dott.ssa_ilaria.fattori

dott.ssa_ilaria.fattori Sono una psicologa e psicoterapeuta iscritta all’albo degli Psicologi del Veneto n. 11213. Lavoro in libera professione a San Bonifacio (VR) e a Schio (VI).

Sono specializzata in Analisi Transazionale, utilizzo un approccio integrato che mi permette di proporre alla persona tecniche diversificate. Ho svolgo per diversi anni un' esperienza formativa all’interno di un Servizio di accoglienza, sostegno e trattamento per giovani adolescenti (14-21 anni) con indici di disagio o presenza di disturbi psichici dell’ulss Pedemontana. Collaboro come consulente psicologa all'interno del servizio tutela minori in provincia di Verona e all'interno del Consultorio Familiare Aulss7. In privato, svolgo attività di:
- consulenza in ambito clinico e forense (in materia civile, separazione e divorzio; stress),
- valutazione psicodiagnostica,
- sostegno per genitori separati
- sostegno psicologico per adulti, adolescenti e genitori.

21/09/2025
14/09/2025

I PICCOLI "ISTANTI AMÉLIE"
Molti di voi avranno visto il film "Il Favoloso Mondo di Amélie" diretto da Jean-Pierre Jeunet.
Nel film, alcuni momenti insistono su gesti semplici e apparentemente insignificanti, come immergere la mano in un sacco di legumi secchi o assaporare il tè guardando fuori dalla finestra. Questi dettagli sono però veri e propri inni alla capacità di trovare stupore nel quotidiano. Potremmo chiamarli dei piaceri "miniatura".
𝘙𝘰𝘮𝘱𝘦𝘳𝘦 𝘭𝘢 𝘤𝘳𝘰𝘴𝘵𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘳è𝘮𝘦 𝘣𝘳û𝘭é𝘦 𝘤𝘰𝘯 𝘪𝘭 𝘤𝘶𝘤𝘤𝘩𝘪𝘢𝘪𝘯𝘰: 𝘶𝘯 𝘢𝘵𝘵𝘪𝘮𝘰 𝘥𝘪 𝘱𝘶𝘳𝘢 𝘴𝘰𝘥𝘥𝘪𝘴𝘧𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘵𝘢𝘵𝘵𝘪𝘭𝘦 𝘦 𝘶𝘥𝘪𝘵𝘪𝘷𝘢.
𝘓𝘢𝘯𝘤𝘪𝘢𝘳𝘦 𝘴𝘢𝘴𝘴𝘪 𝘴𝘶𝘭 𝘤𝘢𝘯𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘪 𝘔𝘰𝘯𝘵𝘮𝘢𝘳𝘵𝘳𝘦: 𝘦𝘴𝘦𝘳𝘤𝘪𝘻𝘪𝘰 𝘥𝘪 𝘨𝘪𝘰𝘤𝘰 𝘦 𝘭𝘪𝘣𝘦𝘳𝘵à, 𝘭𝘰𝘯𝘵𝘢𝘯𝘰 𝘥𝘢 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘱𝘳𝘦𝘰𝘤𝘤𝘶𝘱𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘢𝘥𝘶𝘭𝘵𝘢.
𝘚𝘤𝘳𝘶𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘤𝘪𝘦𝘭𝘰 𝘴𝘵𝘦𝘭𝘭𝘢𝘵𝘰 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢 𝘥𝘪 𝘢𝘥𝘥𝘰𝘳𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘳𝘴𝘪: 𝘶𝘯𝘰 𝘴𝘨𝘶𝘢𝘳𝘥𝘰 𝘥𝘪 𝘮𝘦𝘳𝘢𝘷𝘪𝘨𝘭𝘪𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘪 𝘳𝘪𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢 𝘢𝘭𝘭’𝘪𝘯𝘧𝘢𝘯𝘻𝘪𝘢.
Ogni volta che Amélie si lascia guidare dalla sensazione tattile, risponde al bisogno di connessione con il presente, con il qui e ora. L’attenzione si sposta fuori dalla mente e atterra sul corpo. La percezione dei dettagli ordinari si fa straordinaria.
Dal punto di vista dell’Analisi Transazionale, Amélie incarna spesso il suo Bambino Naturale:
Agisce per impulso, senza filtri né timori di giudizio.
Cerca gratificazioni immediate, disponibili a portata di mano.
Accoglie il mondo con curiosità e meraviglia, come un bambino che scopre la realtà per la prima volta.
Questo equilibrio tra spontaneità (Bambino Naturale) e consapevolezza (Adulto) è il cuore pulsante del film: un invito a riscoprire la genuinità delle emozioni più semplici.
In un’epoca in cui tutto corre veloce, Amélie ci ricorda che coltivare questi piccoli piaceri è un gesto controcorrente: un modo per custodire intatto il bambino che vive in ognuno di noi.
Amélie ci insegna che la meraviglia non dipende dalla grandezza delle cose, ma dalla spontaneità e immediatezza con cui le viviamo.
😀 E tu ti concedi ogni tanto un "istante Amélie"? Raccontaci il tuo nei commenti! 👇

