Terapeutica- Massaggi & Benessere

Terapeutica- Massaggi & Benessere MassoterapistaMCB
Istruttore ginastica posturale
Massaggiatore professionale
Operatore del benessere

10/10/2025

Tutti pensano che la frattura del femore sia sempre la stessa.

Falso: non tutte le fratture sono uguali, e il punto esatto in cui si rompe cambia tutto, dalla prognosi, ai rischi per finire al trattamento.

Guarda l’immagine: sopra la linea blu ci sono le fratture intracapsulari (capitata, sottocapitata, transcervicale, base cervicale), sotto la linea arancione quelle extracapsulari (trocanteriche e sottotrocanteriche).

Per chi non è del mestiere: è come rompere un tubo dell’acqua dentro al muro o fuori dal muro. Dentro rischi di non riparare bene il passaggio (perché la vascolarizzazione della testa femorale può saltare), fuori invece il tubo si aggiusta meglio ma con viti e placche che tengano tutto fermo.

Per i colleghi clinici: la distinzione tra fratture intracapsulari ed extracapsulari è fondamentale per l’approccio chirurgico e riabilitativo, con implicazioni dirette sul rischio di necrosi avascolare, stabilità meccanica e scelta dell’impianto protesico o osteosintesi.

E quindi? Significa che parlare genericamente di "frattura del femore" non basta: il percorso di recupero, i tempi di carico e la prognosi dipendono da millimetri di differenza nella riga della frattura.

Qualcuno dirà: "ma stai parlando di necrosi avascolare e osteosintesi.. paroloni".

Tradotto: non tutte le rotture sono uguali, e il futuro dell’anca dipende da dove si spezza il femore. La buona notizia? Con il giusto intervento e una riabilitazione mirata, anche un evento traumatico così serio può diventare un percorso di ritorno all’autonomia. 😁

Sabato inizia un nuovo anno accademico, si avvisa la gentile clientela che nei giorni sotto elencati lo studio sarà chiu...
09/10/2025

Sabato inizia un nuovo anno accademico, si avvisa la gentile clientela che nei giorni sotto elencati lo studio sarà chiuso..

07/10/2025

Finalmente è martedì! Benvenuti ad un nuovo episodio di “Neurolandia: il sistema nervoso come non lo avete mai visto!”

Ci sono nervi che controllano muscoli potenti.. e poi ci sono quelli che osservano tutto e non dicono niente, finché non li tocchi. Il nervo surale è uno di questi: silenzioso, ma presente. Sensibile, ma resistente. E quando lo pizzichi.. lo senti eccome.

Dove sta?

Il nervo surale è un nervo puramente sensitivo, che nasce dalla fusione di due rami: il ramo comunicante del nervo tibiale (ramo surale mediale) e il ramo comunicante del nervo peroniero comune (ramo surale laterale).

Dopo la loro unione (spesso a livello del terzo distale di gamba), il nervo surale decorre lungo il versante posteriore-laterale del polpaccio, attraversa il tendine di Achille e si dirige verso la regione laterale del piede, terminando vicino al malleolo laterale.

Che cosa fa?

Il nervo surale è un nervo cutaneo sensitivo, che si occupa della sensibilità tattile e termica della regione postero-laterale della gamba, della sensibilità della caviglia laterale e della parte esterna del piede, contribuendo al riconoscimento di stimoli nocicettivi e termici in queste zone.

Non controlla alcun muscolo, ma è essenziale per dare feedback sensoriale su pressione, dolore, freddo, calore e contatto.

Come si lamenta?

Quando il nervo surale è irritato, intrappolato o leso, può causare sintomi come formicolio, bruciore o dolore urente nella parte posteriore o laterale del polpaccio, parestesie attorno al malleolo esterno e al margine esterno del piede, ipoestesia o anestesia parziale lungo il suo territorio, e fastidio che peggiora con scarpe strette, appoggio prolungato o compressione diretta.

Un dolore al margine esterno del piede non sempre è un problema di appoggio plantare: a volte è una voce sensitiva inascoltata.

Ruolo nella vita quotidiana

Ogni volta che cammini a piedi nudi su ghiaia, indossi calzature strette o rigide, allacci scarpe da trekking o da calcio, hai crampi o tensioni al polpaccio, o fai un massaggio profondo sul tricipite surale.. il nervo surale potrebbe intervenire, protestare o segnalare qualcosa.

