Dott.ssa Marta Bugari - Psicologa Psicoterapeuta

Dott.ssa Marta Bugari - Psicologa Psicoterapeuta Studio di Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Sono una psicologa clinica iscritta all'albo della regione Marche n. 2563, Operatore di training Autogeno, Specializzanda in Psicoterapia

La stanchezza è un input per approdare in terapia.Le persone arrivano in terapia stanche, molte volte dopo tempo dalla p...
26/07/2025

La stanchezza è un input per approdare in terapia.

Le persone arrivano in terapia stanche, molte volte dopo tempo dalla prima volta che hanno iniziato ad avvertire i primi sintomi, con la testa impicciata a pensare a ciò che causa malessere, spesso senza condividere quello che frulla in pancia.
E in seduta quelle sensazioni negative e i vissuti dolorosi passano da essere sensazioni, poi pensieri poi parole che si sciolgono in un racconto.

Sì perché il pensiero di una persona che sta male da tempo è nebbioso, astratto, può essere ripetitivo e afinalistico. Significa che non porta ad alcuna conclusione, solo a un girotondo di visioni negative che in terapia si chiama “rimuginio”. Il rimuginio è una modalità di pensiero che dà l’illusione che, pensando assiduamente, riflettendo e analizzandosi si possa arrivare alla “soluzione”, ci si riesca a preparare al peggio o che si possa ridurre la probabilità che accada l’evento temuto. In realtà una mente impegnata a produrre pensieri negativi e ansiosi, nonostante avrà trovato almeno un buon motivo per farlo, si affossa sempre più e difficilmente potrà fare spazio ad altre prospettive.
“E se la situazione non cambia?”
“E se la situazione peggiora?”
“E se accadesse davvero?”
“E se domani mi sveglio e mi sento male?”

Questi sono esempi di pensieri che accendono il rimuginio, un modo di pensare le cose che a volte rischia di creare una barriera tra il pensiero e la pancia, tra quello che penso e mi dico e quello che sentirei faccia a faccia con la sofferenza più profonda.
La terapia che funge da contenitore, può far sentire al sicuro, più al sicuro per poter andare oltre quel rimuginio mettendo davvero le mani su ciò che c’è sotto perché pensare, pensare e pensare tiene tutto il movimento in testa e poco nella pancia = razionalizzo/mantengo il controllo pensando e non scomodo le emozioni in pancia…che chissà se mi conviene ad aprire quella porta.
Rallentare un pensiero ansioso, sfiduciato o malinconico che spesso sovrasta e cristallizza il vero problema, può rappresentare moltissimo nella partita con la sofferenza, concedendo istanti di vantaggio che potranno fare spazio a comprensioni più articolate e personali.

Un numero consistente di colloqui mi arrivano marcati da un pensiero stonante di sottofondo, come fosse un inconscio col...
24/06/2025

Un numero consistente di colloqui mi arrivano marcati da un pensiero stonante di sottofondo, come fosse un inconscio collettivo tra completi estranei che attraversano la stanza delle parole.

Il rimpianto suona forte dalle loro parole.

Se avessi fatto così, allora oggi sarebbe…
Se lo avessi capito prima…
Sarei potuto essere stato felice solo in quel modo ma è andata diversamente…

Non so il lettore cosa potrà pensare, ma io non ho potuto far a meno di notare quanto spesso una condizione ipotetica venga elevata alla migliore condizione possibile esistente sulla terra. LA CONDIZIONE, diversamente dalla quale non esiste nient’altro.

E allora, mi chiedo: come mai tutta quella meraviglia si è dissolta nell’aria?
Pensavo che tutto questo “se………allora” rischia di prendere la forma di un inganno che non fa andare avanti e tiene vincolati a ciò che sarebbe stato bellissimo se solo………se.

Come la storia di quell’amore che era perfetto ma che è finito e, sfacciatamente io aggiungo, forse non era perfetto?!
Oppure in tema di grandi rivelazioni o consapevolezze: se aver capito prima una cosa avrebbe cambiato la vita, oggi che lo sai, perché non vale ugualmente?
E ancora potrei continuare: …se quella volta ci fosse stato il coraggio necessario…si è vero, avresti agito diversamente, ma è anche vero che per arrivare dove si è, non sempre è buona la prima e forse sono proprio il tempo e i tentativi a vuoto le pedine necessarie a realizzare qualcosa di buono.

Spesso non sono le occasioni p***e a sabotare le possibilità delle persone, sembrerebbe, restando nell’universo dei limiti di ciascuno, il coraggio di raccogliere i pezzi per farsí che succedano cose al di là di tutto.

Le terapie finiscono e si guarisce.Può sembrare un’affermazione scontata ma non lo è affatto.Quando mi dicono: “Dottores...
21/02/2025

Le terapie finiscono e si guarisce.
Può sembrare un’affermazione scontata ma non lo è affatto.

