04/01/2020
Post pubblicato da una ostetrica che lavora come consulente nel privato e ripubblicato da una mia collega.
“Sì, siamo in ferie e avevamo detto che non avremmo scritto nulla in questi giorni.
Ma non possiamo non commentare l'ultimo fatto di cronaca che ha scosso l'Italia intera.
Facendo partire commenti cattivi, feroci, velenosi, verso una mamma che ha compiuto un gesto che, senza volerlo, senza capire, ha portato alla conseguenza peggiore.
La morte del proprio bambino.
Non vi scriveremo della sindrome dello scuotimento.
Non vi parleremo di statistiche.
Non vi parleremo di neurotrasmettitori, di psiche, di ormoni.
Vi parliamo di famiglie.
Famiglie che di punto in bianco si trovano in una trottola che gira vorticosamente senza riuscire a fermarla.
Vi parliamo di latte, di sonno, di capelli sporchi, di giudizi gratuiti, di sonno, di crackers consumati semisdraiate su un divano perché "se mi alzo adesso si sveglia il bambino spalmato sul mio corpo", di papà che tornano a lavoro dopo 5 giorni dal parto (ovvero dopo 2 giorni di rientro dall'ospedale), di sonno l'abbiamo già detto?
Quel sonno che ti fa perdere la cognizione del tempo, è giorno o notte? Ma oggi che giorno è? Oggi mi sono lavata o è stato ieri?
Vi parliamo anche di famiglie, di mamme, che si rivedono nella mamma in questione.
Che ammettono che "io sono stata fortunata".
Ad avere una famiglia vicina. Un marito che può lavorare da casa e che cucina i pasti. Fortuna di avere la possibilità economica di permettersi un aiuto per le pulizie.
Fortuna ad aver assestato quel pugno al muro cambiando la direzione nell'ultima frazione di secondo.
Non siete pazze. Non siete esaurite. Non sono gli ormoni, perlomeno non solo.
Chiedete aiuto. Cercate un gruppo di sostegno con professionisti e tra mamme.
Parlate, non abbiate paura di farlo.
Parlate col vostro compagno, se al rientro da lavoro vi chiede com'è andata la giornata non rispondete "bene". Diteglielo. Che il bambino ha pianto senza tregua dalle 8 alle 12 e dopo avergli dato la tetta, cambiato il panno, cullato, fatto i massaggi alla pancia, cambiato ottocento posizioni, ripetuto tutti i passaggi più e più volte, alla fine avete acceso la tv a tutto volume per non sentire più quel pianto.
Diteglielo che lui sarà stanco da lavoro ma voi non vi lavate da non sapete neanche quanto e che vi serve un attimo di tregua.
Che a volte vi chiedete chi ve l'ha fatto fare.
Che desiderate mangiare una volta senza 4 chili di bambino sul braccio.
A voi mamme chiediamo di parlare, chiedere aiuto.
A tutti gli altri chiediamo di tacere. Non commentate, non giudicate, non spargete altro odio.
Conoscete una neo mamma?
Ascoltatela.
Fatele la spesa. Stendetele una lavatrice di roba.
Portatele una teglia di lasagne.
Fatele i complimenti.
E parlatele di realtà come la nostra (Condividendo) dove si parla e si ascolta.
Senza giudizio. Liberamente.
Accanto a quella mamma, e a tutte”.