Patrizia Zacconi Fisioterapista

Patrizia Zacconi Fisioterapista Fiosioterapista specialista in Terapia Manuale e Osteopatia. https://patriziazacconi.wordpress.com
patrizia.zac@gmail.com

05/10/2025

l muscolo piriforme: dalla biomeccanica alle patologie della schiena

Il muscolo piriforme viene spesso associato al problema della sciatalgia per la stretta connessione con il nervo sciatico, la cui compressione causa l’irradiazione del dolore nell’arto inferiore a partire dalla regione ischiatica. Lo stretching del piriforme viene consigliato per combattere la sciatalgia che non dipende da una compressione intervertebrale del nervo sciatico.

Anatomia e biomeccanica del muscolo
Il piriforme è un muscolo di forma triangolare e appiattita che occupa la regione pelvica. Origina dalla faccia anteriore dell’osso sacro, lateralmente al 2°, 3° e 4° foro sacrale anteriore e dalla grande incisura ischiatica. I fasci del piriforme escono dal forame ischiatico dirigendosi verso l’esterno e andando a inserirsi sulla parte superiore del grande trocantere. La sua innervazione è data da un ramo laterale del plesso sacrale L5-S1.
Per questo motivo la sua azione influenza l’articolazione dell’anca. La sua azione è legata al grado di flessione dell’anca: infatti la ruota esternamente e la abduce quando è flessa fino a 60°, mentre la ruota internamente superati i 60°. Svolge in generale una forte funzione di stabilizzazione del bacino.

Sindrome del priforme e ‘low back pain’
In un modo o nell’altro il piriforme potrebbe essere a stretto contatto con le cause di un banale mal di schiena, come anche il contrario. Una relazione tra mal di schiena e piriforme può esserci, soprattutto se una compressione a livello del plesso L5-S1 causa l’irradiarsi di un dolore nella parte bassa schiena che, in presenza di retrazione del piriforme, prosegue nella coscia e può arrivare al piede.
Nel dettaglio, la cosiddetta sindrome del piriforme è una condizione in cui tale muscolo, per motivi meccanici, comprime il nervo sciatico che in molti soggetti decorre proprio al suo interno. Tale sindrome può essere presente in un 5% dei casi di mal di schiena, dolore nella regione glutea e dell’arto inferiore. Il dolore può essere aumentato da una posizione seduta prolungata nel tempo: si riscontra un indolenzimento a livello del nervo sciatico e dolore localizzato nella regione glutea durante la flessione, l’adduzione e la rotazione interna dell’anca. L’allungamento del piriforme è il primo intervento nella terapia fisica che aiuta a ridurre l’effetto di retrazione e spasmo che coinvolge il muscolo, il tutto aiutato a volte da iniezioni locali di corticosteroidi nell’area di origine del muscolo.

Per escludere una causa di compressione del nervo a livello L5-S1 si eseguono i “leg raising test” tra cui il test di Lasegue, che determina l’eventuale interessamento radicolare come causa della lombosciatalgia; vi può essere infatti una erniazione che comprime la radice del nervo. Se invece il test risulta negativo, molto probabilmente siamo di fronte a una sindrome del piriforme. In questo caso va studiata la vita del soggetto, per esempio se è una persona sedentaria o svolge un lavoro che lo costringe a stare seduto per diverse ore al giorno, riusciamo facilmente a trovare anche la soluzione. Il primo intervento può essere quello fisioterapico seguito poi da sessioni di stretching che il soggetto può svolgere da solo.
Il dolore causato dal piriforme potrebbe anche essere causato da un accorciamento del muscolo, per esempio nei soggetti che svolgono una vasta mole di esercizi di resistance training per i muscoli abduttori d’anca.

