01/04/2020
L'ORDINE REGNA A BUDAPEST! E l'Europa tace.
Passa nel silenzio l'assunzione dei "pieni poteri" da parte del desposta Viktor Orban, che porta così la necessità di manentenimento dell'ordine liberale alla sua estrema conseguenza, la dittatura formale e sostanziale.
Dallo sgambetto ai migranti sul confine a quello che colpisce l'illusione della piena libertà nelle società occidentali.
Con la scusa dell'emergenza sanitaria ordine e sicurezza diventano in Ungheria le armi per limitare ulteriormente e drasticamente le libertà individuali e colletive.
Paura e isolamento fungono da strumento per offuscare i problemi reali messi in luce da questa pandemia; problemi strutturali le cui radici possono essere riassunte nel dettame thatcheriano "la società non esiste, esistono solo gli individui", con il suo portato di disuguaglianze ed ingiustizie sempre più radicate ed evidenti.
Pensiero miope che pone la soluzione dei problemi collettivi esclusivamente nel perimentro della sfera personale, portando a compimento il paradosso di una società in cui tutti devono essere i primi, ma inevitabilmente quasi tutti saranno ultimi.
Questa tipo di mentalità accomuna le elites di tutta Europa, che dunque possono solo tacere. Anche perchè l'Ungheria di Orban serve; è utile come muro e filo spinato contro coloro a cui questo sistema rende la vita un inferno e che cercano varcando quel confine una vita migiore, una vita degna, che dia speranza.
La crisi apre diversi scenari che non possiamo analizzare qui, ma di sicuro non porta a necessariamente da una parte, porta dove decideremo tutte e tutti insime di dirigerci.
Apre la strada alla riflessione e all'obbligo per le società di scegliere se tornare alla normalità ingiusta e diseguale di prima, andare verso una nuova normalità peggiore della precedente come quella di Orban.
Oppure sforzarsi di arrivare ad una nuova normalità che metta al primo posto le persone, la salute, la loro vita e le loro libertà, orizzonte a cui si può giungere solo tramite un'uguaglianza sostanziale e coprendendo che solamente insieme ci possiamo salvare da i nostri problemi; che siano essi il cambiamento il climatico, la precarietà, la malattia o le altre difficoltà della vita di oggi.
Unicamente insieme possiamo migliorare l'esistenza collettiva ed individuale.
Alle compagne e ai compagni ungheresi va il nostro più sentito supporto.
Noi eravamo, noi siamo, noi saremo.