29/07/2025
Siamo in vacanza.
Si mangia in tre. All’aperto.
Ma tener ferma la piccola al tavolo è un’impresa.
È tutta un fremito: finalmente “in natura”, nuovi odori, nuovi stimoli, posti da esplorare e insetti da rincorrere.
BADABUM.
Cade. Bernoccolo in arrivo.
La mamma la raggiunge in tre falcate. Poco dopo, tutto il personale è attorno a loro.
La “comunità” si mobilita per aiutare quella mamma e quella terribile duenne che, tra uno schiamazzo e una corsetta selvaggia, è già diventata la mascotte della masseria.
Io, dal tavolo, vedo tutto.
È un banalissimo trauma cranico minore!
Razionale come sempre: “Tranquilli. Serve solo del ghiaccio!”
Ma ecco che arriva lei.
La cameriera. Quella più “anziana”, quella più esperta.
Dolce, sorridente, con il tono materno di chi ha già visto mille ginocchia sbucciate e mille bernoccoli in testa.
Si avvicina a mia moglie, la guarda negli occhi e dice con affetto:
“Mettiamole questo.”
E porge… un panetto di b***o.
Sì, b***o.
Io rido.
Sono già pronto con il mio: “Eh no, meglio il ghiaccio, grazie”, seguito dallo spiegone su crioterapia, microtraumi e processi infiammatori…
Ma lo sguardo di mia moglie mi gela più del ghiaccio che non arriva.
Lei prende il b***o.
Ringrazia. E applica.
La nostra piccola… un po’ livida, molto amata, e unta quel tanto che basta, torna a correre e giocare!
—
Certo, il b***o non serve a niente per la botta.
Niente proprietà magiche. Nessuna molecola miracolosa.
Ma, come ha detto mia moglie poco dopo — con quel tono che non ammette replica: “Quello era un gesto che curava. E smettila di fare il saputello!” (Ah, mia moglie.)
Era un gesto antico.
Un gesto da cucine di nonne, da rimedi di una volta.
Un gesto che non guarisce, ma consola.
Che non risolve, ma “abbraccia”.
Un piccolo incantesimo che dice:
“Vi vedo. Mi prendo cura di voi.”
E allora sì, dovevo accettarlo.
Mettere da parte la “scienza” per un attimo.
Far accomodare il mio sapere razionale su una panchina, e lasciare spazio ai gesti.
Perché la scienza guarisce.
Ma i gesti… i gesti a volte curano.
E sotto il cielo di questa vacanza, con una bimba che corre di nuovo tra i tavoli, ridendo come se nulla fosse…
Forse anche il b***o, in qualche modo misterioso…
…ha fatto il suo lavoro.
Non sulla botta.
Ma sull’anima.
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P.S. Da un punto di vista scientifico e razionale, mettere il b***o su una botta non ha alcun beneficio medico.
Anzi, può essere anche controproducente:
• Non ha proprietà antinfiammatorie o analgesiche come il ghiaccio o l’arnica.
• Può irritare la pelle, soprattutto su zone delicate o escoriate.
• Trattiene calore, anziché disperderlo, quindi fa il contrario di quello che serve per “sgonfiare”.
Quindi perché lo si fa?
Perché è un gesto che arriva dalla tradizione popolare.
Le nonne non avevano ghiaccio istantaneo o creme all’arnica.
Ma avevano il b***o. Sempre.
E lo usavano per scottature, bernoccoli, punture…
Insomma: un rimedio del cuore, più che del corpo.
Ha un potente effetto placebo affettivo:
Il bambino si sente accudito, coccolato, visto.
E a volte, quella sensazione… è già metà della cura.
In pratica: scientificamente inutile, emotivamente potentissimo.
E ogni tanto, soprattutto con i bambini… è quella la medicina migliore.
P.P.S. Però, chiedete e applicate il ghiaccio, eh.