Conclusione
La sindrome del piriforme può scatenare una condizione dolorosa a livello dei glutei e di tutto l’arto inferiore. Appurato che non si tratti di compressione radicolare a livello della zona lombo-sacrale, bisogna intervenire con esercizi di stretching appresi da un professionista o, in casi più importanti, con trattamenti manuali fisioterapici.
Tale sindrome, molte volte, può essere causata semplicemente da uno scorretto stile di vita: stare seduti a lungo comprime il muscolo piriforme con le conseguenze che abbiamo già visto sopra. Può essere un’abitudine risolutiva del problema quella di alzarsi ogni trenta minuti per camminare ed eseguire pochi minuti di allungamento dei muscoli glutei e piriforme per evitare l’insorgenza di questo fastidio. L’allungamento delle fibre muscolari libera il nervo sciatico dalla compressione a cui è stato sottoposto precedentemente.
dromepiriforme

08/07/2025

LO PSOAS NON È UN SEMPLICE FLESSORE.. È UN’ESTENSIONE DEL TUO DIAFRAMMA!

Hai sempre pensato allo psoas come “quel muscolo che solleva la coscia”?

Siediti, respira.. e preparati a rivedere tutta la tua anatomia.

Cosa stai guardando?

Una doppia vista anteriore del power core profondo: diaframma toracico, pilastri diaframmatici, grande psoas e iliaco, fusi in un’unica continuità miofasciale che collega: respiro, colonna, bacino, arti inferiori.. e volendo anche il sistema nervoso autonomo, visto che lo psoas è adiacente al plesso lombare e al simpatico.

Il diaframma non è solo un mantice, è un direttore d’orchestra.

E i suoi pilastri (i crus) si attaccano sulle vertebre lombari proprio vicino all’origine dello psoas. Risultato? Ogni atto respiratorio influenza la tua postura. E ogni disfunzione posturale può influenzare la tua respirazione.

Una tensione cronica dello psoas può letteralmente strattonare il diaframma e alterarne la funzione.

WOW FACT – Il sistema psoas-diaframma: il tuo asse di coerenza

Questo asse è coinvolto nella digestione, nella respirazione e nella locomozione, uò causare dolori lombari, groin pain, reflusso e alterazioni viscerali. È strategico nella decompressione vertebrale e parte dalla famosa “coppia di forza” diaframma–ileo-psoas, croce e delizia di molti runner e yogi.

Domanda scomoda (ma utile) per fisioterapisti:

Quando valutate un dolore lombare, verificate mai l’escursione diaframmatica?
E nei dolori di anca o inguine, palpate lo psoas con rispetto, o ve ne dimenticate?

Test pratico per tutti (senza dire che è un test)

1. Inspira profondamente.
2. Mentre espiri, porta l’attenzione all’altezza del tuo ombelico.
3. Riesci a “sentire” il bacino che si scarica e la schiena che si allunga?

Se sì, lo psoas sta collaborando. Se no, potrebbe essere in rivolta.

Coinvolgiamo la community!

Vi hanno mai detto che il vostro mal di schiena poteva dipendere dalla respirazione?

Colleghi, in quale seduta del vostro percorso manuale e posturale introducete la valutazione dello psoas-diaframma-core? E come lo fate? 😄

25/06/2025

IL CUORE NASCOSTO DEL MOVIMENTO: LO PSOAS & FRIENDS!

Hai mai sentito dire che tutto parte dal “core”? Beh, in realtà, parte ancora più in profondità. Proprio lì, dove pochi osano arrivare: nel bacino anatomico, tra psoas, iliaco e i loro silenziosi ma determinanti compari.

Cosa stai guardando?

Un’immagine che vale più di mille squat fatti male.

Stai osservando il sistema miofasciale più strategico e trascurato del corpo umano: la “rete profonda” dell’anca. Psoas, iliaco, adduttori brevi, piriforme, legamenti sacrotuberosi.. tutto ciò che ti permette di stare in piedi, camminare, salire le scale, correre (e anche digerire e respirare meglio, ma spoileriamo dopo).

Funzioni? Mica solo flessione!

Il grande psoas collega direttamente la colonna alle gambe: è un trasmettitore di forze e un equilibratore della lordosi lombare.

L’iliaco è il suo gemello laterale. Ma attenzione: non è un “complice”, è un bilanciatore.