11/09/2025

Senza il sentire autentico il cervello non cambia…

Prof Daniela Lucangeli

👶 Possiamo aiutare i bambini a crescere. Tu puoi? Il Centro per l’Affido e la Solidarietà Familiare dell’ULSS 7 Pedemont...
08/09/2025

👶 Possiamo aiutare i bambini a crescere. Tu puoi? Il Centro per l’Affido e la Solidarietà Familiare dell’ULSS 7 Pedemontana organizza un percorso informativo e formativo aperto a famiglie, coppie e single interessati a vivere un’esperienza di volontariato o accoglienza di bambini in situazioni di fragilità familiare.

📍 Ospedale San Bassiano, Sala Convegni (Piano -1)

🗓️ Date incontri:
Giovedì 25 settembre: 18:00 - 20:00

Giovedì 2 ottobre: 18:00 - 20:00

Giovedì 9 ottobre: 18:00 - 20:00

Martedì 14 ottobre: 18:00 - 20:00

📩 Info e iscrizioni: affidobassano@aulss7.veneto.it
☎️ 0424 885425
https://www.aulss7.veneto.it/Possiamo-aiutare-i-bambini-a-crescere-Tu-puoi-Partecipa-al-corso

13/08/2025

"Fai partire la lavastoviglie due volte."

Quando ero in uno dei periodi più difficili della mia vita, mentalmente parlando, alcuni giorni non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto. Non avevo energia né motivazione, e andavo avanti a stento.

Andavo in terapia una volta a settimana, e quella settimana in particolare non avevo nulla di significativo da "portare" alla seduta. Il terapeuta mi chiese come fosse andata la mia settimana, e io davvero non avevo nulla da dire.

"Qual è la tua difficoltà?" mi chiese.

Indicai intorno a me e risposi: "Non lo so, la vita."

Non soddisfatto della mia risposta, mi chiese:
"No, qual è esattamente il problema che ti preoccupa in questo momento? Cos'è che ti travolge? Quando tornerai a casa dopo questa seduta, quale questione ti fisserà dritto negli occhi?"

Lo sapevo bene qual era il problema, ma era così ridicolo che non volevo dirlo. Avrei voluto avere qualcosa di più sostanzioso, qualcosa di più profondo. Ma non ce l’avevo. Così gli dissi:
"Onestamente? I piatti. È stupido, lo so, ma più li guardo e più non riesco a farli perché dovrei lavarli prima di metterli in lavastoviglie, dato che la lavastoviglie non funziona bene, e non sopporto di stare lì a lavarli a mano."

Mi sentivo un’idiota persino a dirlo. Che tipo di donna adulta si lascia abbattere da una pila di piatti? Ci sono persone là fuori con problemi veri, e io mi sto lamentando col mio terapeuta per dei piatti?

Ma il terapeuta annuì comprensivo e poi disse:
"Fai partire la lavastoviglie due volte."

Iniziai a dirgli che "non si fa così", ma lui mi interruppe.
"Perché diamine non si dovrebbe? Se non vuoi lavare i piatti a mano e la lavastoviglie non funziona bene, falla partire due volte. O tre, chi se ne importa? Le regole non esistono, smettila di creartene da sola."

Fu una rivelazione che non so descrivere appieno.

Quel giorno tornai a casa, buttai i piatti sporchi e puzzolenti in lavastoviglie alla rinfusa e la feci partire tre volte. Mi sentii come se avessi sconfitto un drago. Il giorno dopo, feci la doccia stando sdraiata. Qualche giorno dopo piegai il bucato e lo misi dove c’era spazio, senza un ordine preciso.

