Dott.ssa Donata Bartolini Psicologa

Dott.ssa Donata Bartolini Psicologa Sono Psicologa, psicoterapeuta di formazione psicodinamica. Terapia EMDR.

09/06/2025

SILENZIO PUNITIVO, CONSEGUENZE.
Il silenzio punitivo, soprattutto
da parte di un genitore, è una forma di maltrattamento psicologico che può avere effetti traumatici, sopratutto su un bambino.
Quando il genitore decide volutamente di non parlare con suo figlio, a scopo punitivo, il bambino si sente completamente rifiutato nella sua interezza. Non possiede ancora gli strumenti emotivi e cognitivi per comprendere cosa sta facendo quel genitore, il suo senso del sé dipende dalla presenza e dalla interazione dell’adulto. Il silenzio non si riduce semplicemente alla assenza di parole ma diventa un modo per esprimere mancanza di amore, di contatto, di connessione, di esistenza. Per il bambino, questo è devastante.
Le conseguenze psicologiche possono includere:

1. Senso cronico di colpa e vergogna.
Il bambino interiorizza l'idea di essere "cattivo" o "sbagliato", anche se non sa perché. Vive nell’ansia costante di sbagliare di nuovo, cercando disperatamente di meritare l’affetto perduto.

2. Bassa autostima e insicurezza
Non ricevere risposte, spiegazioni o conforto mina la fiducia in sé stessi e negli altri. Il messaggio implicito è: "Non vali abbastanza da essere ascoltato".

3. Dipendenza emotiva o evitamento relazionale
Alcune persone sviluppano una dipendenza da approvazione altrui, nel tentativo di colmare quel vuoto affettivo originario. Altre, invece, si chiudono in relazioni evitanti, per paura di rivivere il rifiuto.

4. Difficoltà nell'identificazione e nella regolazione delle emozioni
Se le emozioni di un bambino non vengono riconosciute, contenute e validate, crescerà senza imparare a riconoscerle né a esprimerle in modo sano.

5. Paura del conflitto
Il silenzio punitivo è una forma estrema di conflitto passivo-aggressivo. Chi l’ha subito può crescere con la convinzione che ogni disaccordo possa sfociare in un abbandono o in un rifiuto, e quindi evita qualsiasi confronto.

In età adulta

Gli effetti possono persistere a lungo. Chi ha subito questo trattamento può avere relazioni instabili, provare un vuoto interiore costante, sentirsi “sbagliato” senza motivo chiaro, oppure cercare disperatamente approvazione, accettazione e amore da parte di figure autoritarie o partner emotivamente indisponibili, replicando inconsapevolmente il modello originario.
Il silenzio punitivo è una forma di abuso sottile ma molto traumatica, interferisce con lo sviluppo dell'identità, della fiducia e dell'indipendenza affettiva.

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09/01/2025

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Vi aspetto nelle sedi di Schio e Montecchio Precalcino per un nuovo corso di Training Autogeno di Base 🙏🏼😊
25/10/2024

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25/10/2024

Incontri di gruppo per parlarne assieme

08/05/2024

Chiunque sia stato genitore e non viva in uno stato di perfetto autoinganno sa per esperienza come possa riuscire difficile tollerare certi aspetti del carattere del proprio figlio. Accorgersi di questo è particolarmente doloroso, se vogliamo bene al bambino, desideriamo realmente rispettarne l'individualità e tuttavia non ci riusciamo. Magnanimità e tolleranza non si possono raggiungere con l'aiuto di conoscenze intellettuali. Se non abbiamo avuto la possibilità di vivere e rielaborare in modo cosciente il disprezzo di cui siamo stati vittime nella nostra infanzia, continueremo a riprodurlo e a trasmetterlo ai nostri figli. La conoscenza puramente intellettuale delle leggi dello sviluppo infantile non ci impedisce di provare irritazione o rabbia se il comportamento di nostro figlio non corrisponde alle nostre idee, se non è in sintonia con i nostri bisogni o se - peggio ancora - minaccia i nostri meccanismi di difesa.
Per i bambini le cose stanno in tutt'altro modo: essi non sono intralciati da alcuna storia precedente e la loro tolleranza nei confronti dei genitori è illimitata. Ogni crudeltà psichica, cosciente o inconscia, compiuta dai genitori è difesa con sicurezza nell'amore del bambino dalla possibilità di ve**re scoperta. Tutto ciò che si può impunemente pretendere da un bambino si può ricavare facilmente dai più recenti resoconti di storie di bambini (vedi per esempio Ariès, 1960; Helfer e Kempe, 1968; Schatzman, 1973; De Mause, 1974).
Le mutilazioni, lo sfruttamento e le persecuzioni sul piano fisico praticati un tempo sui bambini, nell'età moderna paiono sempre più essere stati soppiantati da forme di crudeltà psichica che inoltre si riusciva a mistificare mascherandola dietro il termine eufemistico di 'educazione". Dato che, presso alcuni popoli l'educazione cominciava già nel periodo dell'allattamento, nella fase del legame simbiotico tra madre e bambino, tale condizionamento precoce garantiva che il bambino non riuscisse mai a scoprire come veramente stessero le cose. La dipendenza del bambino dall'amore dei suoi genitori gli renderà impossibile anche in seguito riconoscere i traumi che spesso restano celati per tutta la vita dietro l'idealizzazione dei genitori che avviene nei primi anni dell'esistenza.

