21/10/2021
La Psicologia delle Mamme
Lo Spannolinamento: quali sono gli aspetti psicologici che li caratterizzano?
Quando cerchiamo informazioni sullo spannolinamento, troviamo tantissimi articoli, davvero utilissimi, che ci danno ottimi pratici suggerimenti per affrontare al meglio questa delicata fase, tanto per il bambino quanto per il genitore. Difficilmente, però, si affronta la questione da un punto di vista psicologico.
Come tutti i passaggi più importanti della propria vita, a partire dalla nascita, anche lo spannolinamento è una fase molto complessa e delicata in cui le parole d’ordine da tenere a mente sono ascolto, pazienza e rispetto.
DALLA PARTE DEL BAMBINO
Quante volte abbiamo sentito dire ad altre mamme o pensato noi stesse “quest’estate le/gli tolgo il pannolino!”? C’è sempre la concezione, da parte di noi genitori, che debba essere una nostra scelta quella di rendere i nostri bambini autonomi nell’espletazione dei loro bisogni. Noi decidiamo che debba accadere dopo i 2 anni, ma prima dei 3 (complici le imposizioni delle scuole dell’infanzia che richiedono che il bambino all’ingresso sia autosufficiente), e che debba avvenire d’estate perché è più facile pulire tutto e la biancheria si asciuga più velocemente. Insomma, cerchiamo di andare più incontro alle nostre esigenze che a quelle del bambino, scontrandoci a volte con la dura realtà: un passaggio difficile da gestire e un bambino restìo al cambiamento.
Ma come vive il bambino questa delicata fase?
Per i piccoli, il passaggio dal pannolino alla mutandina è certamente una tappa molto importante, oltre che obbligata, che sancisce l’acquisizione di alcune competenze sul controllo del proprio corpo e l’inizio di un percorso verso l’autonomia. Raggiungere serenamente queste tappe di sviluppo permette al bambino di sperimentare soddisfazione e autoefficacia, accresce la sua autostima e lo fa sentire grande e capace.
A partire dai 18 mesi circa i bambini iniziano ad acquisire maggiore consapevolezza di sé e del proprio corpo e, insieme a questo, dei propri stimoli e bisogni. Molti bimbi, pur non sapendo ancora parlare, riescono a far comprendere alla loro mamma di aver fatto p**ì o c***a, ad esempio toccandosi il pannolino, iniziano anche a nascondersi e cercare la propria privacy quando ne sentono il bisogno. Sta ai genitori cogliere questi segnali e accompagnare gradualmente il bambino in questo percorso.
Ma cosa succede se ciò non avviene nella più totale naturalezza? Se il bambino si trova improvvisamente a dover svolgere un compito per cui non si sentiva ancora pronto? Ecco che in quel caso potrebbero emergere facilmente ansie e paure che porterebbero il bambino a rifiutarsi addirittura di fare i suoi bisogni per ore (frequente è il caso di bambini che diventano stitici proprio perché hanno vissuto il passaggio al vasino come una forzatura).
Se il piccolo non è ancora in grado di comprendere lo stimolo o spesso è troppo occupato in attività piacevoli per prestargli attenzione, si bagnerà o si sporcherà e in quei momenti è molto comune che possa provare imbarazzo, per cui è di fondamentale importanza non colpevolizzarlo, non arrabbiarsi, ma sostenerlo e fargli comprendere che è normale e che la volta successiva riuscirà a farla nel vasino. Provare senso di colpa non può che allontanare genitori e bambino dal raggiungimento della meta.
Oltre a ciò, uno studio dei ricercatori Thomas e Chess nei primi anni cinquanta ha sottolineato come nella fase dello spannolinamento incida non solo la maturità raggiunta, ma anche il temperamento del bambino, che gli autori dividono in 3 categorie: facile, lento a scaldarsi e vivace/difficile. Mentre il bambino facile si adatta velocemente e senza molta difficoltà ai cambiamenti e il bambino lento a scaldarsi avrà bisogno di ritmi più lenti e di situazioni più riservate per raggiungere la sua meta, il bambino vivace/difficile avrà molta difficoltà ad adattarsi alle richieste dell’ambiente, sarà irritabile e maggiormente imprevedibile, soprattutto nel ritmo e nella segnalazione dei propri bisogni.
