti, ci sembra che togliere questo pannolino sia impossibile, che forse non sia il momento… E se davvero non fosse il momento? Se avessimo scelto noi il momento in cui era bene togliere il pannolino al nostro piccolo, ma questo non coincidesse con i suoi tempi? Capite bene che questo può generare in noi un sentimento di frustrazione per la difficoltà di ottenere buoni risultati in tempi brevi e, soprattutto, per il fatto che, probabilmente, ci interfacciamo con un bambino che si mostra (comprensibilmente) più infastidito del solito e quindi più difficile da gestire. Rischiamo così di entrare in un circolo vizioso in cui la nostra frustrazione infastidisce il piccolo il cui atteggiamento può, a sua volta, alimentare in noi l’ansia e il nervosismo, che indispone ancora una volta il bambino. Quindi le soluzioni sono principalmente due: mollare la presa se si ha la sensazione che per il bambino non sia davvero arrivato il momento e rimandare di qualche tempo o, se si capisce che, nonostante le difficoltà il bambino lancia dei segnali positivi, respirare profondamente e porsi in una condizione di accoglienza del bambino e dei suoi bisogni, consolarlo, sostenerlo e aiutarlo con pazienza, comprensione e serenità perché anche lui possa sentirsi altrettanto sereno e privo di ansie nell’acquisizione di nuove competenze.

E se, invece, accadesse il contrario? Se il bambino ci inviasse dei segnali prima di quanto ci aspettassimo e, proprio perché non ancora psicologicamente pronte ad affrontare questa fase, lasciassimo “passare quel treno” in attesa di momenti “migliori” (per noi, ma magari non per i nostri piccoli)? Eh sì, capita anche questo! A volte i genitori non sono abbastanza motivati ad affrontare questa fase, per svariate ragioni (impegni di lavoro, impegni/problemi personali, aspettative e progetti che non coincidono con la realtà, stagione non favorevole, ecc..) e, invece, il proprio bimbo inizia precocemente (rispetto alle aspettative genitoriali) a dare segnali di comprensione dei propri stimoli e bisogni. Se uno o entrambi i genitori pensano che quello non sia il momento adatto, perché sentono di non potersi dedicare allo spannolinamento come vorrebbero, lasceranno quei bisogni inascoltati e il bambino, che non riceverà dei feedback di riconoscimento, continuerà ad affidarsi alla sicurezza del pannolino e, passato del tempo, potrebbe poi dover reimparare con meno naturalezza e gradualità a riconoscere quegli stimoli e a controllarli. Vale davvero la pena lasciar correre o sarebbe meglio assecondare la sua naturale disposizione? Ogni situazione sicuramente è differente dalle altre e le motivazioni possono essere molteplici, ma in genere sarebbe più opportuno di certo assecondarlo.

CONCLUDENDO…
Ritorniamo alle nostre 3 parole d’ordine:

Ascolto: mettetevi in ascolto dei vostri piccoli, dei loro bisogni e dei loro segnali, osservateli e aiutateli a dare un significato a ciò che loro iniziano a percepire e a volerci comunicare.
Pazienza: abbiate pazienza, come tutti i percorsi di cambiamento e acquisizione di abilità e consapevolezza, anche questo richiede tempo e gradualità, perché segua la natura del vostro bambino.
Rispetto: abbiate rispetto di vostro figlio e del suo
livello di maturazione, lasciate che sia veramente pronto e che sia lui a dirci quando è il momento.

I Disturbi d'Ansia possono davvero provocare malessere fisico privi di cause mediche, riconoscere la vera natura di ques...
20/10/2021

I Disturbi d'Ansia possono davvero provocare malessere fisico privi di cause mediche, riconoscere la vera natura di questi sintomi aiuta ad intervenire prontamente per risolvere il problema.💪

Se non molliamo mai i guantoni, se l’ancora ci impedisce di muoverci, se la gabbia ci impedisce di esplorare le cose che...
01/10/2021

Se non molliamo mai i guantoni, se l’ancora ci impedisce di muoverci, se la gabbia ci impedisce di esplorare le cose che ci circondano, la nostra stanza può diventare un posto dove non ci orientiamo più.

