Dott.ssa Daniela Cancedda Psicologa Psicoterapeuta EMDR

Dott.ssa Daniela Cancedda Psicologa Psicoterapeuta EMDR Psicoterapia, consulenza e sostegno psicologico. Ricevo presso lo studio di San Gavino M.le (SU) Via Rinascita 61

Ambiti d’intervento
• Disturbi dell'umore (depressione, distimia, ciclotimia)
• Disturbi d'ansia (ansia generalizzata, attacchi di panico, fobie specifiche, ossessioni e compulsioni, disturbo post traumatico da stress);
• Disturbi della sfera sessuale;
• Disturbi psicosomatici;
• Dipendenze;
• Disturbi del sonno;
• Disturbi dell'Alimentazione;
• Disturbi del Controllo degli Impulsi (cleptomania, tricotillomania, discontrollo degli Impulsi);
• Disturbi di Personalità (ossessivo-comupulsivo, evitante, dipendente, tstrionico, narcisista, antisociale, aggressivo-passivo, schizoide, schizotipico, borderline, paranoide);
• Disturbi dell’Età Evolutiva (ansia-depressione, disturbi del sonno, disturbi del comportamento, disturbo delle capacità motorie);
• Disagi dell’identità di genere;
• Donne vittime di violenza;
• Elaborazione di un lutto;
• Difficoltà genitori-figli;
• Crescita personale: Sviluppo dell'Autostima, dell'Assertivita', della Comunicazione efficace;
• Miglioramento della qualita' delle relazioni interpersonali;
• Problematiche emotive connesse alle malattie organiche;
• Sviluppo dell'Autonomia, Autorealizzazione.
• Sostegno alla genitorialità;
• Interventi di sostegno psicologico a domicilio per pazienti (allettati, con disabilità), impossibilitati a recarsi presso lo studio;
• Interventi di sostegno psicologico ai “caregivers” (persone che si occupano di familiari con problematiche croniche e/o degenerative organiche e/o psichiche). Le sedute vengono erogate in setting individuale (bambini, adolescenti, giovani e adulti), di coppia, familiare e di gruppo. Ho conseguito nel 2005 la laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Cagliari, svolgendo una tesi in Psicologia dell'Handicap, sono iscritta all'albo degli psicologi della Sardegna e abilitata all'esercizio della professione ( N° 1740 ). Specializzata in Psicoterapia della Gestalt, presso la SIG di Roma (gennaio 2014). Nel 2007 ho conseguito la specializzazione in Criminologia Clinica e Psicologia Giuridica presso l'IFOS di Cagliari. Ho collaborato per diversi anni con alcune scuole dell'obbligo, come psicologo scolastico. Attualmente esercito la libera professione presso gli studi di San Gavino Monreale e di Cagliari. Lavoro inoltre presso la Cooperativa Sociale Passaparola di Cagliari come coordinatrice del Servizio Educativo territoriale presso il Comune di Cagliari e di alcuni centri di aggregazione sociale della provincia di Oristano. Per la stessa Cooperativa mi occupo di formazione. Nel 1990 ho conseguito la laurea in Scienze Motorie e per tre anni (2007/2009), ho lavorato come Docente a contratto presso la Facoltà " Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e adattate presso l'Università degli Studi di Cagliari. Mi occupo di percorsi di preparazione attiva alla nascita, all'interno dei quali applico la mia formazione in Scienze Motorie unita al RAT . (training autogeno respiratorio per la gestante). Dal 2019 divento operatore di 2 livello EMDR che utilizzo sia in ambito clinico che in ambito sportivo per l’installazione di risorse positive finalizzate alla gara. Nel 2020 conseguo il master di primo livello in Psicologia dello Sport presso l’ente Psimedisport. Attualmente esercito la libera professione sia in ambito clinico, sia come psicologa dello sport presso tre ASD di Ginnastica Ritmica della provincia di Cagliari. Per tre anni (2010/2013) ho curato la rubrica di psicologia del "Il Provinciale oggi", periodico di attualità di San Gavino M.Le.

04/09/2025

L’apocalisse educativa - I genitori ultrà come detonatori di immaturità

La figura dell’ultrà genitoriale emerge come una piaga culturale ormai dilagante.

Genitori cresciuti senza evolversi, che si ergono a difensori spasmodici della vita dei figli — come se la crescita fosse un disastro da ostacolare — e finiscono per soffocarli anziché formarli e insegnargli a stare al mondo.

Questi individui arroganti e ansiosi consegnano ai figli il peggior biglietto da visita ossia una vita gestita, mai vissuta davvero, sempre sotto sorveglianza asfissiante.