Quando mi dicono: “Dottoressa io sto bene” mi emoziona sempre molto. La riuscita di una terapia è il frutto di un restauro e la nascita di credenze sane, pensieri mai pensati, punti di vista ed emozioni nuove che fanno capolino le prime volte in terapia e poi, pian piano, fuori dalla stanza delle parole.
La novità chiede di essere portata fuori, nel mondo, dove urge il bisogno di tentare, provare, vivere. E questo passaggio è indispensabile affinché la stanza delle parole non sia l’unico luogo dove trovare un po’ di pace.
La terapia ha l’obiettivo ultimo di rendere liberi e piloti della propria vita.
La libertà infatti si raggiunge quando si hanno più elementi che, aggiungendosi a quelli già presenti, consentono alle persone di scegliere tra tante possibilità ciò che fa per loro.

Ciclo di incontri rivolti ai genitoriTemi importanti su cui riflettere insieme
20/02/2025

Ciclo di incontri rivolti ai genitori
Temi importanti su cui riflettere insieme

“Integrare”Nel mio lavoro significa aiutare chi ho davanti a ricucire insieme parti di sé e fare in modo che queste poss...
14/02/2025

“Integrare”

Nel mio lavoro significa aiutare chi ho davanti a ricucire insieme parti di sé e fare in modo che queste possano comunicare.
Perché a volte la sofferenza si annida proprio lì, dove non ci sono parole ed è quindi difficile, se non impossibile, il racconto.
Procura sofferenza ciò che non si può pronunciare, ciò su cui spesso si costruiscono idee e valutazioni distorte che aumentano quella necessità di tacere, vergognarsi, negarsi.

“Nessuno dovrà mai scoprire che in pubblico un po’ mi imbarazzo, perderei credibilità” “Ci tengo tantissimo ad eccellere ma non deve saperlo nessuno perché…se poi fallisco!?” “Devo sempre essere disponibile anche se non mi va e non deve scoprirlo nessuno perché mi definirebbero egoista!”
Questi sono esempio di esperienze di una vulnerabilità non concessa, il bisogno di emergere con l’aspettativa che si fallirà o ancora l’esigenza sana, che invece è vissuta come una colpa, di occuparsi solo e soltanto di se.

Riconoscere che quel pezzetto che si sente di dover tenere lontano ESISTE, che è lì da sempre, che non ha nulla di difettoso ma che è stato il contesto a definirlo così tempo fa, che fa parte di un tutto e QUEL TUTTO SEI TU, da il coraggio di accettare e forse anche valorizzare aspetti che per una vita si sono creduti sbagliati e motivo di colpa.

Per chi fosse interessato, condivido un importante iniziativa.Un ciclo d’incontri dedicato a genitori e figli adolescent...
03/02/2025

Per chi fosse interessato, condivido un importante iniziativa.
Un ciclo d’incontri dedicato a genitori e figli adolescenti.
Città di Grottammare
Ama Aquilone

Ogni anno regala possibilità e anche quando non si riescono a cogliere, l’anno nuovo da una continuità a qualcosa che pu...
31/12/2024

Ogni anno regala possibilità e anche quando non si riescono a cogliere, l’anno nuovo da una continuità a qualcosa che può sempre fiorire, magari in condizioni diverse, in un momento diverso.
Basta sapere che c’è.
Che è lì quella possibilità e che puoi concedertela.
Uno splendido inizio a tutti voi!

#2025

Notavo il grande desiderio di essere ascoltati e come questo bisogno a volte si manifesti con una carica rabbiosa che tu...
11/12/2024

Notavo il grande desiderio di essere ascoltati e come questo bisogno a volte si manifesti con una carica rabbiosa che tutto ti fa pensare tranne alla richiesta di ascolto che spesso c’è dietro.

Potresti pensare:” ma tu guarda che modi?! Se ne stesse con la sua rabbia, non merita niente!”
Ti è mai capitato di pensarlo di qualcuno?

Di quel qualcuno che quasi ti fa sentire obbligato ad ascoltare e che urla le sue lamentele sul mondo, su potenziali danni ricevuti, borbottando sulle ingiustizie che capitano a lui a lei, agli altri.

Certo, questo atteggiamento non favorisce l’ascolto né tanto meno la condivisione…e che fatica da una parte e dall’altra, dal lato di chi ascolta e di chi urla.

Pensavo che è così difficile per alcuni dare forma alle profondità e le pesantezze che vivono, non hanno le giuste parole, non l’hanno imparato da bambini o forse non gli è stato concesso. È così, alla fine, pur di far arrivare qualcosa, puó farlo solo gridando le disgrazie del mondo, degli altri, di chi incontra per strada. Polemizzando ciò che, in una forma più adulta sarebbe: “mi sento molto triste, prendimi così oggi. Ho bisogno che qualcuno ascolti ciò che dirò ma non riesco neanche io ad ascoltare. Puoi farlo per me?”