È spesso coinvolto in sport di endurance (running, ciclismo, calcio), e viene anche usato come nervo donatore in alcuni interventi di microchirurgia nervosa.

Patologie e disfunzioni

Ce ne sono diverse, come l'intrappolamento o compressione del nervo surale (es. da aderenze fasciali, cicatrici o tendiniti), sindrome compartimentale della gamba posteriore, neuroma del surale (trauma o lesioni iatrogene), neurite sensitiva idiopatica o post-infettiva, conseguenze chirurgiche (sutura del tendine d’Achille, prelievi nervosi, fratture perone distale), e disordini sensitivi post-allenamento (DOMS con componente nervosa associata).

🔬 Curiosità neurologica

Il nervo surale è spesso usato come punto di riferimento per studi di conduzione nervosa (ENG). Viene anche usato come nervo donatore in chirurgia ricostruttiva per innervare altre aree. In anatomia, la sua origine può variare molto: a volte la fusione dei due rami avviene molto prossimalmente, altre volte non avviene affatto!

Approccio fisioterapico

Il trattamento fisioterapico per disturbi legati al nervo surale può includere mobilizzazioni neurodinamiche (nervo surale glide/sliders), tecniche fasciali e miofasciali mirate alla zona gastrocnemio-laterale e regione peronea.

Importante eseguire una valutazione biomeccanica del piede e della scarpa (es. drop troppo alto o basso), lavoro di decompressone posturale del polpaccio, educazione al carico, al recupero e all’uso di calzature ergonomiche, rinforzo e stretching del tricipite surale solo se non irritativo.

Conclusione

Il nervo surale è il testimone sensitivo silenzioso della tua camminata. Non si muove, ma sente tutto. Non comanda muscoli, ma ti avverte quando qualcosa non va.
Trattalo bene, liberalo da pressioni inutili, e lui ti ricambierà con una percezione chiara, sicura e funzionale.

Ci vediamo martedì prossimo su Neurolandia.. perché quando i nervi parlano, noi impariamo ad ascoltarli. 🤗

Nota bene

Anche se a Neurolandia i nervi parlano.. la diagnosi medica la fa il medico. Quindi, se i sintomi ti fanno compagnia da troppo tempo, ascolta i segnali e confrontati con un neurologo o uno specialista medico. Noi siamo qui per spiegarti come funzionano le cose, ma la cura parte sempre da una valutazione sanitaria. E spesso, il fisioterapista è proprio il primo professionista sanitario a intercettare quei segnali e indirizzare nel modo giusto. 👏

06/10/2025

Scopri consigli pratici e approfondimenti sul benessere fisico e la fisioterapia. Leggi i nostri articoli su EduCare Fisio.

06/10/2025

È lunedì ed eccoci tornati con un nuovo episodio di “Anatomia Spassosa: esploriamo il corpo umano con un sorriso!” 😄

Oggi andiamo in fondo.. ma davvero in fondo! Scendiamo alla punta dello sterno per incontrare un piccolo osso con un nome da supervillain: il processo xifoideo!

Lo dice il nome: “xifoideo” deriva dal greco “xiphos”, che significa spada.
Ed effettivamente questo piccolo prolungamento cartilagineo, poi osseo, sembra proprio la punta di una spada infilata nello sterno!

Ma attenzione: anche se è piccolo, è super importante. E talmente particolare.. che nei bambini non è nemmeno osso!

Cos’è e dov’è?

Il processo xifoideo è la parte più inferiore dello sterno, ossia quella punta che senti (ma non troppo!) tra le coste, poco sopra la bocca dello stomaco.

Nella prima parte della vita è cartilagineo Si ossifica progressivamente con l’età (di solito dopo i 40 anni). È variabile in forma: può essere bifido, curvo, appuntito o addirittura forato!

A cosa serve?

È il punto di inserzione muscolare per il diaframma, il muscolo trasverso dell’addome e il retto dell’addome. Fa da connessione tra parte ossea e parte cartilaginea della parete anteriore del torace ed è una guida anatomica in rianimazione e per manovre mediche.

Curiosità scientifica

In rianimazione cardiopolmonare (RCP), è un punto da NON comprimere mai: la pressione sul processo xifoideo può causare fratture o lesioni viscerali, come al fegato o al diaframma.

Viene usato come punto di repere chirurgico per accedere allo spazio retrosternale ed è uno dei pochi elementi ossei che continua a cambiare durante la vita adulta, ossificandosi lentamente.

