11/12/2025
Come sempre dedico l’ultimo giorno ai saluti e ai luoghi che mi piacciono di più. Dopo la pratica della mattina, con una breve meditazione per salutare l’India (ma solo per poco) Sono andata con Max a cercare un posto più confortevole per l’anno prossimo, trovandone un paio davvero carini, uno proprio sul Cliff. Passo a salutare Umer, Khaisar (il cugino di Darshan, quello di Mysore) e Mir, gli angeli custodi di questo posto, il mio team di soccorso di Varkala. Con Umer ci diamo appuntamento all’anno prossimo, Con Khaisar a questa estate (eh sì… vorrei tornare a Mysore, ma pensiamo prima a organizzare Varanasi, non appena torno a casa) con Mir a giugno, quando andremo a trovarlo in Kashmir per organizzare un bel viaggetto nel 2027, ma non solo. A settembre si sposerà e ci ha chiesto di andare al suo matrimonio. Santo cielo! Un altro matrimonio indiano… questa volta al Nord, ma non penso che sarà in stole Bollywood, di quelli che mi aveva descritto Manik al matrimonio di Nishkal. I kashmiri hanno l’aria decisamente più sobria e pacata degli indiani di altri stati. Ovviamente mi parte il filmone. Essendo in Kashmir ci immagino tutti vestiti di lana, con grosse sciarpe morbide e avvolgenti, dei vistosi gilet di capra e delle scarpe di lana cotta a punta, mentre brindiamo con una pinta di latte di Yak. Mentre ci invita Mir non ha l’aria di uno che si sta per sposare felicemente. Lo guardo e gli chiedo come mai. Mi guarda con lo sguardo un po’ triste, Mir ha spesso la sguardo un po’ triste, e mi dice che lui non ha una fidanzata. Sono i genitori che hanno deciso che è arrivato il momento che metta su famiglia e gli hanno dato un ultimatum: o si trova una ragazza lui, o gliela trovano loro. Lui in realtà ha una fidanzata stagionale, diciamo che più che una persona la sua fidanzata è un ruolo, che cambia protagonista di volta in volta. Se il matrimonio andrà in porto questa volta non mi farò fregare. Mi studierò bene la situazione abbigliamento per evitare di ritrovarmi vestita da “fuori luogo” come al matrimonio di Nishkal e Varshini.
Caccio un urlo per fermare il bus, la scena di Mysore si stava ripetendo. Non ce la posso fare…
IL viaggio corre via liscio, da Varkala a Trivandrum è un’oretta, che mi perdo perché mi addormento secca. Siamo su tre aerei diversi, per cui all’aeroporto comincia la trafila dei primi saluti. Abbracci, ci rivediamo presto, grazie e via, andiamo verso i gate, dove c’è il mio luogo di perdizione: la libreria dell’aeroporto, piena di libri di yoga, filosofia e ayurveda. 6. Non rilascerò dichiarazioni, dico solo 6 (+ 2 presi a Varkala).
Sono sull’aereo in questo momento. C’è il wifi e mi sono presa un po’ di tempo per scrivere e per postare questa ultima pagina del mio diario di viaggio. Ho scritto poco, non ho raccontato molto, come già scritto sono arrivata esausta a questo dicembre e ho avuto bisogno di riprendere le fila di tutto. Forse lo sto facendo ora, a bocce ferme, dopo aver decompresso, rielaborato e metabolizzato. E comunque sull’aereo c’è in pesce cane.