Non c’erano più regole arbitrarie da seguire, e questo mi diede la libertà di ricominciare a fare cose, a portare a termine piccoli obiettivi.

Ora che sto meglio, sciacquo i piatti prima di metterli in lavastoviglie, faccio la doccia stando in piedi e metto il bucato al suo posto. Ma in un momento in cui vivere era una lotta, invece che una benedizione, ho imparato una lezione incredibilmente importante:

LE REGOLE NON ESISTONO. FAI PARTIRE LA LAVASTOVIGLIE DUE VOLTE.

Kate Scott

"A volte la rabbia non è un errore. È un segnale.Quando emerge, spesso lo fa per indicarci che qualcosa non è più sosten...
24/07/2025

"A volte la rabbia non è un errore. È un segnale.
Quando emerge, spesso lo fa per indicarci che qualcosa non è più sostenibile, che un limite è stato superato, che un bisogno importante è rimasto inascoltato.
Non è qualcosa da reprimere, ma da interrogare.

Chiediti: che cosa mi sta dicendo questa rabbia? Quale parte di me sta cercando protezione o rispetto?
Spesso la proviamo quando ci sentiamo svalutati, intrappolati in ruoli che non ci rappresentano più, o immersi in relazioni che prosciugano.
In questo senso, la rabbia è uno strumento prezioso di consapevolezza: ci aiuta a riconoscere le dinamiche tossiche, a smettere di normalizzare ciò che ci fa male.

Perché, probabilmente, la rabbia non nasce solo da ciò che accade oggi,
ma affonda le sue radici in tutte le volte in cui ci siamo sentiti svalutati, ignorati, zittiti.
È la voce antica di una parte di noi che ha sopportato troppo, per troppo tempo.
Non è un difetto: è un segnale. Un atto di dignità.

La rabbia, se ascoltata con rispetto e lucidità, può diventare confine. Può diventare direzione.
È il primo passo per smettere di sacrificarsi e iniziare a scegliersi.

Bisogna ascoltarla e poi agire.

Come?
Canalizzandola in scelte coerenti con il proprio sentire.
Scrivere, creare, cambiare rotta, dire di no, mettere confini, costruire spazi che rispecchino la propria autenticità.
La rabbia può diventare bussola.
Non per distruggere, ma per ricostruirsi fedeli.

Perché sì, anche attraverso la rabbia, si può iniziare a meritarsi la felicità.

Perché ci sono momenti in cui restare diventa più faticoso che andarsene.
Ogni passo che fai per proteggerti è già, in sé, un atto di guarigione."

“Ti meriti la felicità” 💪❤️🍀
S.

24/06/2025

Cosa significa sentirsi visti?

[…]
È quando ti senti luce
anche se sei spettinato dentro

È trovare un cuore
che non ti corregge,
ti celebra.

È quando il tuo caos
non fa scappare nessuno.

È non dover alzare il volume
per esistere.

È quando ti chiamano per nome
come se fosse una poesia.

È che c'è chi resta
quando non sei brillante
né utile
né divertente.

È trovare occhi
che non hanno paura della tua ombra.

È non sentirsi mai di troppo
nemmeno nel proprio silenzio.

È qualcuno che ti tiene il dolore
per un minuto,
mentre tu riposi.

Andrew Faber

Illustrazione: David Pongran

24/06/2025

L’estate dovrebbe essere un tempo di felicità e spensieratezza…per molti però è un tempo di silenzio, isolamento e pensieri difficili.
Non sei solo: noi ci siamo tutti i giorni per offrire supporto e affrontare assieme le difficoltà!
Chiama il Numero Verde gratuito per la prevenzione dei suicidi e l’ascolto psicologico per la gestione delle emergenze della comunità.
Chiamaci o condividilo con chi ne ha bisogno.

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OGNI FERITA EMOTIVA LASCIA UN'IMPRONTA BIOLOGICA ..il corpo non dimentica!Spesso si pensa che un trauma emotivo, una del...
21/05/2025

OGNI FERITA EMOTIVA LASCIA UN'IMPRONTA BIOLOGICA ..il corpo non dimentica!

