Dott.ssa Marianna Chessa Psicologa-Psicoterapeuta Emdr-Criminologa

Dott.ssa Marianna Chessa Psicologa-Psicoterapeuta Emdr-Criminologa Psicologa-Psicoterapeuta-Ipnotista-Criminologa
Studio in Via G. Cesare n.3 San Gavino

Vi aspetto sabato 13 alle 18.00 a Casa Mereu a San Gavino Festival Letterario del Monreale
11/09/2025

Vi aspetto sabato 13 alle 18.00 a Casa Mereu a San Gavino Festival Letterario del Monreale

07/09/2025
04/09/2025

📚 FESTIVAL LETTERARIO DI SAN GAVINO MONREALE 2025
🗓 11 – 14 settembre | Cortile Casa Mereu (Programma completo nel primo commento)

Quattro giornate dense di storie, voci, parole che lasciano il segno.
Torna per la settima edizione il Festival Letterario di San Gavino Monreale, uno degli appuntamenti culturali più attesi del territorio, con un cartellone ricco di ospiti, incontri, laboratori e sapori.

🥣 Quest’anno, la letteratura incontra il gusto.
Sarà un’edizione da assaporare, in tutti i sensi.
Sotto la direzione artistica di Giovanni Follesa e Francesca Spanu, il festival segue un filo conduttore inedito – o, meglio, un “filo aromatico” – che unisce cibo, cultura e scrittura, attraversando la tradizione enogastronomica italiana e i suoi legami profondi con la memoria, il territorio e l’identità.

📖 Sul palco di Casa Mereu si alterneranno scrittrici e scrittori del panorama culturale regionale e nazionale: da Piero Dorfles a Valentina D’Urbano, da Piergiorgio Pulixi a Romano De Marco, passando per firme amate come Maria Francesca Chiappe, Giovanni Follesa, Antonio Boggio, Vito Di Battista, Luca Mercadante, Elena Magnani e tanti altri.

👩‍🍳 In calendario anche appuntamenti speciali come:
uno showcooking con Luca Pappagallo, volto amatissimo della divulgazione culinaria;
il laboratorio di scrittura “I cinque sensi del cibo” a cura di Andrea Fulgheri;
e un talk dedicato al fenomeno degli audiolibri, con editori e autori.

📝 Per chi scrive, saranno attivi anche tre laboratori tematici (editing, presentazione manoscritti, scrittura sensoriale) presso l’Hotel Crocus.

📍 Tutti gli eventi si svolgeranno nel suggestivo cortile di Casa Mereu, che negli anni è diventato il teatro naturale delle nostre serate di parole e bellezza condivisa.

🎉 Vi aspettiamo a San Gavino dall’11 al 14 settembre

02/09/2025

📚✨ È ufficiale: il Festival Letterario di San Gavino Monreale torna a settembre! ✨📚

Abbiamo atteso la delibera comunale e ora possiamo dirlo a gran voce: dal 11 al 14 settembre 2025 il Cortile di Casa Mereu si trasformerà di nuovo in un palcoscenico di parole, storie ed emozioni.

Segnate queste date, perché ci aspettano quattro giornate indimenticabili, tra libri, incontri e magia condivisa.
Il programma completo arriverà presto… ma intanto iniziate a prepararvi: il conto alla rovescia è iniziato! ⏳✨

26/08/2025

La chiusura del gruppo social in cui oltre 30.000 uomini si scambiavano immagini intime di donne non è un incidente isolato. È il sintomo di una malattia culturale profonda, le cui radici affondano nel terreno fertile del patriarcato e del maschilismo tossico. Per comprendere come un simile orrore possa essere normalizzato, dobbiamo prima guardare all'ideologia che lo nutre, e solo dopo ai meccanismi psicologici che lo amplificano.

