Parole di Pane

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Parole di Pane Dr.ssa Pellegrini Camilla. Questa è la mia pagina personale nella quale condivido articoli (miei e di altri) su psicologia, psicoanalisi e neuroscienze.

"È meglio quando non succede niente - un quotidiano da non smarrire." J. Gilbert, 1994
23/08/2025

"È meglio quando non succede niente - un quotidiano da non smarrire." J. Gilbert, 1994

"Dalla ripetizione all’essere vivi: note sulla comprensione in psicoanalisi.Nel celebre saggio del 1924, Ferenczi (p. 49...
04/08/2025

"Dalla ripetizione all’essere vivi: note sulla comprensione in psicoanalisi.
Nel celebre saggio del 1924, Ferenczi (p. 493) osserva come il lavoro analitico si sia spostato dall’asse del ricordo – un fenomeno eminentemente cognitivo – a quello della ripetizione, ovvero di un’esperienza che si reitera nel corpo, nella relazione, nella scena vissuta. Ferenczi, insieme a Rank, anticipa così un capovolgimento che troverà pieno sviluppo nelle teorie di Bion e Winnicott: l’esperienza psicoanalitica è fonte di comprensione, non viceversa. Non è dalla comprensione che germina l’esperienza trasformativa, ma è quest’ultima – incarnata e spesso angosciante – che rende possibile un sapere autentico.
Bion (1970) radicalizza questo pensiero: la mente analitica, se vuole accedere al reale, deve farsi O, ovvero coincidere con l’ignoto, con ciò che è irriducibile alla conoscenza (K). In questo assetto, l’analista non si muove verso la verità a partire dalla conoscenza, ma solo nel momento in cui riesce a essere tutt’uno con l’esperienza emotiva che prende forma nel campo analitico. Come Bion scrive, “l’analista offre un’interpretazione solo dopo che il lavoro emotivo è avvenuto”: la comprensione autentica non nasce da un movimento deduttivo, ma da un attraversamento.
La vita psichica reale non può dunque derivare dalla conoscenza. L’“essere vivi” – e non solo “essere” – è ciò che consente di sentirsi nel mondo. Winnicott affina ulteriormente questo concetto distinguendo tra essere ed essere vivi. L'essere è uno stato primordiale legato alla vita uterina dice la dipendenza è assoluta e il confine con l'atto informe. Il divenire vivi invece, implica il trauma della nascita e quindi l'ingresso nella discontinuità, nella frustrazione. Non basta quindi essere: occorre nascere, o meglio essere aiutati a nascere, per sentitisi vivi. Il lavoro analitico non è quindi tanto una comprensione razionale quanto piuttosto la traduzione di questo essere in essere-vivo-in-esperienza: un movimento che permette di sentire per la prima volta il reale e la realtà emotiva della persona."

«Per attingere all’inconscio bisogna discendere nell’Ade. L’Ade è il passato, è il buio, è l’inconscio. Alcuni dicono: “...
03/05/2025

«Per attingere all’inconscio bisogna discendere nell’Ade. L’Ade è il passato, è il buio, è l’inconscio. Alcuni dicono: “Non serve a nulla andare a stuzzicare l’inconscio”. No, l’inconscio fa paura andarlo a stuzzicare, perché siamo consapevoli che ci possono essere delle brutte sorprese. Non ci aspettiamo buone sorprese dall’inconscio, ma il contrario. Ho conosciuto persone che mi raccontavano di aver avuto un’infanzia molto bella, molto serena, in realtà avevano avuto un inferno, ma avevano cancellato tutto.»

Gabriella Tupini, Attingere all’inconscio (156)

É ora disponibile il video della prima serata del convegno "umano - non umano" nel quale presentiamo il nostro gruppo di...
14/04/2025

É ora disponibile il video della prima serata del convegno "umano - non umano" nel quale presentiamo il nostro gruppo di ricerca, i nostri vertici di indagine e, nello specifico, ci occupiamo del rapporto tra psicoterapia e intelligenza artificiale. Buona visione a chi è curioso! 🌸

https://metis-onlus.it/il-video-della-prima-serata-la-cura-dello-psichico/

Sul "Gazzettino di Padova" il trafiletto che riguarda il ciclo di serate "La cura dello Psichico" promosso dal nostro gr...
13/03/2025

Sul "Gazzettino di Padova" il trafiletto che riguarda il ciclo di serate "La cura dello Psichico" promosso dal nostro gruppo di ricerca Eidola. A domani sera per il primo incontro!

Eidola apre “Umano e Non Umano” il 14 marzo. Siamo un gruppo di ricercatori che si occupano di cose “psy” che hanno deci...
26/02/2025

Eidola apre “Umano e Non Umano” il 14 marzo. Siamo un gruppo di ricercatori che si occupano di cose “psy” che hanno deciso di organizzare una serie di conferenze sul rapporto tra esseri umani e intelligenza artificiale “Umano e Non Umano: conversazioni inattuali tra AI e natura”. A fare da cornice, la volontà di far dialogare i saperi, a partire dalla psicoanalisi e dalla filosofia, mantenendo saldo il rapporto con le trasformazioni e le costanti della realtà e dell’Umano. Nel link qui sotto il rimando al nostro sito e ad alcuni dei contributi, in accenno, che si svilupperanno durante le giornate. Presto nuovi aggiornamenti ⚡️🏹 https://metis-onlus.it/eidola-apre-umano-e-non-umano-il-14-marzo/

Quando i narcisisti maligni guidano le organizzazioni (industrie, istituzioni religiose, sanità o istruzione) creano pro...
29/01/2025

Quando i narcisisti maligni guidano le organizzazioni (industrie, istituzioni religiose, sanità o istruzione) creano problemi specifici. Formazione della gerarchia tossica: -livello superiore: il leader si circonda di individui simili (anch’essi affetti da narcisismo maligno); -secondo livello: si sviluppa una intensa paranoia tra coloro che si trovano al di sotto del livello superiore. Le decisioni sono arbitrarie e basate sui capricci del leader, favorendo sfiducia e instabilità. Questo livello è descritto come “antisociale corrotto”. Terzo livello: gli individui riconoscono l’atmosfera disfunzionale e paranoica. Diventano depressi e disillusi e spesso lasciano l’organizzazione. Gli individui competenti vengono relegati alla periferia. Conseguenze organizzative: le persone migliori se ne vanno mentre i vertici rimangono corrotti e antisociali e il management intermedio diventa paranoico.

