Dr.Petra Senesi Psicoterapeuta

Dr.Petra Senesi Psicoterapeuta dr. Petra Senesi
psicologa-psicoterapeuta cognitivo
consulente in sessuologia
master in neuropsicolo

disturbi d'ansia, stress, disturbi dell'umore, disturbi dell'alimentazione, disturbi sessuali, disturbi di personalità, depressione
consulente di parte nelle separazioni
terapia individuale e di coppia
sostegno alla genitorialità
valutazioni neuropsicologiche
riabilitazione neuropsicologica
formazione per enti e associazioni
sportello d'ascolto nelle scuole
promozione del benessere psicologico
collaborazione con l'associazione Mai+Sole che si occupa di donne vittime di violenza

20/11/2025

Ormai siamo davanti a una vera emergenza sociale.
E nessuno ha più il diritto di far finta di niente.

Il numero di adolescenti e giovani adulti che manifestano personalità disturbate, aggressive, prive di empatia e totalmente disconnesse dalle conseguenze reali delle loro azioni è cresciuto in modo impressionante. Non parliamo di eccezioni.
Non parliamo di “mele marce”.
Parliamo di un fenomeno dilagante, che si infiltra in ogni ambiente: famiglie “perbene”, quartieri tranquilli, scuole con ottimi voti e ragazzi apparentemente “normali”.

È questo il punto più inquietante:
la maggior parte di questi soggetti non arriva da contesti degradati, non porta scritta in faccia la pericolosità.
Si nascondono sotto la superficie di una normalità costruita, ma dentro covano:
• impulsività estrema,
• assenza di freni inibitori,
• ricerca compulsiva di dominio,
• disprezzo per l’altro,
• vuoto emotivo profondo,
• piacere nel vedere paura, dolore, reazione.

E la cosa che fa più male, professionalmente e umanamente, è questa:
la maggior parte dei genitori non si accorge di nulla.
O, peggio ancora, non vuole accorgersene.

Perché riconoscere un figlio problematico, un figlio violento, un figlio manipolatore, significa accettare che qualcosa si è spezzato nel percorso educativo.
E questo, per molti, è semplicemente inaccettabile.

Così continuiamo a vedere madri e padri convinti che “mio figlio è un bravo ragazzo”, mentre quel bravo ragazzo:
• umilia,
• minaccia,
• controlla,
• aggredisce,
• segue la logica del branco,
• e considera la violenza una modalità perfettamente legittima per affermarsi.

La verità è che la mancata capacità di cogliere per tempo i segnali di personalità disturbate è uno dei mali più grandi del nostro tempo.
C’è una generazione cresciuta senza limiti, senza responsabilità, senza capacità di tollerare la frustrazione, convinta che l’altro sia una pedina, un bersaglio, una preda, un oggetto utile a riempire un vuoto che non si colma mai.

E quando questa struttura psicologica incontra il gruppo, l’adrenalina, la sfida, l’assenza di empatia…
la violenza esplode.
In strada, nelle scuole, nella movida, online.
Come se nulla avesse più peso.

Per questo non possiamo più permetterci il lusso di minimizzare.
Non possiamo più raccontarci la favola rassicurante dei “bravi ragazzi di famiglia normale”.
Questa realtà ci esplode in faccia ogni giorno, e ogni giorno ci ricorda che la prevenzione parte da uno sguardo adulto capace di vedere oltre la superficie.

Serve una presa di coscienza collettiva.
Serve competenza.
Serve coraggio.
Serve la volontà di guardare in faccia ciò che non vogliamo ammettere:
che molti ragazzi stanno sviluppando personalità profondamente disturbanti, e che se non li intercettiamo oggi, domani saranno adulti pericolosi, emotivamente corrosi, capaci di fare danni irreparabili.

E quando arriveremo a quel “troppo tardi”, non potremo dire che non avevamo visto i segnali.
Li vediamo ogni giorno.
È il coraggio di affrontarli che manca.

17/11/2025
Grazie a Sandro Marotta che mi ha coinvolto in questo interessante approfondimento sul tema della sessualità in carcere ...
08/11/2025

Grazie a Sandro Marotta che mi ha coinvolto in questo interessante approfondimento sul tema della sessualità in carcere .
Su La Stampa di oggi

Il tema della Salute Mentale, dei disturbi psichiatrici e delle conseguenze sulla società … un tema davvero difficile ma...
15/10/2025

Il tema della Salute Mentale, dei disturbi psichiatrici e delle conseguenze sulla società … un tema davvero difficile ma sempre più pervasivo dei nostri tempi. Merita una profonda riflessione

Quando il segnale diventa esplosione: il caso dei fratelli Ramponi e l’urgenza della valutazione precoce

Nella notte tra il 13 e il 14 ottobre 2025, un’esplosione nel casolare di Castel D’Azzano ha provocato la morte di tre carabinieri e ferito decine di persone. Dietro quel gesto estremo, si delineano profili inquietanti che avrebbero meritato attenzione e interventi ben diversi da quelli finora predisposti.