IL PATRIARCATO COME MANUALE D'ISTRUZIONI

Questi gruppi non nascono nel vuoto, ma sono l'espressione digitale e tossica di un modello culturale che da secoli insegna agli uomini a definire la propria identità attraverso il dominio. Al centro di questo modello si trova il concetto di mascolinità egemonica, spiegato da Raewyn Connell, che costruisce l'essere "uomo" in opposizione al femminile e attraverso l'esercizio del potere. In questa visione, dove la virilità si misura con la capacità di controllare, la condivisione non consensuale di foto intime diventa un brutale atto di possesso: il corpo della donna viene espropriato e trasformato in un trofeo da esibire al branco per riaffermare un potere maschile fragile e predatorio.

Per esercitare questo controllo senza provare empatia, è necessario un passaggio psicologico centrale: la deumanizzazione. Come ha sottolineato Susan Fiske, questo meccanismo riduce le persone a oggetti, spogliando la donna della sua identità di individuo con una storia, dignità ed emozioni. Diventa così un corpo frammentato, una "cosa" da consumare, giudicare e scartare, e solo in questo modo la violenza smette di essere percepita come tale, perché si agisce su un oggetto e non su un essere umano.

IL CONSENSO CANCELLATO: IL CUORE DELLA VIOLENZA

Dobbiamo essere cristallini su un punto che non ammette ambiguità: il consenso non è un dettaglio, è il netto confine tra un atto di intimità e un atto di violenza. In questi gruppi, ogni singola immagine condivisa rappresenta un confine violato. Il consenso dato in un contesto privato e di fiducia (ad esempio, all'interno di una relazione di coppia) non è un assegno in bianco. Non autorizza in alcun modo la diffusione pubblica di quel materiale. L'atto di prendere quell'immagine e darla in pasto a migliaia di estranei è un tradimento profondo e un'affermazione di potere assoluto: significa comunicare alla vittima che il suo "no", la sua volontà e il suo diritto alla privacy non hanno alcun valore. Si tratta di una violenza psicologica ed emotiva devastante, che cancella l'autonomia della persona e la trasforma in un oggetto a completa disposizione del volere altrui. Non è "leggerezza", è un abuso.

"MIA MOGLIE", "LA MIA RAGAZZA": IL POSSESSO CHE GIUSTIFICA IL TRADIMENTO

Ciò che rende questo fenomeno ancora più inquietante e perverso è che le vittime non erano anonime estranee, ma le proprie compagne, mogli, fidanzate. Il nome stesso del gruppo, "Mia Moglie", è una dichiarazione programmatica. L'aggettivo possessivo "mia" non indica affetto, ma proprietà. Rivela una mentalità patriarcale radicata per cui la partner non è un individuo autonomo, ma un'estensione di sé, un bene di cui si può disporre a piacimento. In quest'ottica distorta, condividere le sue foto intime non è visto come un tradimento della fiducia coniugale, ma come l'esercizio di un diritto di proprietà sul suo corpo. È un atto che si svolge su un doppio binario: da un lato, si cerca la complicità e l'approvazione del branco maschile ("guardate cosa possiedo"), dall'altro si punisce e si umilia la partner, riaffermando il proprio controllo su di lei proprio all'interno della relazione più intima. È la massima espressione di un amore che non è amore, ma dominio.

Il DESIDERIO DELL'UMILIAZIONE

È fondamentale soffermarsi su come la sessualità stessa venga percepita in questi contesti. Quella che vediamo in azione non è espressione di desiderio o di erotismo, ma la sua negazione: è una sessualità usata come arma di potere e linguaggio del dominio. Il punto centrale non è l'attrazione, ma il possesso. Per poter condividere l'immagine di una donna in quel modo, è necessario prima averla spogliata della sua soggettività, trasformandola in un trofeo. Il corpo femminile diventa merce di scambio sociale all'interno del branco maschile, un oggetto da esibire per ottenere approvazione e consolidare il proprio status nel gruppo.

