19/11/2025
I casi di pressione alta in bambini e adolescenti sono più che raddoppiati tra il 2000 e il 2020 passando dal 3 a oltre il 6%, in numeri assoluti parliamo di 114 milioni di giovani nel mondo: sono i risultati del più grande studio globale pubblicato su The Lancet Child & Adolescent Health Journal. Ma bisogna spesso allontanarsi dalla notizia in sé per coglierne il reale significato. E l’interpretazione la dà il professor Alberto Villani, Responsabile UOC Pediatria Generale, Malattie Infettive e DEA II Livello dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. “Abbiamo fatto quanto di peggio si possa immaginare per i nostri bambini – premette – e ci stupiamo che siano obesi e ipertesi? Se è per questo noi vediamo anche moltissimi casi di steatosi epatica. E aver riconosciuto l’obesità come una malattia è deresponsabilizzante per la società, perché nella stragrande maggioranza dei casi l’obesità è legata a uno stile di vita profondamente sbagliato e potrebbe non esserci.
La nostra società sta progressivamente producendo malati, la Sip, la Società italiana di pediatria, lo dice da vent’anni che bisogna rivoluzionare l’approccio: scuola aperta dalle 6.30 del mattino alle 8 di sera, attività sportive di ogni tipo, pranzo a mensa con prodotti del territorio, e poi corsi di teatro, musica, arte. Se bambini e ragazzi restano soli in casa o con le baby sitter passano il pomeriggio davanti a tablet e cellulari, mangiano quello che trovano e mangiano troppo, senza muoversi. Serve uno sforzo sociale, non pensare che l’obesità sia una malattia per scrollarci la responsabilità. Così non faremo che creare i malati di domani, e il Sistema sanitario non sarà in grado di affrontare questa marea in arrivo”.
L’articolo completo di Elvira Naselli su Salute