07/05/2025
OMEOPATIA: LE 15 COSE A CUI NON RISPONDERO' PIU'.
1. “Su di me ha funzionato”
Succede spesso, ed è normale: la percezione di miglioramento può derivare da molti fattori che nulla hanno a che fare con l’efficacia del rimedio. Un sintomo che regredisce spontaneamente, l’attenzione ricevuta, il desiderio che qualcosa funzioni.
L’omeopatia agisce dove agisce il placebo: là dove la mente e il corpo sanno fare da soli. È proprio per evitare queste illusioni che la medicina si fonda su sperimentazioni controllate.
2. “Funziona sugli animali, quindi non può essere solo effetto placebo”
In realtà l’effetto placebo non è limitato a chi assume la sostanza, ma si estende a chi somministra, osserva e interpreta i risultati. Quando un proprietario crede di curare il proprio animale, cambia il suo comportamento: è più attento, più rassicurante, più presente.
In etologia clinica, questo si chiama effetto placebo per interposto umano. Gli studi seri sugli animali, infatti, non mostrano benefici significativi dall’omeopatia.
3. “È naturale, quindi fa bene”
Ammesso che la parola “naturale” abbia senso in questo contesto, i rimedi omeopatici sono così diluiti che della sostanza di partenza non resta più nulla. Non poco: nulla. Non c’è nulla che possa agire, né in bene né in male.
Il richiamo alla naturalità è retorico: rassicurante, ma privo di contenuto farmacologico.
4. “Non fa male”
Un prodotto inutile non fa male solo fino a quando non sostituisce qualcosa che funziona. L’omeopatia fa male ogni volta che ritarda diagnosi, dissuade dall’uso di farmaci veri, o alimenta l’idea che la medicina possa basarsi sull’autosuggestione. La sua pericolosità non è chimica, è culturale.
5. “Lo usano anche medici e farmacisti”
Vero. Ma la verità di un trattamento non si decide per maggioranza. Che anche alcuni professionisti vi ricorrano non cambia il fatto che l’efficacia clinica non sia mai stata dimostrata.
L’autorevolezza non sostituisce la verifica sperimentale. E la medicina non è fatta di opinioni, ma di prove.
6. “Ci sono studi che dimostrano che funziona”
Ci sono studi di ogni tipo. Ma quando si selezionano quelli ben progettati, con campioni ampi, controlli adeguati e revisione tra pari, l’effetto scompare.
L’omeopatia mostra risultati solo quando il metodo è debole: un comportamento tipico dei fenomeni che non esistono.
7. “È una medicina dolce che guarda la persona nel suo insieme”
L’attenzione alla persona è importante, ma non giustifica l’uso di rimedi inefficaci. L’omeopatia è spesso un contenitore relazionale, ma il contenuto rimane nullo.
Confondere la qualità dell’incontro con l’efficacia del trattamento significa dimenticare che prendersi cura non basta, se non si cura davvero.
8. “La scienza non ha il monopolio della verità”
La scienza non è un sistema di potere, né consiste di un insieme di verità e di conoscenze, ma in un metodo per separare ciò che funziona da ciò che solo sembra funzionare. Le affermazioni alternative non sono escluse: sono testate.
L’omeopatia non è messa da parte perché scomoda, ma perché non regge alla verifica. E pluralità non significa equivalenza.
9. “Le case farmaceutiche hanno interessi. L’omeopatia è libera”
L’omeopatia è un’industria multimiliardaria, spesso nelle mani delle stesse aziende farmaceutiche. Non è un’alternativa al mercato, ma una sua variante meno regolata.
Che Big Pharma abbia problemi (e li ha di certo) non rende efficaci le sue versioni zuccherate.
10. “È un mio diritto: libertà di cura”
La libertà individuale non conferisce validità scientifica. Ognuno può scegliere, ma lo Stato ha il dovere di non promuovere, finanziare o legittimare terapie inefficaci.
La libertà non implica che ogni scelta debba essere considerata equivalente. La medicina pubblica ha una responsabilità che va oltre la tolleranza.
11. “Esiste da 200 anni”
Anche l’astrologia. La durata di una pratica non è una prova della sua efficacia, ma della sua adattabilità culturale. L’omeopatia è nata in un’epoca in cui non si conoscevano né i virus né i batteri. È rimasta com’era: questo non è un segno di coerenza, ma di impermeabilità all’evidenza.
12. “La usano in tanti con soddisfazione”
La soddisfazione personale non è una misura di efficacia terapeutica. Molte pratiche inefficaci generano soddisfazione: per aspettativa, per il contesto, per il senso di controllo.
Il compito della medicina non è ottenere apprezzamenti, ma curare ciò che può essere curato. E questo richiede più delle buone intenzioni.
13. “È venduta in farmacia ed è prescritta da medici”
In molti Paesi, Italia inclusa, i prodotti omeopatici possono essere venduti senza dover dimostrare efficacia. La loro presenza in farmacia è una concessione normativa, non una validazione scientifica. Essere autorizzati a vendere un placebo non lo trasforma in farmaco.
14. “Esiste la legge… il regolamento… la definizione giuridica… ai sensi della quale l’omeopatia è riconosciuta”
Sì, ma riconosciuta non significa scientificamente valida. La legge disciplina la vendita, l’etichettatura, la prescrizione: non attesta l’efficacia. L’omeopatia è regolata in quanto esiste, non in quanto funziona. Anzi, in molte giurisdizioni viene esplicitamente esentata dall’obbligo di dimostrare efficacia, cosa che non accade per i farmaci veri. La sua presenza nella normativa è un fatto amministrativo, non una prova scientifica.
15. “Perché questa campagna contro l’omeopatia? È una crociata. È una caccia alle streghe. Volete i roghi. È dogmatismo.”
Nessuno invoca roghi: la scienza non brucia nessuno, ma ascolta e chiede prove. Quando queste mancano o ve ne sono di contrarie, prende atto del risultato.
Parlare di dogmatismo mentre si difende un’idea immutata da due secoli è, quanto meno, curioso. La scienza cambia idea quando cambiano i dati. L’omeopatia no: preferisce parlare di persecuzione.