24/04/2023
"Ci siamo conosciuti alcuni anni fa, quando venne da me a cercare un’anima bella dentro il corpo di un Cane Corso.
Io raccontavo tanto dei miei cani, della mia razza, e lei era innamorata del cercare di capire, qualsiasi cosa, quindi eravamo un connubio perfetto di chiacchiere e scambi di opinioni.
Sirio rappresentò per lei, quello spirito caldo e presente, affettuoso, quell’amore incondizionato, di cui aveva bisogno per staccare dal lato duro del suo lavoro, che amava pur immensamente.
Ci scrivevamo spesso sotto le feste o a orari impensabili per gli altri, perché entrambi lavoravamo sempre, con enorme passione per la nostra vita.
Poi i nostri percorsi si sono intersecati a vicenda anche spiritualmente, io con la voglia di portare avanti i progetti con persone bisognose di quella vita che io facevo, e quindi arrivarono i ragazzi che lei conosceva da igiene mentale, poi quando amando alla follia Sirio, cercava di capire gli svariati contenuti dietro il mondo dei cani che cercavo di spiegarle, anche se non era mai sazia di sapere.
Non mi fu difficile collegare che la stessa intraprendenza doveva averla con le persone, e da molte risposte che mi dava sui cani, potevo capire il suo modo di affrontare la vita anche da essere umano e medico.
Non faccio fatica a vederla risoluta e combattiva, tosta, come nel nostro gruppo di cinofili nessuno avrebbe pensato potesse essere.
Con noi del mondo dei cani era dolce, quasi assente a volte, addirittura svampita, perché aveva bisogno di ti**re il fiato, di poter essere "leggera".
Ha saputo tutto di me negli ultimi anni, amori, delusioni, difficoltà, oltre i racconti più difficili sui cani che erano la cosa che amava di più, perché poteva paragonare le sue capacità sugli esseri umani con quelle necessarie con gli animali.
Era diventata una presenza costante nella vita, quindi i messaggi erano all’ordine del giorno. Era sempre generosa in complimenti, sorrisi per Margherita.
Negli ultimi due giorni ho pianto le lacrime che non potrei piangere per tanti altri casi in apparenza più vicini, perché la sentivo profondamente accanto e simile a me.
Sempre col sorriso, combattiva, vedeva ogni via di uscita, non guardava mai con paura le cose che la circondavano seppur potessero essere tremendamente tragiche.
Non faccio fatica dunque, a pensarla davanti ai pazienti più difficili, e questi a odiarla per il fatto di dover essere curati.
Un responsabile capo, ha sempre l’arduo compito della scelta finale, delle decisioni importanti, e lei esile e dalla voce squillante, era capace di non avere tentennamenti.
Se oggi ci stesse guardando dall’alto, non starebbe guardando noi davvero, sicuramente starebbe ancora facendo il suo lavoro tra le nuvole, cercando di capire meglio il paziente che l’ha uccisa.
Non avrebbe alcun risentimento per lui, ed ahimè non si starebbe perdendo nemmeno dietro la burocrazia e la necessità di maggior sicurezza. Sono sicuro al cento per cento, che lei mentre noi piangiamo, cerchiamo colpevoli, starà solo rileggendo le carte su quel ragazzo o appunti di università, solo cercando di capire se poteva fare meglio, dare di più, cosa sia andato storto che lei in prima persona, senza bisogno di aiuti, potesse fare.
Era così, valorosa, e come tutti quelli di questo tipo, dava tutta se stessa completamente, capace di poter rigenerare le forze all’infinito.
Per questo svuotate le lacrime, mi rimane solo la serenità di doverne seguire l’esempio, se possibile aggiungendo alla mia vita qualche precauzione da stanchezza e da esagerazione anche nel lavorare troppo. Perché non è giusto che la società sfrutti persone come Barbara, senza metterle in sicurezza di lavorare.
Non è giusto morire nemmeno per troppo amore!
Se potessi tornare indietro glielo ripeterei più volte, di alzare anche le mani, stringere i pugni, e pretendere, o lo facessero altri!
Purtroppo, le anime belle e forti vengono spesso oltraggiate nella consapevolezza che loro andranno sempre avanti in nome della scienza, della giustizia, e chi più ne ha più ne metta.
Polizia, magistratura, tanti medici, corrono ogni giorno dei rischi assurdi per fare soltanto un lavoro utile a tutti noi.
Ci deve essere il modo per proteggere queste persone eccezionali prima che paghino con la vita stessa, e che diventino materiale per dar soltanto nome a una piazza o organizzare qualche corteo!
Io so che farò di tutto, per portare avanti nella mia vita anche questo esempio di disciplina e amore, di passione e sorrisi, di coraggio e un pizzico di incoscienza, perché la vita va vissuta anche così.
Ci lascia una persona che aveva consumato i suoi 55 anni, in bellezza, tre figli, un marito, i suoi cani, tanti pazienti che la amavano e la ricorderanno per sempre.
Lei non sa di esser morta, credo, e noi dobbiamo fare in modo da non morire ogni giorno che passa, accettando vite squallide ed ingiustizie, e di non dare tutti noi stessi.
Così muoiono gli eroi, così vivono le persone belle, dando tutto, fino all’ultimo! Ciao Barbara, ci rivedremo per parlare ancora di cani ed esseri umani meravigliosamente complicati, sarai sempre parte di me".
Francesco