Gli adduttori profondi? Non solo portano la gamba verso l’interno, ma stabilizzano il bacino in ogni passo.

Il piriforme, se irritato, è un artista del “falso nervo sciatico”.

E infine c’è lui: il piccolo psoas. Piccolo si, e spesso assente.. ma se c’è, non è lì per bellezza: è uno dei “tendinizzatori” lombo-pelvici.

Come vedi tutto è collegato. Letteralmente.

Questa rete muscolo-legamentosa è una centrale di smistamento fasciale: da qui passano non solo forze, ma anche tensioni posturali, scarichi viscero-funzionali e adattamenti respiratori.

Sì, hai capito bene: una contrattura dello psoas può alterare il diaframma. E viceversa.

Curiosità shock

Lo psoas è l’unico muscolo che connette direttamente colonna e arto inferiore. "Abbraccia” i reni. Alcuni dolori lombari, sono visceri mascherati. Quando lo psoas è accorciato, il bacino va in antiversione, la lordosi lombare si esagera e.. la catena si rompe.

Domanda per pazienti e colleghi

Pazienti: vi hanno mai trattato l’anca per risolvere mal di schiena?

Fisioterapisti: quanto spesso valutate lo psoas non come “muscolo flessore”, ma come regolatore della dinamica lombo-pelvica-viscerale?

Scrivetelo nei commenti. Parliamone insieme. Perché dietro ogni flessione, c’è un mondo. 😄

Per chi volesse approfondire, alcuni articoli inerenti!

https://educarefisio.com/2025/02/11/ileopsoas-e-piede/
https://educarefisio.com/2017/03/02/gli-effetti-clinici-e-biomeccanici-della-terapia-di-allungamento-fasciale-dei-muscoli-flessori-dellanca-nei-pazienti-con-e-senza-mal-di-schiena/
https://educarefisio.com/2024/11/01/il-ruolo-fondamentale-del-piede-nella-postura-e-nel-benessere-generale/

20/06/2025

“Quel punto tra scapola e colonna che ti tormenta..” e che non ti abbandona mai! Ti suona familiare? Allora guarda bene quest’immagine: quelle tre X segnano uno dei disturbi più comuni (e sottovalutati!) del tratto dorsale.

Dove siamo?

Esattamente tra la scapola mediale e la colonna vertebrale, tra T3 e T7 circa.
Il colpevole? Spesso lui: il muscolo romboide, o meglio, la disfunzione miofasciale del romboide.

Ma non è mai solo.

Chi c’è dietro questo dolore?

Romboidi (grande e piccolo): stabilizzatori della scapola, soffrono quando stai troppo al PC.

Elevatore della scapola: si infiamma quando sei “tirato” (anche emotivamente).

Dentato posteriore superiore: raro, ma fastidioso.

Trigger point nel trapezio medio o nel sottoscapolare (che spesso mima dolore tra scapola e colonna).

Perché fa male proprio lì?

Perché quella zona è una “zona di compenso e di scarico” posturale: smartphone, PC, guida, posture prolungate.. sono tutte situazioni in cui: la scapola si disallinea, i romboidi lavorano “a vuoto, la fascia toracolombare si irrigidisce e il dolore diventa cronico e frustrante.

Curiosità neurologica

Il dolore tra scapola e colonna può anche avere riflessi viscerali (esofago, stomaco, pericardio), oppure essere referito da punti trigger o da alterazioni del rachide cervicale.

Cosa facciamo in fisioterapia?

Mobilizzazione scapolo-toracica e rilasci manuali; lavoro attivo sui retrattori scapolari e sul dentato anteriore; respirazione: un diaframma bloccato può contribuire alla rigidità toracica! Stretching cervicale e attenzione al controllo posturale dinamico.

Se serve, valutazione viscerale.

