
16/06/2025
La salute è importante, affidatevi solo a Professionisti inscritti all'albo che possano garantirvi la tutela del SEGRETO PROFESSIONALE, conoscenze basate su RICERCA SCIENTIFICA e il rigoroso rispetto di un CODICE ETICO DEONTOLOGICO.
Dal 1° gennaio 2025, il counseling viene identificato da un codice ATECO specifico (88.99.01), consentendo a chi ha frequentato corsi privati di aprire una partita IVA per questa attività. Sebbene questo cambiamento venga presentato come un'importante conquista, solleva serie perplessità sul piano professionale e deontologico.
A differenza di professioni regolamentate come quella psicologica, l’attività di counseling non prevede né un esame di Stato né l’iscrizione a un albo. Questo introduce nel mercato del lavoro una figura non normata che offre supporto e ascolto in ambiti già propri della professione psicologica, seppur priva delle competenze necessarie per effettuare diagnosi cliniche.
Questa situazione è particolarmente delicata per diversi motivi: da un lato si rischia una sovrapposizione di ruoli e competenze, creando confusione tra persone non addette ai lavori o a cui sono destinati gli interventi (spesso prive degli strumenti necessari per distinguere tra interventi di counseling e interventi psicologici); dall’altro, l’assenza di garanzia sui percorsi di formazione e supervisione può esporre l'utenza a percorsi inadeguati o potenzialmente dannosi; inoltre, la mancanza di un albo professionale impedisce qualunque forma di vigilanza pubblica sul lavoro deə counselor.
Più che un progresso politico e sociale, questo ci appare come una manovra di marketing ben orchestrata. Preoccupa anche l’atteggiamento del CNOP che, ancora una volta, evita di esporsi nonostante abbia il compito istituzionale di tutelare la professione psicologica e la salute e il benessere della cittadinanza tutta. Il rischio è duplice: da un lato si assiste a un progressivo indebolimento della figura dellə psicologə, marginalizzata dall’offerta di corsi privati che si appropriano indebitamente di competenze specialistiche; dall’altro, si espone l'utenza a operatorə non adeguatamente formatə, privə degli strumenti necessari per orientare verso percorsi terapeutici realmente efficaci.
Quanto dovremo ancora attendere prima che il CNOP intervenga a tutela della professione e, soprattutto, della popolazione?
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