20/11/2025
Ormai siamo davanti a una vera emergenza sociale.
E nessuno ha più il diritto di far finta di niente.
Il numero di adolescenti e giovani adulti che manifestano personalità disturbate, aggressive, prive di empatia e totalmente disconnesse dalle conseguenze reali delle loro azioni è cresciuto in modo impressionante. Non parliamo di eccezioni.
Non parliamo di “mele marce”.
Parliamo di un fenomeno dilagante, che si infiltra in ogni ambiente: famiglie “perbene”, quartieri tranquilli, scuole con ottimi voti e ragazzi apparentemente “normali”.
È questo il punto più inquietante:
la maggior parte di questi soggetti non arriva da contesti degradati, non porta scritta in faccia la pericolosità.
Si nascondono sotto la superficie di una normalità costruita, ma dentro covano:
• impulsività estrema,
• assenza di freni inibitori,
• ricerca compulsiva di dominio,
• disprezzo per l’altro,
• vuoto emotivo profondo,
• piacere nel vedere paura, dolore, reazione.
E la cosa che fa più male, professionalmente e umanamente, è questa:
la maggior parte dei genitori non si accorge di nulla.
O, peggio ancora, non vuole accorgersene.
Perché riconoscere un figlio problematico, un figlio violento, un figlio manipolatore, significa accettare che qualcosa si è spezzato nel percorso educativo.
E questo, per molti, è semplicemente inaccettabile.
Così continuiamo a vedere madri e padri convinti che “mio figlio è un bravo ragazzo”, mentre quel bravo ragazzo:
• umilia,
• minaccia,
• controlla,
• aggredisce,
• segue la logica del branco,
• e considera la violenza una modalità perfettamente legittima per affermarsi.
La verità è che la mancata capacità di cogliere per tempo i segnali di personalità disturbate è uno dei mali più grandi del nostro tempo.
C’è una generazione cresciuta senza limiti, senza responsabilità, senza capacità di tollerare la frustrazione, convinta che l’altro sia una pedina, un bersaglio, una preda, un oggetto utile a riempire un vuoto che non si colma mai.
E quando questa struttura psicologica incontra il gruppo, l’adrenalina, la sfida, l’assenza di empatia…
la violenza esplode.
In strada, nelle scuole, nella movida, online.
Come se nulla avesse più peso.
Per questo non possiamo più permetterci il lusso di minimizzare.
Non possiamo più raccontarci la favola rassicurante dei “bravi ragazzi di famiglia normale”.
Questa realtà ci esplode in faccia ogni giorno, e ogni giorno ci ricorda che la prevenzione parte da uno sguardo adulto capace di vedere oltre la superficie.
Serve una presa di coscienza collettiva.
Serve competenza.
Serve coraggio.
Serve la volontà di guardare in faccia ciò che non vogliamo ammettere:
che molti ragazzi stanno sviluppando personalità profondamente disturbanti, e che se non li intercettiamo oggi, domani saranno adulti pericolosi, emotivamente corrosi, capaci di fare danni irreparabili.
E quando arriveremo a quel “troppo tardi”, non potremo dire che non avevamo visto i segnali.
Li vediamo ogni giorno.
È il coraggio di affrontarli che manca.