Ti è mai capitato di “sentire” una pallina o un chiodo conficcato in quel punto?
Scrivilo nei commenti! Oppure tagga quell’amico/a che si lamenta ogni giorno con un “mi si è bloccata la scapola”. 😆

E per i curiosi, come sempre, vi rimandiamo alla lettura di alcuni articoli di approfondimento.

https://educarefisio.com/2025/01/02/i-muscoli-romboidi/
https://educarefisio.com/2025/03/20/il-muscolo-trapezio/
https://educarefisio.com/2024/11/21/il-muscolo-elevatore-della-scapola/
https://educarefisio.com/2015/11/17/trigger-point-e-sindrome-miofasciale/

07/06/2025

Ed eccoci nuovamente alle porte del fine settimana, per un nuovo episodio di "Patologie Spiritose, dove affrontiamo i malanni.. tra curiosità e leggerezza!" Oggi tocca a un dolore che si insinua sotto l’avampiede e che rende ogni camminata una piccola tortura medievale: la metatarsalgia! Se ad ogni passo sembra di camminare sui sassolini.. potremmo aver trovato la causa! 😬

Cos’è e dov’è?

La metatarsalgia è un dolore localizzato nella parte anteriore del piede, proprio sotto le teste dei metatarsali (le ossa che precedono le dita). È come se ogni volta che appoggi il piede a terra, una protesta silenziosa (ma dolorosa) si alzasse da sotto le dita! 😖

Curiosità divertente

Sebbene il nome sembri una formula magica da Harry Potter, non c’è nulla di magico nel dolore che provoca. Le scarpe eleganti, in questo caso, hanno il loro lato oscuro: i tacchi alti e le punte strette sono dei veri alleati della metatarsalgia!

Come si sviluppa?

È spesso causata da un sovraccarico funzionale sull’avampiede, magari per l’uso di calzature inadatte, piedi cavi, alluce valgo, obesità o attività che comportano lunghe camminate o corse. Quando la pressione sotto la pianta del piede aumenta troppo… il dolore arriva puntuale come una bolletta.

La metatarsalgia nella vita quotidiana

Camminare, stare in piedi a lungo, salire le scale o semplicemente appoggiare il piede possono diventare un fastidio continuo. In alcuni casi si può avere la sensazione di “camminare su un sassolino invisibile” o una sensazione bruciante sotto l’avampiede.

Parole complicate, spiegate semplici

Metatarsi: le ossa lunghe del piede che vanno dal centro alle dita.

Testa metatarsale: la parte finale del metatarso, proprio sotto la pianta del piede, che sopporta gran parte del peso quando camminiamo.

Accenni di fisioterapia

Il trattamento fisioterapico mira a ridistribuire i carichi sull’avampiede:

Esercizi di mobilità dell’alluce e delle dita
Allungamento del tricipite surale
Rinforzo dell’arco plantare
Rieducazione del passo e uso di solette personalizzate (con criterio) per scaricare la zona dolente
E ovviamente: bye bye ai tacchi vertiginosi!

Curiosità scientifica

Sapevi che la metatarsalgia è molto più frequente nelle donne? Colpa (anche) della moda! I tacchi spostano il peso in avanti, sovraccaricando i metatarsi.. e il dolore è servito!

Conclusione

La metatarsalgia non è certo una passeggiata.. ma con le giuste attenzioni e l’aiuto della fisioterapia, si può tornare a camminare senza zoppicare né imprecare!

A sabato prossimo per il prossimo episodio! 😜

06/06/2025

Camper, Scarpa e il superpotere delle fasce! 😜

Hai presente quando in anatomia senti nomi come "Camper" o "Scarpa" e ti viene da chiederti se stiano parlando di un campeggio o di un calzolaio?

Ecco la verità: stiamo parlando della zona più delicata e sottovalutata del corpo maschile. Sì, proprio quella.

Nell’immagine vedi rappresentata la parete addominale inferiore e la sua struttura fasciale, divisa in strati ben distinti che hanno ruoli fondamentali per stabilità, contenimento viscerale e.. patologie come le ernie inguinali.

Vediamoci chiaro:

Camper’s Fascia (strato giallo): è il pannicolo adiposo superficiale. Più che fascia vera e propria, è un deposito di grasso. Ma non sottovalutarla: è la prima barriera di protezione e isolamento.