Il danno silenzioso ovvero come l’iperprotezione smonta l’identità dei figli

Cosa succede quando il genitore non lascia spazio?
• Vengono erose l’autostima e la fiducia in sé stessi. Lo sviluppo dell’autonomia viene soffocato, lasciando al bambino un senso di impotenza e dipendenza cronica .
• Diventa impossibile confrontarsi con la frustrazione: senza errori, niente apprendimento, senza sfide, nessuna crescita. È un circolo vizioso che crea adulti emotivamente fragili e psicologicamente impreparati.
• Secondo la letteratura psicologica, i genitori elicottero — analoghi agli “ultrà” descritti nell’articolo — impediscono la naturale evoluzione cognitiva ed emotiva dei figli, favorendo ansia, depressione, narcisismo o incapacità di gestire lo stress.

Un’intera generazione travolta dall’immaturità

È tragico ma innegabile che questa forma educativa è molto diffusa. Non si tratta di casi isolati, ma di una febbre culturale che ha contagiato intere famiglie. L’articolo denuncia che in ogni angolo d’Italia — dalle classi di Rovigo agli episodi di cronaca come Abbiategrasso e Casal Palocco — i genitori ultrà sono onnipresenti, incapaci di crescere insieme ai propri figli, contribuendo a una generazione immatura, emotivamente fragile, priva di vero senso di responsabilità.

questi genitori non proteggono, imprigionano
• Sono il peggior biglietto da visita che un figlio possa avere: una vita controllata, pianificata, stritolata; mai liberata.
• Soffocano l’unico impulso che conta: la capacità di reagire, sbagliare, rialzarsi.
• Trasformano in adulti prigionieri, incapaci di governare la propria esistenza, dipendenti dal giudizio e dallo scudo paterno o materno.
• E inevitabilmente, alimentano l’immaturità collettiva, perché la protezione eccessiva produce figli che non sanno gestire né il fallimento né la felicità.

In sintesi quindi
• I genitori ultrà sono parassiti emotivi: assorbono ogni possibilità di crescita del figlio.
• Impediscono agli esseri umani in formazione di diventare adulti pensanti, autonomi, resilienti.

Il risultato: un’intera generazione segnata da fragilità, dipendenza e incapacità di vivere davvero.

04/09/2025
29/08/2025
26/08/2025

Una psicologa militare al fianco dei bambini di Gaza evacuati in Italia.

In questo mese di agosto si è compiuta la più grande operazione di evacuazione sanitaria dall’inizio del 2024. Tre velivoli della Difesa sono atterrati a Ciampino, Milano e Pisa con a bordo 31 bambini e 83 accompagnatori provenienti dalla Striscia di Gaza, accolti dopo un viaggio lungo e complesso. Insieme a medici e infermieri, a bordo c’era anche una psicologa militare, Chiara, che ha seguito passo dopo passo i piccoli pazienti e le loro famiglie. Il suo lavoro è stato quello di offrire conforto, contenimento e sostegno emotivo in un momento di grande fragilità, aiutando i bambini ad affrontare la paura e la fatica del trasferimento, e accompagnando i genitori nel difficile compito di trasmettere sicurezza ai propri figli. La presenza di una psicologa ha significato anche affiancare l’equipaggio stesso, impegnato in una missione tanto delicata quanto carica di responsabilità. Un contributo spesso silenzioso, ma essenziale, che dimostra come la cura psicologica non sia un accessorio, bensì una parte integrante della risposta sanitaria ed umanitaria. Questo intervento ricorda quanto sia necessario riconoscere sempre più il ruolo della psicologia nelle emergenze: perché laddove ci sono corpi feriti, ci sono anche emozioni, paure e traumi che hanno bisogno di essere accolti. E lo psicologo è la figura professionale che sa prendersene cura, con competenza e umanità.

Per approfondire 👉🏼 https://www.psy.it/una-psicologa-militare-al-fianco-dei-bambini-di-gaza-evacuati-in-italia/

25/08/2025

❤️

Il movimento è la medicina più naturale 🏋️🏃🧠
22/08/2025

Il movimento è la medicina più naturale 🏋️🏃🧠

20/08/2025

🧠 5 cose da evitare quando parli con una persona con Alzheimer
Comunicare con una persona che vive con la demenza può essere difficile, ma anche pieno di umanità, se impariamo ad avvicinarci con rispetto e consapevolezza.
Ecco 5 errori comuni da evitare… e cosa fare al loro posto. 👇

🌪️ 1. Non dire “Te lo ricordi?”
Spesso la risposta è “no” e può generare frustrazione o disagio.
➡️ Meglio raccontare direttamente il ricordo, condividendo emozioni positive.