Spesso si pensa che un trauma emotivo, una delusione, un abbandono o una perdita lascino semplicemente “un segno nel cuore”. Eppure, la realtà biologica è ben più profonda e complessa. Ogni ferita psichica o emozionale, ogni evento vissuto intensamente sul piano mentale o relazionale, genera una risposta neurovegetativa potente, immediata, concreta. Come una scossa che attraversa ogni fibra del nostro essere.

Il sistema nervoso autonomo, in particolare il ramo simpatico, si attiva con un’intensità paragonabile a quella di una minaccia fisica reale. Viene rilasciato cortisolo, il cuore accelera, la digestione si blocca, la tensione muscolare aumenta. Ma non finisce qui. Questo impatto coinvolge anche il sistema endocrino, con un’alterazione degli equilibri ormonali, e il sistema immunitario, che reagisce come se ci fosse un’aggressione da combattere. Tutto il corpo entra in uno stato di allerta, anche se non c’è una ferita visibile sulla pelle.

Il punto è proprio questo...la mente non fa distinzione tra un dolore fisico e un dolore emotivo. E così, anche se non sanguina, la ferita interiore può lasciare una traccia nei tessuti. Una memoria. Un imprinting biologico che si sedimenta nel corpo, alterando sottilmente la fisiologia cellulare.

Ecco perché, di fronte a un trauma emotivo, il corpo si comporta come se avesse ricevuto un colpo vero e proprio. Non è una metafora poetica. È neurobiologia pura.

Studi sempre più approfonditi mostrano che eventi traumatici o esperienze emotivamente cariche possono lasciare “tracce” nella matrice extracellulare, nei gangli nervosi, nelle fasce, persino nella postura. Il corpo si modella attorno al trauma. La muscolatura si irrigidisce in certe zone, la respirazione si fa più corta, alcuni organi si iperattivano, altri si spengono. Tutto il sistema si adatta per sopravvivere.

Queste memorie corporee diventano come cicatrici emozionali silenziose, che continuano a influenzare il nostro equilibrio anche molti anni dopo. Possono riemergere in forma di dolori cronici, stanchezza inspiegabile, problemi digestivi, sintomi vaghi che non trovano riscontro negli esami. O ancora, in una sensazione diffusa di allerta, di blocco, di mancanza di respiro interiore.

Quante volte hai sentito un nodo allo stomaco in un momento di ansia? O un peso sul petto per un dispiacere? O una tensione cervicale dopo una discussione? Il corpo parla continuamente la lingua delle emozioni. Solo che spesso non siamo stati educati ad ascoltarlo.

Ogni parte del nostro corpo può diventare sede di una memoria emozionale, le spalle trattengono il peso delle responsabilità, il fegato la rabbia repressa, lo stomaco la paura, l’intestino la tristezza non digerita. Non è solo simbolismo. È biologia incarnata. È psiconeuroimmunologia applicata alla vita vissuta.

Ma è anche qualcosa di più sottile...

Le neuroscienze, oggi, ci confermano ciò che le antiche medicine sapevano da secoli...non siamo solo corpo, ma un sistema complesso di energia, frequenze, vibrazioni. Quando un trauma attraversa la nostra vita, non colpisce solo i tessuti. Si imprime nei campi elettromagnetici che regolano la coerenza del sistema biologico. E se quella ferita non viene riconosciuta, integrata e sciolta, può restare lì, come una distorsione energetica silenziosa.

La buona notizia è che ogni ferita può essere trasformata, ogni traccia può essere rilasciata. Il corpo ha una straordinaria capacità di autorigenerarsi… ma ha bisogno di sentirsi al sicuro. Ha bisogno che qualcuno lo ascolti. Che qualcuno accolga il suo dolore senza giudizio. Che qualcuno sappia leggere le sue tensioni come messaggi da decifrare, e non solo come sintomi da sopprimere.

Rinunciare a curare una ferita emotiva solo perché non si vede è come ignorare una crepa sotto le fondamenta di una casa. Può non dare problemi per un po’, ma lentamente indebolisce tutto il sistema. Guarire le ferite invisibili è un atto di coraggio, ma anche di responsabilità verso se stessi. Perché non esiste vera salute senza coerenza profonda tra ciò che sentiamo, ciò che pensiamo e ciò che il corpo vive.