Funzionamento buffo

Immaginalo come l’asticella finale del bottone di una camicia troppo stretta: piccola, rigida, ma determinante! Sta lì, in fondo al torace, a chiudere tutto con eleganza.. ma se lo forzi, si spezza!

Nella vita di tutti i giorni

Quando fai un esercizio di core stability, è uno dei punti che “si abbassa” con l’espirazione profonda. Se hai mai sentito un dolore al centro del petto mentre tossivi, potresti aver infiammato la zona attorno al processo xifoideo. In alcuni pazienti molto magri, è palpabile e può essere confuso per una tumefazione!

Parole complicate, spiegate semplici

Processo: una sporgenza ossea

Sterno: osso piatto al centro del petto che unisce le coste anteriori.

Come può soffrire?

Xifoidalgia: dolore puntiforme o irradiato in fondo allo sterno, spesso legato a postura o microtraumi.

Frattura del processo xifoideo: rara, ma possibile in traumi toracici o manovre RCP eseguite male.

Calcificazioni anomale: alcune persone sviluppano ossificazioni esuberanti che possono dare fastidio o confusione diagnostica.

Momento educativo leggero

Se fai esercizi respiratori, controlla se riesci a “sentire” il tuo xifoide abbassarsi. Non premerlo mai con forza. Evita manovre manuali dirette sulla zona, soprattutto se il paziente ha dolore epigastrico.

Conclusione con sorriso

Il processo xifoideo: piccolo, appuntito, elegante.. e potentissimo.
È come la firma alla fine di un documento importante: discreta ma fondamentale.

Alla prossima settimana, per un’altra avventura nel corpo umano.. sempre con il sorriso! 🤗

05/10/2025

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05/10/2025

Tutti pensano che il dolore cronico sia solo un segnale che parte da un nervo e arriva al cervello.

Falso: il dolore cronico nasce quando la comunicazione tra neuroni cambia struttura.

Guarda questa immagine: non è un disegno di fantascienza, ma una sinapsi. Qui entrano in gioco molecole che sembrano nomi di password Wi-Fi, NMDA, AMPA, sostanza P, BDNF, che trasformano un allarme temporaneo in un segnale ripetuto all’infinito.

Per chi non è del mestiere: è come se un citofono continuasse a suonare anche quando non c’è più nessuno alla porta.

Per i colleghi clinici: parliamo di potenziamento sinaptico sostenuto, con un ruolo chiave dei recettori glutammatergici (AMPA e NMDA), della sostanza P e della modulazione BDNF nella plasticità centrale.

E quindi?

Significa che il dolore non si cura spegnendo solo la periferia, ma agendo anche sul sistema nervoso centrale con movimento, relazione terapeutica, educazione e modulazione multimodale.

Qualcuno dirà: “parli di glutammato, BDNF.. paroloni!”.

Tradotto: il dolore cronico non è un nervo che urla più forte, ma una chat di gruppo che ha deciso di non smettere mai di scrivere.

E la buona notizia è che la fisioterapia, se fatta con criterio, insegna al cervello a silenziare quella chat. 😁

04/10/2025

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03/10/2025

Tutti pensano che la spalla sia forte, ma in realtà è una delle articolazioni più fragili: vive appesa a un osso che galleggia nel vuoto, la scapola.

Immaginala come una mensola fissata al muro: se i tasselli non tengono, tutto quello che ci poggi sopra traballa. Così, quando sollevi la busta della spesa e ti fa male più il collo che il braccio, non è debolezza: è la tua gru che lavora senza fondamenta.

Per chi non è del mestiere: il dolore alla spalla spesso non nasce dalla spalla stessa, ma dal fatto che la scapola non è stabile.

Per i colleghi clinici: parliamo di un osso “sospeso”, che dipende dall’equilibrio tra retrattori (romboidi, trapezio medio) e proiettori (dentato anteriore, piccolo pettorale). Un’alterazione di questo pattern, la classica scapular dyskinesis, cambia la cinematica gleno-omerale e apre la porta ai sovraccarichi subacromiali.

E quindi?

Prima di rinforzare il deltoide o sti**re il braccio, va rieducata la scapola: push-up plus, wall slide, prone Y-T-W, consapevolezza posturale e respirazione coordinata.

Qualcuno dirà: “paroloni”.