⛔ 2. Evita di correggere continuamente
Correggere o contraddire può far sentire la persona confusa o umiliata.
➡️ Accogli il suo punto di vista. Se non è pericoloso, lascia correre.

🔁 3. Non insistere su cosa è “vero” o “falso”
Vivere in una realtà diversa può essere rassicurante per chi ha l’Alzheimer.
➡️ Entra nel suo mondo, segui la sua narrazione con delicatezza.

💥 4. Non alzare la voce
L'Alzheimer non è sordità. Parlare più forte non aiuta, anzi, può spaventare.

➡️ Parla con voce calma, tono affettuoso e frasi semplici.

⏳ 5. Non avere fretta
Le risposte possono arrivare con lentezza. Pressare mette ansia.
➡️ Dai tempo, aspetta con pazienza. La relazione è più importante della risposta.

💛 Ricorda: la persona è molto più della sua malattia. Ogni parola può diventare un ponte per comunicare cuore a cuore.

19/08/2025

LEGGIMI 👇
L’ansia nasce da una percezione di incertezza, vulnerabilità o mancanza di controllo. La sicurezza, invece, offre una base stabile in cui la mente può rilassarsi, pensando al meglio per sé e non a “come evitare il peggio”; nella sicurezza, infatti, sappiamo di poter contare sulle nostre risorse per affrontare ogni sfida. Quando siamo in preda all’ansia ci percepiamo in balia degli eventi perché quelle risorse non le vediamo, ignoriamo le nostre competenze, le nostre capacità, insomma, ignoriamo tutto ciò che può farci sentire al sicuro.

Nelle dinamiche relazionali, sentire (Attenzione! SENTIRE e non sapere) di essere accettati, amati e compresi, per esempio, media un messaggio di sicurezza. A vuolte “sappiamo” di essere accettati e accolti, tuttavia ci sentiamo come se non lo fossimo (o perché c’è un problema relazionale nel presente o perché il “senso di non valere e di mancata accettazione ci è stato appiccicato addosso nel nostro passato). L’ansia si cura con l’affermazione personale, con l’affermazione del proprio posto nel mondo… e tutto questo va ben oltre la mera autostima. E in quello spazio personale, l'ansia perde la sua forza, perché non neghiamo le avversità, non le minimizziamo o non le evitiamo: ci facciamo noi “più grandi”, appunto, più sicuri.

In un certo senso, la sicurezza è come un abbraccio invisibile che dice: "Va tutto bene, sei al sicuro qui e ora, ce la fai, puoi agire per costruire il meglio per te nonostante le inevitabili avversità.” ❤️
E questo è tutto ciò che ti auguro.
Un forte abbraccio,
Anna ❤️🫂

25/03/2025

Chiar.ma Presidente del Tribunale dei Minori di Milano Avv. Maria Carla Gatto.......

