Osteopatia Chiara

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e l'attenzione allo studi

Processo di digestione animato. Mi piacciono sempre tanto queste 'semplificazioni' che rendono accessibili nozioni che s...
26/07/2025

Processo di digestione animato. Mi piacciono sempre tanto queste 'semplificazioni' che rendono accessibili nozioni che semplici non sono

10/07/2025

Guarda bene.. stai osservando un’immagine poco comune ma potentissima: una visione profonda e trasversale del pavimento pelvico femminile, incorniciata da un vero e proprio intreccio di muscoli, tessuto connettivo e forze che lo rendono uno dei distretti più intelligenti, adattabili e sottovalutati del corpo umano.

Non è solo “là sotto”. È il centro nevralgico della stabilità, della pressione, dell’equilibrio viscerale, del movimento.

Questa immagine, vista trasversalmente, ci mostra il pavimento pelvico come nessuno lo racconta. I muscoli visibili (in rosso) sono il pubococcigeo, il puborettale, e l'ileococcigeo, tre muscoli che insieme formanol'elevatore dell'ano, la parte più attiva, tonica e controllabile.

Collaborano per sostenere, chiudere, controllare.
E sì, parliamo anche di continenza, sessualità, spinta e recupero post-parto.

Le strutture connettivali (in bianco e verde)sono le fasce e il tessuto fibroso che collegano l’anca, l’addome, la colonna e gli organi interni. Sono le “ragnatele” che trasmettono forze, tensioni e pressioni in ogni direzione.

Ma il pezzo forte?

È l’integrazione con il diaframma toracico, con il core, e persino con la respirazione.

Un pavimento pelvico che non si muove bene.. non fa solo “danni in bagno”. Può disturbare la postura, contribuire a dolori lombari cronici, causare tensioni nell’anca, e interferire persino nella gestione del respiro e della pressione addominale.

E no, non serve aver partorito per avere alterazioni del controllo motorio pelvico. Anche chi corre, solleva pesi, sta seduto tutto il giorno o è in forte stress, può sviluppare un pavimento pelvico troppo contratto o poco responsivo.

Per i fisioterapisti..

Hai mai valutato il tono e il timing del pavimento pelvico in relazione al diaframma toracico e al muscolo trasverso dell’addome? Lo tratti come un muscolo isolato, o come un crocevia di pressioni, forze e messaggi neurologici?

Per le persone assistite..

Hai mai avuto la sensazione di “instabilità addominale”, pesantezza al basso ventre, tensione lombare cronica, ma gli esami erano tutti normali?

Respirazione, postura, pavimento pelvico: tre elementi, un solo respiro.

Se vuoi approfondire, vai da un fisioterapista! Nei percorsi di rieducazione posturale, il pavimento pelvico non è un dettaglio. È una chiave nascosta sotto i nostri piedi, che regola l’intero edificio.

Condividi questo post con chi ha ancora il coraggio di dire:
“Il pavimento pelvico? Quello è solo per le donne in gravidanza..” 🤭

preparando la lezione di domenica di anatomia.partendo dallo sterno e dalla clavicola per arrivare a parlare di spalle, ...
04/07/2025

preparando la lezione di domenica di anatomia.
partendo dallo sterno e dalla clavicola per arrivare a parlare di spalle, torace e respirazione. con tutti gli annessi e connessi.

Quanto è difficile comprendere la scapola?

Preparando la lezione per domenica !! Perché l'anatomia.ia degli arti superiori incomincia dal cingolo scapolare!
02/07/2025

Preparando la lezione per domenica !! Perché l'anatomia.ia degli arti superiori incomincia dal cingolo scapolare!

Bones of the shoulder joint.