Tradotto: se la scapola balla, la spalla paga il conto. La buona notizia è che non servono magie: servono esercizi mirati, costanza e un fisioterapista che sappia guidarti.

Perché la spalla è fragile, ma intelligente.. e pretende che la sua mensola sia fissata bene al muro. 🤭

02/10/2025

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02/10/2025

🎉 È di nuovo giovedì! Benvenuti ad un nuovo episodio di Muscolandia: esplorando la mappa dei muscoli! 🎉

Oggi completiamo la triade posteriore della coscia con un muscolo profondo, largo e potente, spesso sottovalutato rispetto ai suoi fratelli. Parliamo del semitendinoso? No! Questa volta tocca al semimembranoso, il più nascosto ma anche il più.. elegante degli ischiocrurali!

Dettagli anatomici

Il muscolo semimembranoso (musculus semimembranosus) è uno dei tre muscoli ischiocrurali, situato profondamente al semitendinoso, nella parte postero-mediale della coscia.

Origina dalla tuberiosità ischiatica (parte superolaterale) e si inserisce sul condilo mediale della tibia, legamento popliteo obliquo, fascia del muscolo popliteo.

Innervazione a carico del nervo tibiale (ramo del nervo sciatico, L5–S2).

Funzioni principali

Partecipa all’estensione dell’anca, alla flessione del ginocchio e alla rotazione interna della tibia a ginocchio flesso.

Stabilizza postero-mediamente il ginocchio e sostiene il bacino durante la deambulazione.

Tipi di dolore

Il semimembranoso può essere coinvolto in tendinopatie prossimali (inserzione sull’ischio, dolore al basso gluteo), in sovraccarichi post-operatori (es. dopo LCA), irritazione tendinea mediale a livello del ginocchio.

Trigger point profondi con irradiazione alla parte postero-mediale del ginocchio e rigidità della catena posteriore che limita la flessione dell’anca o la postura in piedi.

💪 Funzione quotidiana

Lavora in sinergia con gli altri ischiocrurali ogni volta che ti alzi da una sedia o da terra, fai uno squat o uno stacco da terra, corri, scatti, salti e controlli la frenata del movimento del ginocchio.

Mantiene l’equilibrio in appoggio monolaterale ed è il più coinvolto nella stabilità mediale del ginocchio rispetto agli altri ischiocrurali.

🏋️ Esercizio di allungamento (Stretching in decubito supino con corda)

1. Sdraiati supino con una gamba distesa
2. Solleva l’altra gamba tenendola dritta e ruotata leggermente verso l’esterno
3. Usa una corda o un asciugamano per ti**re delicatamente il piede verso di te
4. Mantieni 20–30 secondi, poi cambia lato

La flessione dell’anca abbinata ad una leggera rotazione esterna enfatizza il lavoro sul semimembranoso.

🏋️ Esercizio di rinforzo (Stacco a gamba singola con controllo mediale)

1. In piedi, gambe leggermente divaricate
2. Solleva la gamba sinistra e piega leggermente il ginocchio destro
3. Inclina il busto in avanti mantenendo la tibia stabile e il bacino livellato
4. Torna lentamente alla posizione iniziale
5. Ripeti 8–10 volte per lato

Rinforza il semimembranoso lavorando sulla stabilità mediale del ginocchio e sul controllo posturale.

🔬 Curiosità scientifica

Il semimembranoso, rispetto al semitendinoso, ha più inserzioni tendinee e una componente fasciale molto estesa. È anche collegato al legamento popliteo obliquo, contribuendo alla stabilità posteriore del ginocchio. Alcuni autori lo definiscono il “core stabilizzatore del compartimento postero-mediale”.

Conclusione

Il semimembranoso è il fratello “nascosto” ma strategico degli ischiocrurali. Lavora in profondità per proteggere il ginocchio, sostenere il bacino e permetterti di muoverti in modo potente e stabile. Allenarlo bene vuol dire dare forza e sicurezza a tutta la catena posteriore.

Ci vediamo giovedì prossimo per un nuovo episodio di Muscolandia, dove i muscoli profondi.. fanno la differenza in superficie! 😝

01/10/2025

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Indirizzo

Via Manzolli 1 Rovereto DI Ostellato Ferrara
Rovereto
44020

Orario di apertura

Lunedì 12:00 - 19:00
Martedì 09:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 19:00

Telefono

+393332377438

Sito Web

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