Le scrivo perché stamane ho letto l’intervista che ha rilasciato a “La Stampa”, in cui lei afferma che la famiglia affidataria di Luca non aveva i requisiti per diventarne famiglia adottiva. Le scrivo perchè io e Lei ci siamo incontrati in occasione di convegni in cui veniva messo a fuoco il tema della protezione dei minori. Ma soprattutto, Le scrivo perché Lei è nella posizione giuridica di decidere del destino di Luca, che a 4 anni - dopo essere stato cresciuto dal primo mese di vita da due genitori affidatari - ha avallato e firmato il provvedimento di trasferimento di Luca nella sua nuova famiglia adottiva, generando ciò che per noi specialisti di età evolutiva rappresenta uno dei più gravi traumi – sul piano clinico – che si possa verificare nella vita di un bambino: il trauma abbandonico. E’ come se avesse deciso che mamma e papà di Luca morissero contemporaneamente, scomparendo per sempre dalla sua vita. In più la riassegnazione di Luca a due nuovi genitori non ha comportato alcun genere di “processo ponte” tra vecchia e nuova famiglia, procedura di importanza fondamentale per permettere alla nuova famiglia di poter usufruire di tutto quel bagaglio di conoscenza e competenza su Luca che i genitori affidatari detengono dal primo mese di vita del bambino. Lei afferma che questo “ponte” tra famiglie non è avvenuto perché i due genitori affidatari si sono dimostrati ostacolanti. Io li ho ascoltati e mi sono sembrati tutt’altro che ostacolanti. Li ho sentiti “disperati” per essersi visto strappato un bambino in 48 ore senza possibilità di stargli accanto in una separazione così terribile. E le lacrime che hanno pianto non erano solo dovute al loro dolore inevitabile. Ma alla percezione del dolore che quel bambino avrebbe provato trovandosi dopo 4 anni, all’improvviso, senza mamma e papà.
A fronte di tutto questo, l’elemento chiave della sua decisione – alla luce di quanto dichiarato al giornale – sembra essere la protezione del minore che quando sarà adolescente si troverebbe ad avere come padre e madre due persone anziane. Oggi Luca ha 4 anni e i suoi genitori affidatari rispettivamente 54 e 53. Tra 10 anni Luca avrà 14 anni e i suoi genitori affidatari 64 e 63, ovvero 3 anni in più di me che oggi cresco 4 figli, di cui una la quarta figlia ha attualmente 16 anni. Non mi sento anziano per i suoi bisogni. Ma mi sento competente. Faccio molti errori educativi con lei, ma non dipendono dalla mia età. Lei sa meglio di me, inoltre, che in base al principio della continuità affettiva, decade e non è più effettivo il principio che regola il divieto di adottare in base all’età dei genitori. Io davvero non comprendo – e lo dico prima di tutto da specialista dell’età evolutiva, ma anche da genitore – come è possibile che il luogo istituzionale che si occupa della tutela del bene maggiore dei minori, possa applicare al caso specifico di Luca ciò che viene affermato nell’intervista rilasciata a La Stampa. Se lei sa che i genitori affidatari di Luca sono stati inadeguati con questo bambino, in quanto gli hanno procurato dolori e sofferenze per incompetenza genitoriale, la sua decisione appare perfetta e l’unica che andava presa. Ma considerato che questi genitori hanno ricevuto in affido proprio dal sistema di tutela del minore, un altro bambino dopo Luca e tuttora lo stanno crescendo come affidatari, io presumo che questi due genitori siano molto competenti sul piano emotivo e affettivo. E probabilmente lo saranno, con tutti i limiti che tutti abbiamo dopo aver compiuto 60 anni, anche tra 10 anni. Due settimane fa ho chiesto se in Italia c’era un solo professionista dell’età evolutiva che fosse d’accordo con questa decisione da Lei avallata. Non ce n’è stato uno in tutta la nazione. E’ paradossale ciò che accade, perché il suo stesso Tribunale, nei processi separativi, prende decisione dopo aver raccolto perizie e pareri degli specialisti. Credo che, in questo caso, gli specialisti che si sono occupati di Luca su ordine del Tribunale e che stanno monitorando la situazione, non siano allineati con il parere competente di tutto il mondo scientifico. E questa cosa, da professionista, la ritengo gravissima, sotto ogni punto di vista, sia clinico che giuridico. Io non sono nessuno e non ho alcun potere di legge che mi consenta di cambiare la situazione di questo bambino. Ma ciò che è accaduto - sono più che certo - è causa di un trauma enorme per Luca, un trauma che poteva essere prevenuto e che va riparato il più velocemente possibile, riassegnando il bambino alla famiglia che lo ha cresciuto. So che questo genererà una enorme fatica emotiva a tutti e penso con dolore a quella famiglia adottiva che ora ha accolto Luca e che lo sta amando, consapevole della precarietà enorme che questo iter giuridico ha imposto a tutti. Però, mi lasci dire: una cosa così non può accadere mai più. Urge una legge che tuteli in tutti i modi la continuità affettiva per il minore e sono senza parole che proprio voi, che siete uomini e donne di legge, non l’abbiate ancora promulgata. Presumo che lei come me sappia che Luca ha bisogno di tornare nella sua famiglia di origine, che io – dopo averne parlato – sento una volta alla settimana. Le consiglio di chiamare questi due genitori anche lei, invece che parlarne in astratto in un’intervista ai giornali. Si renderebbe conto che si tratta di due genitori attenti e competenti, con tanta esperienza (anche professionale) di cura dei minori. Lei li ha accusati di aver reso mediatico il loro caso. Mi lasci dire che hanno fatto bene: perché se questa cosa non fosse stata mediatizzata, oggi Luca sarebbe un bambino in balia della burocrazia più cieca e di una legislazione ingiusta. Lei ha tutto il diritto di considerare il mio intervento invadente e intrusivo. Ma in questo caso, io non riesco a non fare questo intervento. E chiedo a tutto il mondo di fare rumore, di condividere questo mio messaggio e di scriverle oggi stesso affinchè cambi il destino di Luca e in futuro di tutti gli altri Luca inascoltati che potrebbero trovarsi in questa situazione. La saluto con cordialità. Alberto Pellai

24/02/2025

Tutta la vicinanza ed i più affettuosi auguri a Papa Francesco in queste ore difficili, a nome di tutta la Comunità professionale.

