17/10/2025
Il DDL sull’educazione all’affettività e alla sessualità desta profonda preoccupazione.
Quando l’educazione alla consapevolezza del corpo, delle emozioni e delle relazioni viene messa in discussione o subordinata a visioni ideologiche, si mette a rischio un diritto riconosciuto a livello internazionale: il diritto all’educazione affettiva e sessuale come parte integrante del diritto alla salute, alla conoscenza e all’autodeterminazione.
Lo affermano chiaramente:
• la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (artt. 13, 17, 24, 29), che tutela il diritto dei minori a ricevere informazioni adeguate alla loro età e sviluppo;
• la Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa (art. 14), che invita gli Stati a introdurre nei programmi scolastici contenuti sull’uguaglianza di genere, il rispetto reciproco e la non violenza;
• le Linee guida internazionali dell’OMS e dell’UNESCO, che riconoscono l’educazione sessuale completa come strumento di promozione della salute e di prevenzione degli abusi.
L’educazione all’affettività e alla sessualità non è una concessione politica, ma un diritto umano universale, fondato sulla scienza, sul rispetto delle differenze e sulla libertà di ogni persona di conoscere, scegliere e proteggersi.
Parlare di affettività, corpo, emozioni, consenso e rispetto significa costruire libertà, non imporre modelli.
Significa prevenire la violenza di genere, contrastare gli stereotipi e promuovere relazioni fondate sulla dignità e sulla parità.
Svuotare di contenuto o ostacolare questo diritto significherebbe lasciare bambini, bambine e adolescenti più esposti alla violenza, alla disinformazione e alla paura del corpo.
L’educazione all’affettività e alla sessualità non divide, ma emancipa: è un atto di giustizia, di cura e di civiltà.
Limitandola, non si difende la famiglia: si indebolisce la democrazia.