
12/06/2025
LAVORARE AL SUD
Essere chiamati dal Pronto Soccorso a fine turno. Le 6 del mattino. “Corri... c'è uno 'sparato' all'addome!”. Correre in Pronto Soccorso, trovare il paziente con la pancia sforacchiata quasi fosse uno scolapasta... Com'è accaduto? Chi l'ha sparato? Da dove è venuto? Da così lontano? E perchè il 118 non ha allertato in tempo l'ospedale? Tutti chiedono e nessuno sa...
Ora lo “sparato” è stato sparato. Ed è qui. Ora tocca a te.
Questo è lavorare al sud.
Non c'è tempo: perde sangue. Non c'è tempo di fare la TAC. No, neppure l'eco fast. L'emoglobina scende a picco! Portiamolo in sala operatoria. Senza diagnostica. "Non preoccupatevi: devo operarlo io. Saprò quel che faccio. Non perdiamo altro tempo. Mi assumo la responsabilità."
Questo è lavorare al sud.
Fate solo una cosa: chiedete il sangue. Richiesta urgentissima. Cosa? Non funziona il programma? E' inceppato e non fa fare richieste? E allora?? Chiamate al Centro Trasfusionale! Chi se ne frega della richiesta online! Spiegate il problema e fatevi dare subito il sangue! Del programma ce ne freghiamo! Le carte le sistemiamo dopo!
Questo è lavorare al sud.
Operare il paziente, aprirgli la pancia, mettere garze... tante garze per fermare il sanguinamento. Resecare l'intestino, rimuovere proiettili, iniziare a pensare che forse... quell'uomo, chiunque egli sia, ha una possibilità. Ma ora che succede?? Fermi tutti: è il momento della “conta garze”. Ne manca una... E tutti a pensare alla garza che manca. Tutti a cercare la garza ovunque. Tutti a intimarti di trovarla nell'addome del paziente, dove hai già cercato e sai che non c'è... Chiamare il tecnico di radiologia per fare una Radiografia. La Radiografia, manco a dirlo, non vede la garza. Sarà finita altrove. Con buona pace di tutti concludere l'intervento. Un'ora di intervento in più per una garza che non si trovava.
Questo è lavorare al sud.
Spogliarsi di panni zuppi del tuo sudore e del sangue altrui. E cominciare la trafila burocratica, che avevi inizialmente tralasciato. L'avevi tralasciata per non perdere tempo. Per salvare una vita. Dove risulta ricoverato il paziente? In Chirurgia? In Rianimazione? In Pronto Soccorso? Nessuno lo sa. Ma ora bisogna far le richieste... Ancora non ha fatto la TAC, e mai gliela faranno senza una richiesta online...
Ok... il paziente rimane intubato: va in rianimazione. Chiamare in rianimazione. Litigare con la collega che ti rimprovera perchè il paziente intubato risulta ricoverato in rianimazione. Manco fosse un abuso, un'onta, un'invasione di campo.
Questo è lavorare al sud.
Al sud lavorare è un salto ad ostacoli. Continuo. Estenuante. Chi si arrende agli ostacoli comincia a fermarsi, a lamentarsi, a chiedere a destra e a manca chi è stato a mettere lì quegli ostacoli...
Al sud esistono due categorie di lavoratori: quelli che affrontano la giornata e le difficoltà a testa bassa, con animo propositivo, con energia silenziosa, cercando di superare innumerevoli ostacoli; e quelli che passano il loro tempo ad accusare gli altri, a voce alta, degli ostacoli che incontrano.
Negli ospedali del sud si fanno miracoli e nessuno lo sa. Nessuno lo dice. Si salvano vite fra mille ostacoli. Ma le pareti di quegli ospedali rimbombano delle parole di chi si lamenta senza far nulla. Così il sud rimane sempre sud. Legato a doppio filo con la sua cattiva fama.
Oggi ho corso. Ho saltato un milione di ostacoli. Ma domani? Potrei fermarmi. Potrei cominciare a lagnarmi degli ostacoli... passare dall'altra parte... come uno dei tanti, troppi, arrendevoli parassiti meridionali. Imparerò la cantilena. La reciterò bene, a voce alta. E vivrò sulle spalle di chi porta avanti questo profondo sud. Un sud affannato, vituperato, che malgrado tutto, continuerà ad esistere. Un miracolo. Il sud è un intemerato miracolo quotidiano, che sopravvive ogni giorno col lavoro di pochi e nel lamento di molti.