Fonte: "La persecuzione del bambino".
Alice Miller

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21/03/2024

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04/02/2024

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19/01/2024

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Vogliamo farvi comprendere perché abbiamo scelto di essere terapeuti MILLERIANI:

Alice Miller sostiene che lo psicoterapeuta deve fare i conti con il bambino che è stato e che proprio durante la sua infanzia si è costruito il percorso che poi lo ha condotto, da adulto, a scegliere questa professione.

E’ assodato che quanto meglio lo psicoterapeuta si orienta nella propria storia personale, tanto meglio potrà smascherare le manipolazioni, che, a causa di problemi infantili irrisolti, possono essere messe in atto anche dagli stessi terapeuti e che non consentirebbero la crescita personale del paziente.

Lo psicoterapeuta, a nostro avviso, deve essere un testimone compassionevole e un avvocato difensore del proprio paziente, esattamente come Alice Miller ha descritto in tutti i suoi libri.

Lo psicoterapeuta, dunque, non può essere neutrale: egli partecipa emotivamente in modo autentico alla rielaborazione della vicenda personale del paziente. Si può indignare ed anche commuovere, ma mantenendo comunque la forza mentale di tenere sempre presente il campo emotivo e relazionale che si crea nella relazione psicoterapeutica e di orientare conseguentemente la rotta verso la consapevolezza e verso il confronto con la realtà.

Riteniamo che ogni terapeuta per svolgere il suo ruolo di testimone della sofferenza del paziente deve essere in grado di sopportare la paura (uno fra i sentimenti sepolti dentro coloro che hanno subito una qualche forma di maltrattamento che ha poi successivamente indotto un’eventuale sintomatologia psichica), avendola vissuta ed elaborata a fondo nella propria storia personale, in modo tale da non esserne spaventato. Solo in questo modo può essere capace di affrontare quel terrore senza nome che emergerà dal lavoro sul trauma del paziente, senza venirne egli stesso frammentato. Potrà così garantire al paziente quel contenimento necessario come antidoto ai sentimenti devastanti che emergeranno nel corso delle sedute. Siamo convinte, come psicologhe e psicoterapeute, che l’aiutare una persona nasca da una identificazione empatica con le vicende traumatiche della persona stessa, ovvero dalla capacità di guardare il mondo con gli occhi e con la mente del paziente quando egli era bambino o adolescente. Il terapeuta, in altri termini, deve avere la sensibilità emotiva e la competenza psicologica per tentare di percepire e comprendere autenticamente QUANTO e COME il bambino, che si trova all’interno dell’adulto che gli è difronte, abbia sofferto. Non c’è psicoterapia efficace senza la disponibilità ad associare la consapevolezza emotiva del terapeuta alla capacità di contrastare le resistenze che il paziente frappone al suo percorso di acquisizione della sua crescita interiore circa cosa gli è stato fatto nella situazione traumatica e circa cosa egli stesso ha fatto per reagire a quella situazione.

Postulato che essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c'è più e che è una ‘cosa’ che ci resta dentro, nella pelle, è vitale farsi aiutare. Perché?

Perché sintomi come depressione, angoscia, ansia, panico, ossessioni, senso di vuoto, atti impulsivi auto- ed etero-lesionisti, dipendenze, desiderio di morte, euforia, ritiro sociale, onnipotenza, maniacalita', mancanza di empatia, persino la stanchezza psicofisica cronica non collegata ad evidenze mediche NON SONO ALTRO che REAZIONI sintomatologiche (ossia sintomi "falsi" che nascondono ciò che realmente ‘dovremmo’ consentirci di SENTIRE per superare l’impasse) a sentimenti di RABBIA ed ODIO , CONGELATI, ANESTETIZZATI nei confronti di chi avrebbe dovuto avere il piacere e la responsabilità di ‘riconoscerci’, amarci, donare e ACCETTARCI senza giudicare, aggredire, minacciare, manipolare, mentire e trascurare.

Marta Petrucci

18/01/2024

La nostra più grande ambizione è quella di creare un team e una rete di professionisti con diverse competenze e specializzazioni in modo da poter sviluppare e offrire una presa in carico integrata. Un luogo in cui ogni genitore possa affidarsi ad un’equipe multidisciplinare per trovare un aiuto puntuale ed efficace.

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📌SCHIO (VI) Via Vicenza, 94
☎️ 388.0961096

📌VICENZA Via Giovanni Prati, 14
☎️ 0445.546940

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10/01/2024

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