26/04/2025
Questo non è solo l'ennesimo racconto di cronaca nera, è la testimonianza di quanto male si possa crescere quando nessuno ti insegna a elaborare la frustrazione, a scendere a patti con i tuoi vissuti emotivi. Quando nessuno ti aiuta a dare un nome all’ansia, alla rabbia, al dolore del rifiuto... quando la cultura ti impone a vivere nella negazione più totale ed esplodere all'esterno sembra l'unica via plausibile per non implodere dentro
I fatti: Chiara (28 anni) e Simone (23 anni) vivevano a Volvera (TO), avevano deciso di trasferirsi per evitare il vicino di casa Andrea (34 anni). Purtroppo non hanno fatto in tempo e giovedì sera, rientrando a casa, sono stati acco lte lati a morte, dopo il fatto, Andrea si è ta gli ato la gola. Il Corriere della Sera, questa mattina, ha pubblicato nuovi risvolti: Andrea era invaghito di chiara, gli diceva «Lascia quel ragazzino e mettiti con me, che sono un uomo vero», inoltre fa sapere che lo stesso giorno dell'accaduto, Andrea avrebbe chiamato l'autoambulanza perché "non riusciva a respirare". Sul posto, i paramedici hanno appurato una crisi respiratoria dovuta a "stati d'ansia", lo stesso Corriere commenta l'episodio di salute come «NULLA DI GRAVE» (ovviamente, se è un attacco di panico, ansia o disagio psichico, non è grave). E qui che il problema si fa più grande di un duplice amici dio, non è solo cronaca nera: è il fallimento di una cultura che non educa né all'affettività, né al rispetto. È il risultato di una società che cura solo le apparenze, che considera la salute mentale come qualcosa a tenere nascosto finché non esplode.
Poi, l’epilogo che ormai conosciamo a memoria.
Tre giovani vite spezzate.
Questo non è solo l'ennesimo racconto di cronaca nera, è la testimonianza di quanto male si possa crescere quando nessuno ti insegna a elaborare la frustrazione, a scendere a patti con i tuoi vissuti emotivi. Quando nessuno ti aiuta a dare un nome all’ansia, alla rabbia, al dolore del rifiuto... quando la cultura ti impone a vivere nella negazione più totale ed esplodere all'esterno sembra l'unica via plausibile per non implodere dentro.
Non nasciamo già capaci di comprenderci, regolarci, leggerci dentro per non negarsi fuori. Si impara. O almeno si dovrebbe. Ma questa società cosa ci insegna? E chi lo fa? Dovrebbero forse i genitori? Ma come potrebbero, anche loro sono stati abbandonati a se stessi. Gli esempi che vediamo in tv? Loro puntano allo share e non all'educazione. La verità è che nessuno nasce assa sino, ci si arriva passando per un deserto affettivo.
La salute mentale non è una questione privata: è una responsabilità collettiva.