Il “precedente” non è un semplice “incidente”

Molti articoli riferiscono che già nel novembre 2024 i fratelli Ramponi si erano barricati con taniche e gas, minacciando di far esplodere l’azienda agricola in segno di protesta contro i debiti e il pignoramento.
E ancora nel 2021 vi erano stati episodi analoghi: minacce di suicidio, gesti estremi in pubblico per evitare l’asta immobiliare etc.

Questi “campanelli d’allarme” non sono isolati ma costituiscono la tessitura storica di un percorso patologico in cui si è passati, gradualmente e tragicamente, da minacce e gesti simbolici a una vera e propria esplosione violenta con pesanti conseguenze mortali.

In contesti come questo, una mancata o superficiale valutazione dei disturbi psicopatologici porta a conseguenze drammatiche. Si è trattato, a mio avviso, di una catena di errori:
1. mancata valutazione della portata della condizione mentale

Molti segnali che avrebbero richiesto interventi psichiatrici o psicologici intensivi sono stati interpretati come “crisi familiari” o “proteste disperate”, senza declinarli nell’ottica della salute mentale.

2. Non fare interventi differenziati

I Fratelli Ramponi non erano soggetti “ordinari” da trattare come delinquenti comuni; avevano già agito in modi sistematici e disfunzionali, con modalità che richiedevano protocolli specialistici (forze dell’ordine, servizi sociali, psichiatria forense).

3. Mancanza di rete integrata
Non c’è stata una sinergia efficace tra autorità giudiziarie, sanitarie e sociali che avesse la capacità di intervenire prima che il disegno esplosivo si concretizzasse.

4. Fare sempre riferimento al “diritto alla libertà” senza pesare la pericolosità di certi soggetti

In epoche passate, interventi sanitari coatti avevano spesso un’impronta repressiva. Ma oggi non si tratta di “riportare l’ordine”,si tratta di salvare vite, incluse quelle di chi sta manifestando un disagio patologico.

Parlare di “disturbi personologici” o “psichiatrici” non ci autorizza all’abuso dello stigma né all’eccesso punitivo ma deve consentire di valutare nella giusta misura tale condizione e i rischi che porta con se’.

Occorreva verificare la presenza di gravi disturbi della personalità, delirio, impulsività patologica, soprattutto quando ci sono episodi di escalation (minacce → gesti simbolici → violenza).

Il caso Ramponi ci impone una presa d’atto: non possiamo più considerare separatamente salute mentale e sicurezza pubblica.

Se non facciamo un salto di paradigma rendiamo la nostra società più insicura, perché alcuni individui con gravi patologie psichiche restano fuori da controlli adeguati.

Non esistono esplosioni improvvise, esistono segnali ignorati. E ogni volta che li sottovalutiamo, condanniamo qualcuno a subire danni irreparabili.

20/08/2025

FARSI UMILIARE E PICCHIARE PER QUASI 300 ORE E POI MORIRE IN DIRETTA: COSA SONO DIVENTATI I SOCIAL MEDIA? E COSA SIAMO DIVENTATI NOI, ESERI UMANI?