In questo processo, l'intimità originale viene rubata, violata e data in pasto al pubblico ludibrio. Un momento privato, basato sulla fiducia e sul consenso, viene trasformato in un atto di pornificazione e umiliazione di massa. La sessualità cessa di essere un'esperienza di connessione reciproca per diventare uno strumento unilaterale di sottomissione. È la massima espressione di una mascolinità tossica che non sa vivere la relazione se non in termini di conquista e controllo, e che teme una sessualità paritaria basata sul rispetto del desiderio altrui.

IL BRANCO DIGITALE: COME IL GRUPPO AMPLIFICA LA VIOLENZA

Se il patriarcato fornisce il "manuale", il gruppo digitale diventa il "laboratorio" in cui queste dinamiche vengono messe in pratica e potenziate, un luogo dove persone comuni si trasformano in complici di una violenza sistematica. La forza del branco si cementa innanzitutto attraverso la creazione di un "noi" contro un "loro", come spiegato dalla teoria dell'identità sociale di Tajfel: il "noi" degli uomini del gruppo si rafforza proprio umiliando il "loro", le donne ridotte a oggetti. In questo contesto, la condivisione del "bottino" cessa di essere un atto individuale per diventare un rito di appartenenza che consolida la lealtà reciproca. A questo potente meccanismo si aggiunge l'anonimato dello schermo, che assolve e incoraggia.
Mentre la donna diventa un oggetto, un corpo da esibire, l’uomo , senza volto disperde nella chat se stesso. La vastità del gruppo crea un effetto di deindividuazione, come teorizzato da Philip Zimbardo, in cui l'individuo si sente una goccia indistinta in un oceano, perde il senso di responsabilità personale e si sente autorizzato a compiere atti che non oserebbe mai fare da solo, poiché la colpa si dissolve nella massa. Infine, il silenzio delle migliaia di "spettatori" non è stato affatto neutrale. Come dimostra l'effetto testimone di Darley e Latané, più persone assistono a un'ingiustizia, meno ciascuna si sente responsabile di agire. Quel silenzio assordante è stato un'approvazione tacita, il terreno fertile che ha permesso alla violenza di prosperare senza ostacoli.

LA COSCIENZA ADDORMENTATA: "È SOLO UNO SCHERZO"

Infine, come fanno questi uomini a convivere con le proprie azioni? Attraverso il disimpegno morale, come descritto da Albert Bandura. Mettono a tacere la propria coscienza con una serie di auto-giustificazioni: "è solo goliardia", "guardavo soltanto" (minimizzazione), "lo fanno tutti" (diffusione di responsabilità). Questo permette di essere crudeli senza sentirsi crudeli.

DALLA CONSAPEVOLEZZA ALL'AZIONE: IL NOSTRO RUOLO

La chiusura del gruppo è un intervento sul sintomo, non sulla malattia, perché la cultura che l'ha generato è ancora qui, tra noi.

Il primo passo fondamentale è quindi riconoscere le sue radici, smettendo di trattare la violenza di genere come un'emergenza o un raptus isolato per iniziare finalmente a considerarla per quello che è: un problema strutturale. Affrontare un problema di questa portata richiede un intervento culturale altrettanto profondo, che deve partire dall'educare a una mascolinità diversa, promuovendo modelli di identità maschile fondati sul rispetto, l'empatia e la parità. Questo percorso inizia con l'educazione dei figli ma prosegue e si consolida nelle conversazioni quotidiane tra adulti.

Questa trasformazione non può essere delegata, perché la responsabilità è di tutti, qui e ora. È necessario agire e non solo osservare: segnalare, denunciare, uscire dai gruppi tossici e trovare il coraggio di contestare una battuta sessista.
Ogni gesto conta.

“Quando ti metterai in viaggio per Itaca, / devi augurarti che la strada sia lunga, / fertile in avventure e in esperien...
18/08/2025

“Quando ti metterai in viaggio per Itaca, / devi augurarti che la strada sia lunga, / fertile in avventure e in esperienze.” E così questo viaggio è stato ricco di emozioni e pensieri positivi ♥️ “Viaggiare è come innamorarsi: il mondo è tutto nuovo, anche se si è già stato in quel posto un milione di volte.”



