Psicologia psicoterapia

Psicologia psicoterapia Studio psicologia psicoterapia dott.ssa Gabriella Scalamandre'

28/11/2025

Meraviglie della nostra terra
Calabra😍❤️ Monolito tra i più grandi d'Europa.
"Pietra Cappa è la regina dell'Aspromonte, con la sua mole enigmatica e carica di leggende troneggia nella vallata delle Grandi Pietre. Monolito tra i più grandi d'Europa è il geosito simbolo del Parco Nazionale dell'Aspromonte. Il nome non ha nulla a che fare con la lettera dell'alfabeto inglese. Nei documenti medievali si legge di Pietra Cauca che sta ad indicare pietra vuota, scavata come lo è per l’erosione degli agenti atmosferici. Il toponimo tuttavia è riferibile non solo a Pietra Cappa, ma all'intera zona circostante dato che numerose, anche se più piccole, sono le rocce con grotte ed anfratti tanto da richiamare alla mente paesaggi della Cappadocia. E fu proprio dall'Oriente che, nell'alto medioevo, arrivarono a rifugiarsi in tali grotte numerosi eremiti basiliani. Una civiltà, questa alla ricerca di luoghi solitari ma panoramici, dove era difficile essere visti ma dai quali era facile controllare ampi tratti di territorio. Una civiltà di chiese minuscole, costruite con materiali poveri ma sempre di fattura pregevole che sembra vogliano confondersi con la natura circostante. Il territorio attraversato dall'escursione è saturo di questa cultura. Nelle rocce di San Pietro sono ancora visibili i giacigli degli asceti scavati nella viva roccia; tra Pietra Cappa e l'abitato di Natile vi è una località detta Afrundu (variazione del termine greco acrantos: puro, appellativo che solitamente si rivolge al Signore) ove esisteva una grangia (monastero con annesso podere) di origine greca; sul pianoro in cima a Pietra Cappa si notano resti di costruzioni; ai piedi di Pietra Cappa, infine, si trovano i ruderi della chiesa di San Giorgio che aveva un pavimento in marmo policromo e colonne che sorreggevano cupolette. L’ambiente naturale è caratterizzato da uliveti e seminativi che salendo in quota cedono il passo alla macchia mediterranea e poi al bosco di leccio e castagno con alcunu esemplari monumentali. Ampi i panorami sulla vallata del Careri, di Platì, sui costoni che precipitano dai piani dello Zillastro e sull'amba di Gerace."
Testo di Fondo ambiente.it
Foto di Mimma Ecelestino
"Dei Greci, i meridionali hanno preso il loro carattere di mitomani. E inventano favole sulla loro vita che in realtà è disadorna. A chi come me si occupa di dirne i mali e i bisogni, si fa l'accusa di rivelare le piaghe e le miserie, mentre il paesaggio, dicono, è così bello.”
( Corrado Alvaro, scrittore e giornalista. Nascita: 15 aprile 1895, San Luca.
Morte: 11 giugno 1956, Roma)

27/11/2025

I NOMI DEI PAESI CALABRESI

Subito dopo l’unificazione del 1861 ci si accorse che, in tutto lo Stato, troppe località avevano nomi uguali o simili o facilmente confondibili. Il governo impose di individuare denominazioni identitarie. Quasi tutti i Comuni si contentarono di aggiungersi qualche epiteto, altri lasciarono campo alla fantasia, in altri trionfarono le più ardite e strambe teorie.

Diamo qui, con schematica brevità e qualche commento, notizia di quanto accade in Calabria, a cominciare dal Regio Decreto del 26 marzo 1863, che dava riconoscimento alle proposte dei Consigli comunali interessati.

I più si giovarono della geografia. Ed ecco i “Calabra" o "Calabro” Aiello, Bagnara, Belmonte, Corigliano, Monteleone, Monterosso, Pizzo, Soriano; Cerchiara preferì “di Calabria”; Fiumefreddo si disse Bruzio. Ma Monteleone Calabro tornò il romano Vibo Valentia.

Cassano, Gioiosa, Isca, Montebello, Roccella, Rossano, S. Andrea, S. Caterina, S. Ilario, S. Vito fecero ricorso alla posizione sullo Ionio (o sul Ionio, secondo le diverse fonetiche).

