14/06/2025
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FORZA "RILASCIATA"
ʟᴀ ꜰᴏʀᴢᴀ ᴍᴜꜱᴄᴏʟᴀʀᴇ ᴇ ǫᴜᴇʟʟᴀ ꜱᴛʀᴜᴛᴛᴜʀᴀʟᴇ
La maggior parte delle persone (compresi molti marzialisti) è così abituata ad associare la forza alla capacità contrattile dei muscoli che non riesce neanche a immaginare in che modo il corpo possa produrre movimenti forti ed efficaci non tendendo bensì... rilasciando i muscoli e utilizzando il corpo come una "struttura", perfettamente integrata e connessa.
Proveremo a spiegarlo, perché questo particolare meccanismo psicomotorio è uno dei principali fondamenti delle arti marziali interne.
ɪ ᴘʀɪɴᴄɪᴘɪ ꜰɪꜱɪᴄɪ ᴄʜᴇ ɢᴏᴠᴇʀɴᴀɴᴏ ʟᴀ ꜰᴏʀᴢᴀ ꜱᴛʀᴜᴛᴛᴜʀᴀʟᴇ
Tralasceremo volutamente le teorie cinesi tradizionali, quelle cioè basate sulla trasformazione del Qi (l’energia vitale”) in Jin (forza interna). Queste teorie, che abbiamo esaminato in altri post, spesso risultano oscure ai praticanti occidentali e non forniscono molte indicazioni "concrete" per il loro lavoro.
Partiamo però dal presupposto che l'uso del corpo nel Taiji o nello Xing Yi è molto particolare. In parole molto semplici, diciamo che esso va gestito in accordo con diversi principi studiati anche in fisica, e cioè: tensione elastica + integrità strutturale (cioè “Tensegrità”), forza di gravità, attrito e reazione vincolare (una forza che si oppone alla gravità).
Nel Taiji si dice sempre che bisogna rilassarsi. Questo, da un punto di vista pratico, è importante per molti fattori, uno su tutti è che, quando si diventa capaci di “incanalare ” la forza di gravità (attraverso il rilascio consapevole delle tensioni, cosa che conduce al radicamento), si inizia a capire che il suolo restituisce una “forza di rimbalzo” verso l'alto (che, senza una pratica mirata, "stagna" nel corpo). Questa energia può essere poi amplificata in direzioni diverse, attraverso impercettibili espansioni strutturali del corpo.
ʟᴇ ꜰᴀꜱɪ ᴅᴇʟ ᴄᴇʀᴄʜɪᴏ ᴠᴇʀᴛɪᴄᴀʟᴇ
I praticanti di Taiji che non conoscono ancora questo genere di flusso di forza, continuano a esprimere la loro energia attraverso il meccanismo della contrazione e lo fanno esclusivamente lungo percorsi orizzontali. Questo perché non conoscono ancora, o non gestiscono in modo appropriato, quello che tradizionalmente viene chiamato "piccolo cerchio verticale”.
Le diverse fasi di questo "cerchio ” – così come viene tramandato nella scuola Yang –, sono le seguenti:
1. Contrazione (sarebbe meglio dire "pressione"): in pratica si cede alla forza entrante, guidandola “dietro e fuori”.
2. Rilassamento: quando la forza entrante è parzialmente dissipata, il corpo “collassa” impercettibilmente rilasciando gran parte delle tensioni.
3. Allungamento: la pressione del corpo verso il suolo provoca (tenendo la testa sospesa) un consistente allungamento tendineo e fasciale degli estensori (stretching “interno”).
4. Accorciamento: l’onda elastica accumulata rimbalza dal suolo (fase dell’emissione).
5. Fase neutra (dopo l’emissione il “cerchio” può essere reiniziato).
Nel corso della prima fase si riceve la “Forza Entrante”, guidandola dietro attraverso la pressione al suolo del piede anteriore. Nella seconda e terza fase è importante che la parte superiore del corpo rimanga “appesa”, così come lo è la testa (il che implica l’allungamento dei muscoli erettori della schiena); in questo modo, fra l'altro, si creerà uno "spazio", un vuoto che risucchierà la forza dell'avversario.
ʟ'ᴇᴍɪꜱꜱɪᴏɴᴇ ᴅᴇʟʟᴀ "ꜰᴏʀᴢᴀ ᴅɪ ʀᴇꜱᴛɪᴛᴜᴢɪᴏɴᴇ"
Poco prima dell’emissione, il tronco e il bacino affonderanno ancora (va rilasciato al massimo lo psoas anteriore, mentre quello posteriore si allungherà, di concerto con gli adduttori); le anche continueranno a effettuare una piccola retroversione, mentre la schiena si espanderà ulteriormente, soprattutto a livello lombare (a destra-a sinistra-in basso); al che la forza potrà essere emessa dalle mani (o dai gomiti, o dalle spalle, o da qualsiasi altro punto di emissione).
Attraverso questo meccanismo (necessariamente semplificato) è possibile gestire l’accumulo di forza elastica in virtù di piccole e quasi impercettibili modificazioni muscolari, osteo-articolari e fasciali. Il loro controllo però richiede una progressione seria nella pratica, volta al miglioramento della propriocezione, fino a quando si perviene a una consapevolezza corporea estremamente profonda, peraltro non necessaria in ambiti diversi delle arti marziali interne.
Come diceva il maestro Huang Shen Shyan, celebre per le sue ineguagliabili abilità marziali: "Non ci sono segreti nel Taiji, soltanto cose troppo piccole per essere viste"