E I GENITORI?
Diciamoci la verità, il momento dello spannolinamento per i genitori, soprattutto per le mamme (non me ne vogliano i papà, ma nella maggior parte dei casi sono loro che se ne occupano), può essere un momento stressante che mette a dura prova i nostri nervi e la nostra pazienza. Quante volte vi è venuta voglia di urlare o di rimettere al vostro bimbo il pannolino dopo l’ennesima p**ì sul divano? Come darvi torto? Non è mica piacevole pulire innumerevoli p**ì e cacche per tutta casa e mettere 2-3 lavatrici al giorno!
Ci sono momenti in cui ci si sente davvero, stanchi, sconfitti, ci sembra che togliere questo pannolino sia impossibile, che forse non sia il momento… E se davvero non fosse il momento? Se avessimo scelto noi il momento in cui era bene togliere il pannolino al nostro piccolo, ma questo non coincidesse con i suoi tempi? Capite bene che questo può generare in noi un sentimento di frustrazione per la difficoltà di ottenere buoni risultati in tempi brevi e, soprattutto, per il fatto che, probabilmente, ci interfacciamo con un bambino che si mostra (comprensibilmente) più infastidito del solito e quindi più difficile da gestire. Rischiamo così di entrare in un circolo vizioso in cui la nostra frustrazione infastidisce il piccolo il cui atteggiamento può, a sua volta, alimentare in noi l’ansia e il nervosismo, che indispone ancora una volta il bambino. Quindi le soluzioni sono principalmente due: mollare la presa se si ha la sensazione che per il bambino non sia davvero arrivato il momento e rimandare di qualche tempo o, se si capisce che, nonostante le difficoltà il bambino lancia dei segnali positivi, respirare profondamente e porsi in una condizione di accoglienza del bambino e dei suoi bisogni, consolarlo, sostenerlo e aiutarlo con pazienza, comprensione e serenità perché anche lui possa sentirsi altrettanto sereno e privo di ansie nell’acquisizione di nuove competenze.
E se, invece, accadesse il contrario? Se il bambino ci inviasse dei segnali prima di quanto ci aspettassimo e, proprio perché non ancora psicologicamente pronte ad affrontare questa fase, lasciassimo “passare quel treno” in attesa di momenti “migliori” (per noi, ma magari non per i nostri piccoli)? Eh sì, capita anche questo! A volte i genitori non sono abbastanza motivati ad affrontare questa fase, per svariate ragioni (impegni di lavoro, impegni/problemi personali, aspettative e progetti che non coincidono con la realtà, stagione non favorevole, ecc..) e, invece, il proprio bimbo inizia precocemente (rispetto alle aspettative genitoriali) a dare segnali di comprensione dei propri stimoli e bisogni. Se uno o entrambi i genitori pensano che quello non sia il momento adatto, perché sentono di non potersi dedicare allo spannolinamento come vorrebbero, lasceranno quei bisogni inascoltati e il bambino, che non riceverà dei feedback di riconoscimento, continuerà ad affidarsi alla sicurezza del pannolino e, passato del tempo, potrebbe poi dover reimparare con meno naturalezza e gradualità a riconoscere quegli stimoli e a controllarli. Vale davvero la pena lasciar correre o sarebbe meglio assecondare la sua naturale disposizione? Ogni situazione sicuramente è differente dalle altre e le motivazioni possono essere molteplici, ma in genere sarebbe più opportuno di certo assecondarlo.
CONCLUDENDO…
Ritorniamo alle nostre 3 parole d’ordine:
Ascolto: mettetevi in ascolto dei vostri piccoli, dei loro bisogni e dei loro segnali, osservateli e aiutateli a dare un significato a ciò che loro iniziano a percepire e a volerci comunicare.
Pazienza: abbiate pazienza, come tutti i percorsi di cambiamento e acquisizione di abilità e consapevolezza, anche questo richiede tempo e gradualità, perché segua la natura del vostro bambino.
Rispetto: abbiate rispetto di vostro figlio e del suo
livello di maturazione, lasciate che sia veramente pronto e che sia lui a dirci quando è il momento.