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24/04/2024

GRADITO OSPITE DELLA NOSTRA PUNTATA:PAOLO VOCCAAVVOCATO PENALISTA, IPNOLOGO, AUTOREE’ ESPERTO DI STRATEGIE DI APPRENDIMENTO VELOCE, MNEMOTECNICHE ED ARTE ORA...

11/04/2024

GRADITO OSPITE DELLA NOSTRA PUNTATA:PAOLO VOCCAAVVOCATO PENALISTA, IPNOLOGO, AUTORE E’ ESPERTO DI STRATEGIE DI APPRENDIMENTO VELOCE, MNEMOTECNICHE ED ARTE OR...

04/04/2024
18/05/2023

Neuromesmerismo: cos'è e come funziona.

E all'improvviso sei in vetta alle classifiche...
10/05/2023

E all'improvviso sei in vetta alle classifiche...

27/04/2023

Presentazione del libro "Neuromesmerismo" a Roma

13/02/2023

Insieme a Paolo Vocca, esperto di tematiche gurdjieffiane, approfondiamo le questioni della vita e delle norme più dirette ed elementari per rendere migliore...

Cambiare per agire o agire per cambiare? Esistono tecniche e strategie per uscire dal sonno?
10/02/2023

Cambiare per agire o agire per cambiare? Esistono tecniche e strategie per uscire dal sonno?

In questo secondo incontro, parliamo di 1) Sonno e veglia. Sforzi per svegliarsi.2) Gli stati superiori: coscienza di sé; coscienza obiettiva.3) Ostacoli all...

12/04/2022

Ognuno di noi può contribuire in qualche modo al benessere del prossimo, aiutandolo a risolvere difficoltà e a raggiungere obiettivi.
Mosso da questa convinzione, ho deciso di utilizzare facebook per divulgare, gratuitamente, le tecniche strategiche di problem solving e coaching.
Lo farò offrendo una o due sessioni gratuite di consulenza strategica on line a settimana, nel giorno e nell'ora che qui indicherò preventivamente.
Il primo appuntamento è per giovedì 14 aprile, dalle ore 11:00 alle 12:00.
Per prenotare la tua sessione gratuita ti basta contattarmi qui, tramite messaggio privato, oppure sull'indirizzo di posta elettronica o sul numero WhatsApp indicati in basso:
paolo.vocca@virgilio.it
whatsapp: 334.1686454
L'essere umano, per legge di natura, nel momento del bisogno aiuta e viene aiutato.
"Chiedi e ti sarà dato".

15/02/2022

Da Imparare l'ipnosi e l'autoipnosi.
La potenza del rituale.