Ed è proprio quando ricominciamo ad ascoltarci a quel livello, sottile, profondo, sincero, che qualcosa comincia a cambiare. Non solo i sintomi si alleggeriscono. Ma si riaccende in noi quella scintilla di integrità interiore che è il vero fondamento della salute.

- P. C.

LA STORIA FAMILIARE: IL PESO DELLE MEMORIE Ci sono dinamiche che si ripetono nella nostra vita e che sembrano non avere ...
13/05/2025

LA STORIA FAMILIARE: IL PESO DELLE MEMORIE

Ci sono dinamiche che si ripetono nella nostra vita e che sembrano non avere una spiegazione logica. Scelte che sembrano guidate da una forza invisibile.
Relazioni che si intrecciano su trame già scritte, dolori che si attivano anche quando il presente non ne offre alcun motivo apparente.

Quando entriamo in contatto con la storia profonda della nostra famiglia, possiamo iniziare a intuire che non tutto ciò che proviamo è davvero nostro.

Ogni sistema familiare è un campo energetico vivo. In questo campo si muovono emozioni, ruoli, aspettative, ricordi e traumi.
È come se esistesse una memoria collettiva non scritta, ma impressa nei corpi, nei silenzi, nei modi di pensare e nelle fedeltà affettive più inconsce.

Questa memoria ha bisogno di essere vista, riconosciuta, ascoltata.

Molte persone portano inconsapevolmente pesi che appartengono ad altri membri della famiglia.
Il senso di colpa che emerge ogni volta che ci si avvicina alla gioia.
La paura di superare i propri genitori. La tendenza a fallire per non far sentire nessuno escluso.
L’identificazione con un nonno mai conosciuto, con una sorella persa, con una madre fragile che nessuno ha mai potuto sostenere.

A livello profondo, l’inconscio familiare ci orienta. Per amore, per fedeltà, per inconsapevolezza assumiamo su di noi la sofferenza della nostra famiglia, talvolta anche di parenti che non abbiamo mai conosciuto.

Cerchiamo di ristabilire un equilibrio nel sistema. Ma in questo tentativo silenzioso di riparare, ci perdiamo.

Il lavoro sui campi morfici ci aiuta a vedere queste dinamiche non per colpevolizzare, ma per prendere coscienza.
È solo attraverso la consapevolezza che possiamo restituire ciò che non è nostro, sciogliere i legami che ci imprigionano e riscrivere la nostra identità in modo autentico.

Non si tratta di tagliare i ponti con la famiglia, ma di smettere di vivere la vita di qualcun altro.
Si tratta di interrompere il ciclo della trasmissione inconscia del dolore.
Di lasciare andare il bisogno di salvare e iniziare a scegliere.
Di restare in contatto con le nostre radici senza esserne condizionati e gravati.

Il lavoro sul campo morfogenetico familiare è profondo, a volte scomodo, ma anche liberatorio.
Perché quando inizi a distinguere ciò che sei da ciò che ti è stato “affidato” ritrovi lo spazio per respirare.
E finalmente puoi occupare il tuo posto, nel mondo.

C.C.

Non necessariamentedevi fornire spiegazionia chi non ha capito.Puoi agire e tacere le tue ragioni.Non necessariamentedev...
28/04/2025

Non necessariamente
devi fornire spiegazioni
a chi non ha capito.
Puoi agire e tacere le tue ragioni.

Non necessariamente
devi restare nei posti
dove i tuoi fiori appassiscono.
Non esiste un solo giardino
e tu sei fatta per ergerti al sole migliore.

Non necessariamente
devi accontentarti
della compagnia di chiunque.
La solitudine non è una punizione
se la scegli per la tua pace.

Non necessariamente
devi raccogliere ogni provocazione.
Non tutto merita
la tua attenzione e il tuo tempo.

Non necessariamente
devi mantenere fede a promesse antiche.

Non necessariamente
devi essere la casa stabile
di ogni emozione.
Puoi lasciarti attraversare.

Non necessariamente
devi confermare le aspettative altrui.
Puoi restare imprevedibile
e libera
e grata.

M.T

Indirizzo

Schio

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 14:00
Mercoledì 08:30 - 20:00
Giovedì 09:00 - 12:00
Sabato 09:00 - 12:30

Telefono

+393405657130

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