Ricordiamo le sue parole sull’importanza del lavoro delle psicologhe e degli psicologi: “Chi soffre non va lasciato solo, serve vicinanza, ascolto, un sorriso accanto all'imprescindibile accompagnamento psicologico, utile ed efficace”.

Forza Francesco!

Indirizzo

Via Rinascita 40
San Gavino Monreale
09037

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Our Story

Consulenza e sostegno psicologico La consulenza psicologica è un servizio professionale che consiste in una “consultazione mirata alla risoluzione di difficoltà personali o relazionali che riguardano un disagio o una difficoltà passeggeri”. Per raggiungere tale finalità, la consulenza psicologica si struttura normalmente in 3 fasi: Presa di coscienza e chiarificazione della situazione di disagio e del conflitto Facilitazione di scelte autonome e responsabili, che tengano conto dei bisogni individuali e delle risorse possedute. Sostegno nel perseguire la decisione maturata ed il processo di crescita personale che accompagna la risoluzione delle situazioni di crisi.

Il sostegno psicologico E’ una relazione di aiuto definita dalla comprensione e dalla condivisione empatica da parte dello psicologo per la sofferenza e il malessere della persona nei momenti critici della vita, come un lutto, una separazione, la perdita o il cambiamento del proprio impiego professionale. Lo psicologo attraverso il colloquio psicologico e la risonanza, anche a livello corporeo, la competenza empatica e la conoscenza di se, aiuta il paziente a rafforzare la sua struttura psichica e ad uscire dalla solitudine e dal dolore

La psicoterapia Rappresenta un percorso di trattamento dei disturbi psicologici che si realizza in una serie di incontri con il professionista psicoterapeuta. Lo scopo della psicoterapia è promuovere un cambiamento tale da alleviare in modo stabile alcune forme di sofferenza emotiva. E’ basata sul rapporto emotivo e di fiducia tra paziente e psicoterapeuta. Si svolge attraverso la parola, il colloquio, la riflessione e mediante altre tecniche (secondo l'orientamento teorico dello psicoterapeuta) comunque proprie della psicologia. E' un percorso che ci conduce a recuperare il nostro benessere psicologico, eliminando il disturbo o il disagio che ci impedisce di vivere serenamente. Si occupa dunque delle difficoltà psicologiche che compromettono il benessere personale e la qualità della vita della persona. Difficoltà che si esprimono attraverso diversi canali: sintomi psichici, comportamentali, psicosomatici che possono avere differenti gradi di gravità. La psicoterapia decodifica la nostra sofferenza e fa leva sulle nostre risorse latenti atte a produrre il cambiamento verso un nuovo e più stabile equilibrio, in modo da risolvere le nostre difficoltà. E' dunque finalizzata a sbloccare la situazione di disagio in cui ci troviamo che rende difficoltosa la nostra quotidianità e riportarci ad una possibile condizione di benessere.

Ambiti d’intervento • Disturbi dell'umore (depressione, distimia, ciclotimia) • Disturbi d'ansia (ansia generalizzata, attacchi di panico, fobie specifiche, ossessioni e compulsioni, disturbo post traumatico da stress); • Disturbi della sfera sessuale; • Disturbi psicosomatici; • Dipendenze; • Disturbi del sonno; • Disturbi dell'Alimentazione; • Disturbi del Controllo degli Impulsi (cleptomania, tricotillomania, discontrollo degli Impulsi); • Disturbi di Personalità (ossessivo-comupulsivo, evitante, dipendente, tstrionico, narcisista, antisociale, aggressivo-passivo, schizoide, schizotipico, borderline, paranoide); • Disturbi dell’Età Evolutiva (ansia-depressione, disturbi del sonno, disturbi del comportamento, disturbo delle capacità motorie); • Donne vittime di violenza; • Elaborazione di un lutto; • Difficoltà genitori-figli; • Crescita personale: Sviluppo dell'Autostima, dell'Assertivita', della Comunicazione efficace; • Miglioramento della qualita' delle relazioni interpersonali; • Problematiche emotive connesse alle malattie organiche; • Sviluppo dell'Autonomia, Autorealizzazione. • Sostegno alla genitorialità; • Interventi di sostegno psicologico a domicilio per pazienti (allettati, con disabilità), impossibilitati a recarsi presso lo studio; • Interventi di sostegno psicologico ai “caregivers” (persone che si occupano di familiari con problematiche croniche e/o degenerative organiche e/o psichiche).