l neuromesmerista compie una sequenza di sguardi, passi, gesti, toccamenti, che hanno un senso ben preciso, una sorta di grammatica per rimanere nell’analogia con l’alfabeto.
Questa sequenza, vista dall’esterno, assume l’aspetto di un cerimoniale, di un vero e proprio rituale. E come tutti i rituali nulla è lasciato al caso, ma ogni singola parte concorre a formare l’insieme.
Laddove poi l’insieme, in omaggio al principio olistico, è superiore alla somma delle singole parti.
Il rituale, quale esso sia, ha una duplice funzione: da un lato è una sorta di algoritmo, che favorisce l’operatore nel ricordare e applicare la giusta sequenza; dall’altro, e in particolare per chi osserva l’operatore mentre lo compie, nel suo svolgersi ritmato dà una sensazione di qualcosa di compiuto, di conosciuto, di efficace.
In campo medico sono stati effettuati degli esperimenti molto interessanti, che hanno dimostrato come un rituale conosciuto, e atteso, possa influenzare positivamente l’esito della somministrazione di un farmaco, o più in generale di una cura.
Si pensi al malato che si trova in una stanza di una clinica, in attesa che arrivi un medico a somministrargli un antidolorifico: si è verificato che se il medico osserva un certo rituale (quale guardare la siringa, sorridere al malato, promettere allo stesso che il medicinale farà passare il dolore, iniettare la dose con lo sguardo di chi è sicuro che sortirà l’effetto promesso) effettivamente dopo poco il dolore passerà.
Si dirà: “e quale sarebbe la stranezza”?
La stranezza, e in questo consisteva l’esperimento, è che il medico ha iniettato al paziente della semplice acqua distillata, e ciò non di meno il dolore è passato!
Classico esperimento per verificare l’effetto placebo.
Ma l’esperimento è andato oltre: a un altro paziente nelle stesse condizioni di dolore è stato iniettato un farmaco vero, ma il paziente non sapeva che glielo stavano somministrando (infatti un computer, collegato alla flebo, aveva fatto arrivare alla vena il farmaco, a un orario stabilito e all’insaputa del paziente).
Ebbene, in questo caso il paziente ha continuato a provare ancora dolore, per un certo tempo, dopo la somministrazione dell’antidolorifico vero!
In questo esperimento è dunque apparso chiaro che proprio fattori estranei al farmaco, quali l’aspettativa del paziente e la sua fiducia nella cura, hanno prodotto dei risultati “come se” il farmaco fosse stato davvero iniettato.
Esaminiamo un attimo la situazione dal punto di vista del paziente: si trova in una clinica (e in una clinica si va per risolvere un problema di salute); arriva nella stanza un uomo in camice bianco (e l’uomo in camice bianco è deputato a curare); quest’uomo in camice prende una siringa (e la siringa contiene un farmaco); il medico sorride al paziente (e se sorride è perché sa che avverrà qualcosa di buono); l’uomo in camice bianco fa una promessa (e un medico in genere non promette quello che non può fare); il medico, mentre fa la siringa, ha l’espressione di chi è convinto che avverrà proprio ciò che si propone (e ha quell’espressione perché tante altre volte ha fatto quella siringa e ha sempre ottenuto lo stesso risultato).
Tutto ciò che il paziente ha osservato, e nella sequenza in cui è avvenuto, concorre a formare in lui un’aspettativa, una speranza, una fiducia nel fatto che il dolore passerà…e gli passa anche se il farmaco è finto, è un placebo. Tutto quello che ha visto, ha per lui un carattere di rituale.
In una sessione di neuromesmerismo, di conseguenza, si costruisce proprio un rituale, una sequenza significativa. Questo rituale avrà un potente effetto di influenzamento, sin da subito. E avrà ancor più efficacia nelle eventuali sessioni successive, laddove il cliente si aspetta esattamente quel che accadrà, perché è già accaduto nella prima sessione.
Anche nella vita di tutti i giorni si osservano in continuazione dei rituali significativi, non solo se si va in chiesa o a una commemorazione istituzionale.
Basti pensare ai “format” di alcuni programmi televisivi: il telespettatore sa che avverrà quella tal cosa (per esempio la presentazione dell’ospite) e subito dopo un’altra (per esempio l’intervista), e poi ancora un’altra (per esempio un intermezzo musicale) e così via. Il telespettatore è “preparato” a vedere quanto sta accadendo, se lo aspetta, e accade proprio quello che si aspetta.

Paolo Vocca

Da Imparare l'ipnosi e l'auto ipnosi Cosa accade in una sessione di neuromesmerismo? In particolare, che tipo di rapport...
04/02/2022

Da Imparare l'ipnosi e l'auto ipnosi
Cosa accade in una sessione di neuromesmerismo?