È difficile comunicare, è difficile chiedere di essere accolti e di essere ascoltati, soprattutto quando non è un’esperienza che si conosce ma il bisogno è urgente.

Ti è mai capitato di stare da una parte o dall’altra?

L’amor proprio.Lo impari, lo conosci, lo imiti?Non saprei condividere una regola universale di come vada questa question...
27/11/2024

L’amor proprio.
Lo impari, lo conosci, lo imiti?
Non saprei condividere una regola universale di come vada questa questione del sapersi voler bene, perché quando si ha a che fare col genere umano non ci sono protocolli o regole. Possono esserci alcuni elementi che ricorrono ma ognuno con la sua specificità. Una cosa che però noto e che torna spesso in questa questione del sapersi prendere cura di sé, è la potenza che può avere, nel bambino prima e nell’adulto poi, l’esperienza di qualcuno che l’ha fatto prima per lui o lei.
Dall’esperienza dell’essersi sentiti curati, amati, custoditi, contenuti, dipende in gran parte la possibilità di sentirsi bambini amati e poi adulti amabili, degni d’amore e probabilmente individui che possono concedersi di rivolgersi atti di cura, presa di cura, amor proprio. Se le cose nella vita non hanno donato questa possibilità relazionale, la psicoterapia può diventare il risarcimento, imparare ad amarsi, curarsi, farsi del bene io con me, esplorando questa dimensione fantastica e scegliendo di soggiornarci a lungo.

Ne parlavo l’altro giorno del guaio ci si può procurare quando ci si intestardisce su questioni che non puoi risolvere, ...
15/11/2024

Ne parlavo l’altro giorno del guaio ci si può procurare quando ci si intestardisce su questioni che non puoi risolvere, su situazioni che non puoi cambiare, nel mettere energie su cose che non ti ripagheranno.
Eppure si resta lì, a cercare una risposta, capire come arrivare prima del problema ipotizzato, cambiare l’impossibile.
A volte basterebbe farci i conti col fatto che semplicemente, (questo lo dico per dire perché tutto è tranne che semplice) lì non puoi fare di più, a volte non puoi farci niente e al di là che te lo possano dire, sei tu a doverlo comprendere.

Quando in terapia con i miei pazienti ci interroghiamo su cosa voglia dire cambiare, crescere, trasformarsi o qualsiasi ...
20/10/2024

Quando in terapia con i miei pazienti ci interroghiamo su cosa voglia dire cambiare, crescere, trasformarsi o qualsiasi altra cosa, purché non si resti lì dove si è, mi è capitato di dover riportare con i piedi a terra chi avevo davanti.
Spesso vengo investita da immagini idealizzate di chi sarò, persone che si augurano di non soffrire più, di non avere più paure di alcun tipo… e allora oggi vi racconto questa cosetta.
L’immagine che vedete in foto è un promemoria che mi fu regalato negli anni di specializzazione in psicoterapia, durante un’ esercitazione. La scelsi io tra tante, su un tavolo, perchè quella era la mia urgenza anni fa, essere forte, reggere e reggermi.
Mi commuove pensarci perché sapevo ben poco di quello che significava ma nel tempo ho lavorato su di me per esserlo, per avvicinarmi a quella idea e…sapere cosa posso dirvi?
La vita mi ha stupito più del dovuto.
Ho costruito dentro di me per essere forte ma essere forte significava allenarmi a credere in me, passando in rassegna prima di tutto cosa spaventava, per cosa mi sarei paralizzata e perché.
E dai perché e la comprensione di quelle paure ho trovato una me forte, in grado di comunicare a se stessa con parole nuove, una me forte che è sempre stata lì ma non sentendosi chiamare in causa, non sapeva di esistere. La tenerezza, la fragilità, le incertezze sono sempre dentro di me, non posso essere sfrattate solo che oggi hanno dei coinquilini come la forza, la determinazione, la stima che rendono il tutto più complesso, più vario, più dinamico.
La me più fragile è sempre lì ma non impedisce, anzi mi arricchisce, mi rende più sensibile e in grado di cogliere elementi in me e negli altri che prima non vedevo. La psicoterapia non toglie ma aggiunge, non rende indistruttibili. Crea un continuo tra quella normale condizione di sensibilità e la sensazione che “ce la farò, anche se è dura, anche se è faticoso, anche se mi fa male”, permette di tenere stretta l’idea di un sé che va avanti e non si paralizza.

31/07/2024

Indirizzo

Via Abruzzi, N. 10
San Benedetto Del Tronto
63074

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