
08/10/2025
Il legame oscuro tra vaccino e tumori: lo studio coreano che riapre il dibattito*
Se preferisci, puoi ascoltare l’articolo letto dall’AI invece di leggerlo. Il link seguente sarà disponibile per un periodo di tempo limitato:
https://www.dropbox.com/scl/fi/f341jv6teajpay9udhuxf/Il_legame_oscuro_tra_vaccino_e_tumori_lo_studio_c.mp3?rlkey=7bf2vxuh22jb8se7d4zh41f8i&st=pm3tk9fz&dl=0
Da anni il tema degli effetti a lungo termine della vaccinazione anti-Covid divide il mondo scientifico. Ma ora arriva una ricerca imponente, condotta in Corea del Sud, che solleva interrogativi che non possono più essere ignorati.
Pubblicato su Biomarker Research nel 2025, lo studio firmato da Hong Jin Kim, Min-Ho Kim, Myeong Geun Choi e Eun Mi Chun analizza i dati di oltre otto milioni e quattrocentomila persone tra il 2021 e il 2023, ricavati dal database dell’Assicurazione Sanitaria Nazionale coreana.
L’obiettivo: capire se, a distanza di un anno dalla vaccinazione contro il COVID-19, esista un aumento di rischio nello sviluppo di tumori.
I risultati, freddi nei numeri ma dirompenti nelle implicazioni, mostrano che sì, una correlazione statistica esiste. E non marginale.
Il rischio di sviluppare sei tipi di tumore – tiroide, stomaco, colon-retto, polmone, mammella e prostata – risulta significativamente più alto nei vaccinati rispetto ai non vaccinati.
Per esempio, il rischio relativo per il tumore alla tiroide cresce del 35%, per quello gastrico del 34%, per il colon-retto del 28%, per il polmone del 53%, per la mammella del 20%, e per la prostata addirittura del 69%.
Numeri che impongono prudenza, certo, ma che pongono anche un dovere di indagine.
Il virus e il vaccino: due facce dello stesso enigma biologico.
Gli autori ricordano che SARS-CoV-2, come altri virus noti per la loro potenzialità oncogena – ad esempio il papilloma umano o l’Epstein-Barr – possiede caratteristiche biologiche in grado di alterare i processi cellulari.
Il suo effetto sul sistema renina-angiotensina, la capacità di indurre mutazioni e di innescare infiammazione cronica potrebbero, in teoria, creare un terreno favorevole alla trasformazione neoplastica.
Ma c’è un aspetto ancora più inquietante.
Poiché le proteine di superficie del virus, in particolare la spike, sono le stesse su cui si basano le tecnologie vaccinali – mRNA e cDNA – gli studiosi ipotizzano che anche la vaccinazione possa condividere parte di questi meccanismi biologici.
È un’ipotesi, non una condanna, ma lo studio mostra che la correlazione non può essere liquidata come fantasia complottista.
8 virgola 4 milioni di individui sotto la lente.
Per arrivare a queste conclusioni, il gruppo coreano ha esaminato i dati di quasi 8 e mezza milioni dei cittadini.
Attraverso una procedura statistica chiamata propensity score matching, che serve a rendere comparabili i gruppi, sono stati selezionati quasi 609 mila vaccinati e quasi 2 milioni e mezzo non vaccinati.
Tra i vaccinati, 356 mila non avevano ricevuto il richiamo e 712 mila sì.
L’osservazione è durata un anno, analizzando tutte le diagnosi oncologiche emerse nel periodo successivo alla vaccinazione.
Il risultato? Un aumento significativo del rischio di sei neoplasie – tiroide, stomaco, colon-retto, polmone, mammella e prostata – con valori di hazard ratio tra 1 virgola 20 e 1 virgola 69, tutti con intervalli di confidenza statisticamente solidi.
Le differenze tra vaccini.
Non tutti i vaccini hanno mostrato lo stesso comportamento.
I vaccini a DNA, cDNA, cioè DNA complementare che è un tipo di DNA sintetico che viene prodotto in laboratorio copiando un filamento di RNA messaggero, mRNA, tramite un enzima chiamato trascrittasi inversa.
In pratica:
l’RNA contiene le istruzioni per produrre una proteina, come la spike del SARS-CoV-2;
la trascrittasi inversa legge quelle istruzioni e le trasforma in DNA;
questo DNA complementare può poi essere inserito in un vettore virale o plasmidico per far produrre la proteina al corpo umano.
