Dott.ssa Marianna Marconcini Psicologa

Dott.ssa Marianna Marconcini Psicologa Psicologa - Psicologia dell'età evolutiva
Consulenze psicologiche, valutazioni dei disturbi dell'apprendimento e dell'attenzione.

potenziamento abilità scolastiche e attentive, percorsi sul metodo di studio, Parent Training adhd.

24/03/2025

L'avere dei limiti, anche all'aiuto rassicurante del genitore, sembra essere un bagaglio importante per un bambino, che gli permetterà di avere dei "contenitori mentali" per le esperienze. Anche lo star male, il dolore e l'angoscia possono essere più sopportabili se ci sono questi contenitori che li delimitano, piuttosto che essere vissuti come infiniti e travolgenti, senza limiti che li contengano.

Alba Marcoli "Il bambino nascosto"

25/10/2024

- Ho paura.
- È stagione.
- No, ho paura di non aver capito.
- Cosa?
- Tutto quanto. La vita.
- Sa che ho un paziente di ottant’anni?
- Vede altri pazienti? Pensavo che il nostro fosse un rapporto speciale!
- Questo signore un giorno mi guarda e mi dice “io che devo fare?”. Capisce? Che devo fare? A ottant’anni.
- E quindi?
- Quindi lei, come tutti, vive nella grande illusione della consapevolezza.
- Cioè?
- L’idea che, a un certo punto le risposte arriveranno, che la vita acquisterà un senso e tutto smetterà di sembrare così incerto, id**ta e confuso. Vuoi con la saggezza, vuoi con l’esperienza, siamo stati tirati su dando per scontato che un bel giorno finalmente il quadro generale sarebbe stato chiaro, o almeno comprensibile.
- E invece?
- E invece no.
- Ecco.
- Invece magari sarebbe il caso di cominciare a considerare che non potrebbe arrivare nessuna risposta o, perlomeno, nessuna risposta soddisfacente.
- Perché non può essere uno di quegli psicologi che annuiscono e basta?
- Lei ha delle domande, come ce le hanno tutti. Grandi, piccole, medie. Domande che qualche volta si porta in giro e che qualche volta portano in giro lei. Queste domande le trascina in un mondo dove è accerchiato da persone che muoiono dalla voglia di darle delle risposte. Diciamo persone in costume.
- In costume da cosa?
- Dipende. Suo padre è in costume da suo padre. Il politico in televisione è travestito da soluzione, il tizio nel suo cellulare da epifania, da trucco per sfangarla. Pure io, qui seduto a parlare con lei nel mio studio, sono in costume. Alcuni costumi sono banali, altri originali. Qualche costume lo ereditiamo o lo compriamo, molti ce li facciamo da noi. C’è gente che un giorno s’è messa un costume e non se l’è tolto più. C’è chi si sveglia la mattina e come prima cosa corre a indossarlo perché non è più abituato a stare senza. C’è gente che si veste da madre, da figlio, da compagno, da insegnante, da studente, da carrierista e da subordinato, da persona felice, consapevole, in controllo. I costumi se presi uno per uno sembrano diversi, ma in realtà ci vestiamo tutti dalla stessa cosa: risposte.
- Io no.
- Anche lei. È in costume ogni volta che qualcuno le chiede “come va?” e lei risponde “bene”, è in costume ogni volta che invece di parlare alla persona che ha davanti preferisce farci conversazione, è in costume quando sceglie di risparmiare energie, ogni volta che abbozza, quando si dimentica che riuscire ogni tanto a fare cose coerenti e straordinarie non fa di lei necessariamente una persona coerente e straordinaria. È in costume quando rinuncia alle rare opportunità che la vita le offre per essere sé stesso.
- Ma scusi eh, lei dice che nessuno ha risposte.
- Esatto.
- Ma come fa sta cosa a non farla uscire di testa?
- Non è facile, ma c’è anche chi è disposto a ragionare sulle domande. Un po’ per natura, un po’ per educazione, noi tendiamo a sottostimare le domande rispetto alle risposte. Viviamo esistenze in cui le prime sono un mezzo e le seconde il fine. Tendenzialmente consideriamo chi non ha risposte un fallito, e ci affidiamo a chiunque ci permetta di farne scorta. L’obiettivo ultimo è arrivare alla fine con più certezze che dubbi. Ma quello che dimentichiamo è che le domande ci fanno muovere, le risposte ci fanno star seduti. E ogni tanto, quando la vita ti toglie la sedia da sotto il c**o, bisogna sapersela cavare in un mare di domande.
- Mi sembra spaventoso avere solo domande.
- Perché è spaventoso. La cosa che fa paura, però, non è la domanda in sé. La cosa che fa paura è togliersi quel costume, è avere il coraggio di dire a chi ci sta davanti “non lo so”. Tutti cerchiamo una qualche forma di aiuto, e magari quell’aiuto non è una persona che ti dice cosa fare e come farlo, ma piuttosto qualcuno che, nonostante i suoi dubbi e le sue paure, decide di rischiare e togliersi quel costume.
- Cosa ha detto poi al signore?
- A quello di ottant’anni?
- Sì.
- Gli ho detto che non avevo la più pallida idea di cosa dovesse fare.
- E lui che ha fatto?
- Ha tirato un gran sospiro di sollievo.

Il testo è di Nicolò Targhetta e la grafica di Amandine Delclos.
Non è successo niente

12/04/2024

Cerco ancora consigli su come stampare questa tavola di David Finch tratta dal finale di Avengers Divisi, perché credo sia un ritratto intenso di cos'è l'amore.
C'è Visione, l'androide, la macchina, pensata per vendicarsi degli Avengers secondo il volere del suo creatore, non certo per provare sentimenti.
C'è Wanda/Scarlett Witch, la più disagiata dei supereroi, che non sa chi è (i suoi genitori si riveleranno non essere tali in ben due occasioni) e non sa nemmeno cos'è (strega? Mutante? Altro di ancora più indefinito?) e ha un potere così grande che le consente di riscrivere la realtà a suo piacimento, mettendola costantemente in conflitto tra usare quel potere per fare del bene - pagandone il prezzo - o fare qualcosa per sé, realizzando i suoi desideri.
Come fanno a innamorarsi la macchina più razionale e performante e l'avengers più emotivamente devastata e devastante?
Attraverso quella forza creativa e combattiva che è l'amore, così come lo descrive Lacan: qualcosa che non si ha e che si dona a qualcuno che non lo vuole.
Visione non è certo fatto per trovarsi a proprio agio nell'imprevedibilità, ma crea, nel legame con Wanda qualcosa che non ha: i sentimenti.
Wanda, da parte sua, non ha la capacità di restare legata a qualcosa perché nella sua vita tutti i legami si spezzano, ma crea, nella relazione con Visione qualcosa che non ha: la stabilità.
Se l'atto creativo che attinge a risorse nascoste o sottovalutate è la parte più entusiasmante dell'amore e dell'innamoramento, la questione diventa più complicata quando l'amore si avvicina al terreno scottante delle nostre paure, di quello che non vogliamo, di quello che ci spaventa.
Perché è nell'angoscia della felicità che il più delle volte organizziamo i nostri peggiori disastri relazionali.

Indirizzo

San Giovanni Lupatoto

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 19:00
Martedì 09:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 19:00
Sabato 09:00 - 13:00

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Dott.ssa Marianna Marconcini Psicologa pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta Lo Studio

Invia un messaggio a Dott.ssa Marianna Marconcini Psicologa:

Condividi