E allora vale la pena mettere ordine ➡️ bit.ly/metti-ordine

Se si chiede a una crisalide cosa vuole essere, essa non dirà mai che desidera diventare una farfalla, perché non sa di ...
31/05/2021

Se si chiede a una crisalide cosa vuole essere, essa non dirà mai che desidera diventare una farfalla, perché non sa di esserlo in potenza. Una crisalide risponderà quindi di voler diventare una crisalide, mentre in realtà diventerà una farfalla.
Nel momento critico dello smarrimento e del cambiamento la nostra richiesta tende a un ritorno al "prima".
Ignoriamo se il nostro naufragio ci farà approdare a un'altra isola, se la sofferenza ci aprirà al tesoro.
La soluzione, il senso, non sono mai evidenti.
Accettare il rischio del proprio esistere non significa strappare una promessa, significa invece, come diceva Jaspers, essere aperti alle possibilità.

[Aldo Carotenuto]

GIUDIZI ED ETICHETTE Un dito puntato verso di noi, un’espressione altera... ed è subito etichetta sulla fronte.Come se l...
20/05/2021

GIUDIZI ED ETICHETTE

Un dito puntato verso di noi, un’espressione altera... ed è subito etichetta sulla fronte.

Come se le parole maligne emesse dalla bocca di qualcuno (che spesso nemmeno conosce a fondo la situazione) riguardassero il giudicato e non il giudicante.

Secondo me, invece, spesso l’etichetta la indossa chi giudica.
È chi giudica che sta mostrando qualcosa di sé, che si sta facendo conoscere per quella sua caratteristica fuorviante.

In un modo ideale il giudizio è un boomerang che torna indietro a darti una botta in testa, di quelle che ti portano a riflettere, come Rafiki con Simba. Che sì, può fare male. Ma da quel male puoi scappare, oppure, imparare qualcosa...

E chi è in contatto con il proprio mondo interno questo lo sa.

“Ok, quel giudizio nasce dalla rabbia. Ma perché ti da così fastidio il suo comportamento?“
Pausa. Occhi lucidi.
“Forse in fondo in fondo perché non mi do il permesso di essere come lei.”
E così si alza il velo, svelando chi si nasconde lì sotto: una persona che non è rappresentata dalla sua etichetta, anche in questo caso.

Siamo nati liberi.360 gradi di possibilità.Poi, fattori ambientali ed educazione familiare ci strutturano in una forma c...
11/05/2021

Siamo nati liberi.
360 gradi di possibilità.
Poi, fattori ambientali ed educazione familiare ci strutturano in una forma costituita. "Carattere", lo chiamiamo. Talvolta lo ostentiamo, o lo gridiamo con sottile arroganza ('Sono fatto così!').
Non ci accorgiamo però che quella forma, che tanto ci rassicura e con la quale amiamo definirci, finisce alla lunga anche con l'ingabbiarci in ruoli che risultano poi stretti.
Essere quella forte.
Essere quello timido.
Essere la femme fatale.
Essere l'alternativo.
Essere quello 'tutto d'un pezzo'.
La verità è che nessuno è solo in un modo.
E che ogni volta che dici di 'essere fatto così' stai svalutando qualcosa: te stesso, e la tua possibilità di scoprirti anche diverso.
E allora sperimentiamo pure. Riappropriamoci di quelle parti in ombra che ancora ci appartengono. Sarà scoperta, sarà stupore, sarà nuova energia per i nostri giorni.

'Sono fatto così come vorrò essere'.
Libero, come sono nato.

[Foto e testo Travino]

"Dietro ogni malattia c’è il divieto di fare qualcosa che desideriamo oppure l’ordine di fare qualcosa che non desideria...
31/03/2021

"Dietro ogni malattia c’è il divieto di fare qualcosa che desideriamo oppure l’ordine di fare qualcosa che non desideriamo.
Ogni cura esige la disobbedienza a questo divieto o a quest’ordine."
[Alejandro Jodorowsky]