Scarpa’s Fascia (azzurra): qui entriamo nel vivo. È una membrana fibrosa profonda, continua con la fascia del pene, dello scroto e del perineo, e si fonde lateralmente con la fascia lata della coscia. Se c’è una raccolta emorragica o un versamento.. potrebbe scendere in questa direzione.

Aponeurosi del muscolo obliquo esterno: lo scudo più robusto. Qui trovi la porta di entrata per eventuali ernie, e anche la sede del legamento inguinale.

Fascia lata: la “cintura” della coscia, che si unisce a Scarpa nel punto critico della linea di fusione. Una sorta di “cerniera anatomica” tra addome e arto inferiore.

Perché dovresti conoscere tutto questo?

Perché quando un paziente riferisce dolori inguinali, rigonfiamenti improvvisi o disturbi post-operatori non si tratta solo di muscoli e tendini.
La risposta è nella lettura tridimensionale di strati fasciali, continuità e pressioni.

Clinicamente, questo cambia tutto: le ernie non seguono i muscoli. Seguono le fasce. Gli edemi post-traumatici e i versamenti scrotali? Si infilano nelle linee di continuità fasciale. Il dolore sovrapubico? Può avere origine fasciale, vascolare, viscerale o strutturale.

Quindi un consiglio per chi non è del campo.
Non sottovalutate mai un rigonfiamento nella zona inguinale, anche se non fa male.

E per i colleghi.
Non fermiamoci al dolore. Studiamo la stratificazione tissutale come fosse una mappa: perché ogni strato parla, e noi possiamo imparare ad ascoltarlo.

Concludo con un paradosso:
Tra tutte le fasce del corpo… quelle “di Scarpa” sono tra le meno visibili, ma tra le più strategiche. Perché dove finisce il muscolo.. inizia il vero controllo. 🙃

27/05/2025

Occlusione dentale e postura: ti sei mai chiesto cosa c’entrano i denti con la tua schiena?

Se stai leggendo questo post con il collo proteso in avanti e la mandibola serrata, potresti essere già un caso clinico vivente di quello che sto per raccontarti.

L’immagine qui sopra mostra le classi occlusali dentali secondo Angle (Classe I, II div. 1, II div. 2 e III) e le ripercussioni posturali associate. Sì, hai letto bene: la tua occlusione dentale può influenzare il modo in cui stai in piedi, cammini e respiri.

Vediamole in modo semplice e concreto:

CLASSE I (normocclusione):
L’ideale. Mandibola e mascella sono in equilibrio, l’occlusione è funzionale. Non è detto che la postura sia perfetta, ma non c’è interferenza occlusale a peggiorarla.

CLASSE II DIVISIONE 1:
Overjet marcato (incisivi superiori sporgenti), retrognatismo mandibolare.
Risultato? Testa spinta in avanti, iperattività dei muscoli suboccipitali, iperlordosi cervicale e squilibri della catena posteriore. Il corpo rincorre la mandibola.. e non vince mai.

CLASSE II DIVISIONE 2:
Incisivi superiori inclinati verso l’interno, mandibola comunque retrusa.
La postura si adatta irrigidendosi: rigidità cervicale, compensi dorsali, ipersollecitazione delle spalle. Qui il collo non va avanti, ma si accorcia.

CLASSE III:
Prognatismo mandibolare, mandibola troppo avanti.
Il corpo tende a posture più inclinate indietro, con retroposizionamento del cranio. I muscoli sovraioidei e masticatori si adattano, ma a caro prezzo: affaticamento mandibolare, tensioni linguali e cervicali.

Non esiste postura senza coinvolgimento cranio-mandibolare. Non esiste equilibrio senza un dialogo tra denti, ATM, diaframma e appoggi plantari.

La bocca è un crocevia posturale.

