
30/06/2025
Quando il cibo scarseggia, il corpo inizia a smontare se stesso per salvarsi e rigenerarsi.
Questo processo si chiama autofagia: dal greco auto (“sé”) e phagein (“mangiare”). È un meccanismo di manutenzione interna in cui le cellule eliminano e riciclano le proprie componenti danneggiate, come proteine alterate o mitocondri difettosi, per produrre energia e mantenere l’equilibrio vitale.
Durante il digiuno o la restrizione calorica, l’autofagia si attiva in modo marcato. Si riduce l’infiammazione, migliora la funzione metabolica e si proteggono le cellule da danni legati all’età. In laboratorio, questo processo è stato associato a un prolungamento della vita in vari modelli animali. Non elimina direttamente le cellule senescenti, ma aiuta le cellule sane a funzionare meglio.
Nel 2016, il biologo giapponese Yoshinori Ohsumi ha ricevuto il Premio Nobel per la Medicina per aver scoperto i meccanismi molecolari dell’autofagia. Oggi questo processo è al centro di studi su invecchiamento, diete che imitano il digiuno e salute cellulare.
Siamo ancora lontani da risposte definitive, ma forse il segreto non sta in ciò che mangiamo. Sta in ciò che, a volte, scegliamo di non mangiare.