Il gioco è una attività che attrae molto i bambini, la loro più importante occupazione; esso è essenziale al loro sviluppo perchè è un fare che accoglie tutte le dimensioni dell'essere, nell'unità psiche-corpo in movimento. Il gioco, (ovviamente quì si parla del gioco spontaneo e non pre-strutturato dall'adulto, quindi un giocare libero da aspettative prestazionali e valutative), è per il bambino
uno strumento di crescita che svolge molte funzioni: attraverso il gioco il bambino si racconta e si mette alla prova nel rapporto con sè stesso e con il mondo, rielabora in modo creativo la sua esperienza, riconosce e definisce i limiti e le potenzialità presenti nel suo ambiente di vita e, di conseguenza, rielabora in esso tutto il suo mondo relazionale e i suoi schemi. La realtà del bambino infatti è radicalmente interpersonale, la sua storia è la storia delle relazioni che lo hanno generato e ne hanno guidato i primi passi. Ovviamente, tutto questo ha un canale comunicativo privilegiato, quello analogico-corporeo, in cui i gesti, il movimento, le azioni, non sono mai fini a sè stesse, bensì acquisiscono valore espressivo. Lo psicomotricista relazionale, consapevole dell'importanza di questi processi, promuove dei percorsi capaci di garantire al bambino la possibilità di vivere l'esperienza del gioco spontaneo con gli oggetti e i pari, in un contesto relazionale contenitivo, adatto allo sviluppo del gioco negli aspetti senso-motorio, simbolico e sociale. La Psicomotricità Relazionale, pur non essendo una normale attività motoria ludico-ricreativa ma una disciplina profondamente educativa, e in un certo senso, terapeutica, è una attività molto piacevole per i bambini e riscontra un certo successo anche fra i loro genitori per i rimandi e gli spunti di riflessione che questa disciplina, con il suo punto di vista e il suo linguaggio, può dare.