In particolare, che tipo di rapporto si stabilisce tra cliente e operatore?
Questo è un aspetto di fondamentale importanza, perché è proprio in relazione a tale qualificato rapporto che si possono ottenere risultati più o meno eclatanti.
L’entanglement quantistico ci dice che quando due particelle, ad esempio due fotoni, sono collegate tra loro e poi vengono separate, le stesse continuano a influenzarsi a distanza, simultaneamente, come se non fossero state separate.
Può accadere la stessa cosa tra due persone?
Possono due individui che sono stati collegati tra loro, per esempio da un legame d’affetto, influenzarsi anche a distanza?
In realtà ne abbiamo esempi quotidiani, senza bisogno di scomodare né la fisica quantistica né strampalate teorie parapsicologiche o magiche.
Possiamo affermare quindi che se tra due persone c’è stato una forma di rapporto qualificato (di pensieri, di affetti, di corpo), queste stesse persone rimangono in qualche modo “intrecciate” anche quando sono distanti.
Se ciò è vero, tanto più è vero che quelle due persone si influenzano ancor più se non si allontanano, se sono presenti nello stesso momento e nello stesso luogo e se vivono quel rapporto qualificato.
Quando un cliente espone il suo problema all’operatore per essere aiutato a risolverlo, per ciò solo si crea un rapporto qualificato tra i due: il cliente accetta la relazione di “potere” che si crea, la cerca; l’operatore accetta quella relazione di potere e la utilizza.
Le neuroscienze ci dicono che quando nasce questo rapporto il cliente entra in uno stato di aspettativa, si aspetta un risultato, lo spera, ci crede. E quando questo accade, proprio in base agli studi sull’effetto placebo, sappiamo che aspettativa, speranza e fiducia del cliente hanno un effetto moltiplicatore sulla possibilità che proprio l’evento atteso si realizzi.
Da un punto di vista quantistico possiamo pensare che, una volta in “rapporto”, il cliente trasmette una “copia” del problema all’operatore, costui lo modifica in vista della soluzione e a sua volta lo ritrasmette al cliente che lo ricopia.
E il cliente lo può utilizzare per risolvere il problema.
La scienza ci dice che i neuroni specchio ci aiutano proprio a fare questo, a imitare espressioni e gesti di una persona che stiamo osservando e che in quel momento prova un certo tipo di sensazioni o emozioni. Lo facciamo ogni volta che, davanti a un film, sobbalziamo quando sobbalza il protagonista del film perché è spaventato da qualcosa, o quando sorridiamo perché l’attore sta sorridendo, o quando alziamo una mano per proteggerci da un’aggressione come sta facendo l’attrice.
Questo è un meccanismo evolutivo, che ci consente di copiare uno schema e inserirlo nella nostra memoria: quando in futuro si presenterà una scena analoga, abbiamo già uno schema pronto che ci fa ricevere ed elaborare le informazioni in entrata in modo automatico, senza nemmeno pensarci su. Stiamo risparmiando energia.
Ecco allora che in una sessione di neuromesmerismo, tramite lo sguardo e i gesti, possiamo mettere in scena col linguaggio appropriato emozioni e sensazioni, oltre che intenzioni, e il cliente potrà farle immediatamente sue e potrà utilizzarle per fini di cambiamento, di miglioramento. Siamo intrecciati a lui come i due fotoni, e ogni cosa che modifichiamo nei nostri gesti e nelle nostre espressioni del viso avrà un conseguente effetto nella percezione e reazione del cliente.
Discende da tutto ciò che nelle nostre sessioni la prima cosa da fare è proprio favorire e incentivare questo rapporto qualificato, questa sintonia e questa fiducia, prima ancora di procedere con le tecniche.

Da Imparare l'ipnosi e l'auto ipnosi NeuromesmerismoComunicazione e neuroscienze.Semplificando lo stato delle attuali co...
01/02/2022

Da Imparare l'ipnosi e l'auto ipnosi
Neuromesmerismo
Comunicazione e neuroscienze.