Nel linguaggio dei vaccini, quindi, i vaccini a cDNA, detti anche vaccini a DNA o DNA-based vaccines, non usano mRNA libero come Pfizer o Moderna, ma frammenti di DNA circolar, plasmidi, che, una volta iniettati, entrano nel nucleo delle cellule e vengono lì trascritti in mRNA endogeno.
Da quell’mRNA, la cellula sintetizza poi la proteina spike contro cui si genera la risposta immunitaria, si sono associati a un rischio maggiore per tumori alla tiroide, allo stomaco, al colon-retto, al polmone e alla prostata.
I vaccini a mRNA, come quelli di Pfizer e Moderna, risultano invece legati a un incremento per tiroide, colon-retto, polmone e mammella.
Chi ha ricevuto una vaccinazione eterologa, cioè combinando tipi diversi di vaccino, ha mostrato un aumento specifico nei tumori della tiroide e della mammella.
Anche il sesso ha influito.
Gli uomini vaccinati si sono rivelati più vulnerabili ai tumori gastrici e polmonari, mentre le donne hanno mostrato un’incidenza più alta di tumori tiroidei e colorettali.
L’età, infine, sembra giocare un ruolo determinante: sotto i 65 anni, il rischio più evidente riguarda tiroide e mammella; sopra i 75, domina invece il tumore alla prostata.
Il ruolo dei richiami.
L’analisi dei booster ha rivelato nuovi elementi.
In chi ha ricevuto dosi di richiamo, il rischio è aumentato in modo significativo per tumori gastrici e pancreatici, con un hazard ratio per il pancreas di 2 virgola 25, più che raddoppiato.
Inaspettatamente, è emersa una riduzione del rischio di leucemie, HR 0 virgola 56, mentre per la maggior parte delle altre neoplasie non sono state riscontrate variazioni rilevanti.
Gli autori spiegano che il richiamo è concepito per rafforzare la memoria immunitaria, ma ricordano che la protezione del vaccino tende a diminuire nel tempo, richiedendo nuove esposizioni all’antigene.
E proprio queste re-esposizioni ripetute potrebbero, in individui predisposti, alimentare fenomeni infiammatori cronici, una delle vie più note di innesco tumorale.
Un’associazione, non ancora una causa.
La conclusione dei ricercatori è prudente ma netta.
Lo studio non stabilisce un nesso causale diretto tra vaccino e insorgenza di tumori, ma mostra un’associazione epidemiologica robusta, differenziata per età, sesso e tipo di vaccino.
Secondo gli autori, sarà indispensabile proseguire con ricerche molecolari e cliniche per comprendere se l’aumento dei casi oncologici rifletta un effetto biologico reale o soltanto una coincidenza statistica.
Nel frattempo, suggeriscono, i clinici dovrebbero prestare particolare attenzione ai pazienti vaccinati, soprattutto in relazione al rischio di tumori gastrici, tiroidei e pancreatici, osservati con maggiore frequenza dopo i richiami.
Una domanda aperta alla comunità scientifica.
Questo studio non è una sentenza, ma una chiamata alla responsabilità.
Laddove la scienza ufficiale tende a minimizzare o derubricare certi dati come “rumore statistico”, i ricercatori coreani hanno avuto il coraggio di guardare oltre.
Con metodo, numeri e rigore, hanno mostrato che l’immunizzazione di massa può avere effetti complessi, non sempre prevedibili, e che la sicurezza vaccinale non può più essere valutata solo nel breve termine.
In definitiva, i dati parlano chiaro: nel campione osservato, entro un anno dalla vaccinazione contro il Covid-19, l’incidenza di sei tipi di cancro è aumentata in modo statisticamente significativo.
E anche se nessuno può dire oggi se la causa sia diretta o indiretta, il fatto che emerga un pattern coerente tra sesso, età e tipo di vaccino non può essere archiviato come casuale.
Il lavoro di Kim e dei suoi colleghi è destinato a riaccendere il dibattito.
Non tanto per negare la scienza, ma per restaurarla nel suo significato autentico: quello di porre domande scomode e cercare risposte oneste, anche quando disturbano le certezze costruite in fretta.
* Disclaimer: Questo articolo non è un contenuto originale. È stato tradotto dalla lingua originale per rendere le informazioni accessibili al pubblico italiano e poi rielaborato dalla nostra redazione, basandosi sul articolo pubblicato (un link all’articolo originale:https://biomarkerres.biomedcentral.com/counter/pdf/10.1186/s40364-025-00831-w.pdf ).