Falconara, Macchia, S. Caterina, S. Giorgio, Spezzano si dissero “Albanese”, e S. Benedetto si aggiunse Ullano. Rota preferì il più filologico Greca. Ma Porcile, a buon diritto, rifiutò il fetido nome, e si ribattezzò Eianina.

Casino, come no, si chiamò Castelsilano.
Con altri accenni alla geografia, ecco Belvedere Marittimo, Caraffa di Catanzaro e Caraffa del Bianco, Francavilla Angitola, Isola Capo Rizzuto, Roseto Capo Spulico, S. Agata del Bianco e S. Agata d’Esaro, S. Cristina d’Aspromonte, S. Eufemia d’Aspromonte, S. Ferdinando di Rosarno (oggi nuovamente solo S. Ferdinando), S. Giovanni di Gerace, S. Lorenzo del Vallo, S. Mauro Marchesato, S. Pietro a Maida, S. Pietro d’Amantea, S. Pietro Magisano, S. Stefano d’Aspromonte, Serra d’Aiello, Terranova di Sibari.

Non erano tempi di troppo rispetto per la religione, se mai il contrario: ma fecero appello ai santi Serra S. Bruno, Sorbo S. Basile, S. Pietro Apostolo, S. Pier Fedele, S. Pietro di Caridà. Al contrario, S. Elia preferì il laico e scontato Vallefiorita.

Dalle fusioni tra centri vicini presero nome, in tempi diversi, Belvedere Spinello, Simeri Crichi, Soveria Mannelli; infine, da Nicastro, Sambiase e S. Eufemia Lamezia, fecero Lamezia Terme.

Molti ricorsero alle storie, con minore o maggiore ragione ad attribuirsi antichità e glorie: Bruzzano (allora scrivevano Brussano) si ricordò del promontorio Zeffirio; Gioia, di Taureana, e si disse Tauro; Guardia che si chiamava da sempre dei Lombardi, preferì, con maggiore esattezza Piemontese; Laureana si appellò di Borello da una città medioevale; Roggiano si ricordò del suo Gian Vincenzo Gravina; S. Gregorio si disse erede di Ipponion, e d’Ippona; S. Mango ebbe memoria dei feudatari d’Aquino; Torre, del conte Ruggero.

Alcune identificazioni furono fantasiose, o decisamente arbitrarie: S. Giorgio volle essere la sede del mitico re Morgete, divenendo però Morgeto; Castelvetere, con furia sospetta, rinunciò all’antico nome glorioso a Lepanto, e si arrogò Caulonia che invece è Monasterace Marina; Castelfranco fu Castrolibero "per l'orizzonte libero che si gode dal monte"; Montalto pretese l’enotria Uffugum; Oppido, Mamertum; S. Marco, Argentanum; Policastro, Petelia. Un’altra S. Nicola si ricordò di una ellenica Crissa.

Fu per le stesse ragioni di classicismo che Cotrone tornò Crotone e Gerace Inferiore, si chiamò Locri: così Gerace Superiore tornò semplicemente Gerace. Chiaravalle si disse, burocraticamente, Centrale.

Per misteriose vie, Pietramala si attribuì la cauloniese Clete, facendone però il maschile Cleto. Solo in Calabria può “parere brutto” un nome come Pietramala, che altrove si terrebbero caro, non fosse altro che per spaventare i malintenzionati!

Dal libro "Controstoria delle Calabrie" di Ulderico Nisticò.

27/11/2025
27/11/2025

Parco della lavanda, Morano Calabro 😍❤️

26/11/2025

Un pensiero ogni giorno, per chi ama prendersi un momento per sé 🍃 Se è quello che stai cercando ❣️con un click lo trovi sul nostro sito www.ilcalendariofilosofico.it

25/11/2025

Stella di Natale: ecco il semplice trucchetto che la fa durare all’infinito — prima mi si appassiva sempre, ora resta splendida senza sforzo ⤵

24/11/2025

“Le stesse dinamiche si registrano verso Reggio Calabria, Lamezia Terme, Crotone, con prezzi che, in molti casi, superano di gran lunga il limite della sostenibilità per uno stipendio medio del comparto scuola”
L’articolo nelle stories 👆🏻

23/11/2025

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