
14/08/2025
Nell’epoca dell’iperattività, ci siamo convinti che riposare sia tempo perso. Che fermarsi, anche solo per un attimo, significhi essere deboli. E questi pensieri, paradossalmente, arrivano proprio quando ci concediamo una pausa: in vacanza, in un pomeriggio libero, in un momento di quiete. Come se rifiatare sia una colpa. Come se pochi giorni di stop possano vanificare mesi interi di lavoro.
Eppure, lo sport ci insegna che quando siamo stanchi, riposare è l’unico modo che abbiamo per non mollare.
Sul campo, a differenza della vita quotidiana, il recupero non è considerato come un lusso o come premio, ma come una regola. Come una tappa obbligata. Infatti, tra una ripetizione e l’altra, tra una gara e la successiva, è obbligatorio fermarsi.
Quindi, lo sport non ci allena soltanto a muoverci, ma anche a stare fermi. A riappropriarci dei nostri momenti di recupero. Perché, a forza di fare, rischiamo di farci male. Non solo al corpo, ma anche alla testa. Rischiamo di arrivare ad odiare ciò che amiamo, di bruciare ogni energia, fino al punto di spegnerci.
In fondo, il riposo non è un’interruzione del processo, ma è parte integrante del processo. È ciò che lo rende possibile, sostenibile, longevo. Ma, soprattutto, è ciò che lo rende sano.
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Il Saggio dello sport