Semplificando lo stato delle attuali conoscenze scientifiche riguardo all’effetto della comunicazione sul corpo e sulle azioni dell’individuo, si è scoperto che vi sono zone del nostro cervello che producono neurotrasmettitori (ad esempio la dopamina o la serotonina) sia per effetto di farmaci che per effetto della comunicazione stessa.
Sappiamo da sempre che una parola detta in un certo modo, con una certa intonazione di voce, accompagnata da un certo sguardo e rafforzata da un certo gesto, può determinare gli effetti più diversi.
Può ammaliare e impaurire, persuadere o dissuadere, farci amare o odiare, ferire o guarire. Non è dunque la parola in sé, ma il modo in cui la adoperiamo che può dar luogo ai diversi risultati.
Gli antichi greci, i sofisti in particolare, utilizzavano già tecniche e strategie comunicative che facevano leva non tanto sul significato delle parole, quanto sui loro effetti pragmatici, sul comportamento che ne conseguiva.
Già più di duemila anni fa gli antichi romani insegnavano e applicavano sofisticate tecniche retoriche, che chiamavano in ballo non solo la parola ma anche lo sguardo e il gesto. La chiamavano “retorica somatica”.
Si possono rintracciare nella pittura e scultura egizia segni evidenti di come il linguaggio del corpo, tramite l’imposizione delle mani, avesse una sua dignità soprattutto in ambito curativo.
Nei vangeli, del resto, si operano guarigioni e miracoli con la sola imposizione delle mani.
Esistono a tutte le latitudini miti e leggende, come quella di Medusa che pietrificava con lo sguardo. Esistono ovunque tradizioni di sciamani e guaritori che ottenevano risultati con pratiche poco ortodosse.
Oggi, finalmente, possiamo affermare che l’influenza della comunicazione (verbale e non verbale) su ciò che pensiamo, proviamo e facciamo, è un fatto scientifico.
E senza tema di smentita possiamo suggerire che metodologie tipo l’ipnosi hanno aperto la strada alle moderne neuroscienze, dato che i fatti prodotti dagli ipnotisti hanno posto i ricercatori di fronte all’inevitabilità di investigarne cause, presupposti ed effetti.
La psicoterapia, ad esempio, è una pratica che può essere esercitata solo da professionisti, e che si basa esclusivamente sulla parola (non prendiamo qui in considerazione le cure basate su farmaci, che possono essere somministrate solo da medici).
Allo stato esistono circa quattrocento tipi di psicoterapia, e ognuna di queste produce più o meno risultati.
Dunque è un fatto accertato che la parola “guarisce”, e in terapie particolari come l’ipnoterapia la modalità con cui le parole si utilizzano sono davvero singolari, sorprendenti e misteriose solo per chi non ne conosce la tecnica.
Il punto a cui vogliamo arrivare, visto che parliamo di forme di comunicazione, è che di qui a breve probabilmente anche fascinazione e magnetismo avranno la loro dignità di metodiche “scientifiche”, di strumenti efficaci per risolvere problemi e raggiungere obiettivi.
Chissà, potrebbero nascere nuove professioni d’aiuto. O gli stessi “professionisti della cura” potrebbero incrementare la loro efficacia servendosi delle tecniche qui esposte.
Proprio i più recenti esperimenti sui neuroni specchio, sull’effetto placebo, sulla capacità delle parole di creare aspettative e speranze benefiche, sulla capacità della fiducia nell’esperto e nella sua disciplina di aumentare le risposte benefiche nel cliente/paziente, sull’influenza che gli ambienti e i rituali possono avere sull’efficacia di una cura, suggeriscono che i tempi sono maturi.
Non è più tempo di bollare fascinazione e magnetismo, dunque il neuromesmerismo, come semplici fenomeni da palcoscenico, come furfanterie, come abuso della credulità, come strumenti truffaldini.
Così come l’ipnosi, che è una forma di comunicazione, è stata prima derisa e combattuta per poi essere ammessa alla corte delle scienze, allo stesso modo siam certi che lo stesso accadrà anche per il neuromesmerismo, che è una forma particolare di comunicazione. Anzi, di comunicazione evoluta.
Per questo motivo sosteniamo, avendone già le prime significative avvisaglie, che proprio le neuroscienze faranno giustizia a pratiche nobili e di antica efficacia.

Paolo Vocca

02/05/2021

Il "misterioso" e il "miracoloso", prima o poi, intercettano ognuno di noi.
È proprio da come reagiamo a questo incontro che dipende la nostra "evoluzione interiore"...

11/03/2021

Sei sicuro che seguire un "corso" sulla comunicazione efficace sia la scelta giusta? Non sarebbe più utile, invece, avere una consulenza che sappia soddisfare i tuoi obiettivi personali, specifici?
Contattami per un video-incontro preliminare, gratuito, scrivendo a
paolo.vocca@virgilio.it

Chi usa una tecnica sa sempre cosa sta facendo.La maggior parte delle persone non è consapevole di ciò che fa, e vive so...
13/01/2021

Chi usa una tecnica sa sempre cosa sta facendo.
La maggior parte delle persone non è consapevole di ciò che fa, e vive solo nella superficie di sé.

Trovato su Google da ilmiolibro.kataweb.it

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Formazione, comunicazione, cambiamento