Un uomo 46enne viveva nel mondo online facendosi umiliare e subendo violenze sia fisiche che psicologiche da parte di due altri streamer. Quest’uomo oggi fa notizia in tutto il mondo, perché non è sopravvissuto all’ultima diretta di cui è stato protagonista e in cui i suoi torturatori hanno compiuto abusi su di lui per piu’ di 12 giorni consecutivi. Quest’uomo accettava di essere bersaglio di violenze e situazioni degradanti, in quanto le relative dirette online avevano migliaia di spettatori e followers. Oggi la sua morte accende mille domande, perché la sua era una morte prevenibile. Nonostante i suoi due “torturatori” spieghino che tutto ciò che veniva mostrato in video era stato concordato con il diretto interessato, la domanda che ci dovremmo porre tutti non è relativa al decesso, ma alla natura delle scene, situazioni e immagini che nei social trovano “casa”, senza nessun tipo di filtro o remora etica. Che senso ha diventare personaggi famosi e seguiti in un social perché ci si mostra in situazioni di violenza e degrado? E come ha fatto il pubblico dei followers a trovare piacere e divertimento nell’esporsi a scene di questa natura? Verrebbe da chiedersi cosa sta succedendo al genere umano. Come abbiamo fatto a perdere quella sensibilità che di fronte alla violenza compiuta su un soggetto piu’ fragile e vulnerabile ci trasformava da spettatori a difensori e protettori, in modo presso che istantaneo? Troppe situazioni online oggi generano compiacimento individuale e di gruppo, nell’assistere a violenza, umiliazione e degrado di un altro essere umano. E molti tra noi, quasi senza accorgersene, si trasformano in soggetti che praticano in modo diretto o indiretto, questo genere di violenza su altri. Davvero, come spesso sento dire anche da specialisti di psicologia e di comunicazione, il mondo dei social sta migliorando il genere umano? La violenza, la banalizzazione di dimensioni che hanno enorme significato nella vita degli esseri umani, la volgarità con cui nei social viene maneggiata la sessualità e la questione associata ai ruoli di genere, l’indifferenza con cui si scrivono commenti dispregiativi e umilianti sono fenomeni che moltissimi, in prima persona, stanno praticando all’interno dei propri social. Magari piangendo oggi la morte del 46enne francese. Urge un ripensamento totale del mondo social, stabilendo cosa è lecito condividere e cosa no. Il sistema dei social media, ancora oggi, si rifugia dietro alla logica che non si può praticare alcuna forma di censura preventiva ai contenuti in esso presenti. Ma ciò che è orrido, degradante, umiliante non dovrebbe avere alcuno spazio in un’arena pubblica frequentata in modo massiccio da minorenni che stanno generando le loro attitudini e la propria sensibilità verso ciò che diventerà valore nella loro vita e per tutta la loro vita. I nostri figli e figlie oggi hanno un allenamento continuo e una sollecitazione costante ad assistere all’orrendo. Dell’educazione e formazione alla bellezza non si trova piu’ traccia se non nel paziente lavoro che la scuola prova a mettere a loro disposizione. Serve una rivoluzione che sia estetica, ma anche culturale ed educativa. Però a me sembra che le voci che la reclamano oggi siano sempre meno e sempre piu’ oscurate.

Se potete e volete, commentate e condividere.

19/08/2025

«Fare psicoterapia è una cosa seria. Vuol dire affidare i propri dubbi e bisogni a un’altra persona competente, formata a questo scopo e che ha a cuore la tutela del paziente».

In un’intervista a La Stampa, la Presidente del CNOP, Maria Antonietta Gulino, avverte che i chatbot terapeutici non possono sostituire l’incontro umano tra psicologo e paziente. «L’Intelligenza artificiale non ha i requisiti. Per cui non solo è inutile, ma può addirittura causare un peggioramento del disagio».

Il fascino della disponibilità 24 ore su 24, osserva Gulino, è solo apparente: «Quando si fa psicoterapia anche l’attesa è importante nella ricerca della risposta a un bisogno. La richiesta immediata di un riscontro non è sempre positiva. Spesso lo psicoterapeuta non dà risposte, ma accompagna a rimanere nel dubbio».

A preoccupare è soprattutto il rischio di banalizzare i vissuti dei più giovani: «Le frasi fatte, ripetute e un po’ consolatorie, quasi come fossero pacche sulla spalla, non servono a risolvere un disagio.»

L’intelligenza artificiale, sottolinea la Presidente, non va demonizzata: «Abbiamo un gruppo di lavoro che si occupa di IA e nuove tecnologie per studiare come possiamo utilizzarla e integrarla nei percorsi terapeutici».

Per il CNOP la priorità rimane una: aumentare la presenza di psicologi e psicoterapeuti nel servizio pubblico, evitando che la diffusione dei chatbot crei un nuovo digital divide tra chi deve accontentarsi di servizi digitali insoddisfacenti e chi può permettersi un percorso privato.

Per leggere l'intervista 👉🏻 https://www.lastampa.it/cronaca/2025/08/19/news/psicoterapia_intelligenza_artificiale_psicologa_gulino-15274875/amp/

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Tante persone ieri sera a Morozzo per riflettere sul tema della violenza contro le donne: l’argomento e’ stato affrontato attraverso gli spunti dei vari professionisti per rappresentare la complessità del fenomeno.

23/11/2024

Oggi, sabato 23 novembre alle 17, un incontro con esperti e docenti per esplorare il peso delle parole nella lotta contro la violenza sulle donne. La psicoterapeuta Petra Senesi dialogherà con l’insegnante Laura Grande

Martedì 19 ore 20.45 a Piasco per riflettere sul tema della violenza contro le donne
18/11/2024

Martedì 19 ore 20.45 a Piasco per riflettere sul tema della violenza contro le donne

Indirizzo

Via Trento, 37
Savigliano
12038

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