Poi non è che la vita vada come tu te la immagini.Fa la sua strada. E tu la tua. E non sono la stessa strada.Così… Io no...
28/01/2025

Poi non è che la vita vada come tu te la immagini.
Fa la sua strada. E tu la tua. E non sono la stessa strada.
Così… Io non è che volevo essere felice, questo no.
Volevo… salvarmi, ecco: salvarmi.
Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri.
Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente:
il dovere, l’onestà, essere buoni, essere giusti. No.
Sono i desideri che salvano. Sono l’unica cosa vera.
Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l’ho capito.
Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile:
e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male.
E’ lì che salta tutto, non c’è verso di scappare,
più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci.
Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare.
Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatta tanto di quel male
che tu non te lo puoi nemmeno immaginare.
♥️

“QUANDO HO COMINCIATO AD AMARMI DAVVERO”. Scritta all’età di 88 anni da C. Chaplin:“Quando ho cominciato ad amarmi davve...
20/12/2024

“QUANDO HO COMINCIATO AD AMARMI DAVVERO”. Scritta all’età di 88 anni da C. Chaplin:
“Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho capito di trovarmi sempre ed in ogni occasione al posto giusto nel momento giusto e che tutto quello che succede va bene. Da allora ho potuto stare tranquillo. Oggi so che questo si chiama… Autostima. Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono reso conto che la sofferenza e il dolore emozionali sono solo un avvertimento che mi dice di non vivere contro la mia verità. Oggi so che questo si chiama… Autenticità.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho smesso di desiderare un’altra vita e mi sono accorto che tutto ciò che mi circonda è un invito a crescere. Oggi so che questo si chiama… Maturità.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho capito com’è imbarazzante aver voluto imporre a qualcuno i miei desideri, pur sapendo che i tempi non erano maturi e la persona non era pronta, anche se quella persona ero io. Oggi so che questo si chiama… Rispetto. Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono liberato di tutto ciò che non mi faceva del bene: cibi, persone, cose, situazioni e da tutto ciò che mi tirava verso il basso allontanandomi da me stesso, all’inizio lo chiamavo “sano egoismo”, ma oggi so che questo è… Amore di sé.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho smesso di privarmi del mio tempo libero
e di concepire progetti grandiosi per il futuro. Oggi faccio solo ciò che mi procura gioia e divertimento, ciò che amo e che mi fa ridere, a modo mio e con i miei ritmi. Oggi so che questo si chiama… Semplicità.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho smesso di voler avere sempre ragione. E così ho commesso meno errori. Oggi mi sono reso conto che questo si chiama… Umiltà.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare, mi sono reso conto che il mio pensiero può rendermi miserabile e malato. Ma quando ho imparato a farlo dialogare con il mio cuore,
l’intelletto è diventato il mio migliore alleato. Oggi so che questa si chiama… Saper vivere”. Auguri di buone feste. Che ogni distanza sia l’opportunità per un bellissimo rincontro✨

La vita è un viaggio alla scoperta di se stessi.
08/11/2024

La vita è un viaggio alla scoperta di se stessi.

« La vera istruzione è insegnare alla gente a pensare da sola. »Noam Chomsky
23/09/2024

« La vera istruzione è insegnare alla gente a pensare da sola. »
Noam Chomsky

“Dunque, per le teorizzazioni psicoanalitiche è ormai acclarato che i contenuti psichici vengono trasmessi tra le genera...
09/09/2024

“Dunque, per le teorizzazioni psicoanalitiche è ormai acclarato che i contenuti psichici vengono trasmessi tra le generazioni, sia consapevolmente che inconsciamente e, in quest’ultimo caso, esponendo ad effetti che possono investire l’equilibrio, individuale e collettivo, fino a causare ripercussioni di interesse psicopatologico e psicosomatico, in special modo se si tratta di esperienze traumatiche, come dimostra anche l’epigenetica.

La comparsa, infatti, di disturbi psichici, e perfino di alterazioni del genoma, nelle popolazioni oggetto di traumi collettivi imponenti, testimonia quanto profondi possono essere gli effetti di questa trasmissione.

Gli studi di R. Yehuda (2001, 2016), infatti, hanno dimostrato che i figli e i nipoti delle vittime della Shoah, oltre ad avere una maggiore suscettibilità a manifestare i sintomi del disturbo postraumatico, pur senza essere stati loro stessi oggetto di traumatismi psichici, avrebbero subito alterazioni a livello del DNA.

In particolare, in uno studio del 2016, la ricercatrice newyorkese ha dimostrato i cambiamenti di una proteina del DNA, il gene FKBP5, correlato agli ormoni dello stress, nei figli dei sopravvissuti alla Shoah, modificazione assente nei discendenti di ebrei che non sono stati vittime dello steso trauma. La popolazione studiata, sebbene il numero fosse esiguo, dunque, oltre a manifestare la sintomatologia psichica caratteristica del disturbo post-traumatico, come già rilevato in un precedente studio del 2001, avrebbe presentato modificazioni del proprio DNA.”
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