17/04/2020
Stop ansia ai tempi del Coronavirus
Manuela Scarpantoni Psicologa-Psicoterapeuta
Sofia Piccioni Psicologa-Psicoterapeuta
Da febbraio 2020, la vita quotidiana delle persone è notevolmente cambiata a causa della presenza del nuovo virus Sars-Cov-2. Per limitare l’espansione del contagio, la sanità pubblica ha adottato la quarantena come misura di prevenzione e di contenimento. In altre parole, il distanziamento fisico e la restrizione dei movimenti di persone potenzialmente contagiate, favoriscono la limitazione della diffusione della malattia. In seguito all’arrivo del virus in Italia, gradualmente tutta la popolazione è stata sottoposta a quarantena. Il trascorrere dei giorni, oltre l’iniziale paura per il nuovo virus e l’impotenza di fronte uno scenario incontrollabile, hanno contribuito all’aumento di emozioni disfunzionali e/o di disagi psichici.
A tal riguardo, in questo contesto l’ansia è un’emozione che se non eccessiva e pervasiva può essere funzionale poiché aiuta l’individuo a reagire, ad esempio mediante il rispetto delle regole di igiene e l’uso dei dispositivi di protezione individuale. Contrariamente, livelli elevati di ansia contribuiscono alla formazione di pensieri catastrofici e comportamenti disfunzionali fino allo sviluppo o al mantenimento di disturbi d’ansia (fobie, attacchi di panico….), disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo post traumatico da stress.
Diversi studi (Hawryluck L. et al. 2004; Marjanovic Z .et al. 2007) hanno evidenziato come durante la quarantena ci sia la paura di poter sviluppare i sintomi della malattia e infettare altre persone. Una ricerca (Brooks et al. 2020) pubblicata sulla rivista “The Lancet” ha messo in rilievo le conseguenze psicologiche più frequenti nelle persone in quarantena. Analizzando 24 studi effettuati in precedenti epidemie (es. Sars, Ebola, Mers…), i ricercatori hanno valutato che disturbi come l’ansia, la depressione, il disturbo post-traumatico e l’irritabilità duravano mesi dopo la fine della quarantena. Uno studio (Bay et al., 2004) condotto su personale sanitario che lavorava con i malati di Sars ha osservato che dopo la fine del periodo di quarantena, gli operatori riportavano elevata ansia, insonnia, irritabilità, diminuzione della produzione lavorativa. Uno studio svolto dopo il periodo di quarantena, ha rilevato la presenza di comportamenti disfunzionali volti a ridurre l’ipotetico rischio di contagio, come il lavaggio compulsivo delle mani e l’evitamento di luoghi affollati (Cava M.A. et al. 2005).
Dunque, cosa fare per gestire l’ansia durante e dopo la quarantena?
In primo luogo, è fondamentale provare a modificare pensieri molto negativi e catastrofici con pensieri realisti e positivi sul presente e il futuro. Lo scopo è quello di bloccare il rimuginio ansioso e circuiti viziosi di pensieri negativi, livelli elevati di ansia e comportamenti disfunzionali. Il pensiero positivo permette di avere consapevolezza del rischio ma consente di gestire ansia elevata e limitare comportamenti eccessivi come condotte fobiche o lavaggio compulsivo delle mani. Inoltre, distrarre il pensiero su qualcosa di piacevole o svolgere un’attività rilassante, agevola lo sviluppo di emozioni funzionali.
Durante e dopo il periodo di isolamento forzato è possibile riprendere attività in sospeso come lettura di libri, visione di film, corsi di formazione on line o cimentarsi in nuove mansioni come giardinaggio, pittura, scrivere poesie o libri per liberare la creatività. La coesione e la vicinanza fra i membri della famiglia può essere mantenuta mediante comunicazioni chiare ed efficaci, ascolto reciproco e svolgimento equilibrato di attività formative (es. aiuto compiti scolastici), ludiche e rilassanti. Tutto ciò può contribuire alla formazione di sicurezza e protezione in particolare nei bambini e adolescenti.
Sin dall’inizio dell’emergenza, occorre limitare l’ascolto di informazioni e notizie non attendibili ma far riferimento solo a quelle provenienti da fonti ufficiali (OMS, ISS, Protezione Civile). Mantenere la routine giornaliera con sonno regolare, alimentazione adeguata e attività fisica permette di allearsi con il benessere psicologico. Inoltre, l’uso di tablet, pc e in particolare le videochiamate permettono ai nostri amici, parenti e anziani di colmare il vuoto, l’impotenza e di ridurre la percezione di isolamento.
Bibliografia
Bai Y et al., (2004). Chou P. Survey of stress reactions among health care workers involved with the SARS outbreak. Psychiatr Serv; 55: 1055–57.
Brooks S.K. et al. (2020). The psychological impact of quarantine and how to reduce it: rapid review of the evidence. Lancet; 395: 912–20.
Cava M.A. et al. (2005). The experience of quarantine for individuals affected by SARS in Toronto. Public Health Nurs ; 22: 398–406.
Hawryluck L. et al (2004). SARS control and psychological effects of quarantine, Toronto, Canada. Emerg Infect Dis; 10: 1206–12.
Marjanovic Z. et al (2007) The relevance of psychosocial variables and working conditions in predicting nurses’ coping strategies during the SARS crisis: an online questionnaire survey. Int J Nurs Stud; 44: 991–98.