Molte forme di malessere e malattia hanno origini di carattere psichico ed emozionale. In letteratura si parla di somatizzazioni: ansia, mal di testa, dolori osteoarticolari, disturbi gastrici e intestinali, senso di malessere e stanchezza.
Corpo e psiche non sono due entità distinte, ma un'entità univoca e inscindibile, in continua interazione: basti pensare ai mal di pancia prima di un esame, al rossore sul viso quando siamo imbarazzati, al tremore dopo uno spavento.
La psiche risiede nel corpo e lo permea.
E così, stati d'animo gravosi e ricorrenti finiscono inevitabilmente con il riflettersi nel corpo.
I farmaci curano il sintomo e non la causa. Agiscono a livello biochimico per eliminare un dolore o uno squilibrio ma non possono ovviamente agire sulle cause che li hanno provocati.
In quest'ottica, una vera "cura" passa attraverso un processo di consapevolizzazione delle cause del malessere il quale, trovando voce ed espressione, può smettere di esprimersi attraverso il corpo. Una presa di consapevolezza richiede anche un atto di responsabilità: smettere di cercare al di fuori di sè cause, colpe e soluzioni e correre il rischio di cambiare il proprio modo di essere al mondo.
Vivere, seguendo i propri valori più veri, liberi di Essere e di decidere.

"Prima di guarire qualcuno, chiedigli se è disposto a rinunciare alle cose che lo hanno fatto ammalare."
Lo scriveva Ippocrate, circa 2500 anni fa.

[Da L'ora o il mai più, Oscar Travino]

27/03/2021

«‘Adolesco’ (io cresco, io sto crescendo) è la prima voce del verbo latino ‘Adolescere’, dal quale derivano i termini italiani ‘adolescente’, ‘adolescenza’, ‘adulto’. Ha un senso assai più dinamico di ‘teen’...»

💡Prenditi una pausa.Da secoli la società occidentale in cui viviamo apprezza e promuove il fare, il conseguire successi,...
05/03/2021

💡Prenditi una pausa.
Da secoli la società occidentale in cui viviamo apprezza e promuove il fare, il conseguire successi, la velocità. Il risultato di questa cultura del “non-stop” è certamente molta produttività, ma poca vita. Ci sono tempi di semina, altri di raccolto, e poi ci sono i tempi di riflessione.

📌Fermarsi è una tappa fondamentale di qualsiasi percorso.
📌Fermarsi permette alla calma di bilanciare l’esplosione di energia che scaturisce dal fare, dall’agire.

Quando ci fermiamo, abbiamo il tempo per riflettere ed elaborare ciò che è avvenuto fuori e dentro di noi. Le pause donano la giusta prospettiva e ci permettono di vedere le cose con occhi nuovi. È solo dopo che ci siamo fermati un attimo che riusciamo ad apprezzare ciò che abbiamo nel presente, ed è solo allora che abbiamo la lucidità di prendere una decisione importante.

📌Prova a fermarti, guardati intorno, silenzia lo smartphone e, se puoi, entra in contatto con un ambiente naturale: scoprirai la saggezza racchiusa nel sapersi fermare. La tempesta non dura una settimana, il bambino non può piangere all’infinito. Tutto ha (e merita) una pausa. Attraverso i momenti di fermo riusciamo ad attingere a una serie di strumenti essenziali per vivere una vita appagante.
Costruire relazioni sane e rapporti soddisfacenti, pianificare strategie vincenti, regalare emozioni a chi amiamo, o semplicemente sostare nel presente con serenità: questi sono solo alcuni dei benefici del fermarsi.

🙏Andiamo lenti, fermiamoci. E sapremo riprendere il cammino illuminati da una luce più grande.

Impara ad accettare. Non vuol dire rassegnarsi, ma semplicemente non perdere energia dietro a situazioni che non puoi ca...
04/03/2021

Impara ad accettare. Non vuol dire rassegnarsi, ma semplicemente non perdere energia dietro a situazioni che non puoi cambiare, remando contro alla serenità della tua giornata.

- Dalai Lama
Illustrazione Bettina Baldassari

Se il cammino è la metafora della nostra vita, significa che siamo noi che ci costruiamo il nostro cammino, stiamo noi a...
01/03/2021

Se il cammino è la metafora della nostra vita, significa che siamo noi che ci costruiamo il nostro cammino, stiamo noi a tracciare i sentieri, siamo noi a definire i percorsi.
Buon cammino🙏

17/02/2021

Indirizzo

Rome
00181

Orario di apertura

Lunedì 16:00 - 19:30
Martedì 16:00 - 19:30
Giovedì 09:00 - 19:30

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