Barbara Altare - Psicologa e Psicoterapeuta a Rovereto
Psicologa psicoterapeuta con approccio costruttivista.
Psicologa sociale, del lavoro e della comunicazione con specializzazione Psicoterapeutica ad indirizzo costruttivista presso Institute of Constructivist Psychology a Padova, in qualità di Psicologa-Psicoterapeuta. La pratica clinica mi porta ad approfondire un corso di perfezionamento sulla dipendenza affettiva ad orientamento sistemico.
23/11/2025
Ti è mai successo di voler chiedere aiuto e poi bloccarti, perché temi di pesare sugli altri?
Spesso non è una “fragilità di carattere”, ma una storia interiore che hai imparato:
che l’amore si merita solo se non disturbi, se ti arrangi, se non chiedi mai troppo.
Chiedere aiuto, però, non ti rende un peso.
È un modo per riconoscere che esisti anche tu dentro la relazione, con bisogni legittimi e limiti umani.
Puoi iniziare da frasi semplici, chiare, come:
👉 “Posso chiederti dieci minuti? Ho bisogno di ascolto, non di soluzioni.”
Poi puoi fermarti un attimo ad ascoltare cosa succede:
• com’è stato lasciare che l’altro vedesse la tua parte fragile
• quali emozioni sono emerse
• come ha reagito il corpo
Ogni volta che chiedi aiuto con presenza, non stai “diventando dipendente”:
stai riscrivendo il significato di fiducia e restituendo valore anche al tuo bisogno di ricevere.
Se ti ritrovi in queste parole:
💬 Scrivimi nei commenti cosa ti blocca quando vorresti chiedere aiuto.
🔖 Salva il post per i giorni in cui ti senti “di troppo”.
📩 Condividilo con qualcuno che fa fatica a chiedere, ma che non vorresti più vedere da solo/a dentro le sue fatiche.
20/11/2025
Ti è mai capitato di bloccarti quando vorresti chiedere aiuto, per paura di “disturbare”?
Molte persone hanno imparato, nel tempo, che l’amore si merita solo se non si chiede troppo, se ci si arrangia, se non si mostra fatica.
Ma chiedere aiuto non ti rende un peso.
È un modo per dire: “Ci sono anche io, con i miei limiti, i miei bisogni, la mia stanchezza.”
Puoi iniziare da un gesto piccolo, concreto:
👉 “Posso chiederti dieci minuti? Ho bisogno di ascolto, non di soluzioni.”
Non è debolezza: è un atto di fiducia, verso l’altro e verso di te. 🌱
Se ti risuona, salvalo per i giorni in cui senti di dover “fare da sola” per forza.
18/11/2025
Ti è mai successo di voler chiedere aiuto… e poi bloccarti perché hai paura di pesare?
Molte persone hanno imparato, spesso in silenzio, che l’amore si merita solo se “non disturbi”, se ti arrangi, se non fai vedere la tua fatica.
Chiedere aiuto però non è mancanza di forza.
È un modo per riconoscere che esisti dentro la relazione, che anche tu hai diritto di essere accolta, non solo di “tenere tutto insieme”.
Puoi iniziare in modo semplice, per esempio così:
👉 “Posso chiederti dieci minuti? Ho bisogno di ascolto, non di soluzioni.”
Non è una formula magica, è un modo per dare forma alla tua voce.
Dopo, puoi fermarti un attimo e chiederti:
• Com’è stato lasciare che l’altro vedesse una parte fragile di me?
• Cosa ho provato? Imbarazzo, sollievo, paura, gratitudine?
• Cosa ha fatto il corpo: si è chiuso, si è aperto, ha respirato un po’ di più?
Spesso non è il chiedere in sé a “pesare”, ma l’idea di dover valere solo se basti a te stessa.
Ogni volta che chiedi aiuto con presenza, non stai diventando dipendente: stai riscrivendo il significato di fiducia.
E, piano piano, ti scopri capace non solo di dare… ma anche di ricevere, senza smettere di essere te. 🌱
Se ti risuona:
💬 Scrivimi nei commenti cosa ti blocca quando vorresti chiedere aiuto.
🔖 Salva questo reel per rileggerlo nei giorni in cui senti di “pesare troppo”.
📩 Mandalo a qualcuno che fa fatica a chiedere, ma che vorresti vedere più accolto.
15/11/2025
A volte non è che gli altri non ti vedano.
È che, a forza di misurarti nello sguardo degli altri,
hai finito per dimenticare come si guarda a te stessa.
Quando cerchi conferme, spesso stai solo cercando un modo
per sentirti esistere dentro il legame.
Non è una colpa: è una strategia che hai imparato.
Il passo nuovo non è “farti vedere di più”,
ma tornare a chiederti:
“Come mi vedo io, qui, adesso?”