29/06/2025

Qualche anno fa mi sono scottato.
Succede quando vai al mare, no?
Ti distrai, magari t’addormenti un attimo, ti scotti, fa parte del gioco. All’inizio non ci ho fatto tanto caso, però poi ha cominciato a far male, un male cane. È venuto fuori che era una cosa seria. Cioè, almeno per me. Agli altri dicevo che era quello che sembrava, una scottatura. E loro, in coro: ma per forza, vai al mare, ti distrai, ti addormenti, ti scotti, fa parte del gioco.
Mi sono detto che avevano ragione, che magari stavo esagerando. Ma non smetteva di bruciare.
È buffo perché io ho sempre pensato di essere il tipo di persona che non si scotta. E anche se si scotta, ho sempre pensato di essere il tipo di persona che una cosa così la regge. Fortifica, no? Si dice così? Magari uno accusa un attimo il colpo, ma poi basta, si rimette in piedi e va avanti. Invece no, invece quella scottatura mi ha tolto il fiato, mi ha scorticato, ustionandomi sottopelle per giorni, per mesi, per anni. E non smetteva mai di bruciare.
Mi sono bloccato. Non riuscivo più a fare niente. C’ero solo io e quella scottatura che lentamente mi consumava. Ogni tanto pensavo fosse passata, ogni tanto mi dicevo adesso ti dai una regolata e ritorni a fare la vita di prima.
Così mi costringevo a tornare al mare. E il mare stava lì ad aspettarmi. Mettevo la crema solare, da trenta, da cinquanta. Non serviva a niente, continuavo a sentirmi vulnerabile. Anche le cose più banali come stare sulla spiaggia, o prendere il sole, erano diventate complicate. Figuriamoci fare il bagno.
Ho cominciato ad andare al mare con la maglietta. Poi direttamente senza portarmi il costume. Poi fermandomi al bar a guardare gli altri prendere il sole. Domandandomi come facessero. Non lo sanno che ci si può scottare? Non si rendono conto di quanto sia pericoloso, doloroso...
Ho iniziato ad aver paura di andare al mare. Non l’ho detto a nessuno, figuriamoci. Come lo spieghi che hai paura di prendere il sole? Chi è che ha paura di prendere il sole?
Il passo successivo è stato smettere di andare al mare. Prima con qualche scusa, poi senza neanche quelle.
P***a miseria, a me piaceva il mare. Mi faceva stare bene. Era una di quelle poche cose che mi faceva sentire me.
Ho cominciato a parlarne male. A dire che il mare è una m***a. Che quelli che ci vanno sono degli imbecilli. Con tutto quello che succede nel mondo, tu pensi al mare. Ma dai, cresci un po’.
Ho deciso che l’estate è sopravvalutata, che non mi serve, che vivo benissimo anche senza sole.
E poi ho pensato a un’altra cosa. Che era colpa mia. Che non sono in grado, non sono capace, che sono un cretino, un id**ta, un fallito che non sa manco prendere il sole senza scottarsi, che si è ustionato, che si è squagliato, che si è consumato perché troppo stupido per gestire il mare.
E ho preso una decisione. Ho deciso che non mi merito il mare.
E allora non va******lo mare, va******lo Nicolò per aver anche solo pensato che uno come te potesse andare al mare senza tornarsene a casa escoriato.
A questo punto la retorica tradizionale che s’inghiotte questo tipo di storie scongiura che io vi dica che tutto s’aggiusta. Che col tempo, la pazienza, che vedrai, che parlarne con qualcuno, che dai e dai i pezzi si rimettono insieme, le paure scompaiono e si torna a essere quelli di prima. Per me non è così.
Ancora oggi sento la scottatura, sento il dolore.
A volte li riconosci quelli che si son presi una scottatura. Hanno sorrisi difficili da tener su, e sguardi facili da buttar giù. Facce che non parlano di certi luoghi, di certi anni, di certe persone. Anche se le conosci da una vita, anche se ci fai l’amore insieme. Non ne parlano e basta.
Quando si rompe qualcosa dentro, non è detto che si aggiusti. Puoi provare a proteggerti, puoi provare a lasciar perdere, puoi parlarne, e sono tutte cose sensate per impedire alla paura di immobilizzarti, ma non sempre bastano.
Non condanno che si chiude, chi si barrica, si tutela, chi trova, si affeziona e difende la propria comfort zone, e chi sulla sabbia decide di non metterci più piede. Perché, va bene, nessuno si salva da solo, ma intanto ognuno da solo fa quello che può.
Un giorno ci sono tornato al mare. È successo un po’ per caso, con la spiaggia semivuota.
Non l’ho detto a nessuno. Ho steso il telo, mi sono seduto, le mani dentro la sabbia. Dopo un po’ ho avuto anche il coraggio di togliermi la maglietta. Ho fatto anche il bagno. Cinque minuti, poi basta. Il cuore mi batteva fortissimo. Sono uscito, mi sono asciugato, mi sono vestito, ho preso le mie cose e sono andato via. Tutto qua. Non ho fatto un sacco di cose, alcune sono sicuro che non le farò mai. Continuo a guardare gli altri, su quella spiaggia, e continuo a chiedermi come facciano a non scottarsi.
Ho avuto paura. Ne ho ancora.
Quel giorno lì non ho provato né sollievo, né euforia. Nessuna catarsi, nessuna cura. Ho provato meno dolore di quello che mi sarei aspettato, questo sì. E mi è rimasta dentro una consapevolezza: che sono stato capace di stare su quella spiaggia.
E che se volessi, potrei farlo di nuovo.

Ordine Psicologhe e Psicologi del Veneto

Illusrazione di Amandine Delclos

Quando è il sistema ad essere in allarme
23/06/2025

Quando è il sistema ad essere in allarme

In tanti avete scritto, commentato, condiviso il post di ieri mattina. Segno che questo tema ci tocca tutti da vicino, sia come professionisti, che come persone.

