25/10/2024
- Ho paura.
- È stagione.
- No, ho paura di non aver capito.
- Cosa?
- Tutto quanto. La vita.
- Sa che ho un paziente di ottant’anni?
- Vede altri pazienti? Pensavo che il nostro fosse un rapporto speciale!
- Questo signore un giorno mi guarda e mi dice “io che devo fare?”. Capisce? Che devo fare? A ottant’anni.
- E quindi?
- Quindi lei, come tutti, vive nella grande illusione della consapevolezza.
- Cioè?
- L’idea che, a un certo punto le risposte arriveranno, che la vita acquisterà un senso e tutto smetterà di sembrare così incerto, id**ta e confuso. Vuoi con la saggezza, vuoi con l’esperienza, siamo stati tirati su dando per scontato che un bel giorno finalmente il quadro generale sarebbe stato chiaro, o almeno comprensibile.
- E invece?
- E invece no.
- Ecco.
- Invece magari sarebbe il caso di cominciare a considerare che non potrebbe arrivare nessuna risposta o, perlomeno, nessuna risposta soddisfacente.
- Perché non può essere uno di quegli psicologi che annuiscono e basta?
- Lei ha delle domande, come ce le hanno tutti. Grandi, piccole, medie. Domande che qualche volta si porta in giro e che qualche volta portano in giro lei. Queste domande le trascina in un mondo dove è accerchiato da persone che muoiono dalla voglia di darle delle risposte. Diciamo persone in costume.
- In costume da cosa?
- Dipende. Suo padre è in costume da suo padre. Il politico in televisione è travestito da soluzione, il tizio nel suo cellulare da epifania, da trucco per sfangarla. Pure io, qui seduto a parlare con lei nel mio studio, sono in costume. Alcuni costumi sono banali, altri originali. Qualche costume lo ereditiamo o lo compriamo, molti ce li facciamo da noi. C’è gente che un giorno s’è messa un costume e non se l’è tolto più. C’è chi si sveglia la mattina e come prima cosa corre a indossarlo perché non è più abituato a stare senza. C’è gente che si veste da madre, da figlio, da compagno, da insegnante, da studente, da carrierista e da subordinato, da persona felice, consapevole, in controllo. I costumi se presi uno per uno sembrano diversi, ma in realtà ci vestiamo tutti dalla stessa cosa: risposte.
- Io no.
- Anche lei. È in costume ogni volta che qualcuno le chiede “come va?” e lei risponde “bene”, è in costume ogni volta che invece di parlare alla persona che ha davanti preferisce farci conversazione, è in costume quando sceglie di risparmiare energie, ogni volta che abbozza, quando si dimentica che riuscire ogni tanto a fare cose coerenti e straordinarie non fa di lei necessariamente una persona coerente e straordinaria. È in costume quando rinuncia alle rare opportunità che la vita le offre per essere sé stesso.
- Ma scusi eh, lei dice che nessuno ha risposte.
- Esatto.
- Ma come fa sta cosa a non farla uscire di testa?
- Non è facile, ma c’è anche chi è disposto a ragionare sulle domande. Un po’ per natura, un po’ per educazione, noi tendiamo a sottostimare le domande rispetto alle risposte. Viviamo esistenze in cui le prime sono un mezzo e le seconde il fine. Tendenzialmente consideriamo chi non ha risposte un fallito, e ci affidiamo a chiunque ci permetta di farne scorta. L’obiettivo ultimo è arrivare alla fine con più certezze che dubbi. Ma quello che dimentichiamo è che le domande ci fanno muovere, le risposte ci fanno star seduti. E ogni tanto, quando la vita ti toglie la sedia da sotto il c**o, bisogna sapersela cavare in un mare di domande.
- Mi sembra spaventoso avere solo domande.
- Perché è spaventoso. La cosa che fa paura, però, non è la domanda in sé. La cosa che fa paura è togliersi quel costume, è avere il coraggio di dire a chi ci sta davanti “non lo so”. Tutti cerchiamo una qualche forma di aiuto, e magari quell’aiuto non è una persona che ti dice cosa fare e come farlo, ma piuttosto qualcuno che, nonostante i suoi dubbi e le sue paure, decide di rischiare e togliersi quel costume.
- Cosa ha detto poi al signore?
- A quello di ottant’anni?
- Sì.
- Gli ho detto che non avevo la più pallida idea di cosa dovesse fare.
- E lui che ha fatto?
- Ha tirato un gran sospiro di sollievo.
Il testo è di Nicolò Targhetta e la grafica di Amandine Delclos.
Non è successo niente