Da lì può iniziare una presenza diversa:
meno basata sull’inseguire gli occhi degli altri
e più radicata nel tuo modo di riconoscerti.
💬 Ti va di provarci?
Scrivi nei commenti una cosa di te che vuoi riconoscere oggi,
anche se nessuno te la sta confermando.
13/11/2025
Ti senti invisibile anche accanto a chi ami?
Ti capita di esserci, di dare, di restare…
e allo stesso tempo sentirti trasparente?
A volte non è solo che gli altri “non ti vedono”.
È che, nel tempo, hai imparato a guardarti solo attraverso i loro occhi.
Quando quello sguardo manca, si distrae o si raffredda,
la tua immagine dentro di te sembra svanire.
Quando cerchi conferme, spesso stai chiedendo:
“Dimmi che esisto anche per te, così posso esistere anche per me”.
Non c’è niente di sbagliato in questo:
è un modo che hai imparato per tenere vivo il legame.
Ma puoi iniziare, piano, a tornare a te.
Chiediti:
✨ Come mi vedo io quando non inseguo l’approvazione?
✨ Quale parte di me resta viva anche nel silenzio dell’altro?
✨ Dove sento la mia voce, anche quando nessuno applaude?
Non è “farti vedere di più”.
È tornare a vederti tu.
Da lì ricomincia il senso di esserci, anche dentro una relazione.
Se queste parole ti parlano, salvale per i giorni in cui ti senti invisibile e condividile con chi si appoggia troppo agli occhi degli altri per sentirsi viva.
Nei commenti scrivi se ti va: ti è successo? Cosa ti aiuta a ricordarti chi sei?
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11/11/2025
A volte capita di misurarsi con lo sguardo di chi abbiamo accanto: se ci vede, ci sentiamo presenti; se non ci vede, iniziamo a dubitare di noi.
Non è un difetto di carattere, né un “essere troppo”. È un modo che abbiamo imparato per sentirci al sicuro dentro le relazioni.
Può essere utile fermarsi un momento e chiedersi:
“Dove mi riconosco io, anche quando non arriva conferma dall’altro?”
Da qui può nascere un modo diverso di stare nei legami: non rincorrendo attenzioni per sentirsi valide, ma scegliendo relazioni in cui il proprio valore non dipende solo da chi si ha di fronte.
Se ti ritrovi in queste parole, puoi salvarle per i giorni in cui ti senti più fragile o condividerle con qualcuno che, come te, a volte si sente trasparente. Se senti che questa fatica si ripete spesso e ti pesa, parlarne con un professionista può essere un passo in più per prenderti cura di te.
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09/11/2025
Ti sei mai sentita in colpa per aver rallentato o aver detto ‘no’?
Per tanto tempo ho chiesto al corpo di stare dentro ritmi e forme che non erano più sostenibili. Quando ha iniziato a fermarmi, l’ho vissuto come una perdita.
Poi ho iniziato ad ascoltarlo: meno prestazione, più presenza. Meno ‘devo farcela’, più ‘qui posso stare’.
Il limite non è una punizione: è una guida che ti riporta dove puoi esserci davvero, senza forzarti.
Nel carosello di oggi trovi un piccolo esercizio per iniziare a rispettare il tuo ritmo e dire no senza sentirti sbagliata. 🌱
Se ti risuona, guarda il carosello, salvalo per quando ne hai bisogno e condividilo a chi sta imparando a non superarsi sempre.
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09/11/2025
Dire no non è chiudere.
È rispettare il proprio ritmo.
Ogni volta che dici “sì” per paura, il corpo impara a non fidarsi della tua voce.
Ogni volta che dici “no” con rispetto, gli insegni che può contare su di te.
Il limite non è una barriera:
è un modo per dare forma alla tua presenza.
Nel limite non perdi: ti ritrovi. 🌿
Salva questo post se senti che fai fatica a dire “no”.
E chiediti oggi:
In quale situazione potrei onorare il mio ritmo, invece di forzarlo?
06/11/2025
E se per un giorno non ti superassi?
Ti propongo un esperimento semplice: per 24 ore abita la versione di te che sa dire “ora basta”.
Non per essere più brava, ma per vedere cosa cambia quando ti tratti con misura.
✨ Prima di iniziare scegli 2 ancore:
• una mano sul petto quando senti stanchezza
• una parola che ti richiama al centro (“calma”, “ci sono”, “basta così”)
• un gesto che ti ricorda che puoi fermarti
Poi osserva durante la giornata:
• come si muove il corpo quando non forzi
• cosa succede ai pensieri
• come parli agli altri… quando non sei oltre il limite
Alla fine scrivi: cosa ho scoperto oggi su di me?
Magari ti accorgi che il limite non chiude… contiene.