Chi non ha mai vissuto, anche solo per un periodo, un dolore che non passa, un malessere che non trova voce nei referti, una stanchezza che non si spiega?

E allora continuiamo da qui.

Cosa succede quando il corpo è in “allarme”? E soprattutto: cosa possiamo fare, concretamente, per aiutarlo a spegnere quella sirena invisibile?

Tutti parlano di “dolore” e di come eliminarlo. Trattamenti, manipolazioni, esercizi, laser, onde d’urto.. Eppure, molte persone tornano a casa con un sollievo che dura poco.

Un miglioramento parziale.
Una tregua apparente.

La verità è che, in molti casi, il dolore cronico non vive nei tessuti, ma nel sistema di allarme. E se quel sistema resta attivo, ogni intervento sarà un palliativo.

Perché sì: molto spesso, il sistema nervoso autonomo è il grande assente nelle valutazioni.

Quando vedo un paziente, una delle prime cose che osservo non è la spalla o la lombare dolente. È l’attivazione del suo sistema nervoso autonomo.

Perché un sistema simpatico iperattivo, sempre in modalità “combatti o fuggi”, non solo altera la percezione del dolore, ma frena il sonno, la digestione, il recupero. Tiene il corpo bloccato in un loop. In trincea, anche quando non c’è più nessun nemico davanti.

Questo può spiegare perché alcune persone assistite hanno: affaticamento persistente, anche senza infiammazioni evidenti, intestino pigro o iperattivo, mani e piedi sempre freddi, raffreddori frequenti o “sistema immunitario lento”, sensazione costante di “mente annebbiata”, o di non riuscire a reagire alle botte della vita.

Non sono “sintomi vaghi”.
Sono tracce di un corpo che non si sente al sicuro.

Se non spegni l’allarme, il dolore resta. In altre parole. Se il sistema resta in allarme, il dolore troverà sempre una strada.

Possiamo chiamarlo come vogliamo:
pain relief, scarico, trattamento del dolore..

Ma se non recuperiamo il tono vagale, se non riattiviamo la corteccia prefrontale, quella parte di noi che ci aiuta a scegliere, a regolare, a imparare, il dolore resta uno stato. Non un sintomo.

Questo potrebbe spiegare perché alcuni trattamenti “funzionano”, ma solo finché il paziente è lì. Perché il corpo apprende solo in condizioni di sicurezza. E un corpo in allarme, non impara.

Il dolore non si “cura”.
Si rieduca il sistema che lo genera.

Pain relief non è un obiettivo da raggiungere a forza di terapie. È la conseguenza di un sistema che torna a fidarsi di se stesso.

E questo può significare tante cose.
Non serve essere fisioterapisti veterani.
Tutti noi dal più giovane al più esperto possiamo lavorare su un’espirazione lenta e profonda, con espirazione attiva, su una terapia manuale che ascolta e non impone, su esercizi graduali, costruiti sulla fiducia e non sulla forzatura. Ma ancora di più, su educazione, contatto, presenza.

È il momento in cui il corpo smette di difendersi.. e inizia a ricostruirsi.

Solo così possiamo passare da un corpo che subisce il dolore a un corpo che riconfigura la sua risposta ad esso.

La strada verso il sollievo non parte dal sintomo. Parte dal sistema.

In altre parole.

Stai parlando al punto che fa male.. o al sistema che ha deciso che quel punto doveva farti male?

Lo voglio!!!
22/06/2025

Lo voglio!!!

Need this immediately. For me.

21/06/2025

No, i carboidrati non fanno ingrassare a causa dell’insulina. Ho quasi finito di scrivere il libro “La dieta termodinamica” (uscita il 7 ottobre) e in un capitolo spiego come il modello carboidrati-insulina, quello alla base dell’idea che i “temibili picchi d’insulina” facciano ingrassare, è stato messo alla prova con esperimenti rigorosi. E si è dimostrato FALSO. ERRATO. SBAGLIATO. a far ingrassare è SOLO l’eccesso calorico, indipendente dalla fonte dell’eccesso. Nella scienza quando un esperimento contraddice la teoria, è quest’ultima che va buttata nel rusco. Eppure c’è chi insiste con l’insulina (per persone sane, non diabetici) e non vuole lasciar andare via, come lacrime nella pioggia, una teoria accattivante. Ma falsa.

Oggi parlerò un po' di respiro e consapevolezza. Ben sapendo quanto sia difficile praticarla costantemente. In ogni camp...
21/06/2025

Oggi parlerò un po' di respiro e consapevolezza. Ben sapendo quanto sia difficile praticarla costantemente. In ogni campo. Con Dāna Yoga Milano

Indirizzo

Largo Unità D'italia
San Donato Milanese
20098

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