13/07/2025

LA FORZA DI SINNER

Molti pensano che – alla fine - ciò che più conta nello sport sia vincere. Ma Sinner ci ricorda che si è campioni non solo per come si vince. Ma anche per come si impara a perdere.

Lo sport è la migliore metafora della vita. Per diventarne competenti, ci si deve allenare. L’allenamento non ti lascia mai dentro la comfort zone. Ma costantemente ti chiede di metterci tutto l’impegno possibile per rendere strutturato ciò che è ancora in divenire.

Giorno dopo giorno, si diventa.
Sinner forse non sapeva che sarebbe diventato il Sinner campione che abbiamo visto oggi a Wimbledon. Ma non ha mai smesso di usare il tempo della crescita, rendendolo un tempo di “strutturazione”. Ciò che mi colpisce non è la sua tecnica, la sua abilità nel colpire la palla. Ciò che mi lascia senza parole è la forza della sua mente.
Si diventa grandi grazie a ciò che si impara a far accadere nella propria mente. Tutto il resto è conseguenza. Congratulazioni a Sinner e auguri ai nostri figli. Non perché diventino campioni, ma perchè diventino capaci di allenare la loro mente.

(A.Pellai “Allenare alla vita. I dieci principi per ridiventare genitori autorevoli” Mondadori ed.)

16/06/2025

Nuovo sopralluogo dei ris nella villetta dove è morta Chiara Poggi per riprodurli in 3d.

05/06/2025

“L’iperattenzione non è una forma superiore di attenzione, ma la sua disattivazione totale.”
Così Massimo Recalcati descrive gli effetti della sovrastimolazione digitale sulle nuove generazioni. Un fenomeno sempre più diffuso che altera profondamente la qualità dell’esperienza mentale.

La cosiddetta videocrazia – un sistema di consumo compulsivo di contenuti audiovisivi, brevi e incessanti – mina alla radice la capacità di concentrazione, riduce lo spazio del pensiero critico, trasforma la relazione con il sapere e genera una vera e propria intossicazione cognitiva ed emotiva.

Il disturbo dell’attenzione, come osserva Recalcati, non nasce da un vuoto, ma da un eccesso: troppi stimoli, troppa velocità, nessuna pausa. La mente è catturata, ma non coinvolta. Si attiva, ma non elabora. Il pensiero perde continuità e profondità. L’intelligenza si riduce a performance immediata.

In questo scenario, la psicologia ha un compito urgente e trasversale:
🔹 sostenere famiglie e scuole nel recupero di spazi di silenzio e attenzione;
🔹 aiutare i più giovani a riconoscere i propri bisogni psichici dietro al consumo compulsivo di stimoli;
🔹 promuovere una cultura della lentezza, della pausa, della contemplazione.

L’educazione all’attenzione non è solo una questione pedagogica, ma una priorità di salute mentale.
In gioco non c’è solo l’apprendimento: c’è la possibilità stessa di una vita interiore.

Non abbassare mai la testa. Tienila sempre ben alzata. Impara a guardare il mondo dritto negli occhi … e se la abbassera...
31/05/2025

Non abbassare mai la testa. Tienila sempre ben alzata. Impara a guardare il mondo dritto negli occhi … e se la abbasserai, come in questa foto, sarà solo per prendere la rincorsa per andare veloce verso i tuoi sogni ♥️auguri mia adorata Diletta ♥️12 anni

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12/11/2024

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26/09/2024

A Nuoro.
Oggi abbiamo finito le parole.
Abbiamo finito le lacrime.
I nostri pensieri sono confusi.
Da domani siamo consapevoli di dover lavorare il doppio per trovare risposte a tanto dolore…
Non ci sono più parole. Non ci sono più lacrime. Non ci sono pensieri.

Indirizzo

Via GIULIO CESARE 3
San Gavino Monreale
09037

Sito Web

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