E nel contenimento c’è spazio per respirare 🌿
👉 Se lo provi, scrivilo nei commenti: “fatto – questo è il mio limite”
👉 Salva il post per rifarlo quando ti stanchi troppo
👉 Condividilo a chi va sempre oltre
05/11/2025
Non serve farti vedere.
Serve che torni a vederti tu.
Forse per troppo tempo hai cercato conferme fuori,
dimenticando di abitarti dentro.
🌿 Riconoscersi è l’inizio di ogni rinascita.
04/11/2025
Quando la mente corre, il corpo resta indietro.
Se ti svegli già stanca, prova a chiederti:
di cosa mi stai proteggendo?
Un respiro in più. Un passo più lento.
La stanchezza smette di essere fuga e diventa ascolto.
Se ti risuona, salva il reel per rileggerlo domani mattina e condividilo a chi ha bisogno di rallentare.
Ti capita al risveglio? Cosa ti aiuta a rimettere insieme corpo e mente?
01/11/2025
E se il vero cambiamento non fosse nel fare, ma nel guardarsi in modo diverso? 🌿
Per molto tempo impariamo a guardarci solo per capire cosa cambiare,
dove migliorare, cosa fare di più.
Come se il nostro valore dipendesse da quanto riusciamo ad aggiustarci.
Ma arriva un momento in cui lo sguardo cambia.
Non cerca difetti, cerca presenza.
Non vuole più correggere, ma comprendere.
In quello sguardo nasce una forma nuova di fedeltà a sé stessi —
una continuità tra chi si è stati e chi si sta diventando.
Forse non si tratta di diventare qualcun altro,
ma di restare accanto a sé, anche quando non ci si sente perfetti.
Perché a volte basta solo questo:
vedersi così come si è.
E lasciar che sia abbastanza. 🌸
Se anche tu stai imparando a guardarti con più dolcezza,
scrivi nei commenti 🌿 “mi vedo” — e ricorda che questo è già un inizio.
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Sono Barbara Altare, formatrice e psicologa a Rovereto, iscritta all’ordine degli psicologi di Trento sez. A dal marzo 2011, n. 648. Opero sul territorio di Rovereto dal 2012 come psicologa clinica in libera professione e da 8 anni mi occupo di formazione per conto di cooperative e associazioni locali. Nello specifico, progetto interventi formativi su competenze trasversali, volti al cambiamento per gruppi e per team aziendali.
La mia passione è la danza. Grazie a un lavoro svolto come consulente organizzativa di Marketing in un’associazione sportiva mi sono avvicinata in particolare ai balli di coppia. Questa esperienza professionale, in particolare, mi ha permesso di unire il mio lavoro e la mia passione.
La mia esperienza di organizzatrice e appassionata al ballo mi ha permesso di leggere psicologicamente gli elementi che accumunano formazione, progettazione strategica, percorsi psicologici e balli di coppia: la relazione e il gruppo.
Infatti, come nel lavoro di gruppo, così nel ballo di coppia, per essere in sintonia è necessario definire ruoli, compiti, metodi, obiettivi e risultati. Spesso tutto questo non basta, infatti per la mia esperienza, il passo che facilita tali processi è la costruzione di fiducia nella relazione, che permetterà, sia al gruppo che alla coppia di ballo, di sviluppare quella creatività che favorirà l’espressione di sé stessi e della risoluzione di problemi.
In questo percorso teso al raggiungimento del benessere, una difficoltà che le persone incontrano, e che diventa spesso denominatore comune in tutti questi processi ed esperienze, è la capacità di gestire costruttivamente il conflitto.
In questo passaggio, talvolta faticoso si colloca la mia Mission, come un’accompagnatrice, una guida, possibilmente un faro in tutti quei momenti difficili che caratterizzano la vita di una persona o le fasi di stasi di un’organizzazione. Queste fasi critiche sono caratterizzate da molti ostacoli rispetto al raggiungimento di quello che possiamo chiamare benessere.
Come il Tarassaco, ad esempio, per poter fiorire ha bisogno di separarsi dalle proprie origini attraverso un viaggio che lo conduce alla rinascita, così per poter ballare in sintonia col proprio partner una strada da percorrere può essere gestire la percezione che si ha dei propri limiti, rappresentati dai conflitti relazionali o intrapersonali. Allo stesso modo, noi, per raggiungere il benessere, dobbiamo incamminarci su una via di sofferenza attraversando i conflitti.
La parola conflitto richiama ciò che conosciamo nella nostra quotidianità, la difficoltà relazionale che tutti hanno attraversato o stanno attraversando. Concludendo, per me, i conflitti e il benessere sono due facce della stessa medaglia e la psicologia di cui mi occupo tratta, anche, di ordinaria quotidianità.