Se ti occupi di postura e ignori l’occlusione, stai guardando un puzzle con un pezzo mancante. E se hai sempre mal di schiena e nessuno capisce perché, forse la risposta è nei tuoi denti. 🤭

NOTA IMPORTANTE: si tratta di un contenuto divulgativo, provocatorio, nato per stimolare riflessione e consapevolezza. Le correlazioni tra occlusione e postura esistono, ma non vanno assolutizzate. Non parliamo di causalità né di automatismi clinici, ma di possibilità da esplorare con spirito critico e multidisciplinare.

https://www.facebook.com/100006236502538/posts/3465561130328403/?sfnsn=scwspmo
10/09/2023

https://www.facebook.com/100006236502538/posts/3465561130328403/?sfnsn=scwspmo

IN STUDIO: “HO MALE AL GINOCCHIO”

Si presenta in studio una paziente trentenne con male al ginocchio destro.
"Non ho mai avuto traumi alle ginocchia…, ma ho male a camminare al ginocchio destro".
Parla in modo un poco strano; la mandibola quando si apre latero-devia a destra…, lato in cui vi é un evidente blocco articolare (valutato da test). É il lato che si apre meno…; é il lato in cui il "test della caramella", che faccio fare in questi casi, evidenza difficoltà ad aprirsi per addentarla (“vi è meno spazio”). La mandibola a destra é tesa e dolorante ad ogni tentativo di aprire di più. Così, in modo automatico la masticazione é diventata mono-laterale…, solo a sinistra. Essendo la destra meno disponibile, la sinistra si è dovuta adattare ed esser più disponibile del dovuto, iniziando così a sublussare e manifestare un click.
Ciò nonostante il corpo ha scelto di masticare a sinistra nonostante il click; ha scelto il lato del "non dolore".
Anche la lingua, dopo anni di masticazione monolaterale, ha imparato a stare preferibilmente a sinistra, e quando parla, assume una forma leggermente torsionale verso sinistra. Dopo tutto, il bolo lo beve sempre e solo “catapultare” sotto tale arcata. Questo fatto ha condizionato la sua deglutizione; é un poco difficoltosa, per cui, ad ogni deglutizione, interpella il movimento del collo quale forma di aiuto.
Le cervicali confermano stati di tensione asimmetrica: non poteva essere diversamente data la funzione asimmetrica.
Così, decido di osservare anche la proiezione della catena linguale che giunge fino ai piedi, è più precisamente ai due alluci, attraversando le ginocchia. Il ginocchio destro é un poco intraruotato e l'alluce destro è valgo; il piede ovviamente si è adeguato con un piccolo piattismo. Sembra che tutta la parte destra del corpo, si sia adeguata alla tensione della mandibola: quando in una catena anche un solo anello si è accorciato, l'intera catena ne risente. Ma, ovviamente, servono evidenze cliniche.
Cosi, faccio un test per capire la catena linguale come si comporta. Quando testo il lato destro, con il paziente in postura decompensata, la catena linguale della gamba destra reagisce perché é in netto ipertono.
Ora, dopo aver compreso la migrazione dei compensi verso il basso ed aver scoperto che il problema della mandibola (nella Time Line), é la causa primaria, devo capire cosa é successo per aver attivato tale deviazione mandibolare.
Finalmente ricorda: a 15 anni, viene colpita da una violenta schiacciata a pallavolo. Finisce al pronto soccorso…, nulla di rotto…, a casa. Dopo qualche settimana diviene un ricordo.
Così abbiamo iniziato con il trattare tutti i muscoli peri articolari del lato offeso; poi abbiamo agito sulla lingua per destrutturare ciò che ormai era una postura aberrata acquisita. Poi abbiamo trattato il collo mentre tutta la catena posteriore e quella linguale erano posizionate volutamente in adeguata pre-tensione.
Per ultimo, un piccolo richiamo di trazione all'alluce mentre la lingua veniva messa in tensione per provocare tutta la catena linguale.
Il test finale…, l’accosciata, dava già un risultato positivo. Da dolore VAS 7 iniziale ora é circa 3. Dunque un bel 50% in meno.
Bene, credo proprio che siamo sulla buona strada. Alla prossima seduta.
(D. Raggi)

ACL
28/03/2023

ACL

What evidence is there to inform our decision on whether patients should undergo surgical or non-surgical management after an ACL tear? The best way for...

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