13/12/2014
Scafati una città dove convivono paure e speranze.
Oggi per tanti cittadini vivere a Scafati è diventato “faticoso”. C’è un malessere sempre più diffuso. Aumentano le situazioni di disagio, di sofferenza e si diffonde un senso di smarrimento e di insicurezza via via crescente. La mancanza di relazioni umane e comunitarie sono sempre più numerose. Si manifestano forme di separazione che non riguardano solo le identità culturali, etniche o religiose, ma semplicemente le età, le generazioni. Ogni età anagrafica vive il suo disagio specifico rispetto alla città: i bambini, i giovani, gli anziani, le donne. Ma soprattutto aumenta il sentimento di paura e di incertezza verso il futuro in conseguenza delle crescenti minacce che emergono all’orizzonte: dalla paura legata agli episodi di microcriminalità che minacciano la nostra vita privata alla paura di essere esposti a rischi di ogni tipo (camorra, tossicodipendenza). A fronte di questo emerge un grande bisogno di sicurezza e di legalità, come se Scafati fosse diventata ‘ostile’, qualcosa da cui proteggersi. Osserviamo fenomeni che ci mostrano come Scafati sia spesso teatro di violenza, di scontro, che violano la dignità delle persone che la abitano. Ma nella nostra città ci sono anche molti segni di speranza che provengono in particolare dalle forze vive e solidali della società civile presenti in essa. Infatti solo il riferimento alla solidarietà può tenere più unita Scafati ricucendo i legami sociali, ridando speranza alla vita delle persone. L’associazionismo ed il volontariato, le parrocchie ed il laicato cattolico, il mondo dell’educazione sono risorse preziose e insospettate capaci di generare comportamenti, gesti ed azioni improntate al valore della solidarietà come virtù civica, ma anche di tradurre altri valori oggi rifiutati dalla nostra società: la gratuità, la reciprocità, la fiducia, la fraternità. Queste azioni, questi servizi hanno una grande rilevanza e valenza politica e rappresentano un contributo originale alla ricostruzione della vita sociale e politica della nostra città.
Verso una città decente.
Scafati oggi va vista come uno spazio e un tempo favorevole, in cui operare per dare speranza agli uomini e alla donne con cui viviamo. In questo senso la città diventa prima di tutto: il luogo concreto nel quale ricostruire legami tra le generazioni, tra le diverse forze sociali, economiche e istituzionali per ridare spazio alla centralità del territorio come luogo di sviluppo economico e sociale; il luogo nel quale vivere l’esperienza della partecipazione civica e l’occasione privilegiata per ricostruire legami comunitari. La città deve diventare il luogo della promozione e della tutela della dignità, della persona sul luogo di lavoro, della donna, della famiglia, dei bambini, degli anziani, dei disabili, di chi è in situazione di disagio sociale ed economico. La logica prevalente che guida l’amministrazione della città deve essere radicalmente modificata. L’immagine di Scafati tradisce la concezione di “cittadino” che è diventato esclusivamente utente, cliente, “fruitore di piaceri”, e non certo come persona con una sua dignità. Solo una città attenta ai bisogni e ai desideri dei suoi abitanti diventa decente, ossia “buona da viverci”. Una città è decente se le sue istituzioni non violano la dignità delle persone e i loro diritti, se sa allargare il suo sguardo assumendo il valore e l’etica per trasformare dal basso la politica.
Una proposta per aprire la città alla speranza.
Promuovere forme di partecipazione attiva del cittadino. Diventiamo attori chiave della vita democratica di Scafati rendendola più plurale e partecipativa. In quanto lavoratori, consumatori e risparmiatori controlliamo l’operato delle aziende, delle istituzioni pubbliche e private e valutiamo i servizi che vengono offerti. Riteniamo infatti che solo un’educazione alla cittadinanza possa contrastare la piaga più diffusa nel nostro territorio: quel voto clientelare, figlio di pessime abitudini culturali, che non solo anima e rafforza opprimenti circuiti politico-economici, ma rischia spesso di favorire l’infiltrazione della camorra nella gestione della cosa pubblica.
Pasquale Magro – vicepresidente Associazione Spes